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Autore: Just a dreamer_    14/10/2012    1 recensioni
STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA.
Harry parte con la sua famiglia per una vacanza estiva e incontra Elisabeth.
Stephanie, sorella di Harry. Timida e con pochi amici. Ha un ammiratore segreto, Louis.
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Scesi dalla canoa con facilità e mi stiracchiai. Feci per sedermi, quando un tonfo dietro di me mi fece sobbalzare. Mi girai di scatto e, con mia grande sorpresa, non trovai Harry. Era sott’acqua e si stava dimenando. Scossi la testa e mi buttai per tirarlo fuori.
Lo presi per il braccio, trascinandolo sulla terra ferma. Tossì due o tre volte e si accasciò. Non riuscii a trattenere una risata.
Lui mi guardò apparentemente arrabbiato: “Che hai da ridere?”.
“Niente, scusa”.
“Non hai mai visto nessuno fare un bagno?”. Si, certo. Fare un bagno.
“Certo. Tu però sei letteralmente caduto”.
“Ti sbagli. Volevo sentire com’era la temperatura”.
“Ah si? e com’è?”.
Si strinse nelle spalle: “Fredda”. Risi di nuovo. Non era poi così male. Almeno per il momento.
Harry:
Mi avvicinai a Elis facendo la mia irresistibile faccia da cucciolo: “Allora ti sto un pochino simpatico?”.
Lei mi si piantò davanti, alzandosi sulle punte per raggiungere il mio viso e mi soffiò: “Nemmeno un po’”.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NOT VERY FRIENDLY

 
Mi svegliai di buon mattino. Strano. Di solito tendevo a dormire fino a tardi, alcune volte arrivai a svegliarmi alle quattro di pomeriggio.
Sarà quest’atmosfera stile Biancaneve con gli animale che le ballano intorno e le danno i vestiti. Ma per favore.
Scesi al pian terreno, mi avviai verso la cucina e trovai già tutti, compresa mia sorella, intenti a fare colazione. Sulla tavola c’erano quattro scodelle e due scatole di cereali. Mia madre, intenta a lavare un piatto della cena di ieri sera, si voltò verso di me e mi sorrise: “Buongiorno tesoro. Lì c’è il latte” e tornò a sbrigare le sue faccende. Strano. Di solito mia madre mi urlava di venire a mangiare; qualche volta non mi dava nemmeno il buongiorno, troppo intenta a finire di sistemarsi per andare a lavoro.
Mi sedetti e, ancora un po’ intontito, affondai la faccia nella scodella e buttai tutto giù. Persino il latte era diverso.
“C’è qualcosa che non va Harry?” chiese mio padre, che aveva notato la mia espressione concentrata rivolta al contenitore che avevo tra le mani. “Sei sorpreso di questa situazione?”. Probabilmente doveva aver capito. “È vacanza” continuò: “E, per quanto ti stupisca, sarà così tutti i giorni. Finchè non torneremo a casa” aggiunse ridendo.
Mi ridestai dai miei pensieri e gli sorrisi.
“Allora, cos’avete intenzione di fare oggi?”.
“Io e Harry vogliamo tornare nel posto di ieri, vero?” rispose mia madre. Annuii. “Volete venire anche voi?”.
“Non posso, ho in progetto di costruire una casa per gli uccelli” disse mio padre. Lo guardai strabuzzando gli occhi. mio padre, che si metteva a fare lavori manuali? Questo era davvero assurdo.
“Stephanie?”.
Mia sorella alzò lo sguardo dalla scatola di cereali. “Non ne ho voglia”.
“Sicura?”.
“Si mamma”.
“Va bene. Tesoro, vai di sopra a metterti qualcosa addosso che poi andiamo”.
Non era una novità il fatto che dormivo quasi sempre solo con i boxer. Non c’era una ragione precisa, solamente mi dava fastidio il pigiama. Stephanie all’inizio, nonostante fosse più grande di me, ci mise un po’ ad abituarsi a vedermi in giro per casa praticamente nudo. I miei, dopo qualche ramanzina, si erano rassegnati. Ormai era così da anni, e nessuno lo notava più.
Indossai dei pantaloncini corti fino al ginocchio e una maglia bianca semplice con delle infradito.
Raggiunsi mia madre e insieme ci avviammo per la strada. Come il giorno prima, camminare mi sembrò pressoché infinito.
