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Autore: Cheshire_Blue_Cat    14/10/2012    4 recensioni
La mia prima storia di Soul Eater *felice*
Non vorrei anticipare nulla anche perché non so neppure io cosa sarò capace di scrivere O.O
Aggiungerò un nuovo personaggio, una ragazza dal passato rubato e che è stata dormiente per più di ottocento anni, la sorella di Ashura, il Kishin.
La storia è ambientata dopo la prima serie ed è basata sull'anime ^.^
... a Soul bastò solo un’occhiata per capire che quello non era per niente un comportamento da Maka oltre ad aver captato quella piccola distorsione nell’onda della sua anima.
- Maka? Non eri tu quella che correva dicendo che siamo in ritardo? - chiese prendendola per una spalla e dandole un piccolo scossone.
Lei si girò fissando un punto lontano nel deserto che circondava Death City: - Un’anima… - mormorò...
Tratto dal primo capitolo.
//Dolore al cuoricino ma *sigh* ho deciso di farlo, cambiato modo di scrivere, cambiato città, cambiato casa, ... incompiuta... ma prima o poi finirà anche questa uwu//
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Justin Law, Kishin Ashura, Nuovo Personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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La Chimera
 
Maka tornò in classe a testa bassa, gli altri stavano ancora chiacchierando, era arrivato anche Crona.
Soul fu il primo ad accorgersi della sua presenza: - Dov’è Shine? - il suo sorriso però si spense non appena vide l’espressione della propria maister. Si sentì raggelare.
- Che è successo? - chiese serio.
Ne seguì la spiegazione di quel che era successo nella Camera della Morte e alla fuga di Shine.
- Tornerà. Non sa neanche dove andare. - cercò di rassicurarlaposandole una mano sulla spalla.
Maka sussultò per il contatto, ma scosse la testa: - Il Sommo Shinigami ha mandato Justin con lei così che ritrovi le proprie armi. -
- E allora? -
- Quando ha saputo della morte del Kishin l’onda della sua anima è cambiata all’improvviso però non era un uovo di Kishin e neanche un’anima malvagia… - si strinse le mani al petto: - Non credo di aver mai visto tanta angoscia. - mormorò.
 
Non mi sono persa… cercò di convincersi osservando morbosamente l’orizzonte, venti minuti che non vedeva che blu: Avanti concentrati… l’onda dell’anima di Kaim e Meru… una rossa e l’altra grigia… si disse mettendosi le dita sulle tempie.
Non poteva concentrarsi con quel fastidioso ronzio in sottofondo, poteva essere l’arma di uno Shinigami, poteva essere anche  più grande di lei, ma quando avrebbe recuperato le armi gli avrebbe fatto passare le pene dell’inferno.
- Stai sbagliando strada. -
Allora se le cerca! al limite di sopportazione afferrò Justin per il bavero e gli strappò di malagrazia l’mp3 di dosso: - Mi spieghi come faccio a concentrarmi e a seguire la strada se tu mi disturbi?! - gli urlò facendo fermare la zucca e alzandosi.
- Posso riaverlo? - fece lui calmissimo indicando il lettore musicale che Shine teneva per le cuffie facendolo penzolare nel vuoto.
- No, finché non si vede terra. - si impuntò la ragazza.
Justin sollevò un sopracciglio indicando un punto dietro di lei, Shine inclinò la testa non capendo al volo; quando si girò però ebbe davvero l’impulso di prenderlo a pugni. Quel dannato prete glielo faceva apposta!
Sulla linea dell’orizzonte si stendeva una piccola striscia scura di terra, ma non per quello era disposta a ridargli quel suo aggeggio infernale così presto.
Si risedette ai comandi dandogli le spalle e tenendosi l’mp3: - Non lo riavrai così facilmente. - ringhiò infilandolo nella tasca dei pantaloncini che le aveva prestato Blair.
Tentò di concentrarsi sulla sua salvezza da quel viaggio che dall’orizzonte si avvicinava.
- Ti chiami Shine, giusto? - chiese Justin.
Lei fece un rigido segno di assenso: - Ti sei ricordato come si parla ora che ti ho preso questo? - chiese sarcastica sventolandogli davanti il suo lettore.
Il biondo sospirò: - Ti propongo un accordo: tu mi ridai l’mp3 e io ti cedo una cuffietta. -
Shine annuì cauta infilandosi una cuffietta nell’orecchio e porgendo il resto a Justin, l’unica pecca stava nel fatto che gli dovesse stare vicina. Sospirò, tanto ormai erano quasi arrivati.
A pensarci: Quando stavo con Ashura non esisteva niente del genere… ragionò rigirandosi quell’aggeggio che l’aveva fatta dannare per tutto il viaggio; eppure quell’ “mp3” non le era del tutto sconosciuto, lo seppe per certo quando prese a frugarlo alla ricerca di una canzone che conoscesse.
Strano… non ne aveva mai preso uno in mano, ma sapeva come funzionava.
Chi viaggiava ne aveva spesso uno e di viandanti nel deserto ne passavano parecchi, li aveva… come dire… sentiti?
No, era sicura che la parola giusta non fosse quella.
Dopo aver controllato l’ennesima cartella di musica pesantemente heavy metal sbuffò, non riusciva a trovare qualcosa che l’aggradasse o di cui conosceva almeno le parole.
Mmm… e questa? si chiese osservando il titolo: Aerosmith-I don’t wanna miss a thing. Perché le suonava familiare?
Senza chiedere il consenso di Justin cambiò canzone, lui subito la guardò storcendo il naso per poi sbuffare, lasciando correre.
Shine sorrise, a quanto pare aveva dormito sotto il deserto, ma quella canzone l’aveva sentita da sopra la sua testa. Chissà chi era…
Senza accorgersene cominciò a mimare con le labbra le parole della canzone finché, sommessamente, cominciò a cantare, non curandosi della presenza alla sua destra.
 
