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Dal diario di Frederich Ulther:
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Obbedisci
a tuo padre, ama tua moglie, i tuoi figli, proteggi la tua patria, i
tuoi compagni, non usare violenza sui più deboli e ancora e
ancora... Un uomo intelligente non dovrebbe contrarre tanti
giuramenti, mai. Eppure mi hanno portato via tutto, tutto. Posso
sentire ancora le loro voci nella notte, le urla, il dolore. Il
dolore quello si che rimane per sempre. Non basta il sangue sulle mie
mani, lo stesso su questa pagina, a placarlo. Il dolore scava, dal
cuore si sposta come tumore attraverso il tuo stesso sangue e
contamina. Cervello, fegato, polmoni. Tutto si corrompe e inizia a
morire. Ma conosceranno quel dolore, perché è
questo a tenermi in
vita e il dolore non si uccide.
Cercavano
la bestia... Folli accecati dal potere. Ora la bestia verrà
a
prenderli e non si fermerà. Io non mi
fermerò fino a quando
non avrò visto tutte le loro anime bruciare.
Dicembre 1802, Giorno Sconosciuto, Località Sconosciuta, Scozia, Regno Unito
Il risveglio non era stato dei migliori. Demian, Sphin e Alexander si erano ritrovati abbandonati su di una sorta di insenatura sabbiosa ai piedi di una ripida scogliera che si innalzava praticamente verticale opponendosi al mare.
-
Merlino che sapore terribile aveva quella roba, mi sembra ancora di
sentirla in gola. - Aveva esordito Alexander ricevendo in risposta
due specie di grugniti da parte dei compagni che come lui si stavano
rialzando.
- Non mi piace questo posto è maledettamente umido. -
Aveva continuato senza dare importanza alle risposte ancora semi
comatose degli altri due.
- Oh bé, quello credo proprio che
peggiorerà. - Era stata la risposta cavernosa di Sphin che,
davanti
alla facce ebeti degli altri due aveva aggiunto a mo di spiegazione:
- Siamo su una secca, e visto e considerato che sta scendendo la
notte faremo bene ad andarcene al più presto. Con la luna
tornerà
la marea. -
Quell'informazione era bastata, fortunatamente, ad
attivare gli altri due.
Circa dieci minuti dopo sedevano poco
lontani dal luogo del risveglio con delle espressioni decisamente
tetre.
- Tre spezzoni di corda, una maledetta coperta, un otre di
maledettissima acqua, e un dannato amo da pesca! - Era esploso per
almeno la quarta volta lo spezzaincantesimi guardando il misero
contenuto del sacco fornito loro come equipaggiamento.
- Che
Merlino li bruci!-
A completare il quadro desolante della loro
situazione vi era poi il risultato del rapido sopralluogo fatto sulla
piccola battigia. Come sostenuto da Sphin infatti la marea si stava
iniziando ad alzare e la piccola insenatura su cui avevano la fortuna
di trovarsi stava rapidamente retrocedendo difronte ad un
insolitamente placido mare del Nord.
Il problema della loro fuga
dalla, sempre più, inospitale baia si era risolto con la
presa di
coscienza che tra loro e una bagno fuori stagione c'era una dannata
scogliera. Un rapido sopralluogo della stessa aveva altresì
rivelato
la presenza si un versante, quasi completamente verticale, sul quale
saliva per una decina di metri abbondanti una malevola fessura, che
dal basso, sembrava offrire una progressione si
appigli fino
alla sommità.
Dieci
minuti più tardi, i tre, erano ancora seduti sconsolati
difronte a
quella tetra parete di porosa roccia scozzese.
- Voi dite che
dobbiamo passare da qui? Cioè, dite che è possibile?
Cioè
senza magia? - Aveva domandato infine Alexander, il tono decisamente
meno sprezzante del solito che trasmetteva la sua idea in merito.
Nato e cresciuto nella ridente e pianeggiante campagna inglese, a
differenza degli altri due, non aveva mai affrontato arrampicate che
non prevedessero alberi.
- Bé, la prima parte della salita sembra
la più impegnativa, però li dove la fessura si
allarga a circa
cinque metri da terra potremmo provare ad incastrare qualcosa per
fornire un appoggio... - Aveva continuato Sphin, più esperto
e
decisamente pragmatico, senza però sbilanciarsi nel
rispondere in
maniera positiva o negativa alle preoccupazioni dell'altro.