Quando arrivammo, non c’era molta gente. I pochi presenti erano al bar a chiacchierare. Riconobbi il proprietario intento a servire da bere. La prima cosa che mi venne in mente, fu dov’era sua figlia. Lui si accorse subito di noi e ci venne incontro.
“Buongiorno! Avete deciso di tornare! Lo sapevo, la canoa ti prende, vero?” ci chiese tutto contento.
“Effettivamente si. Volevamo proprio chiederle se era possibile andarci a quest’ora” disse mia madre.
“Signora, potete andarci a qualunque ora!”.
“Oh, benissimo”.
“Ve le faccio portare subito. Elis, due canoe!” urlò l’uomo. La mia espressione rimase immutata, ma dentro di me tirai un sospiro di sollievo. E, a differenza di ieri, oggi avevo molto più tempo.
La vidi sbucare da dentro la rimessa, che con la sua solita destrezza si tirava dietro le piccole imbarcazioni. Quel giorno indossava  dei pantaloncini marrone chiaro e una maglietta beige molto aderente. Non la guardai troppo per paura che se accorgesse; non volevo farle intendere che mi interessava. Mi sarei giocato le mie carte, come sempre.
Alzò lo sguardo e mi rivolse un sorriso tirato: “Ciao”.
“Ciao” la salutammo in coro io e mia madre.
“Bene. Ecco la roba. Ormai sapete come si fa, io vi do solo la spinta”. E detto questo, sistemò le canoe sulla riva e aspettò che entrassimo. Lasciai andare mia madre per prima, così avrei potuto parlarle in pace.
Feci per attaccare bottone, quando suo padre la chiamò per andare ad accogliere altre persone che stavano arrivando.
“Dai entra”. Mi sedetti e, appena sentii una spinta da dietro, mi aiutai con la pagaia per scivolare meglio sull’acqua. Mi portai qualche metro più avanti e poi mi girai. Lei era già a chiacchierare con due signori e si stavano dirigendo verso il piccolo bar vicino alla rimessa.
Mi serviva un altro stratagemma per farla venire da me. ‘Pensa Harry, pensa…’.
“Scusa!” le gridai. Si voltò giusto in tempo.
“Hai bisogno di qualcosa?”.
“Non mi ricordo il posto che mi avevi indicato ieri”. In realtà la strada la sapevo. O meglio, non c’era niente da imparare, visto che in teoria ti potevi fermare praticamente ovunque, ma ero davvero curioso di tornare vicino al ponticello. E, in un certo senso, non sapevo davvero dov’erano i luoghi che mi aveva indicato. Per farla breve insomma, la mia memoria avrebbe avuto qualche difettuccio nei prossimi giorni.
“Arrivo”. Salutò calorosamente i due uomini e in poco tempo mi fu accanto. Con fare annoiato mi fece cenno di seguirla. Non le andavo molto a genio, si vedeva. Ma, come dice il detto: mai giudicare un libro dalla copertina, giusto? Gliel’avrei fatto capire in un modo o nell’altro.
 
“Eccoci. Allora, vedi quell’insenatura? È la Bocca” indicò una grotta: “Non c’è niente di speciale, ma è un posto tranquillo e alquanto isolato. Lì invece c’è il Campo” e indicò una distesa d’erba verde speranza: “A destra puoi andare dallo Spiazzo Grigio oppure dalla Catapecchia. Lo so, non sono nomi molto allettanti ma sono anche carini”. Ora capivo perché faceva anche da guida turistica. “Che c’è?” chiese notando il mio sorrisetto.
“Niente, sembri una mappa parlante”.
Non rise come mio previsto. Si limitò a ignorarmi. Ma come? Le battutine dirette funzionavano quasi sempre. Erano segno di confidenza. Ma forse ne stavo dimostrando troppa come secondo giorno. Che mi importava? Avrei avuto tutta l’estate. Meglio andarci piano.
Visto che non dava segno di volersene andare, colsi l’occasione al volo: “ Dove preferisci andare?”. Ancora troppo diretto? Nah.
Si guardò un po’ intorno, controllò dietro di noi e sbuffò. Forse voleva semplicemente tornare indietro per aiutare suo padre. E non volevo certo comportarmi da egoista facendola restare con me.
