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Autore: Savio    24/04/2007    0 recensioni
Questo è un'ipotetica storia del settimo libro di HP scritta da me ovviamente. Tutti i personaggi citati sono stati creati da J.K.Rowling e altri inventati da me con l'unico scopo di divertirmi e far divertire
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo 13

Paura di non riuscire

Hogwarts appariva diversa sotto molti punti di vista.

Innanzitutto una calma piatta aleggiava per ogni corridoio e durante le ore buche gli studenti erano soliti ritirarsi nelle rispettive sale comuni anziché girovagare per il parco com’era solito.

La posta era sottoposta a controlli rigidissimi e non si potevano consegnare pacchi contenenti oggetti o cibo.

L’orario era stato ridotto rispetto al precedente anno, infatti anche alcuni professori, come molti studenti, avevano abbandonato la loro carriera per dedicarsi ad una vita domestica che ritenevano più sicura.

<< Il cibo sembra lo stesso>> mugugnò Ron, la bocca piena di beacon.

Erano le otto di mattina e i tre avevano deciso di scendere per la colazione insieme agli altri.

La statua di Silente risplendeva sotto i raggi di sole gettati dal soffitto della Sala Grande.

<< Grazie agli elfi che lavorano giorno e notte qui>> disse Hermione con indifferenza.

<< Per favore, non ricominciare>> la rimbeccò Ron servendosi un’altra tazza di porridge.

<< Il fatto è che importa solo a me, parliamo di unione tra tutti di questi tempi e poi esistono ancora delle classi sociali inferiori!>> sbraitò la ragazza.

Harry alzò gli occhi al cielo abbozzando un debole sorriso.

<< Quando hanno messo la statua di Silente?>> chiese a Dean che gli sedeva accanto.

<< Oh…è qui dall’inizio dell’anno, la McGranitt ci ha spiegato che è un dono del Ministero, ma secondo tutti è stata commissionata proprio da Scrimgeur>>.

Harry fissò la statua e dentro di se sentì ribollire rabbia nei confronti del Ministro che aveva tentato in tutti i modi di scoprire i piani di Silente ricorrendo anche alla falsità.

“Bel modo per ricordarlo” pensò amareggiato.

<< Mmmmh…bene abbiamo due ore buche, la quarta e la quinta>> disse Lavanda consultando l’orario spiegato sulle ginocchia. << Devo finire il tema di pozioni, mi daresti una mano Hermione?>>.

<< Volentieri>> rispose la ragazza ancora imbronciata dalla discussione con Ron.

<< Che ne dite di due tiri a Quidditch?>> propose Seamus a Ron e Harry.

<< Certo, ne ho proprio bisogno>> rispose Ron pulendosi la bocca con il tovagliolo.

<< Noi studenti dobbiamo prima chiedere il permesso alla McGranitt e abbiamo bisogno di un insegnante accompagnatore, altrimenti non possiamo uscire>> li informò Dean frugando nello zaino.

<< Non posso>> disse Harry. << Cioè, voi andate, io ho da fare>>.

La campanella suonò e il drappello di studenti si accalcò sulla rampa di scale per raggiungere le aule.

Nel trambusto generale, Ron ne approfittò per parlare con Harry in disparte. << Andrai nell’ufficio di Silente ora?>>.

<< No, penso questa sera dopo cena andrà più che bene>> rispose il ragazzo riflettendo.

<< E allora vieni a fare due tiri con noi no!? Almeno ti distrai un po’>> disse Ron cercando di convincerlo.

>> No credo che andrò a fare una camminata nel parco>> disse Harry.

<< Ok, se cambi idea fammelo sapere, salgo un attimo di sopra a vedere quello che sta facendo Hermione>>.

Harry riamase a guardare Ron che si allontanava velocemente su per i gradini, poi con passo deciso si diresse verso il grande portone.

<< Dove credi di andare>> gracchiò una voce alle sue spalle.

Harry aveva appena toccato la superficie di legno quando Argus Gazza apparve da uno stanzino laterale munito di scopa e stracci.

<< Io.. io non sono uno studente>> cercò di spiegare il ragazzo.