- Oh
dannazione facciamolo. - Era infine esploso per l'ennesima volta lo
spezzaincantesimi.
“L'ho detto davvero?”
- Ne sei sicuro
Demian? - Aveva ribattuto Sphin guardandolo ora negli occhi e
palesando con lo sguardo ciò che non avevano ancora espresso
a
parole ma che entrambi avevano da tempo compreso.
“L'ho detto.
Sono un cretino. Un cretino morto probabilmente.” Aveva
realizzato
quasi pacatamente facendo pace con il suo cervello, poco a detta di
Everen, che per quanto cercasse altre conclusioni disperatamente
era arrivato alla stessa conclusione di Sphin.
- Non vedo alternative, gli unici che hanno una minima esperienza di arrampicate siamo io e te Sphin e tra i due io sono il più leggero assieme al princ... Alexander... - Aveva quasi avuto un travaso di bile a chiamarlo per nome e al pensiero di quello che stava per dire. -... che inoltre è l'unico a riuscire, limitatissimamente, ad usare un po' di magia. - Il suo amor proprio aveva decisamente bisogno di qualcosa di forte.
-
Va bene, facciamolo.- Era stato il laconico commento di Sphin che
aveva chiuso la discussione e aveva segnato l'inizio della
preparazione all'impresa che con ogni probabilità avrebbe
significato la dipartita dell'ultimo spezzaincantesimi del Regno
Unito.
Rapidi e affiatati, come solo gli uomini con poco tempo
per prepararsi e un compito spiacevole da affrontare sanno essere, i
due avevano quindi iniziato i preparativi per l'ascensione. Mentre
Demian si avvicinava alla fessura e iniziava lentamente a studiarne
gli appigli cercando di immaginare come potesse salirla; Sphin si era
dato da fare nel reperire un pezzo di legno di una dimensione che
sperava fosse sufficiente per infilarsi nella fessura e
nell'intagliare con il suo fedele coltello un foro al centro di
quello per farci passare uno spezzone di corda che aveva poi
provveduto a tagliare e ad annodare formando un anello.
Dopodiché
una volta passato la corda, realizzata unendo con dei piccoli nodi le
tre lunghezze rivenute nel sacco, nell'anello del cuneo assemblato
poco prima si era avvicinato con passo tranquillo allo spezza
incantesimi.
Solo allora Alexander si era alzato per unirsi al
gruppo, lo sguardo fisso sulla parete e la mente tesa a raggiungere
quel difficile stato emotivo che sembrava essere richiesto dai
maledetti bracciali per manifestare anche una maledettissima goccia
di magia.
Infine
Demian si era legato la corda alla vita, aveva fissato alla cintura
il curioso pezzo di legno lavorato da Sphin per poi voltarsi verso
quest'ultimo e aspettare il suo segnale per iniziare la
scalata.
Pochi istanti dopo aveva intrapreso i primi tentativi di
salita.
Questi per l'appunto si erano rivelati piuttosto
infruttuosi e Demian non era riuscito a procedere per più di
un
metro lungo la stretta fessura prima di ricadere più o meno
goffamente verso Sphin.
- Quella dannata fessura è maledettamente
scivolosa!- Si era ritrovato a sbraitare mentre sferrava un calcio
alla parete e cercava di rilassare le braccia già del tutto
contratte per lo sforzo di cercare di salire su
quella
dannata, dannatissima, parete.
Poi quasi per caso, al tentativo
successivo, era riuscito a procedere lentamente lungo la fessura,
imponendosi questa volta di non cercare di tirarsi sugli appigli ma
cercando di incastrare mani e piedi, pardon stivali, nella stretta
spaccatura.
Incredibilmente il nuovo approccio pareva funzionare e
rapidamente era salito metro dopo metro fino a ritrovarsi, con le
braccia doloranti che iniziavano a protestare, all'altezza
dell'apertura che Sphin aveva indicato dal basso per sistemare quella
strana protezione che si ritrovava appesa alla cintura.
Li erano
iniziati i veri problemi.
La fessura infatti
allargandosi diventava troppo ampia perché il cacciatore
notturno
potesse incastrarvi le mani e dalla sua posizione non arriva al punto
in cui avrebbe dovuto far scorrere il cuneo di legno.
- Cerca di passare oltre Demian! - Era stato l'urlo risoluto di Sphin che, capita la situazione in cui si trovava il compagno gli aveva dato l'unico consiglio che potesse fornirgli una qualche chance.
