Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: Mocaccino_    14/10/2012    2 recensioni
Pensavo che saremmo stati insieme fino alla fine dei nostri giorni, che un giorno a dispetto di tutto e tutti lui mi avrebbe sposato.Pensavo che sarebbe stato sempre lui quello pronto a salvarmi, così come quando avevo cercato di mettere fine alla mia esistenza. Ma quando aprì gli occhi e tornai a vivere Louis non c'era.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic
Harry.
Ero a Brighton da tre giorni ormai e non avevo contatti con gli altri ragazzi dal giorno del photoshoot. Quando Liam mi aveva costretto a tornare a lavorare con loro, mi ero ritenuto in grado di fingere che la presenza di Louis non mi causasse fastidio e soprattutto sofferenza, mi ero ripromesso di considerarlo semplicemente come un mio collega e avrei anche continuato a rispettare il mio proposito, magari non per sempre, forse per qualche altro mese o chissà anno, se Louis non avesse deciso di superare nuovamente il confine che stavo tentando di tracciare tra me e lui.
Mi sarebbe piaciuto ascoltare le sue spiegazioni. Non bisognavo di scuse, non avrei mai potuto perdonarlo, visto che Louis per me non avrebbe mai avuto nessuna colpa. Volevo solo capire il motivo che lo aveva indotto ad allontanarsi da me, in questo modo forse, sarei riuscito a farmi una ragione della fine della nostra relazione, che spesso mi sembrava ancora un’utopia. Avevo creduto così tanto in noi due insieme, che ormai mi risultava assurdo immaginare la mia vita senza Louis.
Prima di addormentarmi ripetevo a me stesso che tutto quello che stava accadendo non era parte della realtà e al mio risveglio tutto mi si sarebbe mostrato chiaro e perfetto come lo era sempre stato.
Quando al mattino mi svegliavo ero ancora convinto di essere al fianco di Louis nel letto matrimoniale che condividevamo nella nostra casa di Londra, cercavo la sua mano tra le lenzuola e mi aspettavo di percepire l’odore del suo bagnoschiuma al cocco, invece ad aspettarmi quelle mattine c’era una muta camera d’albergo, con un letto fin troppo grande per una persona sola e delle lenzuola che emanavano solo un nauseante odore di detersivo.
Prima di partire non mi ero nemmeno premurato di avvisare Liam.
Nel momento in cui Louis era andato via dalla mia camera in silenzio, la facciata da persona determinata ed invincibile che avevo costruito era crollata e la mancanza del suo corpo, della sua voce, dei suoi occhi, mi aveva travolto come un treno dell’alta velocità.
Avevo subito iniziato a preparare le valigie, tentando invano di distrarmi dal pensare che probabilmente mi ero comportato da gran deficiente. E se fosse venuto per dirmi di aver sbagliato e voler tornare a stare con me? Se così fosse stato, lo avrei scusato e riaccolto a braccia aperte, dopo quattro mesi ed un cuore a cui mancava circa una metà? Certo, perché io appartenevo a lui e sempre gli sarei appartenuto. Egli, però, si era intromesso ancora nella mia vita senza scuse e spiegazioni, aveva chiesto il significato di quei due tagli sulla pelle, aveva preteso che glielo spiegassi, aveva voluto decidere tutto lui di nuovo, come aveva sempre fatto durante il nostro rapporto ed anche alla fine di esso. Non potevo sopportare che mi impartisse ancora una volta ordini, non dopo avermi distrutto ed abbandonato.
Quando mamma mi aveva visto scendere ed avviarmi verso la porta con le valigie tra le mani, non aveva accennato alcuna parola , si era limitata a guardarmi negli occhi ed annuire. Mi ero voltato verso di lei, preso dalla smania di abbracciarla e chiederle scusa, scusa per tutto il dolore che le stavo procurando, scusa per averla delusa, scusa per aver cercato di togliermi la vita che lei mi aveva donato, scusa per non essere più stato un figlio presente per lei, scusa per la mancanza che le stavo infliggendo, scusa per le lacrime che non le avevo mostrato e per quelle di troppo che avevo lasciato scorrere dinanzi ai suoi occhi.
Lei si era avvicinata, mi aveva accarezzato lentamente i capelli e mormorato un “vai”, prima che io aprissi la porta e partissi per Brighton.