… I don’t wanna close my eyes
I don’t want to fall asleep
‘Cause I’d miss you baby
And i don’t wanna miss a thing
‘Cause even when i dream of you
The sweetest dream will never do
I’d still miss you baby
And I don’t wanna miss a thing… *
 
La voce le morì in gola solo quando cominciò a sentirsi osservata, le salì un brivido ghiacciato su per tutta la spina dorsale e si voltò ritrovandosi gli occhi azzurri di Justin davanti.
Arrossì di botto, tentando in qualsiasi modo possibile di recuperare la sua mise seria: Oh, accidenti a me… pensò stizzita voltando la testa dall’altro lato. Era stato più forte di lei, era l’abitudine: da piccola, se voleva ascoltare una canzone, doveva cantare.
- Perché ti sei fermata? -
Perché mi vergogno!!! urlò una vocina nella sua testa mentre dalle labbra non le uscì altro che un imbarazzato rantolio che somigliava molto a “siamo arrivati”.
Fece fermare così bruscamente quell’inusuale mezzo di trasporto che per poco non caddero entrambi.
Shine balzò giù incespicando per qualche passo per colpa delle gambe intorpidite cominciando a guardarsi intorno, erano atterrati su una spiaggia deserta, il mare piatto come uno specchio e si cominciava a sentire freddo.
O almeno, lei sentiva freddo. Justin invece sembrava impassibile e sempre non curandosi di lei aveva iniziato ad avviarsi.
Shine decise che per ora gli sarebbe andata dietro, solo fino a quando non avesse percepito le anime di Kaim e Meru.
Camminarono per un bel po’ finché all’orizzonte  non si cominciò a scorgere il profilo di una città.
 
