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Autore: Vany93    14/10/2012    5 recensioni
Questa è la prima storia che pubblico quindi siate sinceri e perdonate qualche eventuale errore di battitura che gradirei mi segnalaste per ovviare a tale abominio.
Spero che vada bene. Sono sia emozionata che ansiosa *-*.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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E fu così che mi trovai fra il mare e la lava in mezzo ad essi solo la mia striscia di eterna speranza:non un'uscita da questa gabbia, allora tutto è purdoto o c'è ancora speranza?

Atto Terzo
Alle porte del destino

Strapparono in malo modo dal nostro collo e dai nostri lobi gli ultimi gioielli del loro bottino soghigando malignamnete.
Io li ignoravo o meglio non ci badavo dato che ero persa nelle mie riflessioni.
I gioielli si potevano sostituire, dopotutto erano solo pezzi di metallo freddi e sensa amore, ma la perdida di Leonard no.
Conoscevo quell’uomo dall’età di quatro anni, era come un padre per me…
Come poteva Lupo essere così insensibile!.
Mi morsi un labro mentre nascondevo il pettine con cui mi stavo slegando dato che non ce ne era più bisogno perché grazie al medesimo tizio, ironia della sorte, saremo state condotte alle porte del castello del principe sane e salve.
Feci una smorfia, sarebbe stato meglio morire che consocere la persona che sarebbe stato mio marito e che non amavo. Sospirai non potevo permettermi di pensare ancora a Trevor.
Poi osservai la mia damigella a cui Volpe sembrava fare la corte caricandola di parole smielate e spudoratamente false.
Lo guardai truce e stranamnete lui ricambio con arrogante spavalderia spiorando la mia amica con la sua lurida mano e,vedendo che mi faceva inalberare, continuò.Il ribrezzo sul viso di Arriane era palpabile.
Lo vidi poi avvicinarsi a me con passo felpato e inginocchiarsi nello stesso punto che pocanzi aveva occupato il suo capo, poiché era chiaro che era rispettato e temuto allo stesso tempo da tutti.
Effettivemete il suo sgaurdo metteva in soggezione, in cambio quello di Volpe era l’opposto:ridicolo.
«Siete fortunate» mi rivelò «solitamente Lupo ama lasciare una scia di sangue dietro al suo passaggio» fece un gesto non curante con la mano «sai è la sua firma» sembrava la cosa più normale del mondo per lui.
Lo fissai saggiamente senza controbbatere, volevo, dovevo essergli superiore, ma la mia espressione arcigna la diceva lunga…
«Certo al vostro cocchiere non è andata poi tanto bene» ammise valutando la situazione « ma almeno potrete dire di essere sopravvisute…»
Rise di gusto.
E no questo è troppo!!!
Gli sputai in faccia non appena nominò Leonard.
Lui si ritrasse rosso in viso mentre si puliva con stizza la faccia con la lurida manica della camicia.
«Brutta ragazzina vizziata!» tuonò «ora ti insegno io le buone maniere!.»
Stava per assalirmi quando un ombra lesta usci dal sottobosco e scaravento con un poderoso gancio destro il rosso dall’altro lato del campo provvisorio.
Il ragazzo sbattè contro un albero.
Rimasi di stucco. Una sorpresa ne tira un'altra pensai incredila mentre fissavo con occhi grandi di meravoglia il nuovo arrivato.
Per molti versi assomogliava a un selvaggio più animalesco di quei ragazzi di città.I capelli erano un groviglio inestricabile di ciuffi neri e lunghi fino alla vita legati in malo modo fra loro. Indossava un vestito idnetico a Lupo a parte per una cintura su cui stava una lunga sciabola affilata e lucida sotto i raggi del sole.
Volpe si alzo a sedere mugulando per il dolore e massaggaindosi la tetsa per il bernocolo cuasato dalla botta.
«Ehi ti sembra il modo di trattare una damigella?» chiese fuori di se il nuovo arrivato, alzandosi le maniche pronto alla lotta.
