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Autore: kage    13/10/2012    0 recensioni
Nei primi anni del diciannovesimo secolo l'Europa e il Mondo guardano con timore l'implacabile ascesa di Napoleone Bonaparte. La prima coalizione antifrancese è stata spezzata e il vecchio continente non è che all'inizio di quelle che passeranno alla storia come le "Guerre Napoleoniche". Tuttavia, nella gelida Scozia un'altra vicenda prende piede, gesta che non troveranno spazio nei libri di storia ma che sono destinate a legarsi inesorabilmente a quelle del neo Imperatore di Francia.
La magia esiste ed è il fulcro di un pericoloso mondo sotterraneo la cui sopravvivenza è legata agli eventi che stanno sconvolgendo il continente, radici antiche germogliano in una primavera di acciaio e sangue mentre nuovi semi si preparano a disegnare ciò che ancora deve essere scritto: le colpe dei padri ricadono sui figli.
“Che cosa è la storia se non un gioco su cui tutti si sono messi d'accordo?” Attribuito a Napoleone
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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cap7



Dal diario di Frederich Ulther:

Pagina 1,
Obbedisci a tuo padre, ama tua moglie, i tuoi figli, proteggi la tua patria, i tuoi compagni, non usare violenza sui più deboli e ancora e ancora... Un uomo intelligente non dovrebbe contrarre tanti giuramenti, mai. Eppure mi hanno portato via tutto, tutto. Posso sentire ancora le loro voci nella notte, le urla, il dolore. Il dolore quello si che rimane per sempre. Non basta il sangue sulle mie mani, lo stesso su questa pagina, a placarlo. Il dolore scava, dal cuore si sposta come tumore attraverso il tuo stesso sangue e contamina. Cervello, fegato, polmoni. Tutto si corrompe e inizia a morire. Ma conosceranno quel dolore, perché è questo a tenermi in vita e il dolore non si uccide. 
Cercavano la bestia... Folli accecati dal potere. Ora la bestia verrà a prenderli e non si fermerà. Io non mi fermerò fino a quando non avrò visto tutte le loro anime bruciare.



Dicembre 1802, Giorno Sconosciuto, Località Sconosciuta, Scozia, Regno Unito



Il risveglio non era stato dei migliori. Demian, Sphin e Alexander si erano ritrovati abbandonati su di una sorta di insenatura sabbiosa ai piedi di una ripida scogliera che si innalzava praticamente verticale opponendosi al mare.

- Merlino che sapore terribile aveva quella roba, mi sembra ancora di sentirla in gola. - Aveva esordito Alexander ricevendo in risposta due specie di grugniti da parte dei compagni che come lui si stavano rialzando.
- Non mi piace questo posto è maledettamente umido. - Aveva continuato senza dare importanza alle risposte ancora semi comatose degli altri due.
- Oh bé, quello credo proprio che peggiorerà. - Era stata la risposta cavernosa di Sphin che, davanti alla facce ebeti degli altri due aveva aggiunto a mo di spiegazione: - Siamo su una secca, e visto e considerato che sta scendendo la notte faremo bene ad andarcene al più presto. Con la luna tornerà la marea. -
Quell'informazione era bastata, fortunatamente, ad attivare gli altri due.

Circa dieci minuti dopo sedevano poco lontani dal luogo del risveglio con delle espressioni decisamente tetre.
- Tre spezzoni di corda, una maledetta coperta, un otre di maledettissima acqua, e un dannato amo da pesca! - Era esploso per almeno la quarta volta lo spezzaincantesimi guardando il misero contenuto del sacco fornito loro come equipaggiamento.
- Che Merlino li bruci!-
A completare il quadro desolante della loro situazione vi era poi il risultato del rapido sopralluogo fatto sulla piccola battigia. Come sostenuto da Sphin infatti la marea si stava iniziando ad alzare e la piccola insenatura su cui avevano la fortuna di trovarsi stava rapidamente retrocedendo difronte ad un insolitamente placido mare del Nord.
Il problema della loro fuga dalla, sempre più, inospitale baia si era risolto con la presa di coscienza che tra loro e una bagno fuori stagione c'era una dannata scogliera. Un rapido sopralluogo della stessa aveva altresì rivelato la presenza si un versante, quasi completamente verticale, sul quale saliva per una decina di metri abbondanti una malevola fessura, che dal basso, sembrava offrire una progressione si appigli fino alla sommità.

