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Autore: VeraGens    13/10/2012    1 recensioni
It didn’t matter how many times I got knocked on the floor
But you knew one day I would be standing tall
Just look at me now ♥
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Daniel l'abbracciò e Faith iniziò a piangere.
Ricordava benissimo quel giorno.
Il padre, come sempre, era al lavoro ed era sola in casa.
Era il compleanno di Niall e voleva chiamarlo, ma era stata categorica.
Nessun contatto col passato, era lì per costruirsi una nuova vita, poi avrebbe scelto quale vivere.
Ma faceva male, le mancava la sorella, Zayn, Hayley e tutti i suoi amici.
Poi pensava ad Harry, qualcosa provava ancora, perchè il bacio l'aveva ricambiato, ma l'aveva lasciata.
Allora si era seduta sul bordo della vasca. A piangere.
Poi aveva visto la lametta.
Voleva scrivere quello che provava, ma non dove poteva essere cancellato o su un foglio che poteva essere buttato.
Doveva essere indelebile, così, senza pensarci due volte, aveva iniziato a tagliare.
"I" era stato difficile, tanto dolore, ma in quel dolore affogava la solitudine.
"MISS" aveva fatto colorare di rosso la vasca.
"HOME" era stato solo lacrime.
Poi si era sentita in colpa, così aveva pulito tutto e aveva chiamato Ariel.
Ariel prima l'aveva fissata, poi era scoppiata in lacrime.
Poi era venuto Daniel, e l'aveva abbracciata, senza dire una parola, l'aveva abbracciata proprio come stava facendo ora.
Hayley le aveva preso il braccio e scrutava le cicatrici.
Poi l'aveva staccata da Daniel e l'aveva portata lontano dal gruppo.
«Perchè?» chiese, con la voce rotta.
«Non lo so, ho solo pensato fosse meglio di sembrare debole»
«Ce ne sono altri?»
«No, ma ne avrei fatti, se non fosse stato per Daniel e Ariel»
«Come ti senti?»
«Ferita».
Non avrebbero pianto, o non avrebbero mai smesso.
Si abbracciarono, come se il tempo non fosse mai passato, come se stessero ancora nel New Jersey.
«Faith, tieni» le disse Hope avvicinandosi e le porse un foglio.
«Me lo diede Samanta il giorno in cui te ne andasti. Mi disse che dovevi sapere, ma ancora non capisco nulla»
Faith lesse e si soffermò a pensare, poi lo ripetè ad alta voce.
Harry rabbrividì, di nuovo i suoi sentimenti, gli unici in tutta una vita.
Zayn si ricordò di quello che aveva fatto.
Hayley parlò.
«Zayn ha fatto in modo che Harry ti lasciasse».
Sputò fuori quelle parole come se stesse buttando una bomba nucleare. Sarebbe scoppiato tutto.
Faith iniziò a piegare l'angolo del foglio freneticamente.
Poi lo lasciò cadere a terra, e se ne andò, senza dire una parola.
«Comunque non me la son scopata!» urlò Harry raccogliendo il foglio.

Three hours later.

"Yeah" avrebbe dovuto pensare, in fondo aveva vinto. Ma non sentiva nulla per cui esultare.
Borsone in spalla, girovagava da sola per Orlando, mentre il resto dei suoi amici era a festeggiare.
Perchè non ci riusciva anche lei?

Testa bassa, occhi rossi e rabbia, tanta rabbia.
Era entrata in un pub e aveva ordinato un panino.
«Faith, cosa ci fai qui?»
Voce celestiale, conosciuta.
Alzò la testa e si perse in due mari azzurri e calmi.
«Festeggio!» rispose, portando il pugno in aria.
«Non dovresti farlo con la tua squadra?» chiese, sedendosi.
«Non sono parte più di nulla ormai» rispose Faith, buttando la testa sul tavolo.
Il ragazzo le prese le mani.
Un brivido percorse la schiena di Faith.
Ricordava ancora tutto.
Ogni singolo secondo del suo tempo con lui.
«Sei mancata, a tutti» le disse calmo, e le lasciò un bacio sulle mani.
«Zayn mi ha aggredita, Harry se l'è fatta con Nasha e sembra che io sia mancata solo a mia sorella e ad Hayley, le uniche che non avevano alcuna colpa, quanto a te...» Faith si fermò quando fu occhi negli occhi col ragazzo.
«Zayn piangeva di nascosto ogni giorno, Harry non ha toccato ragazza e quanto a me, mi sei mancata tantissimo piccola Wright!» esclamò diventando rosso.
I suoi capelli sembravano paglia soffice, da poterci dormire dentro, era un miscuglio di biondo e castano, così dannatamente sexy, e due occhi profondi come l'Oceano, e dello stesso colore del mare quando è calmo e ti sembra che ci puoi camminare sopra.
Faith ci affogava in quegli occhi.
Affogava, e non voleva essere salvata.