«E a te sembra il modo» scatto con un salto in piedi «di trattare un compagno?»
«Stavi trasgredendo agli ordini» giocò distrattamete con la sciabola
Si era capito che fra i due non correva buon sangue.
Lui batte i peidi a terra come un bambino capriccioso ma non contrabatté.Sapeva di essere nel torto così si allontanò andando ad aiutare gli altri a trasportare le ultime cose al sicuro nella foresta e a torturare un altro mal capitato sfogando, così, la sua frustrazione.
Subito dopo due occhi neri,come le notte invernali senza stelle, mi fissarono e un debole sorriso affiorò ad incorniciare due labbra carnose che sussuravano mangiami.
Scossi il capo ma che mi prendeva?
«Perdonalo» si accostò a me ed iniziò ad armergiare con i nodoi.
Il lieve contatto della sua pelle con la mia era elettrizzante.Emanava carisma puro.
«Per cosa?» chiesi fintatonta
Lui rise bonariamente.
Mi slego in pochi secondi e  con sorpresa non disse nulla delle corde semi tagliuzzate. No glieni importava.Fortunatamente…
Mi alzai ed iniziai a massagiarmi i polsi arrossati come le caviglie a causa delle corde strette fino quasi allo spasimo.Sentire di nuovo il sangue circolare con regolarità in tutto il corpo fu un sollievo.
Non ebbi il tempo di domandargli alcunchè che la mia migliore amica era già slegata  e correva in lacrime verso di me. Mi abbracciò con tale impeto che se non era per il tronco dietro di me sarmmo ruzzolate a terra.
«Luce» disse fra una tirata di naso e l’altra «ho temuto il peggio!.»
La strinsi più forte a me e da dietro la sua spalla notai il ragazzo fissarci con due occhi grandi di ilarietà che non si addicevano prorpio alla circostanza.
Ma perché ci aveno risparmiate?.
Quella domada torturava il mio cercvello come un campannello che non la spemmetteva di suoare.
E faceva male perché un uomo aveva perso la vita quell’oggi, sotto i miei occhi, ed ora noi sane e salve ne conservavamo l’orrore nei nostri ricordi
Ma perché noi?
Volpe era stato chiaro: non era da Lupo lasciare ‘’testimoni’’
E allora perché di quel comportamento?
Il mio pensiero,con mia sorpresa ebbe una risposta enigmatica ma era pur sempre meglio di niente…
«Lupo non fa mai una cosa per non riceverne vantaggi…»
Distaccai Arianne e mi piantai davanti a quel selvaggio
Gli altri aveno abbandonato il luogo della rapina e una brezza leggera si stava alzando da nord-ovest.
Le fronde degli alberi si alzavano e si abbasavano lievi seguendo la danza del vento e uccelli variopinti, già nei loro nidi, sussurravano parole antiche e segrete incomprensibile per il genere umano.
Il tintinnio delle redini dei cavalli teneva il conto dello scorrere del tempo…
«E che vantaggio potrebbe ricavarne nel rispramiare due donzelle impaurite?»
Scosse le spalle e si innoltrò nel bosco.Si fermò al limitare di esso e si volto a fissarci in attesa.
Mi tartassai il labbro per non aver avuto i degni chiarimenti e prendendo per mano Arriane lo seguimmo.
Non avevamo altra scelta…
Ci codusse per un sentiero nascosto nella boscaglia circondato da alberi di betula e fiordalisi.Le betule sopra le nostre teste formavano, con i loro rami, un suggestivo arco trionfale su cui gli uccelli sembravano cantare una marcia nuziale o forse ero così stanca che a me parse di sentirla intonare.
Da quant’è che non magiavo?
Troppo tempo per ricordarselo.
Gli ultimi raggi di un sole morente penetravano a fatica da quella cupola sempre verde e il tempo, perso nei menadri di madre terra, sembrava non passare mai.
«Sono stanca!» si lagnò Arriane sedendosi su una roccia ai lati della strada e raccogliendo un fiore dal bianco cagiante «mi duolono i peidi!»
