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Autore: VAleMPIRE    15/10/2012    2 recensioni
Ciao a tutti! Ho scritto spesso fan fiction sulla Twilight Saga, ma non sono quasi mai riuscita a completarle nè ho mai pensato di volerne pubblicare. Questa, dunque, è la prima che mi accingo a far leggere a qualcuno. Ho buttato giù la prima bozza circa due/tre mesi fa, ma l'ho ripresa da poco. Non posso assicurarvi che la finirò, ma finora le idee non mi mancano e spero di chiudere almeno questa storia!
Di seguito, la trama in breve.
Edward e Bella non sono riusciti ad avere il loro lieto fine. Il vampiro è così tornato più solitario e triste che mai. Medita il suicidio, ma per varie ragioni non arriva ad abbracciare questa estrema soluzione. Tra i motivi anche una inaspettata e piacevole novità di nome Lyla Cornell, che tornerà a “fargli battere il cuore”. Il problema è che anche lei è una mortale…
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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Questo capitolo, sin dalle prime bozze cartacee, era già presente e centrale. Qui però ci sono alcune modifiche.

CAPITOLO QUINDICESIMO: VERTIGINI

 

24 dicembre 2010.

La mia famiglia in questo momento sta volando sopra l’Oceano Atlantico. Io sono uscito da casa per andare a cacciare. Sarà una giornata straordinariamente assolata e mite. La passerò fuori, lontano dalla città, qui, tra i boschi. Esme ogni anno vorrebbe che trascorressimo il Natale con lo stesso spirito festoso di chiunque altro. L’aspetto religioso conta solo per lei e Carlisle, gli unici che , nonostante la loro natura, riescono ad avere fede. Io e i miei fratelli l’accontentiamo sempre scambiandoci dei regali. Questo non è il primo Natale che passiamo separati, ma è uno dei pochi in cui resto totalmente solo. 
Non bevo sangue da oltre dieci giorni, i miei occhi sono a poche sfumature dal nero. Ogni volta che il vento mi porta un odore invitante, il mio corpo scatta automaticamente nella direzione da cui esso proviene. Sento i muscoli tesi, la gola inizia a bruciare. Il sole sorgerà tra meno di un’ora. I colori del bosco si fanno sempre più vivi. C’è una brezza leggera che increspa lievemente l’acqua di un piccolo ruscello.
A un tratto avverto un fastidio ancora più pungente alla gola. Dev’esserci qualche animale ferito nelle vicinanze. Anche se … No. Non è sangue animale che sento. Nell’istante in cui realizzo di non essere solo, un improvviso senso di panico mi assale. Sta venendo verso di me e non so che fare. Conosco bene la voce che sento. E’ terrorizzata e confusa, sta scappando da qualcuno ed ansima. Riesce comunque a spostarsi agilmente tra rocce ed arbusti più o meno alti … Beh, per lo meno, pur inciampando, sa come cadere senza finire con la faccia contro il terreno.
Resto immobile con la schiena poggiata a un tronco ricoperto di muschio e cerco di capire. Nella sua testa, altre voci, facce senza connotati, immagini veloci, lei che fugge, coetanei insieme a lei che bevono, una strada buia …
Poi la vedo: esausta e a corto d’ossigeno, giunge a pochi metri da me. Ne vedo il profilo sinistro. Si piega in avanti mettendo le mani sulle cosce. Ha una gonna grigia lunga sino al ginocchio e delle calze pesanti - e strappate -sotto. Sopra un maglione viola. I capelli, sciolti e in disordine, le coprono tutto il viso. 
Quel rosso rame risalta nel predominante verde del bosco. Ma è un altro tipo di rosso che cattura i miei occhi.
Quello vivo ed acceso del rivolo di sangue che scorre da un taglio sulla gamba sinistra. Poi si abbandona di getto all’indietro, stendendosi sulla schiena e portando le mani al petto. Sta cercando di riportare al livello normale la frequenza cardiaca, concentrandosi sul proprio respiro. Non è soddisfatta del risultato e rimpiange di non aver mai imparato come farlo ad un corso di yoga, frequentato qualche tempo fa. Inizia a rimpiangere anche altre cose. 
Ha paura. Paura di … morire!
Mi rendo conto che è una che si lascia prendere troppo dal panico. E la cosa mi sorprende: la credevo più tenace. Non è affatto in pericolo di vita. 
La ferita non è così grave … e io non sono eccessivamente affamato né tentato dal suo sangue.
Potrebbe benissimo rialzarsi ed andarsene per come è arrivata, chissà per quale motivo. Ma non me la sento di lasciarla sola qui in mezzo. Solo a pensarci, mi viene da ridere: un vampiro, che era in procinto di cacciare, si ritrova a “salvare” un’indifesa ragazza che si è persa nel bosco. Però devo farlo. Sembra abbia anche molto sonno e sia totalmente priva di forze per fare anche solo un passo ora. Ha corso tanto. Ha dei violenti capogiri: vedere le chiome degli alberi che danzano, dal basso, come le vede lei, fa quasi sentire frastornato anche me. Per liberare la mente, chiude gli occhi e finalmente ci riesce. Si calma un po’.
Pare che dorma adesso. So dove abita: forse potrei riportarla a casa senza che nemmeno se ne renda conto. Faccio il primo passo verso di lei, muovendomi in modo impercettibile. Con un unico, fluido e rapidissimo spostamento la raggiungo.
Non ha un bell’aspetto: è molto pallida ed ha le occhiaie. I capelli un po’ bagnati dal sudore e sporchi di terra. Ma la trovo comunque affascinante.
Fa un basso lamento con la gola e si rannicchia di lato. Torno a guardare la ferita: il sangue uscito si è quasi addensato e il taglio si è un po’ infettato. 
Guardo l’acqua del ruscello mentre mi strappo un lembo della camicia e poi vado a bagnarlo. Torno dalla ragazza e, chinandomi sulla sua gamba, mi accingo a fasciarla. Nello stesso istante riapre gli occhi di scatto. Ma ancora non mi ha visto, dovrebbe voltare la testa o stendersi sulla schiena per accorgersi della mia presenza.
- Maledizione … - borbotta con una voce roca, rimettendosi a pancia in su.
Ecco, l’ha fatto: adesso mi vedrà. Non appena metterà a fuoco bene …
- Oh, perfetto … - dice con tono ironico, quando incrocia i miei occhi.
- Come ti senti? - le chiedo, cercando di non spaventarla.
- E tu che diavolo ci fai qui? - risponde, aggrottando le sopracciglia e puntellandosi sui gomiti.
- Che ci fai tu qui? Che cosa è successo? Ne ho una vaga idea, ma mi sfugge qualcosa…
- Perché mi sembri … così irreale?
- E’ la circostanza in cui casualmente ci siamo ritrovati a darti questa impressione. - provo a convincerla.
Nella sua mente vedo come mi vede: una figura bianchissima, resa ancora più eterea dalla camicia del medesimo colore, con due occhi scuri come la notte che si stagliano su un volto di pietra. Pensa che somigli a un angelo … merito dell’ “aura” che mi circonda, creata dal sole nascente alle mie spalle.
- Sei talmente bello Cullen … - sussurra, prima di crollarmi addosso, finendo con la testa sulla mia coscia destra.
Ho le gambe incrociate e la schiena dritta. D’istinto mi viene di accarezzarle i capelli, così sto per qualche secondo a passarci in mezzo le dita.
- Lo sei anche tu. - ammetto, sicuro di non essere sentito.

   
 
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