- Avanti Maka, non pensarci. - la consolò Tsubaki.
Quel pomeriggio avevano deciso di uscire, non che avessero qualcosa da fare, i ragazzi, Patty e Liz erano andati a giocare a basket ed erano rimaste solo lei e Maka a girovagare senza una meta.
Era scura in volto da quella mattina e parlava poco.
- Non vale la pena preoccuparsi per lei, fino a prova contraria poteva anche essere un Kishin. - ma era come se parlasse da sola.
Maka si degnò di risponderle solo dopo qualche minuto in cui rimasero in silenzio: - Non lo è. - rispose brusca.
Pensava all’onda dell’anima di Shine, a come era cambiata e… a come era cambiata la propria. Così, di colpo, senza una spiegazione logica.
Poteva essere tutto, ma quella ragazza di certo non era un Kishin, una strega, un’arma… e aveva seri dubbi anche che fosse umana…
Tutto d’un tratto ebbe come l’illuminazione, sollevò la testa e fissò il vuoto per qualche secondo prima di fare dietrofront e cominciare a correre.
- Maka! Ma dove vai? - le urlò dietro Tsubaki rinunciando quasi subito al tentativo di seguirla.
- Torno subito, devo solo controllare una cosa! -
Corse fino a casa, trovandola vuota, Blair era sicuramente a zonzo a fare strage di cuori, e andò dritta in bagno; l’ultima volta che aveva visto Shine con le bende indosso era lì.
Non fece neanche fatica a ripescarle, ci mise un po’ di più per trovare quella che la ragazza teneva attorno al collo.
Aveva un ricordo abbastanza falsato di ciò che aveva percepito, come… Eccolo! fu scossa da un brivido da capo a piedi; sulla stoffa irrigidita dalla sabbia c’era un piccolo insetto e non era tutto, quell’affare aveva un’onda dell’anima tutta sua.
Troppo poco tempo per stabilire che anima fosse che quell’affare si mosse, sembrò scrutarla e la bocca gli si stirò in un sinistro sorriso, accompagnato da una risatina. Umano. Ma folle.
Poi tutto ciò che aveva in mano le si sgretolò tra le dita divenendo solo un mucchietto di sabbia.
Di scatto si alzò in piedi trattenendo il fiato.
Era inquietante.
Cos’era?
Ebbe l’urgenza impellente di allontanarsi da lì, ma i piedi le divennero due pezzi di piombo.
 