Avevo bisogno di stare solo in un posto in cui il passato ed i ricordi lieti mi avrebbero tenuto compagnia, perciò scelsi di recarmi proprio lì.
C’era un hotel di fronte al molo, lo stesso nel quale avevo soggiornato la prima volta in cui mio padre mi aveva portato qui.
Le stanze possedevano delle vetrate immense, dalle quali poter ammirare il mare.
Esso mi affascinava, avrei voluto poter essere in grado di immergermi così a fondo tra le sue acque da potermi confondere con la marea e lasciare che essa mi trasportasse grazie alle sue correnti. Avevo sempre considerato il mare come uno dei luoghi migliori per nascondersi, fuggire dai rumori asfissianti del mondo, da quell’aria densa di pregiudizi e sovraffollata da menzogne che la nostra società ci costringe a respirare ogni giorno. Lasciai che lo sguardo si perdesse tra i flutti dell’acqua, che ne venisse confuso, incantato come dalla danza più seducente ed incantevole del mondo.
Ricordai quel giorno in cui il cielo era grigio e coperto da una coltre di nuvoloni, proprio come adesso, ma io, euforico, mi ero buttato lo stesso in acqua, inzuppandomi tutti i vestiti, mentre le gocce di pioggia cadevano e si confondevano con il mare, divenendo solo acqua nell’acqua, così simili, così unite, come avrebbero dovuto esserlo gli uomini.
Che differenza c’è tra il mare e il cielo? L’orizzonte li separa, è vero, ma non è esso solo una linea immaginaria ideata a causa della smania che gli uomini hanno di separare tutto? Perché non possiamo lasciare che il cielo si confonda con il mare, la notte con il giorno, la luna con il sole, l’estate con l’inverno, l’odio con l’amore? Sarebbe tutto più semplice, se non ci ostinassimo a trovare ed evidenziare le differenze in tutto. Anche quello che separa l’odio dall’amore è solo un orizzonte immaginario, alcuni decidono di vederlo ben marcato, altri, semplicemente, non lo vedono affatto e finiscono per amare chi li odia, odiare chi amano, amare l’odio e odiare l’amore, accogliendoli pur sempre entrambi nella loro vita. Era quello che stavo facendo io in quei giorni: odiavo Louis, lo odiavo così tanto perché consapevole di amarlo in un modo insano e odiavo l’amore, che mi aveva trascinato in quest’uragano d’emozioni contrastanti.
Mentre scendevo al piano inferiore per recarmi nella sala ristorante, mi soffermai a guardare una coppia di ragazzini che giocava ai videogiochi nella hall dell’hotel. Il loro scherzare, prendersi in giro, scambiarsi sguardi costituiti da un codice che solo loro potevano decifrare, il loro insultarsi per ridere insieme due secondi dopo, mi ricordava stranamente me e Louis. Mi ritrovai a sorridere tra me e me, ripensando al nostro rapporto e poi tornando con la mente a quella vacanza nella quale anche io credevo di aver trovato un mio migliore amico proprio come quei due ragazzini.
A otto anni non conoscevo le parole gay, etero e bisex, sapevo solo che quando ti diverti con una persona il tempo passa troppo in fretta e tu vorresti rallentarlo per restare sempre con lei, sapevo dire “Ti voglio bene” , così quando, un giorno, i nostri corpi si trovarono troppo vicini e le nostre labbra si sfiorarono, non credevo di aver fatto niente di male. Avevo visto i miei genitori fare la stessa cosa tante volte e mi avevano spiegato che le persone che si volevano bene si baciavano spesso. Io volevo bene a Dave e delle definizioni per la mia sessualità non sapevo niente. Sarebbe tutto più semplice se evitassimo di classificare le persone con delle parole e potessimo amarci tutto allo stesso modo, proprio come i bambini sono abituati a fare, perché amare e voler bene a qualcuno è qualcosa di naturale, qualcosa che non bisogna imporsi ma che nasce spontaneo in noi.
Sarei voluto tornare all’età di otto onni, per giocare spensierato con Louis, come quei due bambini nella hall dell’hotel.