<< Ah, Potter sei tu, in effetti non comparivi nella lista degli iscritti ad Hogwarts quest’anno… la magia non fa più per te?>> chiese l’inserviente con un ghigno divertito.

<< Questi sono affari miei>> rispose Harry uscendo nel cortile e sbattendo fragorosamente il portone.

Oltrepassò la fontana zampillante e si fermò sul ponte di legno per ammirare il paesaggio.

Hogwarts era circondata da foreste sempreverdi e monti dalle cime innevate e soltanto ora Harry parve accorgersi dello strabiliante spettacolo che aveva davanti agli occhi.

Il clima autunnale aveva ormai sopraggiunto quello estivo, ma non per questo il tutto appariva smorto o desolato, anzi era reso ancor più vivo dai brillanti colori rossi e gialli della vegetazione che si fondevano in naturale equilibrio con la distesa verde che saliva verso le bianche vette dei monti.

Harry sospirò profondamente prima di riprendere a camminare.

L’istinto lo portò ad avvicinarsi alla familiare capanna di Hagrid dove busso tre volte alla porta senza ricevere alcuna risposta.

Raggirò l’orto incolto dove le piante di zucca avevano raggiunto dimensioni mostruose e si mise a sedere su un lato dell’abbeveratoio semivuoto e coperto da uno strato di soffice e umido muschio.

<< Harry Potter>>.

Il ragazzo sobbalzò tirandosi in piedi goffamente.

Dietro alla staccionata dell’orto, dove cresceva la prima vegetazione della foresta, era comparso Fiorenzo il centauro.

<< Salve>> disse Harry agitando la mano sui pantaloni per rimuovere il terriccio.

<< Qualcosa mi dice che sei qui per cercare qualcosa…o è semplicemente bisogno di solitudine?>> chiese Fiorenzo avvicinandosi scalpitando gli zoccoli sul terreno.

<< Entrambe>> rispose Harry sorridendo. << Insegna più a scuola?>>.

<< A volte, quando viene richiesta la mia presenza, ma ultimamente non è venuto più nessuno a cercarmi, come vedi mi sono sistemato qui, lungo i margini della foresta dato che non posso inoltrarmi oltre>> rispose il centauro. << Mi era giunta notizia che avessi abbandonato la scuola…>>.

<< Infatti, ma ho bisogno di sapere alcune cose>> disse Harry. << Partirò presto, anche se non so per dove…>>.

<< Troverai la tua strada Harry Potter>> lo rassicurò Fiorenzo. << Ben presto l’intera umanità si troverà a fronteggiare le tenebre>>.

<< Voi centauri credete nel destino?>> chiese Harry rendendosi conto di osare troppo per quella razza che esigeva rispetto. << Oh…scusi, non volevo>>.

<< No, non fa niente>> rispose Fiorenzo ostentando un sorriso. << Noi crediamo nel destino che viene dal cielo come ti avevo già detto molto tempo fa>>.

<< E le stelle cosa dicono? La guerra si fa sempre più vicina?>> chiese il ragazzo.

<< Lo scontro è già iniziato>> rispose Fiorenzo pacato. << Ma l’unica battaglia che vedo in questo momento è dentro di te>>.

Harry rimase sorpreso da quell’affermazione, ma non osò aggiungere di più: Fiorenzo aveva colto in pieno il suo stato d’animo.

<< Dov’è Hagrid?>> chiese il ragazzo dopo qualche istante per cambiare argomento.

<< È partito>> rispose Fiorenzo. << Insieme al suo fratello gigante, ma non so quale sia la loro destinazione>>.

<< Partito…>> mormorò Harry. Dov’era diretto Hagrid? Era al sicuro? Cosa cercava di fare con Grop?

<< Non preoccuparti per loro, Hagrid se la sa cavare egregiamente in ogni situazione>> disse Fiorenzo che parve leggere i pensieri del ragazzo. << Ci rivedremo Harry Potter, in un modo o nell’altro, prima che tutto sia compiuto>>.

<< Grazie>> disse Harry.

Il centauro si voltò per osservarlo. << Di cosa?>>.

<< Per le risposte>>.