Ovunque si girasse c’erano persone che andavano per la propria strada, troppo caotico per i suoi gusti e se non stava attenta rischiava di perdersi; anche se stare dietro a Justin era una parola, camminava spedito e non si curava minimamente di lei, preso com’era dalla musica che gli rimbombava nelle orecchie.
Doveva quasi correre per seguirlo, fortuna che era abbastanza riconoscibile.
Si sentiva chiusa tra tutta quelle persone e la sua claustrofobia non aiutava.
Si fermò in mezzo ad una piazza gremita di gente, Shine si aggrappò alla sua manica per riprendere fiato: - Non ci sta inseguendo nessuno, sai? Devi proprio correre? - ansimò.
- Senti niente? -
Ah, giusto…  tutto quello che gli diceva finiva al vento.
Shine sbuffò e si guardò un po’ intorno. Si, in effetti qualcosa la sentiva: - Da quella parte. - gli indicò una strada sulla sinistra e, questa volta, si attaccò al suo braccio mentre imboccavano la strada, così che non rischiasse di perdersi.
Contando che stavolta era Justin a dover seguire lei.
Non badò neanche alla strada che stava facendo, seguiva un’impalpabile scia come un segugio che segue una pista.
Prima destra, poi sinistra, di nuovo sinistra… e sbucarono in una via che non aveva niente di diverso dalle altre.
Shine si fermò all’improvviso osservando la facciata dell’edificio più grande, quello a destra, non aveva niente di speciale, solo due bandiere poco sopra la porta: - Lì dentro c’è qualcosa. Che posto è? - affermò togliendo nello stesso momento gli auricolari a Justin.
Lui sobbalzò e si guardò intorno spaesato prima di visualizzare dove si trovavano: - Museo archeologico… - mormorò quasi a se stesso, probabilmente leggendo la targa a lato della porta più che per rispondere a Shine.
- Bene, entriamo. - sospirò la ragazza facendo spallucce e tirandosi dietro Justin per l’mp3: - Non ti mollerò le cuffiette finché non saremo usciti. - gli spiegò sentendolo incespicare.
Wow… fu la prima cosa che riuscì a pensare appena entrata, ma non era entusiasta, più scettica: Che senso far vedere qualcosa di tanto vecchio? si chiedeva vagando tra gli scaffali dove erano esposti vasi antichi, statue antiche, dipinti antichi, … era tutto così vecchio e impolverato che le sembrava di essere tornata a sonnecchiare sotto la sabbia.
Era tutto così stantio e c’era così tanta polvere da poter imbottire un cuscino, vedeva le altre persone presenti là dentro fissare quei fossili in un silenzio quasi religioso.
Storse appena il naso e tornò a seguire la scia tirandosi dietro il prete, si fermò davanti ad una scultura parecchio insolita: raffigurava una specie di leone con la criniera ispida e il dorso arcuato, una seconda testa di capra e che per coda aveva un serpente sibilante.
La targhetta ai piedi della fiera di bronzo diceva: “Chimera di Arezzo”
Inclinò la testa, le suonava familiare: Kaim… Meru… Kaimeru… i nomi delle sue armi somigliavano a “Chimera”.
Abbastanza insolito… esclamò chinandosi ad esaminare la base e il sotto della scultura.
La traccia che l’aveva portata fin lì terminava nella bocca del leone, titubante allungò la mano e fece per infilarla tra le fauci.
- Ehi ragazzina, non devi toccare. -
Sobbalzò, a parlare era stato un uomo con un cartellino appeso al collo.
D’istinto arrossì, non seppe se per l’imbarazzo o per il nervoso, ma lasciò correre: - C’è un posto dove possiamo nasconderci e aspettare che se ne vadano tutti? - chiese a Justin quando il tipo se ne fu andato.
Lui sgranò gli occhi: - Ma sei matta? Se ci scoprono siamo nei guai. -
- Sei noioso. Vuol dire che faremo in modo che non ci scoprano. - affermò Shine con sufficienza, impedendogli di replicare perché ricominciò a tirarselo dietro alla ricerca del nascondiglio. Lo trovò dentro uno stanzino dove in teoria c’era scritto “ privato” e dove c’era un marasma di scope, stracci e candeggina.
Vi ci si infilò tra le proteste sottovoce di Justin e richiuse la porta.
Dentro quasi non arrivava luce e stare appoggiati contro il muro era abbastanza scomodo.
- Bhe? Quanto credi che dovremmo aspettare? - chiese subito Shine.
- Dovresti saperlo tu, l’idea è stata tua. -
Sembrava così tanto un’accusa che Shine fu tentata di tirargli un calcio, ma si trattenne per evitare di fare rumore: - No che non lo so, ma intanto che facciamo? Giochiamo a “vero o falso”? - sbraitò facendo sarcasmo sull’ultima frase.
- Perché no? -
- Dì un po’, lo fai senza accorgertene o è così tanto per provocarmi? - spirò Shine tra i denti.
- Se ti faccio arrabbiare scusa tanto. - ridacchiò Justin: - Dai avanti, giochiamo? -
La ragazza sospirò: - Sei irritante. -
- Falso. - rispose subito lui.
Lei gli schiacciò il piede di proposito: - Vero. - lo contraddisse.
Chissà quanto tempo passarono ad elencare i rispettivi difetti e a tentare di sfottersi, ad un certo punto la poca luce proveniente da fuori si spense del tutto.
Shine sussulto e si mise in ascolto. Niente, silenzio.
- Possiamo uscire. - mimò con la bocca per non rompere quel silenzio, aprì piano la porta e sbirciò fuori.
Non c’era più nessuno e le luci allampananti che illuminavano le stanze a giorno erano tutte spente, sopravviveva solo la luce soffusa che rischiarava le vetrine.
Con cautela ripresero i propri passi e tornarono dalla Chimera, Shine rimase ad osservarla a lungo prima di avvicinare una mano agli spuntoni dei denti e infilarla dentro la scultura.