Non avevo trascorso questi tre giorni completamente solo, infatti la prima sera al bar avevo conosciuto Chris ed il suo fidanzato. Avevo parlato molto con loro, forse perché eravamo più simili di quanto potessi immaginare e potevano comprendere le mie sensazioni o forse perché erano mesi che non mi sfogavo con qualcuno ed ormai ero al limite. Avevamo preso l’abitudine di trascorrere insieme il pranzo e la cena, spesso era difficile osservarli mentre erano insieme e vedere in loro quello che io e Louis saremmo potuti essere un giorno uscendo allo scoperto e sapere che ormai non sarebbe più accaduto. Chris ammirava Tom come se fosse stata una perla rara e spesso mi domandavo se Louis mi avesse mai guardato in quel modo.
Li raggiunsi al ristorante e li trovai seduti ad un tavolino per tre, evidente segno che mi stessero aspettando. Mi sorprendeva il fatto che amassero la mia compagnia, dopotutto ero pur sempre una popstar in declino che aveva tentato il suicidio quattro mesi fa.
Il primo giorno mi spiegarono che fin dal mio arrivo si erano convinti di avermi già visto o incontrato, ma che non avevano compreso fossi Harry Styles degli One Direction fin quando non avevano effettuato qualche ricerca su internet. Si erano giustificati dicendomi che ascoltavano musica diversa rispetto alla nostra, io annui e “Non ascolto nemmeno io la nostra musica” mi lasciai sfuggire ridendo tra me e me.
“Harry” mi salutò Chris non appena entrai nella sala del ristorante, indicandomi il posto libero al loro tavolo. La cosa sorprendente era che con loro non dovevo fingere alcun sorriso, mi veniva naturale trovarmi a mio agio in loro compagnie e alla fine non ero nemmeno costretto a sorridere per tutto il tempo.
“Come va?” domandò Tom. Mi limitai ad alzare le spalle.
“Vieni qui pop star” mi invitò successivamente, mostrandomi il suo sorriso sghembo.
Mi accomodai al tavolo anche io ed iniziai a sfogliare il menù, mentre attendevo l’arrivo del cameriere.
“Come hai trascorso la mattinata, Harry? Io e Tom siamo stati in spiaggia, nonostante il prevedibile pessimo tempo, ma noi inglesi siamo abituati a questo cielo, no?”
Annuì e “Diciamo che la mia mattinata è iniziata circa alle dodici, ho dormito fino ad allora” risposi.
Forse gli avrei delusi, chissà, magari, si aspettavano avessi una vita molto più movimentata e divertente.
“Ma dai, non dirmi che non sei stato con nessuna. Chissà quant’è lunga la fila fuori dalla tua camera da letto e chissà quante ragazze vorresti e potresti avere”
Feci una smorfia, sollevando un angolo delle labbra e scuotendo la testa. Era questa l’immagine che il mondo aveva di me. Mi sarei potuto fidare di Tom e Chris al punto da raccontare loro la verità?
Mi risolvetti a non rischiare. Chiunque poteva rivelarsi un giornalista in incognito o un qualunque curioso incapace di mantenere i segreti. Ero sempre stato restio a concedere la mia fiducia alla gente, tendevo a non condividere le mie emozioni con nessuno, talvolta preferivo recitare anche con mia madre e mia sorella. L’unica persona alla quale avevo spalancato i portoni della mia intera anima, era fuggita a gambe levate.

“Bhè…non proprio” mi limitai ad aggiungere, perché mai mi sarei permesso di rinnegare totalmente la mia sessualità. Se avessero analizzato le mie parole si sarebbero accorti della verità che stavo tentando di urlare tra una bugia e l’altra: non avevo mai ammesso che mi piacessero le ragazze, mi ero sempre limitato a rispondere con termini promiscui, come “mi piacciono le persone” e qualche volta mi ero persino lasciato sfuggire qualche pronome al maschile di troppo. Avevano la verità proprio dinanzi agli occhi, ma si rifiutavano di vederla.
Mi impegnai per trovare un argomento di conversazione che fosse abbastanza interessante per distogliere l’attenzione dei miei nuovi amici da me e farci trascorrere il pranzo nel migliore dei modi.