Harry non tornò per pranzo ma preferì rimanere ancora a girovagare nel parco accompagnato dalla sua solitudine.

Passò molto tempo seduto sulla riva del lago, a riflettere su quello che avrebbe fatto di li a poco.

Sarebbe salito nell’ufficio di Silente e poi…sarebbe riuscito ad aprire il medaglione? E cosa avrebbe trovato al suo interno?

Stava per lanciare l’ennesimo sasso sulla superficie piatta dell’acqua quando qualcuno chiamò il suo nome a gran voce.

<< Harry!>>.

Il ragazzo cominciò a correre verso il castello e quando raggiunse il ponte vide Ron seduto su un masso in attesa. << Ah sei qui, pensavo che fossi scappato>> disse ridendo.

<< Che cosa è successo?>> chiese Harry ansimante per la corsa.

<< Il nuovo professore di Difesa contro le Arti Oscure voleva incontrarti, sai, per conoscerti>> disse Ron dondolando sulle gambe e tenendo le mani in tasca.

<< Ah… digli pure che non ci sono>> fu la risposta secca di Harry.

<< Ma ci teneva tanto, sai..sembra un po’matto>> ammise Ron quasi divertito.

<< No, non ci credo!>> disse Harry con falso stupore. << Quando mai abbiamo avuto un professore sano in Difesa contro le Arti Oscure? Ah giusto, l’unico a posto è stato Lupin, ma per il resto, erano tutti un po’ tocchi>>.

<< Beh, questo almeno fa ridere>> disse Ron . << Ha degli scatti di collera improvvisi e preferisce insegnare facendo pratica diretta invece che sui libri e…>>.

<< Allora sì che è matto>> disse Harry sorridendo.

<< Beh, allora vieni o no? Vuoi restare tutto il giorno qua fuori?>>

<< Ok, ok vengo>> disse Harry poco convinto. << Ma non ho voglia di diventare lo zimbello della classe>>.

<< Beh, questo dipende da te…o da lui>> disse Ron ridacchiando.

Gli interni del castello erano caldi e accoglienti dopo la mattinata passata all’esterno e ad Harry era venuto un certo appetito. << Sai dovremmo passare a fare una visita nelle cucine più tardi, non sarebbe male mettere qualcosa nello stomaco>>.

<< Già>> rispose Ron salendo le scale velocemente.

Davanti alla porta semichiusa dell’aula i due si fermarono ad origliare; una voce rauca ma pimpante risuonava nella stanza.

<< Un Patronus può essere utilizzato per altri scopi, ma quello principale, ripeto, è quello di scacciare o se possibile tenere alla larga eventuali attacchi di Dissennatori e… bene, ora passiamo alla prova pratica, comincerò io per mostrarvi come si fa e poi sarà il vostro turno>>.

Ron stava per bussare quando Harry lo fermò. << No, fermo>> gli disse in un sussurro. << Scosta leggermente la porta voglio vedere>>.

Il ragazzo appoggiò lentamente la mano sul legno e spinse leggermente: dallo spiraglio potevano vedere distintamente la figura di un ometto tarchiato avvolto in un mantello color porpora pronto, con la bacchetta in mano, ad eseguire l’incanto Patronus.

<< Expecto Patronus>> disse con voce squillante. Dalla punta della bacchetta uscirono sottili e fumose strisce argentate che si gettarono, leggere e fluttuanti, a terra e ben presto presero la forma di un lupo circondato da una alone bluastro.

Nella classe si levarono mormorii concitati e qualcuno azzardò un applauso.

Ron aprì la porta di scatto.

<< No!>> si lasciò sfuggire Harry afferrando il pomello.

Il silenzio piombò nella stanza e perfino il Patronus svanì in una pioggerella argentata.

Il ragazzo rimase fermo sulla porta con il corpo proteso in avanti e i piedi ancora puntati sull’uscio.

Harry sorrise stupidamente e barcollando entrò sentendosi improvvisamente ancor più goffo sotto il peso di tutti.

<< Finalmente>> disse il professore avvicinandosi tutto impettito. << Sono il professor Dorking, lieto di conoscerla signor Potter>>.