Guradò me suppliche, poi la nostra guida.
«Effettivamte» incrociai le mani sotto il seno «sembra che camminiamo da ore» indicai il sole morente « ci vuole ancora molto o dovremo passare la notte nel bosco?»
Rabbrividii al quel pensiero…
«Siamo quasi arrivati» ci rassicurò guardando un ipotetico orizzonte davanti a noi «questa è una scorciatoia che ci porterà a destinazione in men che non si dica.»
Alazia gli occhi al cielo e così parlò il nostro rapitore!.
Camminammo ancora,per un tempo che sembrò eterno, affamate  e stanche fino a che ll ragazzo , che io e la mia compagna ribattezzammo Cioccolatino per il colore bronzeo della pelle, si arresto di colpo e si acquattò fra i cespugli.
Lo imitammo.
«Che pericolo incombre ora sul nostro capo?» chiese con voce stridula la mia damigella
Il ragazzo indicò davanti a noi e restammo a bocca aperta alla vista di un castello dalle linee agraziate con alte torri merletate e dal colore di non ti scordar di me . Una cinta murario nera circondava la massiccia struttura e sentinelle, vestite con una leggera cotta di maglia con un leone rampante al centro,un elmetto e calzoncini retati sotto i quali spuntavano dei pantaloni marroni, facevano avanti e indietro il perimetro in perenne attesa di pericoli pronti a scattare l’alarme.
Sul passeggio delle mura altre sentienelle, allo stesso modo abbigliate, camminavano avanti e indietro scrutando la vegetazione cirscostante senza mai perdersi in chiacchere con i compagni limitrofi.
Erano molto seri nel loro lavoro…
Una garnde efficienzapensai sorpresa.
«Quella è la vostra meta» sembrava teso. Lo si poteva vedre dai muscoli irrigiditi più del dovuto, dalla mascella ben serrata e dall’espressione corruciata dipinta sul suo bonario viso.
Come accomiatarci?
Un garzie mi sembrava troppo.
Fu la mia amica a precedermi.
«Allora andiamo» mi trascinò allo scoperto « a mai più rivederci» si voltò e esibì una buffa linguaccia «e se rivedi il tuo capo digli da parte nostra che crepi all’inferno!.»
Cioccolattino si alzo, ci guardò con notevole incredulità ma non rispose per le rime ad Arriane che sembrava aver ritrovato la parola. Fuggi nel sottobosco come era venuto, in silenzio.
Mi sa che era un’abbitudinepensai sospirando sconsolata pronta ad abbracciare il mio destino.
Trevor perdonamifu l’ultima cosa che pensai prima che una sentinella ci notasse.
Era fatta , avremmo potuto scappare dielgaurci. Io sarei toranta da Trevor ed avrei accettato, di buon grado e con gioia infinita questa volta, la fuga, dato che mio padre mi avrebbe cerduta morta in un agguato di briganti, e saremmo vissuti felici e contenti nella nostra modestia.Poi fissai Arriane e la realtà mi piovve sulle spalle come un macigno:con lei non sarei riuscita nemmeno a fare un passo, ero in trappola…

Ci annunciarono a corte come due grandi signore.
L’araldo stava proclamando i nostri nomi mentre io sempre più agitata e nervosa mi sporgevo dalla grande porta in onice fissando l’intera sala del trono con il cuore in gola.
Dov’era?
Non l’avevo mai visto in vita mia ed ero curiosa. Volevo avere almeno la prerogativa di non essere stupita o affascinata dal suo aspetto davanti a 700 cortigiani. Mi morsi il labbro non notando nessuno che assomigliasse alle innumerevoli descrizioni e lodi che mi avevano fatto le mie damigelle e mia madre a villa Price. Nessuno corrispondeva. Mentre il mio sguardo si perdeva rassegnato in quela moltitudine di dame ,vestite dall’amaranto al senape, e signorotti,in livrea nera, bordò e blu, mi concentrai sulla sala.
