Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Evelyn Inkheart    14/10/2012    2 recensioni
Aileen ha un passato di cui non vuole - o non può? - parlare.
In seguito a quella giornata che l'ha cambiata per sempre, poche persone le sono rimaste accanto: è più semplice, difatti, non sapere che tentare di capire. 
Ogni notte trascorre oscurata da sogni di un passato che non vuole;
sempre che sia un passato che le appartiene.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Prologo

 

Niente da fare. Quell'azzurro slavato proprio non le donava.
Comunque cercasse di sistemare quella sottospecie di tuta, il risultato era sempre ai limiti della decenza.
Sospirando, si squadrò un’ultima volta nello specchio: la giacca le cadeva malamente su una spalla, lasciandone intravedere la magra scapola, nel cui incavo era tatuato un elegante ghirigoro, sovrastato da tre lettere in un elaborato corsivo, “J.K.L.”.
Esaminando meglio quella sigla, una piccola fitta allo stomaco la convinse a pensare ad altro.
Da quando era lì dentro non era più lei, ormai; anche se la divisa fosse stata della sua taglia, il deperimento fisico in cui versava l’avrebbe fatta risultare comunque fuori misura.
Raccolse i sottili capelli corvini in uno chignon alla bell’e meglio e rimase stupita di riconoscere ancora qualcosa della “vecchia sé” nei tratti del proprio volto riflessi sulla superficie: gli occhi a mandorla che suggerivano le sue origini orientali facevano da cornice alle sue iridi nocciola; un tempo di una sfumatura così calda da sfiorare il cioccolato, ora erano spenti, vuoti, come se avessero visto troppo e non potessero reggere oltre.
Spaventata, indietreggiò di fronte a quella visione, andando a sbattere contro quella che per un attimo le parve una roccia.
«Idiota! Guarda dove cammini!»
Il respiro le si mozzò in gola quando riconobbe quella voce. Non voleva girarsi e vedere in faccia la persona cui apparteneva.
Ma evidentemente questa non era dello stesso avviso.
«Mi hai sentito?!?» fece, afferrandola per una spalla e voltandola senza difficoltà per guardarla dritta in volto, «Devi guardare dove metti i pie…» si interruppe, nel riconoscerla.
Oh, no.
Daisy Fernandez, da tutti chiamata timorosamente “Lessy” (perché in qualunque modo ci avessi a che fare poi ti ritrovavi comunque con qualche pezzo mancante, vitale o meno), prese a fissarla soddisfatta, come fa il gatto quando sa di avere il topo in pugno.
Sua madre doveva aver avuto un bel senso dell’umorismo quando aveva scelto il nome di battesimo della figlia, altrimenti non si spiegava per quale diamine di motivo avrebbe dovuto chiamare così un colosso a due ante di un metro e ottanta che a tutto somigliava fuorché a un dolce e innocuo fiorellino.
A pensarci bene, a tutto somigliava fuorché a una donna.
Ma si sa, la Natura spesso è ingiusta.
E per l’ennesima volta non tardò a dimostrarlo.
«…oh, ma ciao, Leung! Proprio te cercavo! Sbaglio o abbiamo un conto in sospeso, noi due?»
Lei dal canto suo era paralizzata: la paura le impediva di compiere qualsiasi movimento, anche il più banale, come respirare, sembrava qualcosa al di sopra delle sue possibilità.
«Io… Io non…» si limitò a balbettare.
«TACI!» gridò l’altra, irata. «L’ultima volta che mi hai guardato con quello sguardo da posseduta mi sono ritrovata piegata in due dal dolore… che poi si è rivelato un’emorragia allo stomaco! Voglio sapere cosa mi hai fatto… mostro
Senti chi dà del mostro a chi, osò pensare l’unica parte di sé che invece doveva stare davvero zitta.
«Te lo giuro, non lo so!» cercava nella sua mente una risposta che chiarisse anche i propri dubbi, ma invano. «Non ho idea di cosa sia successo, quella volta! Non ti avevo nemmeno sfiorato!»
Un ghigno storto comparve sul viso androgino di quella che ora più che mai era Lessy e non Daisy.
«A questo rimediamo subito.»
Non aspettò di terminare la frase perché il suo pugno la colpisse in pieno stomaco.
Gemette dal dolore e sentì in bocca il sapore del sangue, ma quando fece per accasciarsi, la mano di Lessy l’afferrò per la gola, sbattendola contro la parete opposta.
La ragazza serrò di riflesso gli occhi e lanciò un grido muto, impossibilitata a fare altro.
Mezzo istante dopo sentì contemporaneamente un dolore bruciante alla nuca e, con la poca lucidità rimasta, dei frammenti come di vetro infrangersi sul lurido pavimento.
In un attimo, la vista si fece insopportabilmente sfocata, e lei svenne prima di rendersi conto che anche l’ultima superficie che le aveva restituito l’immagine di qualcosa di vagamente familiare, era andata in pezzi per sempre.
 
Aileen squarciò il silenzio notturno della sua stanza con un urlo che mise immediatamente a tacere tappandosi la bocca con una mano.
Cercò di calmarsi chiudendo gli occhi e inspirando profondamente, tentando di focalizzare sulla quiete familiare che la circondava.
Ancora tremante di paura e scossa da brividi di sudore freddo, afferrò quasi disperatamente il cordless sul comodino.
Si sistemò una ciocca biondiccia dietro l’orecchio e, totalmente incurante dell’ora, prima che se ne rendesse conto stava già digitando il numero dell’unica persona che poteva aiutarla in quel momento.

 



Nota dell'autrice:
Un'idea balzana senza né capo né coda che non so nemmeno io da dove è arrivata e se mai giungerà da qualche parte... non so neanche come valutarla, perciò preferisco lasciare il giudizio a Voi che - e se - leggerete :)
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Evelyn Inkheart