Dieci minuti più tardi, i tre, erano ancora seduti sconsolati difronte a quella tetra parete di porosa roccia scozzese.
- Voi dite che dobbiamo passare da qui? Cioè, dite che è possibile? Cioè senza magia? - Aveva domandato infine Alexander, il tono decisamente meno sprezzante del solito che trasmetteva la sua idea in merito. Nato e cresciuto nella ridente e pianeggiante campagna inglese, a differenza degli altri due, non aveva mai affrontato arrampicate che non prevedessero alberi.
- Bé, la prima parte della salita sembra la più impegnativa, però li dove la fessura si allarga a circa cinque metri da terra potremmo provare ad incastrare qualcosa per fornire un appoggio... - Aveva continuato Sphin, più esperto e decisamente pragmatico, senza però sbilanciarsi nel rispondere in maniera positiva o negativa alle preoccupazioni dell'altro.
- Oh dannazione facciamolo. - Era infine esploso per l'ennesima volta lo spezzaincantesimi.
“L'ho detto davvero?”
- Ne sei sicuro Demian? - Aveva ribattuto Sphin guardandolo ora negli occhi e palesando con lo sguardo ciò che non avevano ancora espresso a parole ma che entrambi avevano da tempo compreso.
“L'ho detto. Sono un cretino. Un cretino morto probabilmente.” Aveva realizzato quasi pacatamente facendo pace con il suo cervello, poco a detta di Everen, che per quanto cercasse altre conclusioni disperatamente era arrivato alla stessa conclusione di Sphin.

- Non vedo alternative, gli unici che hanno una minima esperienza di arrampicate siamo io e te Sphin e tra i due io sono il più leggero assieme al princ... Alexander... - Aveva quasi avuto un travaso di bile a chiamarlo per nome e al pensiero di quello che stava per dire. -... che inoltre è l'unico a riuscire, limitatissimamente, ad usare un po' di magia. - Il suo amor proprio aveva decisamente bisogno di qualcosa di forte.

- Va bene, facciamolo.- Era stato il laconico commento di Sphin che aveva chiuso la discussione e aveva segnato l'inizio della preparazione all'impresa che con ogni probabilità avrebbe significato la dipartita dell'ultimo spezzaincantesimi del Regno Unito.

Rapidi e affiatati, come solo gli uomini con poco tempo per prepararsi e un compito spiacevole da affrontare sanno essere, i due avevano quindi iniziato i preparativi per l'ascensione. Mentre Demian si avvicinava alla fessura e iniziava lentamente a studiarne gli appigli cercando di immaginare come potesse salirla; Sphin si era dato da fare nel reperire un pezzo di legno di una dimensione che sperava fosse sufficiente per infilarsi nella fessura e nell'intagliare con il suo fedele coltello un foro al centro di quello per farci passare uno spezzone di corda che aveva poi provveduto a tagliare e ad annodare formando un anello. Dopodiché una volta passato la corda, realizzata unendo con dei piccoli nodi le tre lunghezze rivenute nel sacco, nell'anello del cuneo assemblato poco prima si era avvicinato con passo tranquillo allo spezza incantesimi.
Solo allora Alexander si era alzato per unirsi al gruppo, lo sguardo fisso sulla parete e la mente tesa a raggiungere quel difficile stato emotivo che sembrava essere richiesto dai maledetti bracciali per manifestare anche una maledettissima goccia di magia.


Infine Demian si era legato la corda alla vita, aveva fissato alla cintura il curioso pezzo di legno lavorato da Sphin per poi voltarsi verso quest'ultimo e aspettare il suo segnale per iniziare la scalata.
Pochi istanti dopo aveva intrapreso i primi tentativi di salita.

Questi per l'appunto si erano rivelati piuttosto infruttuosi e Demian non era riuscito a procedere per più di un metro lungo la stretta fessura prima di ricadere più o meno goffamente verso Sphin.
- Quella dannata fessura è maledettamente scivolosa!- Si era ritrovato a sbraitare mentre sferrava un calcio alla parete e cercava di rilassare le braccia già del tutto contratte per lo sforzo di cercare di salire su quella dannata, dannatissima, parete.
Poi quasi per caso, al tentativo successivo, era riuscito a procedere lentamente lungo la fessura, imponendosi questa volta di non cercare di tirarsi sugli appigli ma cercando di incastrare mani e piedi, pardon stivali, nella stretta spaccatura.
Incredibilmente il nuovo approccio pareva funzionare e rapidamente era salito metro dopo metro fino a ritrovarsi, con le braccia doloranti che iniziavano a protestare, all'altezza dell'apertura che Sphin aveva indicato dal basso per sistemare quella strana protezione che si ritrovava appesa alla cintura.
Li erano iniziati i veri problemi.