Era ovale o meglio, ad un più attento sguardo, esagonale. Ad ogni spigolo svettava una colonna monumetale dalle cui membra marmoree sembravano fuoriuscire strane creature mitologiche, unicorni, centauri e draghi, che sorregevano splendidi candelabri in vestro soffiato dai mille colori che diffondevano un alone surreale su tutta la stanza donando un’atmosfera quasi magica, reverenziale al tutto. Le mura lisce erano adorme di arazzi che ritraevano scene di bataglie , incoronazioni e le glorie di vecchi re del passato.
In fondo sopra una pedana con tre gradini in granito rosso stavano due troni gemelli in legno d’ulivo ricoperti da cuscini in velluto rossi e il cui poggia schiena, tempestato di rubini e ametiste, sembrava splendere di luce propria.
Le dame non portavano solo cangianti abiti elaborati ma anche strane acconciature, a mio modesto avviso assurde: ruote di carri , gabbie di uccellini, scale, adornavano le tetse di quelle cortigiane, a mio parere vuote,  fra i nastrini di seta abinati al vestito a sorreggere il tutto. Restai stupita a vedere la gabbietta di capelli aprirsi e  chiudersi ad ogni movimento del capo di una donna e la scala abbassarsi e rialzarsi in bilico nella tetsa di un’altra.
Istintivamente sfiorai i mei capelli , no nel migliore dello stato lo ametto , e mi immaginai con una di quelle capigliature, rabbrividii al solo pensiero.
Accanto a me Arriane sembrava più agitata di me. Con gli occhi socchiusi non faceva che ripetere un discorso imparato per loccasione con così tanta insistenza che stavo per tappargli la bocca con la prima tenda che mi capitasse per le mani, era una lagna tremenda.
«Smettila di cantilenare ancora questa lagna!.»
Diedi voce ai mie pensieri guardandola truce
«L’avete visto?»
Lei mi dava sempre del voi quando non eravamo sole e un po’ mi dava fastidio in quanto mia amica per me era una mia pari, quasi una sorella, ma il resto del mondo non la pensava così purtroppo.
Voglio cambiarlopensai al fatto che sarò regina un giorno e qindi porrò un limite a questa distinzione di classe:chi si vorrà sposare con un contadino potrò farlo…
Pensai subito a Trevor… brutto errore.
Le fanfare suonarono e il portone dove ancora ero aggrappata si aprii rivelandoci.
E inutile dire che quasi caddi alla sua apertura
Che gran figura Luce!
Oh mio Diopensai mentre accanto a me la mia damigella aveva la bocca spalancata in una grande O di sorpresa.
Se c’era una brutta figura più brutta di questa bhe ne volevo le prove.
Stanche e affamate, con gli abiti sporchi d’erba  e i capelli scompigliati sistemati alla bene e meglio, entrammo con passi accorti nella stanza. Una fila a destra e a sinistra di cortigiani ci segnalavano il percorso che dovevamo intraprendere. I mormorii erano un ronzio fatsidioso e gli sguardi increduli e maligni insorpotabili. Inutile fingere di tentare di sorridere.Sembravamo due pazze selvagie!.
Arrivati ai troni vuoti una porta nascosta da un tendaggio rosso con l’emblema del casato, un leone rampante, si aprii rivelando un uomo sulla trentina. Era alto e possente dai folti capelli biondi che scendevano fin sulle spalle in una castaca di riccioli. Sul capo reggeva una corona d’oro massiccio ben lucidata per l’occasione. Una miriade di zaffiri ne spezzavano cadenzialmente il colore oro, brillando cangianti.
Al suo ingresso ogni cortigiano si inchinò con reverenza e,scambiandoci uno sguardo intimorito, anche io e Arriane ci inchinammo un po’ messi in soggezione da quegli occhi azzuri e severi al col tempo.
Il suono di fanfara si ripetè fino a che la porta non fù chiusa.
Ancora con il capo chino e il cuore in fiamme aspettavo un ordine di qualche tipo.
Fui sorpresa quando sentii su di me il calore di due mani possenti che destarono la mia posizione di umile prostrazione costringendomi ad alzarmi.