Louis mi aveva insegnato che se desideri che gli altri non ti pongano domande o concentrino i loro pensieri di te, il trucco è distrarli parlando sempre, mostrandoti curioso a proposito di aspetti della loro vita, dai più frivoli ai più importanti. Il modo migliore per difenderti è attaccare a tua volta. Il segreto è non permettere al silenzio di prendere parte alla conversazione. Devi parlare, sempre, più che puoi, di quello che ti capita. Louis si comportava sempre in questo modo: aveva battuta pronta e tentava di avere sempre il ruolo centrale in ogni scena, ma solo perché in realtà desiderava poter essere lui a giostrare le situazioni a sui piacimento, in modo che non gli capitasse mai di dover restare in silenzio o peggio ancora parlare di se. Sembrava possedere una gran quantità di autostima, appariva spigliato, in realtà era timido e spaventato dalle persone, a tal punto che non volevo più concedere loro nessun grammo della sua fiducia e della sua vera personalità.
La prima idea che mi balenò in mente fu informarmi sul perché avessero scelto di trascorrere un periodo di vacanza proprio a Brighton.
Nel momento in cui posi la domanda notai Chris irrigidirsi. Il suo sorriso si raggelò e fece scivolare una delle sue mani sotto il tavolo, a quanto pareva l’aveva appoggiata sulla coscia di Tom, quasi avesse bisogno di un sostegno o di un punto sul quale sfogare il suo evidentissimo nervosismo.
Chris lanciò un’occhiata fugace al suo ragazzo e avvedendosi immediatamente della sua inquietudine, gli accarezzò la guancia con il pollice per rassicurarlo, puntò per un attimo i suoi occhi in quelli dell’altro e dopo che quello ebbe annuito, probabilmente confermandogli di essersi tranquillizzato, si rivolse a me.
”Necessitavamo di un po’ di tempo per stare da soli. Ho sempre pensato che l’aria del mare avesse un effetto purificatore.” mi spiegò, ammiccando con un sorriso.
”L’ho sempre pensato anche io” prima che mi domandassero il motivo per il quale anche io mi trovassi lì, dovevo assolutamente spostare nuovamente l’attenzione su di loro. L’atteggiamento che aveva assunto Tom in seguito alla mia domanda mi aveva incuriosito, mi era sembrato bizzarro innervosirsi in quel modo data la semplice richiesta.
”Ti va se ti parliamo di noi?” mi domandò sorprendendomi non poco Tom.
”Certo”
”Non vorremmo annoiarti con la nostra vita da comuni mortali, però..” aggiunse stemperando l’atmosfera grave che si era creata.
Io ammiccai con un ghigno e “Mi manca la vita da comune mortale e mi piacerebbe molto conoscere la vostra storia”commentai.
Chris si voltò per ammirare il suo ragazzo che parlava di loro. Si perdeva nei suoi occhi così come un bambino dinanzi alla magia dell’arcobaleno, nel contempo appariva un turista al cospetto della tour Eiffel: era meravigliato, affascinato dalla creatura che stava osservando, seguiva attentamente il movimento delle sue labbra, esaminava ogni tratto del suo volto e si avvertiva troppo piccolo ed insignificante dinanzi ad essa. Chris annullava se stesso solo fissando Tom negli occhi. Poi quest’ultimo intrecciò le loro mani sotto il tavolo e gli occhi di Chris brillarono ancora più di prima, come se avesse appena cercato la casa, il rifugio che aveva tanto bramato ed adesso si sentisse molto più sicuro.
Volevo Louis lì con me più di qualsiasi altra cosa, agognavo anche io poter ritornare a casa tra le sue braccia, così come Chris con Tom. Desideravo percepire la sua presenza sulla sedia accanto alla mia e potermi lasciare andare anche io al racconto del nostro amore. Lui era sempre lì, era sempre con me, ovunque, la sua assenza era un macigno che occupava fin troppo spazio nella mia mente e nel mio cuore, sfinendomi.
Lui era sempre lì, era sempre con me, ovunque assieme a tutte le pazzie che aveva combinato e alle parole con cui mi aveva fatto innamorare di lui.
Dannazione Louis, ho bisogno di te, al mio fianco, adesso.
Restare ad ascoltare Tom e Chris, mentre si scambiavano occhiate intrise di tutto il loro amore, stava diventando quasi straziante e del tutto insopportabile. Non ero in grado di far a meno di sostituire me e Louis a loro due ed immaginare come sarebbe stato ritrovarmi a Brighton con lui.