Le si accapponò la pelle quando un ragnetto le risalì il braccio e decise di lanciarsi dalla sua spalla, frugò ancora con la mano, scostando una ragnatela finché non tastò il freddo del metallo che non aveva niente a che fare con il bronzo.
Tremò sentendo improvvisamente l’anima ricominciare a palpitare vigorosa, un po’ impacciata dalla fretta tentò di ritirare la mano dove teneva stretto un artiglio di metallo rosso con striature gialle.
Quasi le venne da piangere ritrovadosi l’arma di nuovo in mano, senza pensarci tornò a cercare dentro la Chimera, dovette infilare tutto il braccio per riuscire a recuperare l’altro pezzo, uno spuntone.
Le sue armi, il suo cuore, finalmente riusciva di nuovo a stringersele al petto: - Avanti andiamo. - mormorò incamminandosi verso l’uscita e lasciando Justin indietro
Non chiedeva altro adesso che rivederle, le sue armi.
Fece gli ultimi metri quasi correndo, la porta principale era ancora aperta e il custode dormiva pesantemente seduto su una sedia.
Appena fuori si infilò l’artiglio di ferro sulla sinistra e lo spuntone sulla destra, le stavano perfettamente, adattandosi alla forma delle sue mani, le sentiva palpitare, vivere.
Senza accorgersene aveva cominciato a piangere, intanto Justin la stava raggiungendo a grandi passi e, seppur l’avesse mollato, non si era ancora rimesso gli auricolari.
- Non capisco… Sto piangendo anche se non mi sono fatta male… - singhiozzò appena si fu avvicinato abbastanza da sentirla parlare sottovoce.
- Sei felice? -
- Così felice che potrei morire. - gli rispose stringendo i denti.
- Allora va bene così. -
Shine non ebbe il coraggio di guardarlo in faccia, non l’avrebbe mai detto a voce alta, ma gli doveva un favore enorme, così, non sapendo che altro fare, lo abbracciò premendo il viso sulla sua veste.
Justin rimase paralizzato per qualche secondo prima di riuscire a muovere un braccio per stringerle le spalle.
- Ehi! Giù le mani dalla bimba! - ringhiò una voce prima che potesse anche solo sfiorarla.
Non gli bastò il tempo per capire chi avesse parlato che si ritrovò davanti un ragazzo con una disordinata zazzera rossa e gli occhi azzurri, la cosa più strana era che tra i capelli si scorgevano due orecchie leonine e dai pantaloni scoloriti spuntava una lunga coda, che però non era una coda, era un serpente che sibilava come un ossesso sputacchiando veleno.
Anche Shine rimase abbastanza interdetta facendo per riflesso un salto indietro prima di guardarsi la mano sinistra, dove era misteriosamente scomparso l’artiglio di ferro.
- Ma… Kaim?! -
Il ragazzo si girò, gli occhi gli si illuminarono all’istante e senza pensarci lasciò perdere Justin per andare ad abbracciare Shine: - Ehi ehi sorellina! Pensavo che saremo invecchiati dentro quella statua di bronzo. -
A momenti Kaim la stritolava, ma doveva ammettere che i suoi abbracci da orso le erano mancati.
- Kaim ti prego, contieniti… stai abbracciando pure me! - sbraitò qualcuno prima che l’attenzione si catalizzasse sullo spuntone ancora in mano a Shine e che sembrava avere un’aria morto contrariata.
Un secondo dopo al posto dell’arma, davanti a Shine c’era un altro ragazzo intento a spolverarsi i pantaloni con nonchalance, gli occhi erano dello stesso colore di quelli di Kaim, ma i capelli erano tendenti al grigio-blu, tra le ciocche disordinate spuntavano due piccoli corni e sul mento si scorgeva una barbetta sfatta.
- Potresti avvisare prima di abbracciarmi la prossima volta? - fece abbastanza scocciato.
- Figurati se ti abbraccio. - ribatté Kaim incrociando le braccia.
-Aehm… ragazzi? - cercò di bloccarli Shine prima che iniziassero una discussione senza fine: - Sono così felice di vedervi. - sopirò scompigliando i capelli ad entrambi.
- Guarda un po’ come sei diventata graziosa, sei cresciuta? - ridacchiò Meru rimettendosi apposto, per così dire, i capelli.
Shine arrossì: - E voi due dovreste mettervi una maglietta, potreste cavare un occhio a qualcuno. -
Kiam e Meru si fissarono, entrambi a petto nudo e coperti di polvere.
- Wow! Hai un aspetto orribile! -
- Ha parlato… -
Shine intanto cercava di strisciare verso Justin, rimasto impietrito davanti a quell’inaspettata apparizione: - Di solito sono molto peggio, non preoccuparti. - gli sussurrò.
- Il primo ti ha chiamato “sorellina”, siete… ? -
Shine agitò le mani in segno di diniego: - Oh no, non fanno altro che darmi nomignoli… Loro due sono fratelli. - gli spiegò imbarazzata.
- Shine. - la chiamò Meru avvicinandosi e guardando male Justin: - È un’arma. - disse solo, prima che il fratello arrivasse a spalleggiarlo: - Non dirmi che ci hai rimpiazzato con questo! -
Shine sorrise mentre un grosso gocciolone le scivolava sulla tempia: - Mi ha aiutato a ritrovarvi, è un amico. - puntualizzò prima che Kaim gli aprisse la gola: - In realtà è molto più complicato di così… -
Porse le mani ad entrambi: - Avanti, tornate armi. -
I due obbedirono sbuffando e, anche da pezzi di metallo, non la finivano più di parlare.
Justin era tornato ad eclissarsi in compagnia delle sue cuffiette e a non parlarle così, mentre Kaim e Meru erano occupati a discutere, Shine gli si avvicinò: - Grazie. -  mormorò schioccandogli un bacio sulla guancia.
Lui si tolse immediatamente le cuffiette guardandola sorpreso allontanarsi per andare a far cessare la lite tra le due armi mentre un colorito roseo gli colorava il viso.
 