La fessura infatti allargandosi diventava troppo ampia perché il cacciatore notturno potesse incastrarvi le mani e dalla sua posizione non arriva al punto in cui avrebbe dovuto far scorrere il cuneo di legno.

- Cerca di passare oltre Demian! - Era stato l'urlo risoluto di Sphin che, capita la situazione in cui si trovava il compagno gli aveva dato l'unico consiglio che potesse fornirgli una qualche chance.

-Che sia maledetto Sir Donovan e tutta la sua stirpe! Lo ammazzo giuro!- Si era ritrovato quasi a urlare lo spezzaincantesimi rendendosi conto per la prima volta che era talmente concentrato sui pochi centimetri di roccia che lo tenevano appeso alla parete da essersi dimenticato di respirare.

Consapevole del fatto che non aveva le forze per scendere e che soprattutto poi non ne avrebbe avute per risalire si costrinse a respirare ancora una volta e poi ad iniziare a traversare sotto al punto in cui la fessura si allargava. Poco più a destra infatti gli sembrava di distinguere un buon appiglio dal quale avrebbe potuto proseguire la sua salita verso l'alto. Precario, come solo un essere umano a sei metri di altezza appeso su pochi millimetri di roccia può essere, si era affidato ad un piccolo appoggio per il piede destro per poi cercare di allungarsi verso quell'appiglio dall'aspetto così salvifico.
L'attimo prima che le sue dita potessero stringersi sull'appiglio l'appoggio su cui si era affidato e su cui grava quasi la totalità del suo peso si stacco dalla parete con uno schiocco che rimbombo nei polmoni dello spezzaincantesimi e poi dritto al suo cervello. Stava precipitando.

Incredibilmente, prima che il suo cervello avesse fatto in tempo a realizzare la caduta questa si era interrotta. Demian si era addirittura sentito sospingere da una violenta raffica di vento verso quell'appiglio così, ora, inspiegabilmente vicino. L'istante successivo era appeso con entrambe le braccia a quell'incredibile lama di roccia ed era riuscito a riportare i piedi su due appoggi sicuri.

Una rapida occhiata sotto di se e aveva scorto Alexander crollare su un ginocchio con un gemito.

Sembra che alla fine dovrò addirittura pagargli da bere.”
Si era ritrovato a pensare mentre guardandosi intorno da quella più comoda posizione si rendeva conto che finalmente aveva l'occasione di incastrare quello strano cuneo inventato dall'altro cacciatore. Sphin intanto aveva fatto passare il capo della corda ancora in suo possesso attorno alle ampie spalle ed era pronto, ora che il cuneo forniva la possibilità di arrestare un eventuale caduta dello spezzaincantesimi, a fermare con il suo peso un ulteriore possibile volo dell'altro.
La precauzione si era però rivelata superflua in quanto Demian, spinto ora dall'adrenalina che pompava nelle sue orecchie per la caduta scampata poco prima e forte dell'ipotetica sicurezza rappresentata dal cuneo, stava procedendo lungo gli ultimi metri della salita decisamente più rapido.
Poco meno di due minuti dopo si era aggrappato a piene mani a delle basse piante infestanti che crescevano sulla sommità della scogliera e si era issato oltre la parete.

Sopra quel fazzoletto di terra scozzese si muovevano placide delle grandi nubi carichi di pioggia. Demian, il corpo ancora scosso da violente scariche di adrenalina e da profondi respiri, si ritrovava steso sulla schiena a fissare l'infinito. Il cielo non era mai stato così azzurro, il suo cuore non aveva mai battuto così forte, era vivo. Dannatamente vivo.

Sphin Cooper e Alexander Peragon dalla base della scogliera sopra la quale era scomparso lo spezzaincantesimi dopo lunghi attimi di silenzio sentirono echeggiare un enorme risata.



