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Autore: DragonAndWolf    14/10/2012    1 recensioni
Jötunheimr.
Il Regno dei giganti di ghiaccio è stato messo a dura prova dagli eserciti di Odino, Padre degli dèi e da Sutur, re di Muspellheimr. I due a fine battaglia trovano un bambino dei Jotun, Loki. Il Sovrano di Asgard decide di prendersene cura assieme al primogenito Thor, nascondendo le sue origini di gigante.
Anni dopo Sutur si ritrova a dover affrontare una battaglia più ardua: la perdita della moglie. Ella però riuscì a dare alla luce una bambina dai capelli rossi, Aleksandra.
Nel frattempo nel Regno degli elfi chiari, ad Alfheimr, si festeggia la nascita di una nuova principessa: Ainwen, figlia di Kàri e Calien, futura moglie di suo fratello Elros.
Un viaggio tra Regni sconosciuti e magici, pieno di battaglie, conflitti e amori.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Loki, Thor, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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ALEKSANDRA


 Aleksandra, la figlia minore del re Sutur stava nella camera della sorella maggiore Johanne per sistemarsi i capelli nel modo che confà a una principessa.
In quel giorno di inizio estate sarebbero venuti a Muspellheimr i membri della famiglia reale di Asgard e il re loro padre voleva che le sue figlie fossero presentabili.  
«Jojo,hai finito?» Chiese scocciata la principessina, non ne poteva più di stare seduta davanti allo specchio, voleva uscire e andare nei boschi a giocare con le fenici e i draghi.
«Quasi, porta pazienza.» Johanne era dolce, romantica e di buone maniere. Sempre ben tenuta, aggraziata nei movimenti, quasi non si interessava delle creature magiche del loro Regno. Lei amava leggere storie d'amore e passare il suo tempo a ricamare.  
Quel dì stava facendo una treccia alla sorellina, che fremeva per poter uscire.  
«Padre dice che il Padre degli dèi ha due figli maschi, e che dovremmo giocare con loro ma io non voglio! I maschi sono stupidi.» Allungò una mano e afferrò il portagioie della sorella facendo cadere per sbaglio il suo contenuto.
Johanne roteò gli occhi quando vide i gioielli per terra, chinandosi a raccoglierli controvoglia. «Non tutti sono stupidi. Padre dice che il secondogenito è intelligente, per essere un ragazzino.» Disse dolcemente la sorella dopo aver finito di farle la treccia.  
Aleksandra si alzò subito guardandosi allo specchio, non molto convinta.
«E allora il primo genito è stupido, se l'altro è intelligente?» Chiese con l'ingenuità tipica dei bambini della sua età.
«Non lo so. Ma si dice che sia molto carino.» Prese una collana a caso e la mise intorno al collo della sorellina.  «Questa ti piace?»
«Sì, ma è verde!» Guardò attentamente la sorella e sorrise «perché non ti sposi il principe grande?»
«Almeno non è rosso come tutti i tuoi vestiti. Dovresti cambiare il tuo guardaroba, è indecente.» Sbuffò, ma questa volta  non aggiunse altro sull'orrido gusto in fatto di vestiti e accessori di Alek.  «Io mi sposerò per amore. Mio marito dovrà essere come i principi delle fiabe.» Il suo sguardo era sognante.
« L'amore non dura molto.» Protestò decisa la minore delle due principesse.
«Forse vorresti dire che non dura per sempre.» La corresse Johanne dandole un bacino sulla fronte.  «I nostri ospiti arriveranno a momenti. Sono così agitata! Non vedo l'ora di vedere questo Thor!»
«Io voglio andare a giocare coi draghi.»
 «Non puoi! O Lena uccide anche me! E pure Holga non ne sarebbe contenta. Lo sai che nostro padre ci ha proibito di avvicinarci ai draghi almeno per oggi!» Johanne non amava i draghi, ne aveva paura.  
Aleksandra non disse niente ma mise il broncio. Le due principesse si recarono nella sala del trono per sedersi accanto al re e alla regina.
La principessina odiava sedere di fianco a Lena la nuova moglie di suo padre, ma almeno lei non puzzava di vino come lui.
Sutur guardò le due bambine, sorridendo e tracannando un bicchierone di vino, che finì in un sorso solo.   
«Mio amato» fece Lena, non contenta della cosa. «Non vorrai mica farti trovare ubriaco davanti al Padre degli dèi, spero.»
«Zitta, donna! Odino mi conosce, non bada a certe. .. stra... stramberie! Alla malora!»
Un messaggero fece il suo ingresso, inchinandosi rispettosamente davanti alla famiglia reale «il Padre degli dèi insieme alla famiglia reale Asgardiana è qui.»
«Cosa aspettate?!» Sutur si stravaccò sul trono, con le guance rosse per il troppo vino. «Fateli entrare, no?! Non li vorrete far aspettare troppo! Su, forza!»
Il messaggero con passo accelerato uscì dalla sala e poco dopo Odino, seguito dalla moglie e dai figli , fece il suo ingresso trionfale.