- Maka! Dov’eri finita? - le urlò Soul andandole incontro, era sparita da un bel po’ e si era preoccupato.
- Oh niente, avevo dimenticato una cosa a casa… - mormorò tirando la bocca in un sorriso forzato.
Soul alzò un sopracciglio, ma lasciò correre: - Dai avanti, torniamo dagli altri. -
Maka annuì e lo affiancò senza obbiettare, non faceva che rimuginare su quel che aveva visto, quel sorriso inquietante, il fatto di non sapere cosa fosse, la tormentava.
L’unica possibilità era che l’anima di Shine le avesse nascosto quella di un essere così piccolo.
Neanche la notte riuscì a darsi pace e dormì agitata, con il risultato che l’indomani, per andare fino a scuola, Soul dovette trascinarsela dietro.
Erano appena arrivati in cima alla scalinata che qualcosa molto somigliante ad un’enorme zucca di halloween piombò giù dal cielo
- Blair? - pensò inizialmente Maka avvicinandosi, rimase di sasso quando quella che vide scendere a terra fu Shine e, a seguire, Justin.
- Shine! - esclamò sorpresa.
La mora fece istantaneamente un passo indietro e lasciò che Justin le si allontanasse, mentre impugnava le ritrovate armi: - Fate venire qui Shinigami. - ordinò facendo stridere l’artiglio contro lo spuntone.
Non aveva certo dimenticato che Ashura era morto per colpa della Shibusen, voleva solo delle risposte e soprattutto voleva sapere perché si trovava lì.
Forse era un’intuizione, ma Shinigami sapeva qualcosa e non avrebbe esitato ad usare le armi per farlo parlare.
Maka vide l’anima di Shine cambiare istantaneamente, divenne un turbine di grigio e rosso, aggressivo ed enorme.
 
* = Aerosmith-I don’t wanna miss a thing
 
SPAZIO ME
Ehilà, sono tornata dopo una lunga assenza ;D lo so, lo so… sono letteralmente scomparsa, ma la scuola mi ha messo i bastoni tra le ruote e il mio tempo è un incastro tra progetti di grafica, tavole di chiaroscuro e bozzetti di modellato… quindi non avevo neanche un buco per mettermi al pc a scrivere D:
*si schiarisce la gola* a parte quello spero che il capitolo non sia uscito poi così male e voi che seguite la storia, recensite!!! XD
Ho bisogno di un po’ di motivazione!!!

Lol, sotterriamo il breve sclero e ditemi che ne pensate.
Bye bye
 
CANZONI ASCOLTATE PER SCRIVERE: Genesis-Jesus he knows me, The Cab- Angel with a shotgun, Aerosmith-I don’t wanna miss a thing
  
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