-----



Everen e l'esotica Sawari McLeen si erano svegliate in una radura nel mezzo di quella che sembrava un intricata foresta delle Highland. Ancora pienamente stordita dalla potente droga ingerita l'elfa sembrava decisamente sul punto di vomitare mentre cercava di mettere finalmente a fuoco almeno uno degli alberi che sembravano continuare a girarle attorno. A quanto pareva i sottili sensi della sua razza erano particolarmente delicati nei confronti di quella roba disgustosa che avevano assunto. Al contrario Sawari dopo un iniziale stordimento sembrava aver riconquistato totalmente energie e controllo. Dopo aver controllato le condizioni della strana spada ricurva che portava sempre al fianco aveva infatti iniziato a ispezionare la zona del risveglio con impeccabile efficienza. Chiaro prima si era sincerata delle condizioni dell'elfa ma ciò nonostante Everen non poteva fare a meno di trovare vagamente irritante tutta quella manifesta operosità. D'altronde era risaputo quanto l'elfa detestasse fare conversazione o per la verità vedere esseri viventi di mattina presto. E se era pur vero che in realtà era pomeriggio inoltrato era altresì vero che Everen si era appena svegliata.


-Oh Merlino, credo di stare per vomitare...-

Il gemito proveniva da un mucchietto di stoffa nera in ombra.

-...devo tornare alla nobile arte dell'omicidio.-

Il mucchietto di stoffa aveva preso ad agitarsi lentamente.

-Dio...-

E quello sembrava davvero il rumore di qualcuno che stava dando di stomaco.

-Lance... tutto bene?-

-Secondo te sto bene?- In effetti no. La cosa che era emersa dal mucchietto formato dal suo stesso mantello e una coperta che dovevamo avergli gettato sopra per pietà non sembrava stare affatto bene. Infatti se l'incarnato del vampiro era normalmente innaturalmente pallido, ora aveva assunto un colorito vagamente verdognolo. E le leggere ombre scure che normalmente gli incorniciavano gli occhi erano decisamente più scure e gli conferivano un aspetto decisamente malato. Se non avesse saputo per certo che era già passato ad un diverso stadio di esistenza non avrebbe scommesso un penny sul fatto che l'amico superasse la notte.

- Ti piace quello che vedi? Se vuoi mi metto in posa, quello non è neanche il mio profilo migliore. - Invece il fatto che la dipartita dell'altro fosse ormai storia antica lo rendeva solo ancora più fastidioso del solito. Registrò il cervello dell'elfa mentre sospendeva il suo esame del compagno per scoccargli un'irata occhiataccia.

- Immagino che quella droga che abbiamo ingerito agisca direttamente sull'apparato sensoriale della vittima. Il che in effetti spiegherebbe come mai io mia sia svegliata solo con un leggero intontimento mentre te Everen che hai i sensi più affinati dei miei dessi veri e propri segni di malessere. Lancelot bé, non credevo ci fossero droghe in grado di colpire un vampiro ma... Se quella droga funziona davvero così, immagino che su di lui l'effetto sia terribile. - La voce di Sawari nonostante la leggera inflessione nella pronuncia era, come al solito, pacata ma decisa mentre si espandeva nella piccola radura. La donna aveva l'abitudine di ragionare a lungo sui problemi per poi comunicare il risultato dei suoi sforzi in maniera quasi banale, facendo sembrare quasi che stesse parlando da sola. Eppure, di rado mancava il bersaglio e spesso era la più rapida a raggiungere le soluzioni.
Everen doveva ammettere che stava lentamente iniziando ad apprezzare i modi della compagna. Certo era ben diverso dall'affiatamento che aveva conosciuto con la sua precedente squadra, ciò nonostante stranamente funzionava. Con un ulteriore sguardo al volto emaciato del compagno dovette ammettere a se stessa che funzionava anche il ragionamento appena enunciato dall'altra.

- Sembra che per una volta sarai te a goderti le gioie di una vita mortale è Lance? Da quanto è che non hai un influenza? - Si ritrovo a domandare quasi sghignazzando al compagno mentre lentamente si metteva in piedi e cercava di migliorare il suo malessere respirando a pieni polmoni.


