CAPITOLO
VENTESIMO
Erano le 11:00 del 15 Novembre e
mancava ancora un'ora
al termine della mostra, così Got, nonostante Clever si
fosse allontanato dopo
aver aggredito i giornalisti, tornò alla galleria per la
presentazione degli
altri pittori. Harry, intanto, si era recato alla casa di Janet: dopo
aver
compreso che non esisteva, quella grande villa pareva ancora
più abbandonata.
Scrutando tra i pineti, nel giardino vide la fontana a cui Janet si era
accostata
posando per lui. Gli sembrava impossibile che tutti quei felici momenti
passati
con lei fossero stati solo immaginazioni. Aveva persino sentito il suo
delicato
profumo di vaniglia, sfiorato i suoi morbidi capelli e avvertito le sue
gelide
mani su di lui. Mentre continuava ad osservare la casa,
passò di lì lo stesso
signore distinto a cui due giorni prima aveva chiesto se conoscesse i
Crossworth. Questo riconobbe Clever e si fermò vicino a lui
guardandolo
incuriosito mentre, piangendo, stringeva tra le mani le sbarre del
cancello.
- Deve farsene una ragione. - gli disse l'uomo
poggiandogli una mano sulla spalla.
Harry balzò in aria e si voltò asciugandosi il
viso.
- Siete voi...
- I Crossworth non abitano più qui: ve l'ho già
detto. - continuò quello.
- Lei non può capire perché sto piangendo.
- Li conosceva?
- Conosco Janet Crossworth.
- Vi ho anche detto che la figlia dei Crossworth è
scomparsa qualche tempo fa, è impossibile ... A meno che ...
potreste finire in tv
se è vero, sa? - disse l'uomo cambiando tono e sorridendo
stupito al pittore.
- Come? - si meravigliò Harry.
- I suoi genitori pare siano ancora vivi e non abbiano
perso la speranza di ritrovarla ... La sua scomparsa è stato
un noto fatto di
cronaca quattro o cinque anni fa ... ma dopo, non se ne è
più parlato. Dareste
una gioia a quei poveri vecchi!
- Io non seguo molto la tv, non ne ho mai sentito
parlare ... Ma c'è un “piccolo” problema.
- Quale?
- No, mi prendereste per pazzo...
- Mi dica!
- E' un'assurdità, mi creda ... - disse Harry iniziando
ad allontanarsi.
- Sono uno psichiatra. Sono disposto ad ascoltarla. -
disse l'uomo per fermare Harry.
Il pittore si arrestò e pensò potesse dargli una
mano.
- Sul serio? - chiese un po' diffidente.
- Ovvio, non dico mai bugie. - lo rassicurò - Ma andiamo
a casa mia: comincia a piovere. - propose aprendo l'ombrello e offrendo
riparo
anche ad Harry.
- La ringrazio.
- Diamoci del tu. Io sono Mattew. - si presentò mentre
si dirigevano verso la sua auto.
- Harry. - rispose l'artista.
Poi
salirono in macchina e dopo un tragitto di circa dieci minuti giunsero
alla
meta.