«Sutur, vecchio compagno di guerra» disse sorridendo il Padre degli dèi, avvicinandosi al grasso re di Muspellheimr.
«Che mi venisse un colpo, Odino! Da quanto è che non mi venivi a fare visita?? Vieni qui, vecchio mio!» Il re fece per alzarsi, barcollando. Lena non riuscì a guardare lo spettacolo imbarazzante del marito, volgendo il viso da un'altra parte.  
Aleksandra guardava con curiosità i due bambini, il biondo doveva essere quello maggiore, il bello secondo Johanne, mentre l'altro dai capelli neri quello intelligente.  
«Le tue figlie sono cresciute, la piccola l'ho vista solo quando è nata e Johanne è diventata bella, una vera lady.» Affermò il Padre degli dèi appoggiando una mano sulla spalla dell'amico, un po’ per gesto fraterno e un po’ per sorreggerlo.
«Chi? Oh, sìsì, certo. Moglie, vieni a salutare gli ospiti, forza!»
La regina saltò giù dal suo scranno, facendo un piccolo inchino davanti alla famiglia reale Asgardiana.  «E' un onore ricevervi.» Disse con una certa riluttanza, cosa che a Frigga non era sfuggito.  
«Il piacere è nostro, regina Lena.» Rispose l’altra con grazia .
«E’ vero che avete i draghi?» Chiese il bambino dai capelli neri guardando re Sutur.
«Possiamo vederli?» Chiese Thor, il primogenito di Odino, il quale sembrava un tipo curioso.  
«I draghi…» Lena fece un respiro profondo. «Sì, ne abbiamo.»
«Padre, glieli mostro io!» Urlò entusiasta Aleksandra scendendo di corsa dalla sedia reale seguita dalla sorella maggiore.
«Ma sì, fate come vi pare.» Concluse Sutur facendo un gesto con le mani. «Portali dove vuoi, io mi farò due sbevazzate con Odino, se a lui ne compiace, ovvio.»
«Seguitemi allora!» La principessa con passo veloce uscì dalla sala del trono, seguita dai due principi e dalla sorella che la implorava di rallentare, ma lei non le dava ascolto, voleva andare subito dai draghi.
Appena arrivati alle stalle dei draghi Thor si avvicinò a uno dalle squame rosse e oro. Era bellissimo, il suo portamento era fiero e duro.  
«Che bello!! Potremmo averne uno??» Chiese eccitato.  
«I draghi non possono vivere da noi» lo rimbeccò il morettino. «Non è il loro habitat. Qui invece stanno bene.»
«Quando sarò grande cavalcherò un drago e vi insegnerò!»
«Succederà tra un bel po’ di tempo, sorellina.» Sottolineò Johanne sbuffando e roteando gli occhi.
«Potremo veramente cavalcare i draghi?? Sul serio??» Gli occhi del biondino si illuminarono di gioia, Loki invece se ne stava un po’ per i fatti suoi.  
«Ma, principe Thor, dovrete stare attento, è pericoloso cavalcare i draghi, ancor di più se non si è di Muspellheimr…»
«Johanne, rovini il divertimento!» Aleksandra le fece la linguaccia, accarezzando il muso squamato di un cucciolo di drago, dandogli poi un brandello di carne cotta.
«Non ti preoccupare mia lady, starò attento!»
«Come no… tu ti cacci sempre nei guai.» Disse Loki girando per le stalle pur di allontanarsi, sembrava non apprezzare la compagnia del fratello.
Aleksandra lo seguì, era cosi strano quel bambino, così silenzioso, sempre tra le sue. «Ti piacciono i draghi?» Gli chiese con semplice curiosità.
 «Sì, ma non ne cavalcherei mai un uno.» Loki era un principe serio, ma non duro come un uomo. «A me piacerebbe usare la magia.»
«Tu conosci la magia?» La principessina una volta aveva visto dei maghi a corte, ma Lena li aveva cacciati via quasi subito, anche se nella sua mente non poteva cancellare quello che aveva visto quel giorno.
«Mmmh no, o almeno, non ancora. Ma mi ci voglio cimentare.» Si scostò leggermente da lei, andando a vedere l'ultimo drago delle stalle.  
«E come imparerai?» La rossina lo raggiunse rimanendo appiccicata a lui come un’ombra, riuscendo a percepire dell’astio da parte del compagno di conversazione.
«Libri! Tanti, tanti libri!» Lui la guardò di traverso «forse ce la posso fare, ecco…»
«Mi insegneresti qualcosa?»
«E perché? Non tutti possono imparare la magia, bisogna avere nelle vene il sangue dei maghi!»
«Forse c'è l'ho!»
«E come fai a dirlo? Sei mai riuscita a spostare col pensiero degli oggetti?» Chiese il corvino squadrandola con gli occhi.  
«Non ci ho mai provato… e tu ne sei capace?»
Il principe sorrise ghignante «Ovvio.» Lo disse in un modo come se sapesse fare quel  tipo di magia già da molto tempo.  
«Allora me lo mostreresti?» Gli occhi scuri della piccola si illuminarono di meraviglia, guardando con insistenza il moro, che arricciò il naso.
«Basta che non lo dici a nessuno.» Si guardò alle spalle per non farsi vedere da Johanna e suo fratello Thor, per poi concentrarsi. Spostò di pochi centimetri un secchio di carne. Era il suo massimo che poteva fare. Ma  per Aleksandra quello era tantissimo, e applaudì  entusiasta. Vide il morettino arrossire leggermente sulle guance, imbarazzato. Lo trovò particolarmente buffo. «Bravissimo! Bravissimo!»