-Che sia maledetto Sir Donovan e tutta la sua stirpe! Lo ammazzo giuro!- Si era ritrovato quasi a urlare lo spezzaincantesimi rendendosi conto per la prima volta che era talmente concentrato sui pochi centimetri di roccia che lo tenevano appeso alla parete da essersi dimenticato di respirare.
Consapevole
del fatto che non aveva le forze per scendere e che soprattutto poi
non ne avrebbe avute per risalire si costrinse a respirare ancora una
volta e poi ad iniziare a traversare sotto al punto in cui la
fessura si allargava. Poco più a destra infatti gli sembrava
di
distinguere un buon appiglio dal quale avrebbe potuto proseguire la
sua salita verso l'alto. Precario, come solo un essere umano a sei
metri di altezza appeso su pochi millimetri di roccia può
essere, si
era affidato ad un piccolo appoggio per il piede destro per poi
cercare di allungarsi verso quell'appiglio dall'aspetto così
salvifico.
L'attimo prima che le sue dita potessero stringersi
sull'appiglio l'appoggio su cui si era affidato e su cui grava quasi
la totalità del suo peso si stacco dalla parete con uno
schiocco che
rimbombo nei polmoni
dello spezzaincantesimi e poi dritto al suo cervello. Stava
precipitando.
Incredibilmente, prima che il suo cervello avesse fatto in tempo a realizzare la caduta questa si era interrotta. Demian si era addirittura sentito sospingere da una violenta raffica di vento verso quell'appiglio così, ora, inspiegabilmente vicino. L'istante successivo era appeso con entrambe le braccia a quell'incredibile lama di roccia ed era riuscito a riportare i piedi su due appoggi sicuri.
Una rapida occhiata sotto di se e aveva scorto Alexander crollare su un ginocchio con un gemito.
“Sembra
che alla fine dovrò addirittura pagargli da bere.”
Si era
ritrovato a pensare mentre guardandosi intorno da quella più
comoda
posizione si rendeva conto che finalmente aveva l'occasione di
incastrare quello strano cuneo inventato dall'altro cacciatore. Sphin
intanto aveva fatto passare il capo della corda ancora in suo
possesso attorno alle ampie spalle ed era pronto, ora che il cuneo
forniva la possibilità di arrestare un eventuale caduta
dello
spezzaincantesimi, a fermare con il suo peso un ulteriore possibile
volo dell'altro.
La precauzione si era però rivelata superflua in
quanto Demian, spinto ora dall'adrenalina che pompava nelle sue
orecchie per la caduta scampata poco prima e forte dell'ipotetica
sicurezza rappresentata dal cuneo, stava procedendo lungo gli ultimi
metri della salita decisamente più rapido.
Poco meno di due
minuti dopo si era aggrappato a piene mani a delle basse piante
infestanti che crescevano sulla sommità della scogliera e si
era
issato oltre la parete.
Sopra quel fazzoletto di terra
scozzese si muovevano placide delle grandi nubi carichi di pioggia.
Demian, il corpo ancora scosso da violente scariche di adrenalina e
da profondi respiri, si ritrovava steso sulla schiena a fissare
l'infinito. Il cielo non era mai stato così azzurro, il suo
cuore
non aveva mai battuto così forte, era vivo. Dannatamente
vivo.
Sphin Cooper e Alexander Peragon dalla base della
scogliera sopra la quale era scomparso lo spezzaincantesimi dopo
lunghi attimi di silenzio sentirono echeggiare un enorme risata.
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Everen e l'esotica Sawari McLeen si erano svegliate in una radura nel mezzo di quella che sembrava un intricata foresta delle Highland. Ancora pienamente stordita dalla potente droga ingerita l'elfa sembrava decisamente sul punto di vomitare mentre cercava di mettere finalmente a fuoco almeno uno degli alberi che sembravano continuare a girarle attorno. A quanto pareva i sottili sensi della sua razza erano particolarmente delicati nei confronti di quella roba disgustosa che avevano assunto. Al contrario Sawari dopo un iniziale stordimento sembrava aver riconquistato totalmente energie e controllo. Dopo aver controllato le condizioni della strana spada ricurva che portava sempre al fianco aveva infatti iniziato a ispezionare la zona del risveglio con impeccabile efficienza. Chiaro prima si era sincerata delle condizioni dell'elfa ma ciò nonostante Everen non poteva fare a meno di trovare vagamente irritante tutta quella manifesta operosità. D'altronde era risaputo quanto l'elfa detestasse fare conversazione o per la verità vedere esseri viventi di mattina presto. E se era pur vero che in realtà era pomeriggio inoltrato era altresì vero che Everen si era appena svegliata.