Harry strinse la mano che l’uomo gli porgeva. << Grazie>>.

<< Come può aver visto mentre stava entrando, stiamo ripassando i Patronus, ma so che per lei questo argomento non è nuovo>> disse Dorking ridacchiando e prendendo posto sulla cattedra.

<< No,ma mi piacerebbe sapere qualcosa di più a proposito>> disse Harry sentendosi sempre più in imbarazzo.

<< Oh..oh, certamente, l’ho invitata nella mia classe esclusivamente per conoscerla ma se vuole assistere alla lezione…perché non ci mostra il suo Patronus tanto per cominciare?>> chiese il professore. << Mi hanno detto che è di straordinaria…. Per l’amor del cielo! Smettila di giocare Thomas! E dall’inizio della lezione che ti giri a parlare con il tuo compagno,, la prossima volta sarò costretto a spedirti dal Preside!>>.

Harry represse a fatica una risata nel vedere il faccione paonazzo di Dorking.

<< Dicevo, mi è stato riferito che il suo Patronus è di straordinaria magnificenza>>.

<< Beh ecco.. non saprei>>disse Harry esitante.

<< Coraggio>> insistette il professore. << Non faccia il timido>>.

Harry scorse il viso incoraggiante di Hermione ,seduta vicino a Lavanda nella seconda fila e si preparò puntandola bacchetta verso la parte di stanza occupata da banchi e sedie vuote.

<< Expecto Patronus>> disse con convinzione pensando a qualcosa di intenso e felice, ma dalla punta non uscì nemmeno un filo di vapore.

La classe rimase di stucco e ben presto tutti si ritrovarono a bisbigliare, tutti ad eccezione di Ron ed Hermione che guardavano Harry preoccupati.

<< Silenzio!>> tuonò la voce di Dorking. << Naturalmente può capitare signor Potter, non si preoccupi, è successo molte volte anche a me>>.

Harry non riusciva a capire, del resto aveva pensato a quasi tutte le cose che gli potevano dare felicità, ma non si era soffermato su qualcosa in particolare.

Riprovò di nuovo mettendoci sempre più impegno ma alla fine lasciò l’aula amareggiato sotto lo sguardo deluso di tutti.

<< Capita>> gli disse Hermione qualche ora dopo in Sala Comune. << Non devi comunque preoccuparti, del resto ti stai occupando di cose più grandi di te Harry ed è normale che ti passano altre cose per la testa>>.

<< Andiamo Hermione!>> disse Harry fissando la sua bacchetta sul tavolo come se avesse qualcosa che non andava. << L’incanto Patronus mi è sempre riuscito>>.

<< Sì, ma dico che devi rilassarti e che so…provare a rifarlo più tardi, non lo vedi? Sei stressato e la riuscita di incantesimi dipende molto dallo stato fisico e mentale di una persona, insomma, la magia rispecchia quello che sei>>.

<< Non sono stanco, è solo che..>>

<< Che hai paura>> finì Ron per lui. << Ti capisco, davvero, ma forse Hermione ha ragione e poi stai facendo una tragedia per niente, insomma anche prima ti capitava>>.

<< Sì, ma ora non deve capitare più>> disse Harry. << Non capite? Non so per quanto tempo andrà avanti questa storia ma prima o poi devo combattere contro Voldemort e.. e voi non sapete cosa si prova, stare lì, senza poter far niente, quando hai davanti lo stregone che possiede il più vasto repertorio di maledizioni e incantesimi del mondo! Non so come agire, come comportarmi, ma non devo sbagliare…>>.

<< Noi siamo con te Harry e ti aiuteremo, ne va della nostra vita>> disse Hermione convinta.

<< Questo è quello che mi preoccupa ancora di più, sapere che devono essere coinvolte persone a cui tengo mi fa sentire ancora più in colpa>>

<< Ma è una nostra decisione insomma!>> disse Hermione rabbiosa. << Quante volte te lo dobbiamo ripetere!>>

<< Ok,ok>> disse Harry cercando di apparire convinto ma sempre con lo sguardo fisso sulla bacchetta inerme e, in quel momento, molto più simile a qualsiasi innocuo pezzo di legno.

  
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