«Basta inchini»
Osai alzare lo sgaurdo e vidi l’uomo sorridermi benignamente. Cercai di ricambiare ma sapevo che ciò che mi uscì fuori fu solo una brutta smorfia.
Guardò Arriane e costrinse anche lei ad alzarsi.
Subito come fazzoletti al vento i cortigiani ripresero il loro contegno.
«Sarete stanche e affamate.»
«Un po’!.»
Senti dire ad Arriane che arrossi subito dopo memore solo allora della sua condizioen sociale. Arretrò quasi inciampando nella sua sottogonna lacera. Non cadde per un pelo e grazie anche a un cortigiano che la prese al volo.
L’uomo la guardò in uno strano modo poi si rivolese a me
«Ho saputo del vostro tragico trascorso»
Mi si secco la gola
«Ehm…» mi gaurdai attorno e poi indicai le mie luridi vesti « vedo che si nota…»
«So che siete state attaccate e che il vostro coccheire non ha fatto una bella fine…»
Vidi quel viso saggio rabbuiarsi.
«E’ vero» ammisi mesta« tutte le nostre cose sono state barbaramente trafugate» la mia indiganzione esplose con tutta la sua energia repressa « non hanno avuto pietà!!»
«In vero» disse con circospezione « si…»
Innarcai un sopracciglio.
Restai un attimo sulle mie, poi capii.Il mio petto che per l’eccitazione faceva su e giù in modo frenetico si calmò un pochino. Mi pogiai una mano sul cuore chiusi gli occhi e contai fino a dieci. Era un modo che mi aveva insegnato mio padre per calmare la mia indole impulsiva. Dopodiché vedendo con mio sorpresa lui attendermi con un sorriso divertito e costatando la mia enesima gaf dissi.
«Non volevo esplodere parendo innaprorpiata mancando ad ogni regola di buon decoro» cercai di rimediare « ma…»
Il re alzo una mano facendomi tacere «non dovete dire altro» disse compresivo«avete subito un attacco di briganti e  siete fuggite percorerndo i boschi fino ad arrivare qui» mi fissò con occhi orgogliosi e mi sembrò di affogare in essi «e già tanto che siete sane e salve» indico entrambe spalancando le braccia« i pericoli sono innumerevoli!!!, eppure voi siete qui…»
«Fortuna da principeinati» comemtai sagacemente mentre dentro me dicevo o uno dei ladri che ci fa da guida dopo che la sua bamnda a soffiato i nostri averi.
«Più che fortuna mia cara!» guardò i cortigiani da sopra il mio capo e con un filo di voce, in modo che lo potessi sentire solo io «abbiamo visto la vostra arozza…»
«Mi ero leggeremete allarmato dato che il vostro arrivo era prevsito nel primo pomereggio e ancora ritardavate!!!.Pensate il principe era cosi in apprensione che non ha perso un secondo è uscito con un gruppo dei suo e ciò che ha trovato non gli è affatto piaciuto: il corriere dissagnguato sul posto di guida con la gola abilmente tagliata e voi due sparite.» scosse il capo mesto «Vi ha cercate nei bosci poi rassgenato è tornato a palazzo con la morte nel cuore» mi scrutò come per carpire le mie sensazioni. Ciò che poteva leggere era stupore e riconoscenza.«quando ha appreso del vostro arrivo si è ravvivato di gioia» estrasse dal matello rosso un biglietto e me lo consegnò gelosamete fra le mani tremati « leggetelo non appena siete pronta per incontralo…»
Della seria mai?
Degludii a forza e spiaccicai un grazie.
«Bene!!!»sbotto poi ritornando al suo tono di voce consueto« credo che le nsotre nuove arrivate abbiano bisogno di un bel bagno e di riposo!!!»
Mentre diceva ciò non potevo non smetetre di rigirami far le mani la lettera incredula.
Arriane mi affincò e incuriosita si sporse dalla mia spalla e ossrevò con due occhi grandi di felicità mista ad eccitazioen la lettere fra le mie mani.