-Oh
Merlino, credo di stare per vomitare...-
Il gemito proveniva
da un mucchietto di stoffa nera in ombra.
-...devo tornare
alla nobile arte dell'omicidio.-
Il mucchietto di stoffa aveva
preso ad agitarsi lentamente.
-Dio...-
E quello
sembrava davvero il rumore di qualcuno che stava dando di
stomaco.
-Lance... tutto bene?-
-Secondo te sto bene?-
In effetti no. La cosa che era emersa dal mucchietto formato dal suo
stesso mantello e una coperta che dovevamo avergli gettato sopra per
pietà non sembrava stare affatto bene.
Infatti se l'incarnato
del vampiro era normalmente innaturalmente pallido,
ora aveva
assunto un colorito vagamente verdognolo. E le leggere ombre scure
che normalmente gli incorniciavano gli occhi erano decisamente
più
scure e gli conferivano un aspetto decisamente malato. Se non avesse
saputo per certo che era già passato ad
un diverso stadio di
esistenza non avrebbe scommesso un penny sul fatto che l'amico
superasse la notte.
- Ti piace quello che vedi? Se vuoi mi metto in posa, quello non è neanche il mio profilo migliore. - Invece il fatto che la dipartita dell'altro fosse ormai storia antica lo rendeva solo ancora più fastidioso del solito. Registrò il cervello dell'elfa mentre sospendeva il suo esame del compagno per scoccargli un'irata occhiataccia.
-
Immagino che quella droga che abbiamo ingerito agisca direttamente
sull'apparato sensoriale della vittima. Il che in effetti
spiegherebbe come mai io mia sia svegliata solo con un leggero
intontimento mentre te Everen che hai i sensi più affinati
dei miei
dessi veri e propri segni di malessere. Lancelot bé, non
credevo ci
fossero droghe in grado di colpire un vampiro ma... Se quella droga
funziona davvero così, immagino che su di lui l'effetto sia
terribile. - La voce di Sawari nonostante la leggera inflessione
nella pronuncia era, come al solito, pacata ma decisa mentre si
espandeva nella piccola radura. La donna aveva l'abitudine di
ragionare a lungo sui problemi per poi comunicare il risultato dei
suoi sforzi in maniera quasi banale, facendo sembrare quasi che
stesse parlando da sola. Eppure, di rado mancava il bersaglio e
spesso era la più rapida a raggiungere le soluzioni.
Everen
doveva ammettere che stava lentamente iniziando ad apprezzare i modi
della compagna. Certo era ben diverso dall'affiatamento che aveva
conosciuto con la sua precedente squadra, ciò nonostante
stranamente
funzionava. Con un ulteriore sguardo al volto emaciato del compagno
dovette ammettere a se stessa che funzionava anche il ragionamento
appena enunciato dall'altra.
- Sembra che per una volta sarai
te a goderti le gioie di una vita mortale è Lance? Da quanto
è che
non hai un influenza? - Si ritrovo a domandare quasi sghignazzando al
compagno mentre lentamente si metteva in piedi e cercava di
migliorare il suo malessere respirando a pieni
polmoni.
Un
paio d'ore dopo Everen non aveva più alcuna voglia di
ridere.
Lancelot infatti era davvero parecchio tempo che
non si
prendeva un'influenza e se c'erano cose della sua natura notturna a
cui non si era mai abituato ne rassegnato. Lo stesso non si poteva
dire per il suo metabolismo da immortale. Il risultato?