”…ma alla fine ho cercato di stilare una classifica delle mie priorità. Ho scritto le cose così come mi venivano in mente. Al primo rigo di quella lista c’era il nome di Chris, così ho capito che solo se avessi combattuto per riprendermi lui, avrei realizzato tutti gli altri punti” mi riscossi dalle mie elucubrazioni mentali sentendo le parole che stava pronunciando Tom. Erano così adatte a me o a Louis.
Un ragazzo del quale infondo non sapevo più di tanto, aveva appena parlato disinvoltamente di me, regalandomi un raro e prezioso consiglio.
Le parole di Tom erano le più giuste che le mie orecchie avessero mai udito.
Io e Louis, separati, risultavamo inutili. Eravamo una scatola di caramelle vuote: senza sapore, colore, fascino. Il nostro incanto derivava proprio dal nostro amore.
Mi alzai improvvisamente e bruscamente, felice di aver appena realizzato cosa mi sarebbe toccato fare.
Lascia i miei amici a bocca aperta, sbalorditi e interruppi Tom nel mezzo del suo racconto per scusarmi e fiondarmi fuori dal ristorante, con una voglia di correre e percepire il vento della vita che mi mancava da moltissimo tempo.
Mentre mi avvicinavo alla mia auto, rendendomi conto solo successivamente della mia enorme dimenticanza, dato che prima di ripartire avrei dovuto saldare il conto con l’hotel e raccogliere tutte i miei aveie dalla stanza nella quale avevo soggiornato, notai un ciuffo biondo fin troppo familiare procedere nella mia direzione.
”Harry” sentì urlare da un’atra voce ancora fin troppo familiare, dolce, femminile e preoccupata.
Niall, Zayn e Louis corsero impazienti ed affannati verso di me, poi l’ultimo dei tre si fiondò inaspettatamente tra le mie braccia, poggiò la testa nell’incavo del mio collo ed iniziò ad aspirare il mio odore, quasi come un cocainomane in astinenza, strofinando ripetutamente il suo volto sulla mia t-shirt. “Harry” persisteva a ripetere di tanto in tanto, mentre gli altri restavano lontani da noi, osservando inqueti Louis che si stringeva a me.
Io rimasi rigido, immobile nella posizione in cui mi trovavo nel momento in cui avevo percepito il suono della sua voce. Mi limitavo a guardare a mia volta Niall e Zayn terrorizzato e combattuto dalla voglia di stringere le mie braccia attorno al collo di Louis, affondare il mio viso tra i suoi capelli e lasciare che una volta per tutte le lacrime facessero la loro comparsa sul mio viso.
“così ho capito che solo se avessi combattuto per riprendermi lui, avrei realizzato tutti gli altri punti” E’ davvero così mio piccolo Louis? Ma certo, tu sei la forza distruttiva che può annientarmi e nel contempo sei l’energia in grado di animarmi. Sei il punto in cui tutto ha inizio e in cui tutto finisce. Sei il mio archè”


Alex's corner


Non so con quale coraggio oggi sto pubblicando questo capitolo. Sono consapevole di quanto sia orribile, purtroppo, per mia immensa sfortuna, questa volta non riesco a fare di meglio. Magari con il senno di poi, un giorno, lo riscriverò..si vedrà. E' stato davvero peggio di un parto, questo capitolo, spero comunque che possa piacervi almeno un pochino, spero di avervi rallegrato in parte con l'incontro finale tra Harry e Louis, nonostante nulla è tornato come prima, per ora...però non posso darvi spoiler, vi aspetto semplicemente al sesto capitolo.
Sarei curiosa di sapere cosa vi aspettate dal prossimo capitolo. Quale sarà l'atteggiamento di Harry nei confronti di Louis? E Louis, per quale motivo ha raggiunto Harry a Brighton con così tanta preoccupazione? Scrivetemi le vostre supposizioni e come sempre ricordate che le vostre recensioni sono una delle cose più gradite per me, perchè senza voi lettori non continuerei più a scrivere.
Regalo una torta al cioccolato per ogni recensione LOL
Un abbraccio.
PS: la gif non ha alcuna attinenza con il capitolo, ma semplicemente non riesco a smettere di riguardare quel momento.
  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Mocaccino_