«Shhhh!!!» La zittì, guardandosi di nuovo indietro. «Non voglio che Thor lo scopra, ok?? E' un nostro segreto, chiaro?»
«Oooh, io adoro i segreti! Prometto che non lo dirò a nessuno.»
Il corvino sospirò, rilassando le spalle. Si sentì sollevato dalla cosa. «Quando sarò bravo ti insegnerò tutto, promesso.»
«Però non dovremo farci scoprire, Lena odia la magia…»
«E perché? Quella tipa non mi piace, è una racchia brutta e antipatica.» Sorrise.  
La principessa rise «è vero, è racchia, brutta e antipatica!»
«Ti piacerebbe se un giorno la facessi diventare pelata?» Ghignò il principe, guardandosi un'altra volta indietro: Thor e Johanna stavano parlando e ridendo, molto bene.
«Sì, ti prego!» Cominciava a trovare il ragazzino simpatico, nonostante quel suo modo serio e un po’ inquietante di atteggiarsi. Chissà, forse col tempo sarebbero diventati ottimi amici. La piccola ci sperava tanto, visto che non aveva qualcuno con cui giocare, a parte sua sorella. Però… con Johanne si annoiava, non poteva fare giochi come “la principessa nella torre e il drago” oppure nascondino, perché l’altra aveva paura di sporcarsi.
«Ok, però..  dammi del tempo, al momento non sono così bravo…» L’espressione di Loki era mortificata.
 «Ma sì invece, sei bravissimo!» Disse Aleksandra sorridendo, e notando che il ragazzino aveva cambiato espressione, era più rilassata.
 «Beh>> cominciò il morettino «bravissimo mi sembra esagerato. Lo diventerò una volta che sarò grande, ecco.»
«Senti… ti presento la mia fenice?» Chiese la piccola dal nulla, sorridendo furbetta.
«Hai anche una fenice??»
«Sì, sia io che Johanne ne abbiamo una, ma la mia è più bella e intelligente.»
«Da noi non possiamo tenere animali in casa..» Loki sbuffò. «Il massimo che possiamo avere è un uccellino, ma sai che noia. Dai, fammi vedere la fenice allora.»
Aleksandra prese per mano il principe e lo condusse dentro al castello verso le stanze reali. «Si dice che le fenici siano animali magici, sai?»
«Lo so. Possono trasportare oggetti pesanti e rinascono dalle loro ceneri, una volta che "muoiono". Altro però non so…» Seguì la principessina, standole dietro.  
Arrivarono in una delle stanze più alte del castello e quindi tra le più luminose.  
La figlia di Muspell ignorò il disordine che vi era in camera e andò vicino a un trespolo dove una bellissima fenice dal piumaggio di un rosso intenso stava riposando. La creatura aprì gli occhi, e nel riconoscere la padroncina emise un suono rilassante e dolce.
«Lei è la mia fenice…» le accarezzò le piume morbide e calde, cosa che la fenice apprezzò moltissimo.
Il corvino si guardò intorno, la stanza era un completo disordine. Andò verso la rossa che stava accarezzando la fenice.  Era bellissima.   
«Oh…  come si chiama?» Allungò la mano per toccarla ma aveva paura che lo beccasse.  
«Fiamma, tranquillo è buona.»
«Ciao Fiamma» appoggiò la manina sul dorso della creatura. «Come sei bella!»
La fenice prese fuoco e nel giro di pochi secondi rimasero solo ceneri. Loki fece un balzo all'indietro, spaventato. «Non…  non l'ho uccisa io! Non volevo..!»
«Non è morta, tranquillo.»
La bambina scostò leggermente le ceneri  finché non apparve un piccolo essere spiumato. «Ciao Fiamma!» Raccolse tra le mani il piccolo pennuto e lo mostrò per bene a Loki. «Vedi, sta bene.»
«Ah, è vero che non possono morire… che stupido sono stato.»
«Non la trovi bellissima?» La piccola si portò vicino alla guancia la fenice, calda al tatto. «Sì, sei bellissima. Fiamma, la fenice più bella di tutte!»
La creaturina emise un fischio, guardandola con gli occhietti neri ancora mezzi chiusi.  
«Sì, è bellissima.»
«Prendila in mano, su» gliela mise vicino e il corvino prese Fiamma tra le mani, ed ella rotolò su un fianco, agitando le zampette emettendo un piccolo stridulo, per poi beccare la mano di Loki in segno di affetto.
«Ahi!» Voleva scansare la mano ma se lo avesse fatto Fiamma sarebbe caduta a terra, morendo sul colpo. «Perché mi ha beccato?»
«Perché gli piaci! Se gli stavi antipatico ti avrebbe fatto male con gli artigli, come fa a Lena.»
Loki guardò con ancora più curiosità il novellino, accarezzando il testolino spiumato con la punta del dito indice. «Quanto ci mette a diventare grande?»
«Tre mesi, entro la fine dell'estate sarà grande come prima.»
«Ma tu e tua sorella verrete a trovarci durante l'anno?»
«Non lo so.» La rossina alzò le mani all'altezza delle spalle per sottolineare la cosa, guardando da un’altra parte.
«Mh… beh, convincerò mio padre allora!»
Aleksandra sorrise, le piaceva la sua compagnia e non vedeva l'ora di passare l'estate con lui.