L'elfa era
costretta da ore (bé due sono più di una no?) a
sostenere il
compagno nel loro lento incedere nel bosco. E questo nonostante il
dolore che iniziava a pulsarle nei muscoli contratti di schiena e
gambe avrebbe anche potuto sopportarlo. D'altronde si era offerta lei
di aiutare l'amico, infondo non era neanche lei al massimo della
forma ed era meglio che Sawari fosse in grado di combattere
liberamente qualora ce ne fosse stato bisogno dato che era l'unica a
poter contare sulle sue forze al meglio. In più
avvicinandosi
all'amico per vedere in che condizioni fosse aveva notato quanto
fossero scure le iridi del vampiro, dovevano essere molti giorni che
non si nutriva e il suo corpo stava cercando di guarire da
un'intossicazione. Meglio evitare che si ritrovasse a stretto
contatto, troppo stretto contatto, con qualcuno di cui non conosceva
bene l'odore. Loro erano amici da talmente tanto tempo che non
avrebbe mai potuto farle del male, per qualche strano motivo ne era
mortalmente certa. E poi se anche Sawari si era dimostrata
incredibilmente noncurante della natura di quel suo strano compagno
di squadra Everen non era convinta che fosse comunque del tutto
saggio che toccasse con mano la reale e differenza che correva tra
Lancelot e un mortale.
Per quanto potesse infatti sembrare
semplicemente un giovane pallido e un po' emaciato semplicemente
sfiorando il suo corpo nell'atto di sostenerlo si rendeva evidente la
sua diversità. Attraverso la sottile camicia che portava
sotto lo
scuro mantello infatti il suo corpo appariva leggermente troppo
freddo. Non gelido, ma non abbastanza caldo da credere che fosse
tutto a posto. Il braccio che le passava sopra il collo poi rendeva
il tutto ancora più evidente. Per quanto infatti la pelle
dell'altro
potesse apparire delicata nella sua perfezione diafana sotto di essa
guizzavano muscoli che sembravano scolpiti in un metallo grezzo e che
per quanto adagiati sulla sua spalla quasi morbidamente sembravano
narrare quasi a livello epidermico di guerra e morte.
Eppure per Everen questo non
era più un problema da tempo. Ciò che si era
rivelato essere un
problema era invece l'interminabile serie di lamentele che erano
scaturite dal suddetto vampiro praticamente con cadenza sincopata con
ogni passo.
- L'hai sentito? - La voce di Sawari aveva
interrotto sul più bello un articolato piano di abbattimento
del
vampiro, e dire che lo stava giusto per bruciare.
- Che cosa
dovrei sent... - Poi l'aveva sentito.
Quando due ore prima si
erano messi in marcia avevano calcolato basandosi sull'altezza e la
posizione del sole di trovarsi leggermente a nord rispetto alla rocca
dei cacciatori notturni. Così in mancanza di ordini precisi
avevano
convenuto di comune assenso di dirigersi a sud verso di essa. Ora
però, sebbene avesse quasi rischiato di non accorgersene
concentrata
com'era nel maledire Lancelot, a nord-est non troppo lontano dalla
loro posizione originale sembrava pulsare quasi soffocato l'eco di un
leggero uso del potere.
Consapevoli del maniacale amore per la
segretezza dei cacciatori notturni si erano ritrovati a pensare che i
loro carcerieri fossero del tutto impazziti, tuttavia non avevano
ricevuto alcun ordine e quello sembrava decisamente troppo vicino
per poter essere una coincidenza.
Senza scambiarsi una parola,
ma non senza un ennesimo immancabile gemito di sofferenza del vampiro
si erano voltati per tornare sui propri passi.
Charles Bukowski - Un dollaro e venti centesimi
Note:
Non
so, non sono del tutto convinto di questo capitolo ma infondo
immagino che se fa proprio schifo me lo direte :D
P.S. per quanto
la scena della scogliera possa sembrare inutile, oltre ad avere una
sua utilità narrativa (almeno per il sottoscritto) mi
premeva la sua
esistenza perché fosse quantomeno realistica. Non me ne
voglia chi
si è annoiato leggendola ma sentivo di dover spezzare una
lancia
in favore di chi in vita sua almeno una volta a provato ad affrontare
una piccola parete di arrampicata. Esperienza che per inciso invito
tutti a provare almeno una volta nella vita. Personalmente non ne
posso più di vedere eroi/eroine di turno volare via da un
palazzo
rimanere miracolosamente appesi/e al cornicione di turno nonostante
l'inerzia e poi rimanere sospesi/e su un solo braccio il doppio di
quanto sono riusciti a farlo con due.
E che cavolo se volete
volare giù da un palazzo almeno abbiate la decenza di
sfracellarvi
di sotto! u.u
P.P.S Non so che problemi abbia il mio Nvu ma sembra del tutto deciso a
fare di testa propria e l'ultimo paragrafo più le note li
rende a video di dimensione più piccola del resto... boh!