Un paio d'ore dopo Everen non aveva più alcuna voglia di ridere. Lancelot infatti era davvero parecchio tempo che non si prendeva un'influenza e se c'erano cose della sua natura notturna a cui non si era mai abituato ne rassegnato. Lo stesso non si poteva dire per il suo metabolismo da immortale. Il risultato?
L'elfa era costretta da ore (bé due sono più di una no?) a sostenere il compagno nel loro lento incedere nel bosco. E questo nonostante il dolore che iniziava a pulsarle nei muscoli contratti di schiena e gambe avrebbe anche potuto sopportarlo. D'altronde si era offerta lei di aiutare l'amico, infondo non era neanche lei al massimo della forma ed era meglio che Sawari fosse in grado di combattere liberamente qualora ce ne fosse stato bisogno dato che era l'unica a poter contare sulle sue forze al meglio. In più avvicinandosi all'amico per vedere in che condizioni fosse aveva notato quanto fossero scure le iridi del vampiro, dovevano essere molti giorni che non si nutriva e il suo corpo stava cercando di guarire da un'intossicazione. Meglio evitare che si ritrovasse a stretto contatto, troppo stretto contatto, con qualcuno di cui non conosceva bene l'odore. Loro erano amici da talmente tanto tempo che non avrebbe mai potuto farle del male, per qualche strano motivo ne era mortalmente certa. E poi se anche Sawari si era dimostrata incredibilmente noncurante della natura di quel suo strano compagno di squadra Everen non era convinta che fosse comunque del tutto saggio che toccasse con mano la reale e differenza che correva tra Lancelot e un mortale.
Per quanto potesse infatti sembrare semplicemente un giovane pallido e un po' emaciato semplicemente sfiorando il suo corpo nell'atto di sostenerlo si rendeva evidente la sua diversità. Attraverso la sottile camicia che portava sotto lo scuro mantello infatti il suo corpo appariva leggermente troppo freddo. Non gelido, ma non abbastanza caldo da credere che fosse tutto a posto. Il braccio che le passava sopra il collo poi rendeva il tutto ancora più evidente. Per quanto infatti la pelle dell'altro potesse apparire delicata nella sua perfezione diafana sotto di essa guizzavano muscoli che sembravano scolpiti in un metallo grezzo e che per quanto adagiati sulla sua spalla quasi morbidamente sembravano narrare quasi a livello epidermico di guerra e morte.

Eppure per Everen questo non era più un problema da tempo. Ciò che si era rivelato essere un problema era invece l'interminabile serie di lamentele che erano scaturite dal suddetto vampiro praticamente con cadenza sincopata con ogni passo.

- L'hai sentito? - La voce di Sawari aveva interrotto sul più bello un articolato piano di abbattimento del vampiro, e dire che lo stava giusto per bruciare.
- Che cosa dovrei sent... - Poi l'aveva sentito.
Quando due ore prima si erano messi in marcia avevano calcolato basandosi sull'altezza e la posizione del sole di trovarsi leggermente a nord rispetto alla rocca dei cacciatori notturni. Così in mancanza di ordini precisi avevano convenuto di comune assenso di dirigersi a sud verso di essa. Ora però, sebbene avesse quasi rischiato di non accorgersene concentrata com'era nel maledire Lancelot, a nord-est non troppo lontano dalla loro posizione originale sembrava pulsare quasi soffocato l'eco di un leggero uso del potere.
Consapevoli del maniacale amore per la segretezza dei cacciatori notturni si erano ritrovati a pensare che i loro carcerieri fossero del tutto impazziti, tuttavia non avevano ricevuto alcun ordine e quello sembrava decisamente troppo vicino per poter essere una coincidenza.

Senza scambiarsi una parola, ma non senza un ennesimo immancabile gemito di sofferenza del vampiro si erano voltati per tornare sui propri passi.




Se non vi è rimasta molta anima, e lo sapete, vi resta ancora dell'anima.
Charles Bukowski - Un dollaro e venti centesimi


Note:
Non so, non sono del tutto convinto di questo capitolo ma infondo immagino che se fa proprio schifo me lo direte :D
P.S. per quanto la scena della scogliera possa sembrare inutile, oltre ad avere una sua utilità narrativa (almeno per il sottoscritto) mi premeva la sua esistenza perché fosse quantomeno realistica. Non me ne voglia chi si è annoiato leggendola ma sentivo di dover spezzare una lancia
in favore di chi in vita sua almeno una volta a provato ad affrontare una piccola parete di arrampicata. Esperienza che per inciso invito tutti a provare almeno una volta nella vita. Personalmente non ne posso più di vedere eroi/eroine di turno volare via da un palazzo rimanere miracolosamente appesi/e al cornicione di turno nonostante l'inerzia e poi rimanere sospesi/e su un solo braccio il doppio di quanto sono riusciti a farlo con due.
E che cavolo se volete volare giù da un palazzo almeno abbiate la decenza di sfracellarvi di sotto! u.u
P.P.S Non so che problemi abbia il mio Nvu ma sembra del tutto deciso a fare di testa propria e l'ultimo paragrafo più le note li rende a video di dimensione più piccola del resto... boh!

  
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