«Papà, ti prego convincila a tornare a casa!» diceva Hope tra le lacrime.
«Tesoro, sarà una sua scelta» le rispondeva il padre carezzandole i capelli.

Era soffice, quel letto. Soffice che ci si potevano affondare i pensieri più tristi e le lacrime più dense.
A nessuno importava delle sue lacrime, il mondo se ne sbatteva altamente che lui stesse male.
Il sole bruciava, la luna ruotava e il mondo girava lo stesso, con o senza il suo dolore, con o senza i suoi rimpianti, con o senza le sue lacrime.

«Vuoi un po' di birra?»
«Horan, ho la Coca-Cola, tienitela cara la tua birra!»
Ormai stavano scherzando e ridendo da due ore e poco più.
Faith pagò il conto, battendo sul tempo Niall e iniziarono a passeggiare per le strade di Orlando.
Una goccia.
Due gocce.
Tre gocce.
Un temporale.

«Faith, ma che fai?» chiese stranito Niall.
Lei si era levata la giacca e in divisa da cheerleader era sotto la pioggia a braccia aperte.
Il cuscino candido aveva come una specie di macchia, leggermente più scura.

Aveva davvero pianto lui tutte quelle lacrime?
E ora, come lui, anche il cielo piangeva.
Chissà per cosa, chissà per chi.
Il rumore della pioggia lo faceva innervosire, tutto lo faceva innervosire.
I singhiozzi, la sensazione di avere il naso rossissimo, il gonfiore degli occhi, e le guance rigate.
Odiava quando piangeva, e infatti si odiava quando non riusciva a cacciare dentro le lacrime.
Era steso sul letto a guardare il soffitto, in attesa che il mondo si accorgesse di lui.
I vestiti asciutti, il suo volto bagnato, come il cuscino, o il cielo, o le strade di Orlando.

«Dai, Horan! Un po' di pioggia non ha mai fatto morire nessuno!» lo incitava Faith, e Niall si lasciò andare.
«Ti piace la pioggia?» chiese Niall.
«No, la odio, non c'è cosa più brutta. Ma vedi, la pioggia insegna tante cose. Per esempio, le cose brutte devono succedere, oppure quelle belle non saranno mai apprezzate. Come quando la pioggia bagna la terra e la rende fertile. Senza pioggia, i fiori non crescerebbero, gli alberi non darebbero frutti»
Quella ragazza, quel giorno, aveva detto una cosa che a Niall sarebbe sempre rimasta impressa.
La pioggia li bagnava, ma per loro c'era il sole.

Se Dio aveva voluto mandare un altro diluvio sulla Terra, lo stava facendo in grande stile.
Tremava a ogni tuono.
Come se lo stesse per colpire qualcosa.
Come se lo stesse sgridando anche il cielo per il suo errore.
«Lo so che ho sbagliato!» urlò, per sfogo.
E diede un pugno sul materasso, per sfogo.
Ma nulla sfogava la sua rabbia.
Chissà lei dov'è. Si chiede.
Chissà lei che sta facendo. Si chiede.
Chissà con chi è. Si chiede.
Chissà se si sta divertendo. Si chiede.
Chissà se ritornerà. No, questo non se lo chiede. Ha troppa paura della risposta.
Fuori c'era l'arcobaleno, ma dentro lui pioveva ancora.





NON POSSO FARE LO SPAZIO AUTRICE O MI MENANO, QUINDI, LO AVRETE A BREVE.
  
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