Sentii indistitamente la corte reale varcare le soglie del grande portone. Me ne accorsi solo quando un sielnzio di tomba calò sulla platea. Allora alzai il mio sgaudo e mi accorsi che neanche il re c’era più. Eravamo solo io Arianne e una ragazzina minuta di non più di 13 anni. Vestita con un leggero abito grigio perla. I lunghi capelli biondi scendevano morbidi sulle spalle. Una facsia dello stesso colore del vestito adornava il suo capo. Ci fissava in attesa. Le mani ai fianchi un po spazientita.
Fu Arriane a prendere le redini della sitauzione vedndomi troppo ‘’presa’’
«Bene carina» le si parò davanti «conducici alle stanze reali!!!»
La ragazzina si chinò e nel più perfetto silenzio ci fece strada.
Ci si poteva perdere nei menadri di quei corridoi. Ad un occhi inesperto sembravano tutti uguali griggi e adorni di torce per illuminare il passagio ma ad un occhio esperto non mancava di osservare la lieve differenza fra l’uno e l’atro. Infatto come ci speigo Muirne,scoprendola più loquce di quello che l’apaprenza poteva far credere, ogni corridoi avvea un nome e un chiaro simbolo impresso nella roccia. Ad ogni svolta ce li elenco:Mandarino , giglio, Roseto e arcobaleno citò indicandoci ogni qual volta il corrispettivo simbolo del significato celato dietro a una torcia ad indicarne l’apparteneza effetiva  dimostrando così che la ragazza non mentisse.Poteva essere anche una storiella inventata da una mente fantasiosa se non ci fossero stati i riscontri…
Ci disse che in men che non si dica anche noi saremo state più esperte confidandoci che i nomi più complicati erano riservati ai ‘’corridioi bassi’’ come soleva chiamareli Muirne reiservati alla servitù sottolienando poi che non non avremmo mai corso il pericolo di imbatterci in quei dedali di nomi visto il nostro grado sociale.
Alla fine arivammo nel corridoio della lepre salterina  e alla 4 porta si fermo inchinadosi con grazia invidiabile. Si vedeva che lo faceva molte volte al giorno da quanta fluidità metteva nel movimneto.
«Il mio compito finisce qui » ci fisso allegramete « per ogni informazione o dubbio chiedete pure di Muirne che ogni perpelssità sfugge!!!»
Aveva fatto pure rima e non fecava altro che ridersela divertita.
Sola.
Io gaurdai Arriane e lei di ricambio mimò una folle con gli occhi strabbuzzati e una risata isteria ed io non potei fare  altro che scoppiare a ridere. Sapeva come allentare la tensione.
Me no male che è con me…
La ragazza presa dalle sue vanterie non si era accorta di niente.
«Bene se vogliamo erba al fuoco ti chiameremo» l’assicurò Arrianne con una serietà che contrastava con quello che diceva. Poi senza aggiungere altro aprii la porta e mi trascinò all’interno.
La stanza si presentava arredata con gusto e calorosa.
Le paretei erano adorne di arazzi che rappresentavano una natura bucolica. Centinaia di tappeti adornavano il pavimento tanto che avevi la sensazione di camminare su un tappeto di msuchio. Un caminetto in pietra ardeva di una fiamma che sembrava perenne e al centro stava il letto il cuo baldacchino era soretto da de pilastri in legno abilmente intagliati a comporre una perfetta rosa rampicante fra boccioli sbocciati e altri semi disciusi o quasi.Le coperte erano in broccato madreperlato e otto guanciale adornavano il letto. Una porta adiacente al camino portava alla camera della mia damigella personale e un'altra all’oposto dell’entrata principale alla camera per la tolettatura di un bianco abacinante e contenete una bajuor dalle mille boccete dalle forme più disparate , rose , cavalli, lune pe citarne alcune, ai cofanetti in argento una decina per i saponi e una  ventina per le essenza profumate rigorosamente squadrati.Un garnde speccio a forma di cristantemo ornava il tutto. Al centro la vasca da bagno svettava altera con la sua curisosa forma ad arpa.