“Dal Campo può andare bene?” mi chiese dopo una pausa parecchi lunga.
“Benissimo”.
Raggiungemmo la riva in fretta. O meglio, lei ci arrivò come se niente fosse, io avevo le braccia indolenzite per riuscire a starle dietro.
Lanciai la pagaia sull’erba, ma nel farlo persi l’equilibrio e caddi in acqua. Il gelo mi pervase la scarsità di ossigeno peggiorò la situazione. Tentai di aprire gli occhi, ma il fiume non era dei più limpidi e riuscii a intravedere poco o niente.
 
Elisabeth
Scesi dalla canoa con facilità e mi stiracchiai. Feci per sedermi, quando un tonfo dietro di me mi fece sobbalzare. Mi girai di scatto e, con mia grande sorpresa, non trovai Harry. Era sott’acqua e si stava dimenando. Scossi la testa e mi buttai per tirarlo fuori.
Lo presi per il braccio, trascinandolo sulla terra ferma. Tossì due o tre volte e si accasciò. Non riuscii a trattenere una risata.
Lui mi guardò apparentemente arrabbiato: “Che hai da ridere?”.
“Niente, scusa”.
“Non hai mai visto nessuno fare un bagno?”. Si, certo. Fare un bagno.
“Certo. Tu però sei letteralmente caduto”.
“Ti sbagli. Volevo sentire com’era la temperatura”.
“Ah si? e com’è?”.
Si strinse nelle spalle: “Fredda”. Risi di nuovo. Non era poi così male. Almeno per il momento.
“Sei fortunato, oggi c’è il sole. Togliti la maglia che la metto ad asciugare”.
Mi lanciò un’occhiata. “Tranquillo, non m’interessa vederti senza vestiti, è per non farti prendere un raffreddore”. Il che era vero.
Si sfilò la maglietta, lasciandomi in bella visto il suo fisico. Non era il classico palestrato, ma non se la cavava male. Lo osservai per qualche secondo, poi presi la maglia e la posai sull’erba alla mia destra, mettendola nel punto più assolato.
Mi stesi, tenendomi sui gomiti. Adoravo quel posto, non l’avrei cambiato per nulla al mondo. Era rilassante, tranquillo, piccolo e situato in modo da ricevere sempre il sole.
Guardai con la coda dell’occhio il ragazzo steso a pancia su, gli occhi chiusi e i capelli bagnati che gli arrivavano fin sotto il mento.
“Come ti chiami?”.
Girò il viso nella mia direzione: “Harry. E tu sei Elis, giusto?”.
“Elisabeth, a dirla tutta. Elis è solo un soprannome”.
“Mi piacciono tutti e due. Quale preferisci?”. Era meglio se ci andava piano con la confidenza.
“Quello che vuoi, è la stessa”.
“Vada per Elis. Sei di queste parti o vieni solo in vacanza?”.
“Solo in vacanza. Immagino anche tu, non ti ho mai visto da queste parti”.
Si mise a sedere, giocando con un ciuffetto d’erba. “Si, i miei mi hanno trascinato qua per tutta l’estate”.
“Trascinato?”.
“Beh si, io non ci volevo venire. Avevo già i miei piani”.
“Oh si, immagino”. Doveva essere un ragazzo davvero impegnato!
Mi lanciò una veloce occhiata: “Io non… cioè… scusa, non intendevo…” si affrettò a dire.
Ridacchiai: “Tranquillo, è normale pensarla così. Anch’io ero del tuo stesso parere la prima volta che sono venuta qua. Poi però, le cose cambiano. Arrivi qui che te ne vuoi subito andare e te ne vai che non vorresti ripartire”. Sospirai.
L’espressione del suo viso si distese e si allargò in un sorriso che di felice aveva ben poco: “Vedremo” disse solo. Certo, vedrà. In realtà non seppi nemmeno io da dove mi era uscita quella frase, mi era venuto spontaneo dirlo. Forse più per il fatto che la sua affermazione mi aveva un pochino offesa.
“Posso farti una domanda?”.
“Spara”.
“Ci sono altre persona che non abbiamo cinque o sessant’anni nelle vicinanze?”.
Scoppiai a ridere. Davvero credeva che fossi l’unica ragazza? “Certo che no! Ce ne sono, ma in paese”.
Strabuzzò gli occhi: “Quale paese?”. Si vedeva proprio che non era del posto.