 

AINWEN


 

Era giunta l'estate, e con essa le belle giornate.  Ainwen  non prediligeva il calore estivo, amava di più il fresco inverno, quando le foglie del Grande Albero Bianco diventavano argentate.  Anche la festa per il solstizio d'inverno era più bella, c'era un'atmosfera particolare.  
La principessina era ormai cresciuta, ma nonostante la sua razza fosse alta più degli uomini normali, la piccola era…  bassina. Molto spesso veniva presa in giro dal fratello maggiore per questo, ma a lei non gliene importava, era più agile e si intrufolava meglio tra le grandi radici della sua casa.  
Quel giorno Ainwen si stava esercitando con l'arco, centrando i bersagli con una precisione fenomenale.  
Iain, il suo precettore, le si avvicinò sorridendo.
«Noto con piacere che migliori di giorno in giorno.»
«Ai' atar!*» Posò il suo arco a terra per poterlo abbracciare.  Non lo aveva visto per tutto il pomeriggio.    «Dove sei stato?»
« Ho dovuto far nascere un bambino oggi, un bel maschietto!»
«Oh, ecco perché non ho visto nessuno oggi…» Le piaceva il sorriso del midgardiano, e poi era sempre così dolce con lei. «Ai' atar, perché non mi insegni come si usa la spada?» Guardò il suo "piccolo padre" con occhi dolci. Lui non era alto come il resto degli elfi, ecco perché gli aveva affibbiato quel nome. Ma suonava bene, anche se Kàri, suo padre il re, non lo condivideva.  
«Non sono molto abile con la spada, e tu sei troppo piccola per imparare.»
 «Dici che mio padre mi farà insegnare l'arte della spada? Non voglio imparare a ballare o a cantare, io voglio essere una guerriera, una moglie degna di mio fratello!»Disse convinta la piccola elfa, scoccando un'altra freccia che volò lontano.  
«Ma una regina deve saper ballare e cantare, anche così puoi essere degna di tuo fratello.»
«Ma non mi piace ballare… non sono così aggraziata come gli altri elfi…» La biondina chinò il capo guardandosi la punta dei piedi.  
Iain si chinò per raggiungere la sua altezza e guardarla negli occhi. «Sei ancora piccola lisse aranel**, vedrai che col tempo sarai la più aggraziata di tutti gli elfi.» Riusciva sempre a mettere di buon umore la principessina, usando parole dolci e incoraggianti.
«Posso sposarmi con te, ai' atar?»
Il midgardiano rise e le tirò una delle orecchie a punta  «ma io sono solo un umano, e poi tu sei troppo bella per me.»
«Le solite scuse, ma a me piaci anche se sei un umano.  E sei dolce, tanto dolce!» Sfregò il nasino contro quello del midgardiano. «Lo sei più del mio papà…»
«Non dire cosi del re tuo padre, lui ti vuole tanto bene.»
«...lui non mi guarda nemmeno, non mi vuole bene.» Disse decisa la piccola principessa. «Solo tu e Elros mi volete bene, ecco.»
«Non te lo dimostra, ma te ne vuole lo stesso e tranquilla, se vuoi le coccole ci sono io.» La strinse forte  e le accarezzò i lunghi capelli biondi.
Ma Ainwen pensò che aveva un bel modo di volerle bene, suo padre.  Ma questo non lo disse al suo giovane piccolo padre, stringendosi tra le sue braccia.«Sì, voglio coccole…»
Iain la prese in braccio tenendola stretta a sé. « E’ ora delle tue lezioni di storia, lo sai vero?»
Lei lo guardò riluttante, rimanendo ancora in braccio al tutore. «Ma oggi ho fatto altre materie..!»
«Però se oggi fai storia domani potrai andare a fare la passeggiata nei boschi con Elros e i tuoi genitori.»
Quella prospettiva le piaceva. Saltò giù dalle braccia di Iain e corse verso il Grande Albero, per andare a studiare storia.   
Come al solito si annoiò a morte, e quello che mangiava per cena era la stessa identica cosa da anni e anni: pane elfico. La riempiva, sì, ma Iain le aveva raccontato di alcuni cibi midgardiani che le facevano venire l'acquolina in bocca solo a pensarci. Quando studiava storia col suo maestro cercava di immaginarsi come potevano essere gli altri Regni, che animali vi abitavano e come era vestita la gente.
Finito di cenare andò in camera per riposarsi dopo tutta quella giornata di studio e tiro con l’arco. Ma quella sera ci fu un brutto temporale. Lei ne aveva paura, non riusciva a sopportare i tuoni.  
 Si rannicchiò nel suo lettino, facendosi piccola piccola e nascondendosi tra le coperte. Però così aveva caldo…  
Sentì la porta aprirsi con un suono stridulo e inquietante. Il suo cuoricino cominciò a batterle forte, mettendosi contro il legno che costituiva il muro della sua stanza. La famiglia reale elfica e la sua servitù abitava in quell'enorme albero da generazioni.  
