Fanfic su artisti musicali > The Wanted
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Autore: madbunny    13/10/2012    2 recensioni
I The Wanted hanno girato il mondo in tour fino a quando persone bizzarre chiedono la loro presenza in una cittadina bizzarra.
Cosa si nasconde dietro le ombre di Morganville? Strane cose accadono nel caldo Texas, cose a cui i cinque ragazzi inglesi non avevano mai assistito prima.
Cose che ti fanno chiedere: è un sogno o pura realtà?
Genere: Fantasy, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Era una casa piuttosto accogliente per trovarsi in quella città - che fino ad allora era stata tutt'altro che accogliente.
I ragazzi si guardarono un po' intorno, attraversarono il largo corridoio, sbirciarono da una porta trovandovi la cucina e salirono le scale.
Solo dopo qualche battibecco riuscirono finalmente a decidere quale stanza sarebbe spettata a chi, lanciando una monetina e lasciando decidere alla sorte.
A Nathan capitò quella infondo al corridoio. Era vuota, grande come tutte le altre stanze della casa, con un letto a baldacchino al centro.
Nell'angolo un armadio, un cassettone e uno specchio.
Una finestra coperta da delle vecchie tende lasciava entrare il bagliore dei lampioni sulla strada.
Nathan avvertì ancora una volta una sensazione di freddo, come se il vento avesse deciso di proposito di passare proprio lì accanto a lui.
Lasciò la valigia a terra, la aprì solo per prenderne il pigiama e continuò a guardarsi attorno.
Quella casa era senza dubbio vecchia, ma quella stanza era anche peggio.
Capì che, probabilmente, in un'epoca lontana, doveva essere stata la stanza di una ragazza. Sui muri di un lilla ormai quasi del tutto svanito, c'erano delle stelline disegnate qua e là.
Vicino la porta, qualcuno aveva intagliato nel legno l'altezza di un bambino, dopo circa un metro e venti, c'era una lunga interruzione poi, un'altro taglio più su, sul circa 1.70 o più.
Si accorse che era esattamente la sua altezza, e sorrise tra sè e sè, ripensando alla sua infanzia.
Quando si infilò sotto le lenzuola si sentiva bene. Il letto morbido dava una bella senzazione, eppure, c'era qualcosa che non andava.
Come se in quella stanza non ci fossero solo lui e i suoi ricordi.


Lo stomaco tuonò così forte che riuscì a svegliarlo.
Nathan aprì gli occhi e il calore del lieve sole mattutino fu un'ondata di benessere.
Quando aprì la porta si rese conto che era presto e che dormivano ancora tutti - Tom russava così forte che lo si sentiva anche in corridoio.
Fece una doccia veloce e scese in cucina per accontentare la fame.
Scendendo le scale sentì delle voci.
Si affacciò nel salone e si accorse che la televisione era accesa e trasmetteva una vecchia puntata di "La Tata".
"Kevin?" chiamò, visto che l'uomo era il più mattiniere di tutti.
Sbirciò sul divano e non c'era nessuno.
"Ciao!" disse una voce squillante alle sue spalle e Nathan quasi cadde per lo spavento.
"Chi diavolo sei tu?" disse alla ragazza che gli stava davanti.
"Chi diavolo sei tu?" replicò lei accigliata.
Era un'adolescente, 16-17 anni circa, capelli lunghi, scuri e mossi e due occhi... viola?!
Nathan la scrutò più attentamente.
"Ehi. Non ti hanno mai insegnato che non si fissano le persone?" disse ancora con quella voce acuta, quasi fastidiosa.
"Scusa," si giustificò posando lo sguardo su altro, "sono Nathan." disse infine allungando la mano.
"Hai fame, Nathan?" sorrise lei e si voltò danzando verso la cucina lasciando quella mano ad aspettare invano.
"Aspetta un attimo, si può sapere chi sei?" riprese lui seguendola.
"Sono Myrnin" rispose voltandosi ancora e trovandosi faccia a faccia. "ma non si può sapere chi è una persona conoscendone solo il nome, giusto?"
Aveva un tono allegro, amichevole, ma era per lo più un tipo inquietante.
Nathan prese fiato e cercò di non essere antipatico.
"Sono arrivato ieri con la mia band, il sindaco della città ci ha chiesto di cantare per il compleanno della figlia e.."
Myrnin spalancò gli occhi.
"Sindaco? Che sindaco? Ne sei sicuro?" chiese ansiosa.
"Erm, si, credo si chiami.. Bishop?"
La ragazza inquietante cambiò espressione, sembrava.. compassione.
Sospirò forte.
"Mi dispiace tanto." disse con tono chiaramente sarcastico e poggiando una mano sulla spalla del ragazzo.
"Per..perché?" domandò lui.
Myrnin si voltò a guardare un orologio a pendolo che segnava le 7.00 del mattino.
"Devo andare!" disse quasi strillando e corse verso la porta principale più veloce di una lepre.
Nathan la seguì pochi secondo dopo, ma quando aprì la porta vide solo auto e lavoratori in cammino.
Di Myrnin nessuna traccia.
   
 
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