«Però si trattano bene qui!!!» osservò Arriane buttandosi sul mio letto.
La raggiusni non prima di chiduere per bene la porta.
Passai accanto al camino e i mie occhi caddero involontariamete agli smeraldi che ne tempestavano la mesola sopra cui risiedevano un mazzo di peonie. Strano…
«Dunque…»incrociò i piedi sopra la sua schiena« prima di darci una ripulita» fece una smorfia indicando i nsotro abiti « leggeiamo la lettera!!!»
«Bhe» me ne ero quasi, e dico quasi, scordata. La rimirai pensierosa
«Avanti!»indicò se stessa «non vedi come scalpito?»
Abbozzai un sorriso sedendomi accanto a lei.
«Non posso farlo!!!» esclamai in fine però solo un po’m la tentazioen mi rodeva ama anche la paura...
«Non dirmi che è per Trevor!»
Scossi il capo
«E allora?»
«Ho paura…» confessai rossa in viso
Strabuzzò gli occhi incredula « e di cosa stolta ragazza?»
«Che lui mi ami già troppo» cercai di dare forma a ciò che provavo « ed io non riesca a ricambiare il tutto » mi lasciai andare sui cuscini…
Si inpunto sui gomiti « lo amerai anche tu, Luce» era seria «non si può non amare un ragazzo che prende il primo destriero e si lancia nell’ignoto per cercare la sua dama.»
«E se non gli piacessi?»
Arriane scatto a ridere « sei molto divertebte!!!»
«Sul serio» la scquadrai indignata dal suo comportamento.
«Tu piaci a chiunque…» poi si bloco pentita da ciò che aveva appena detto
Sorrisi distrattamente «anche ai ladri…»
«Perché non hai detto al re chi erano?»
«Non ci ho pensato» corrucia le fronte«ma rimedierò…in futuro»
Vedendomi distratta la mia migliore amica mi sotrasse la lettera e, prima che io potessi riprenderla, saltellando di qua e di la come un ape in un campo di fiori l’aprii bloccandosi bruscamente facendmi finire addosso a lei.
«Dovresti leggerla cara..»
Geliela presi con stizza e la lessi avidamente.
La lettera così diceva:
Stasera dopo cena alla fontana dei tursiopi
Mi accigliai «sai dove si trova questa fontana?»
Arriane scosse le spalle« ma penso che non sarà difficile trovarla » mi rasicurò« mica ogni fontana rappresenta dei delfini!» e li mimò con le braccia flessuose
«Stupida!!!» la buttai sui tappeti rotolando  con lei per ben tre volte« ci saranno molte fontane!!!»mi disperai
«Ma una sola con affianco il tuo sposo!!!.»
Angolo Autrice
Chi non muore si rivede mie cari!!! :)

fra la scuola e i miei problemi vari sono riuscita a postarvi il terzo atto!!! *applausi*
non mi sono scordata di voi, come potrei mai?
Ma dicimao che la vita ti riserva sorprese ''varie''
voglio proprio vedere cosa penseret di questo capitoli :3.
Bando alle ciance e parliamone un po' ;).
Questo capitolo
Come annunciato Roland ha fatto la sua fugace apparizione
Non temete più in la lo ritroveremo :)
Dunque ora vede se riesco a postravi il missing momente
perché scrivere in prima persona, per quanto bello sia, causa ''qualche problem a logistico'' in caso inserirò il link diretto se no mie care/i dovreet aspettare sorry _-_.
Nel prossimo capitolo
Tutto si può ridurre ad un nome:Daniel e non dico altro poi leggerete ùù.
Angolo Musica
Tiziano Ferro.
Ringraziamenti
Ringrazio tutti coloro che legeranno e faranno una bella recensione, positiva o negativa che sia, della mia storia
siete dgeli angeli ^-^.
Saluto
Un grosso saluto a chi leggerà, commenterà e aggiungerà fra i suoi preferiti la mia storia
Bisou.
 




 
  
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