«Elros?»
« Sì, sono io.» Il principe si infilò sotto le coperte stringendo in un abbraccio rassicurante la sorellina.
Cos'era quell'abbraccio? Non voleva dimostrarsi una fifona davanti al fratello maggiore, anche se in quel momento aveva così tanta paura che lo lasciò fare.  
«Lo so che hai paura, non farti vedere forte da me,  almeno per oggi comportati come la bambina che sei.» Non la stava prendendo in giro, anzi, stava usando il tono da fratello protettivo e dolce.
«Ma…» Ainwen si strinse tra le sua braccia, e proprio quando stava per completare la frase un tuono la spaventò così tanto che la fece tremare. Da fuori il vento ululava sinistro, i rami si dibattevano furiosamente.  
Elros le diede un bacio sulla fronte «vuoi che me ne vada?»
«No, no.» Nascose il viso sull'incavo del collo di lui.  «Resta qui, ho paura…»
«Domani non potremo fare la passeggiata…» disse rammaricato il ragazzo, arruffando i capelli morbidi della sorellina.
«Uff... ma forse meglio così.» Un altro tuono, più forte di prima. Ma quando avrebbe smesso? Odiava i temporali estivi.  
«Non volevi passare un’intera giornata con me? Guarda che mi offendo, amin seler***.» Le pizzicò un fianco e la piccola fece un balzo, emettendo un gridolino. «Po… possiamo fare altro domani, ahi…» Si massaggiò la parte colpita.«E poi non voglio stare con mamma e papà.»
«Non mi lasciano da solo con te» l'afferrò delicatamente per un braccio e la riaccolse tra le sue braccia.
«Ma posso trovare un modo per farlo! Domani non ho lezione, sono libera come l'aria!»
«Intendi eludere la sorveglianza di Iain? Spezzeresti il cuore al tuo ai’ atar!» La prese in giro con malignità.
«Come sei antipatico, amin hantis****. Guarda che poi mi sposo ai' atar, invece che te.» Gli fece la linguaccia.  
«No, tu sposerai me quando io diverrò un uomo.» Le scoccò un bacio sulla guancia.
«Ma come farai? Io sono ancora così piccola…» si accarezzò la guancia dove lui l’aveva baciata.
«Nei Nove Regni capita che le donne si sposino quando sono ancora molto piccole, ma il matrimonio viene consumato solo dopo che la donna ha avuto il suo sangue.»
«Consumato? Perché, si mangia?» Chiese innocentemente la sorellina notando l’espressione divertita del fratello maggiore, che cercava di trattenersi dal ridere. 
«Te lo spiegherò quando sarai più grande.»
«Dai, dimmelo.» Lo supplicò.«Daiiii!»
Elros assunse un ‘aria pensierosa, accarezzandosi il mento. «Mmmh, no!»
«Ooooh!» Ainwen fece finta di saperla lunga «..ho capito.»
«Tu non hai capito, lo so amin seler.»
«E' quando l'uomo dà il suo semino alla donna!»
«Allora non sei cosi stupida come pensavo!» Le fece un sorrisone tirandole una ciocca di capelli.
«Certo che no, amin hantis.. io so tutto!» Ridacchiò. «Però il tuo semino non lo voglio.»
Elros scoppiò a ridere «dici così ora, ma tra un po’ cambierai idea.»
Ainwe arrossì. «Non ridere…» Nascose il viso con le coperte.  «N-no!Che schifo!»
Il principe si infilò sotto le coperte con lei e cominciò a farle il solletico per dispetto.
«Ahahahah, no! smettila, smettila!» La fece piangere dal ridere, non ce la faceva più.  
«Non gridare, o farai venire qui tutto il palazzo!»
Riprese fiato, prendendogli i polsi. «O.. ok.. ahaha…»
«Ora dormi amin seler, se no domani sarai tutta brutta con le occhiaie.»
«Ma ti piacerò lo stesso, vero?» Si mise comoda tra le sue braccia ignorando il sorriso maligno del fratello. Con l’avanzare degli anni il principe assomigliava esteticamente sempre di più al loro nobile padre Kàri.  A volte si chiedeva se sarebbe diventata uguale a sua madre Calien, ma la vedeva dura. Fratello e sorella nella famiglia reale elfica dovevano sposarsi per mantenere il sangue puro, ed era quindi una cosa normale che i figli assomigliassero ai genitori, ma sua madre era troppo bella per eguagliarla.
«Notte, amin hantis…»
«Notte amin seler.» Le sussurrò all'orecchio prima di addormentarsi, continuando a stringerla.
Mancavano pochi anni perché il fratello potesse essere considerato un uomo fatto e finito, e prima o poi Ainwen lo avrebbe sposato. Un po’ le faceva strano, era suo fratello, sangue del suo sangue. Gli altri elfi non ci vedevano nulla di eccentrico, soprattutto suo padre e sua madre, che erano anche loro fratello e sorella. Ma con Elros si confidava, si allenava con l’arco quando potevano permetterselo, si coccolavano. Era il suo migliore amico, il suo confidente, il suo compagno di giochi.