“C’è un piccolo paesino a tre quarti d’ora da qua. Non avrai davvero creduto che fossimo nel bel mezzo del nulla”. Si limitò ad alzare le spalle. Non era così intelligente come pensavo. Nemmeno io avrei resistito un’estate intera totalmente sola. Beh, non ero proprio da sola, con me e mio padre c’era…
“Elisabeth! Elisabeth!”. Parli del diavolo...
Harry si alzò in piedi con uno scatto veloce puntando lo sguardo verso una figurina poco distante da noi. “Chi è?”.
Sbuffai infastidita: “Quella peste di mio fratello”. Raggiunsi la sponda cominciando a gesticolare. “James, quante volte ti ho detto che non puoi venire qui? Torna subito indietro se non vuoi che ti venga a prendere!”.
“Ma Elisabeth, non è giusto…” provò a dire.
“James” mi rivolsi a lui in un tono che non ammetteva repliche. È sempre così con lui, se non diventi cattiva, non ti ascolta. “Vai da papà. Ora”.
Mi fece la linguaccia, girò la canoa e tornò dalla rimessa lentamente.
“Wow, devi volergli proprio bene” scherzò Harry che nel frattempo mi si era affiancato.
Gli puntai il dito contro: “Tu che ne sai? Mi conosci da un pomeriggio!”. Mi ricordai improvvisamente che era a petto nudo. Se aggiungevo il fatto che non ero molto alta e lui era una ventina di centimetri più alto di me, gli arrivavo praticamente sotto il collo. In pratica, dovetti alzare di parecchio la testa per riuscire a guardarlo negli occhi. E per me era alquanto imbarazzante. Ma (merito dell’abitudine ad arrabbiarmi con mio fratello), mantenni l’espressione arrabbiata e non lasciai trasparire nemmeno un briciolo di imbarazzo.
Nonostante ciò, Harry sorrise: “Vuoi che mi abbassi?”.
“Vuoi fare lo spiritoso?”. Era sul punto di rispondere, ma lo interruppi: “Beh non sta funzionando”.
Alzò le mani in segno di resa: “Ehi, stai calma”. Lo spinsi lontano facendolo indietreggiare di qualche passo e andai a prendere la maglietta.
“Dovrebbe essere pronta” e gliela tirai.
 
Harry
Afferrai la maglia al volo e la indossai. Era ancora un po’ bagnata, pazienza.
Dopo la spinta di Elisabeth non sapevo come comportarmi. Che avevo fatto di male? Non poteva essere così permalosa, andiamo. “Cosa c’è che non va?” mi decisi a chiedere.
“Niente. Solo che non mi va che fai battutine idiote, non le sopporto”. Ma dai, non l’avevo notato!
“Come comanda la signorina” e allargai le braccia facendo un piccolo inchino. Sperai di strapparle un sorriso e ci riuscii. Ok, con un po’ di buona volontà diventava socievole. Sempre meglio di niente. “Sai che ore sono?”.
“Suppongo che siano più o meno le undici. Devi tornare indietro?”.
“Oh, non penso proprio. Mia madre si è fissata con la canoa. Penso che si terrà occupata fino all’ora di pranzo. Però se devi andare tu…” lasciai a lei la conclusione della frase.
Ci pensò un attimo, poi rispose: “Per oggi credo che mio padre si possa arrangiare da solo”. Un bel passo avanti.
Mi avvicinai a Elis facendo la mia irresistibile faccia da cucciolo: “Allora ti sto un pochino simpatico?”.
Lei mi si piantò davanti, alzandosi sulle punte per raggiungere il mio viso e mi soffiò: “Nemmeno un po’”.

THAT'S ME:
Lo so, sono in un ritardo pazzesco! Spero di essermi fatta perdonare con questo capitolo :D
Non succede nulla di speciale (abbiate pazienza), però entra in scena anche il fratello di Elisabeth, James. E poi Harry fa quattro chiacchere con Elisabeth :)
Beh, spero vi sia piaciuto questo capitolo e che non vi siate addormentati davanti al pc :D
Lasciate una piiiiiiiicola recensione, please!
Bye <3
P.s. Ho in mente di fare una breve one shot. NON E' ALLEGRA, sappiatelo, anzi.. Poi ditemi voi se vi va di leggerla o no :D
  
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