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Autore: Tomoko_chan    15/10/2012    8 recensioni
Hinata vive col fratello, Neji, con cui ha un rapporto tenebroso e violento.
Passerà tantissimi momenti di terrore e di paura, di dolore, ma quando la vita ti volta le spalle e capisci che devi fare qualcosa per rialzarti e rimanere in piedi, accadono le cose più belle e inaspettate.
Una storia autobiografica, quindi con un leggero OOC.
Dedicata alla mia migliore amica The cinu.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Neji Hyuuga, Sakura Haruno, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Neji/TenTen, Sasuke/Sakura, Shikamaru/Ino
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
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When life turns its back-Quando la vita ti volta le spalle.
 
Dedicato a The Cinu, la mia migliore amica a cui piace da morire il drammatico.
E dedicata un pò a me, che ne sto passando di tutti i colori.
Questa storia racconta il mio piccolo mondo.
"Cercavo una piccola cosa in un mondo infinito e invece ho trovato te,
una cosa infinita in un piccolo mondo"

Dedicata anche alla luce nel mio buio, il mio fidanzato.

 


La sua cittadina era piena di alberelli e di parchetti. Si sviluppava verso l’alto, aveva tantissimi luoghi storici ma altrettanti ritrovi molto moderni. Era un paese normale: si beveva, si fumava, si rideva, si provava dolore.
Per le vie del paese si incontrava ogni tipo di persona, ci si conosceva tutti e si immaginava di sapere nel profondo la storia dell’altro, ma non era così. In tanti nascondevano qualcosa, in tanti si nascondevano, in tanti avevano qualcosa da nascondere.
Avete mai pensato a tutte quelle notizie di famiglie che si spezzano, di assassini, di violenti che si trovano in posti di cui non conosciamo nemmeno il nome ed invece sono storie che si trovano anche qui, nel nostro piccolo, davanti ai nostri occhi?
La protagonista della nostra storia lo pensava. Lei aveva i capelli scuri, di un colore particolare.
Erano di quel colore che la notte vedi innalzando lo sguardo, pieno di quei dolci riflessi che potevano essere una nuvola o una stella.
Gli occhi erano grandi e perlacei e tante volte si perdevano ad ammirare le bellezze del paese o passavo il tempo ad osservare la gente, giocando ad indovinare quale tipo di vita avesse.
Era bella, di una bellezza rara, ma riusciva abilmente a mimetizzarsi e a nascondersi attraverso quel suo vestiario tanto normale che non valorizzava la sua figura.
Al primo impatto era una persona tremendamente timida e insicura, conoscendola meglio scoprivi che era capace di divertirsi e di far ridere.
Conosceva molte persone e aveva un paio di amiche del cuore, dolci e simpatiche che la capivano immediatamente: Sakura e Ino.
Lei però amava rintanarsi in qualche posto sperduto per scrivere, leggere o ascoltare musica, le sue tre grandi passioni.
Quel pomeriggio le sue amiche avevano invaso casa sua ed insieme stavano ballando al ritmo della musica, facendo alcuni passo acrobatici molto difficili, ascoltando Step Up dei Linkin Park.
Da li a qualche giorno la scuola sarebbe cominciata e non avrebbero più avuto il tempo per far nulla e così si godevano quegl’ultimi momenti.
-Secondo voi troveremo un ragazzo quest’anno?- disse Sakura, ondeggiando a ritmo.
-Ohi! Io vorrei tanto, ma c’è sto scemo che non mi perseguita da un anno e passa!- disse Ino, pescando il cellulare dalla tasca e mandano un messaggio a (poverino) Shikamaru.
-Mah, io non ci credo nell’amore. Non ci si può innamorare per sempre di una persona, non esiste il colpo di fulmine.- affermò seria Hinata, chiudendo gli occhi e sperando che non succedesse nulla, almeno per quella sera. Ma non fu così.
Il ragazzo arrivò a passi pesanti.
Aveva i suoi stessi occhi e i capelli di un marrone legnoso, duro, come il suo atteggiamento.
-Ragazze, sono arrivati i vostri genitori.
-Ah, ok.- le ragazze risposero all’unisono, di solito quando facevano così si guardavano e ridevano, ma non quella volta.
Varcarono la porta a passi svelti, lasciando Hinata da sola al suo destino.
Il ragazzo ben più alto di lei si avvicinò e la fronteggiò faccia a faccia, violento.
-Non inviterai mai più le tue amiche qui, capito? Fate troppo casino.
-Il volume era bassissimo.
-Non è vero.                                                                                            
-E che dovevi fare, studiare? Tu?
-Non ti azzardare, pezzo di merda.
La spinse e lei cadde rovinosamente a terra, ma riuscì ad alzarsi e a correre fuori in tempo per evitare lo sputo di lui.
Corse via ed uscì dalla casa, lasciando al padre il tempo per sgridare il fratello.
Lui non aveva nessun rispetto per la sorella, la usava come valvola di sfogo.
Percorse la solita stradina, oltrepasso il boschetto e con le lacrime agli occhi si andò a sedere sotto l’ombra di una quercia.
Abbracciò le gambe che strinse al petto e si lasciò andare.
Pianse tutte le sue lacrime, le ennesime.
Era stanca di quell’assurda situazione, di quel fratello violento che da 15 anni la faceva disperare quasi ogni giorno per un nonnulla.
Era normale litigare fra fratelli, ma quelli non erano litigi normali, erano violenti, irrispettosi, rabbiosi ed esagerati.
Suo fratello era esagerato.
E lo poteva ancora chiamare fratello, dopo tutti i lividi, le ferite, le lacrime uscite dal suo corpo?
Chiuse gli occhi ricordando quelli del fratello, perlacei come i suoi ma con una rabbia che lei non aveva mai provato.
Le facevano paura quegli occhi legnosi, scatenando in lei la voglia di gridare e di fuggire, come se le proprie gambe prendessero vita a sé.
Si alzò e cominciò a camminare nervosamente verso una parte del bosco ancora inesplorata.
Si ritrovò di fronte ad un edificio abbandonato e in rovina, con l’edera che cresceva sulle mura.
Entrò da quello che doveva essere il buco per una porta e si rese conto di quanto quell’edificio fosse immenso.
Con la mano sul muro cominciò a camminare e ad osservare i limiti di quella casa, i buchi nel muro, l’odore di erba.
C’erano sigarette sparse un po’ ovunque, qualche bottiglia di vetro ed alcuni barattoli di vernice spray di diversi colori.

Ne prese una di color blu notte e guardò il muro che aveva di fronte. Si avvicinò decisa e scrisse.
 





  
“Nemmeno un terremoto è più devastante dei pensieri che ho dentro” 

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