Il giorno dopo si risvegliò sola. Fuori pioveva ancora molto, ma almeno i tuoni e i fulmini avevano cessato il loro casino.  
Rimase nel suo letto, sentendosi stanca.  Un momento… ma Elros? Si mise seduta tastando il materasso e le coperte. Non c’era.
Guardò un’altra volta fuori dalla finestra, rattristandosi a vedere quel brutto tempaccio che incombeva. Per fortuna che quel giorno non aveva lezioni di alcun tipo, così andò a cercare il suo ai’ atar. Ma non lo trovò, né a far colazione né a parlare coi genitori.
Cominciò ad annoiarsi. Voleva uscire per allenarsi con l’arco, ma aveva la netta impressione che fuori il tempo fosse peggiorato. Che barba! Non poteva fare nulla, era una tale noia…
Sentì un ululato da fuori. Anzi, più ululati. Si appiccicò alla finestra della sua stanza, premendo il faccino contro il freddo vetro e tese l’orecchio a punta per ascoltare. Troppo tardi, non si sentiva più nulla.
Lei amava i lupi, una volta nella Foresta Rossa assieme a Iain ne aveva visto uno… era enorme, più grande di un orso. Aveva il manto nero e le orecchie blu. L’aveva fissata sguainando le fauci, pronto per azzannarla, ma i loro sguardi si incrociarono e l’immensa creatura corse via, nell’oscurità della foresta. Non poteva dimenticarsi una cosa come quella, e la faccia del midgardiano quando aveva visto la scena! Era sul punto di svenire.
Sarebbe stato bello avere un lupo tutto suo per correre assieme tra i boschi, le praterie… era una bella fantasticheria, perché i lupi erano creature aggressive e non vivevano a contatto con gli elfi.
Ecco un altro ululato. Aprì la finestra, la pioggia le schiaffeggiava violentemente il viso, ma la piccola aprì bocca e ricambiò l’ululato.
Silenzio, poi, un altro ululato. 


 

L’ANGOLO DELLE AUTRICI


 

Eccoci di nuovo qui, Dragon e Wolf!
Caspita, che caterba di commenti!! xD Vabeh, vi perdoniamo perché era solo il prologo u.u’’ *Wolf guarda i lettori ringhiando*
Un ringraziamento ad Harmony394 per la sua recensione e a chi ha messo tra i preferiti la nostra fic! :3
Incrociamo le dita che il primo capitolo vi sia piaciuto!
*Wolf si intromette* Volevo precisare che Elros, il fratello di Ainwen dovrebbe avere sedici anni, mentre la piccola appena otto. Una bella differenza di età, eh? Ma alla mia mente bacata va bene così! u.u
Ecco i termini elfici che avete incontrato in questo capitolo!
*Ai’ atar: significa piccolo padre. Iain, essendo midgardiano è più basso degli elfi, e Ainwen non avendo una figura paterna che si prenda cura di lei lo ritiene come un padre. *Si asciuga le lacrimucce*
**Amin seler: sorella mia.
***Amin hantis: fratello mio.
Bene! Con questo è tutto, ci rivediamo domenica prossima per il secondo capitolo!
Ps: Abbiamo fatto un account su faccialibro ,dove metteremo alcuni lavori di Wolf *Le lancia un biscotto* e altri di Dragon http://www.facebook.com/aleksandra.kaili

©Disegni by Wolf (tranne il lupo e il drago x’’’D)
 

   
 
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