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Autore: Bella Finally Cullen    15/10/2012    0 recensioni
Nuova fanfic su Edward e Bella... lei fredda e distante con forse qualche scheletro nell'armadio incontrerà lui inizialmente distaccato ma con molta voglia di rimediare... ma di rimediare a cosa?
- "Non voglio che sia così, punto!!" dissi quando fu rientrato. Lui intanto stava sorseggiando il suo caffè caldo. Nonostante fosse davanti a me, mi avesse chiesto di ricominciare da capo e lo avrei rivisto per un po', ancora non riuscivo a concedermi anche solo dii pensare il suo nome.
Mi osservò scettico mentre portavo la tazzina alla bocca.
"Ti è sempre stato difficile dimenticare, anche se questa volta non vuoi dirmi il perché..."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 3- Nuova vita, nuovi incontri

La mia amica non mi annoiava mai... e nemmeno durante in nostro lungo viaggio verso la grande città di Chicago, mi lascio' tregua.

Parlammo e parlammo per più di tre ore.

Ridemmo della nostra infanzia, dei nostri guai, dei fatti, degli aneddoti divertenti, delle immense gaffe.

Volontariamente non parlo' di quel periodo e gliene fui grata.

Come hai fatto a comprarti... un'audi?” chiese stupita.

Risparmi e lavoro, bellezza... quello che non hai fatto tu!” scoppiai a ridere e lei fece lo stesso.

Bells, senti... per il fatto... dell'aggressione... penso ti serva un avvocato per valutare la situazione, giusto?!” mi fermai a pensare fissando la strada davanti a me che correva veloce. In effetti si.

Annui'.

Bhé...” continuo' “...io ne conosco uno bravissimo a Chicago... cioè... un mio amico lo conosce... in realtà non so nemmeno come si chiama... so solo che ha l'ufficio non lontano da casa nostra... se vuoi dopo ti accompagno...” era un po' in difficoltà Le sorrisi.

Certo... grazie!” esclamai cercando di metterla a suo agio.

Per il resto parlammo del più e del meno.

Quando entrammo nella grande città di Chicago, Angela mi indico' la strada per arrivare a casa passo per passo.

Dopo 15 minuti circa arrivammo di fronte ad una casa grandissima, una villa più che altro... perché aveva un giardino davvero gigantesco.

La guardai stupita.

Ma come...” balbettai.

Risparmi e lavoro...” mi imito' scoppiando in una fragorosa risata. Io la segui' a ruota per niente infastidita dalla sua piccola presa in giro.

Mi fece strada dentro alla villa che sarebbe diventata casa anche mia.

All'interno era anche più grande di quanto sembrasse da fuori.

C'erano 2 camere da letto – una matrimoniale ed una singola – e uno per gli ospiti, 2 bagni enormi in corrispondenza delle camere, un salotto gigante con un rustico camino a legna ed una cucina bellissima e molto spaziosa – oltre al giardino ovviamente - .

Iniziammo a discutere su chi avrebbe preparato da mangiare e dopo una serie di bisticci, decidemmo che ci saremmo date dei turni in base al lavoro.

Le camere decidemmo di occuparne una a testa cosi' che ognuna avrebbe avuto i suoi spazzi: lei prese quella singola ed io fui “rinchiusa” a forza dentro alla matrimoniale.

La mia stanza aveva dei colori molto belli e perlomeno a me piacevano molto:

le pareti erano di un bege chiaro ed erano molto rilassanti, il letto era in ferro battuto nero e le coperte di color panna intonate con l'armadio e le pareti del bagno, anch'esso molto chiaro.

Dalla mia finestra si vedeva benissimo il grande lago su cui si affacciava la città, io adoravo i laghi...

Si puo'?” busso' timidamente Angela.

Certo, entra...” dissi ancora seduta sul letto.

Bella, io ho il turno in ospedale fino alle 9 di stasera e pensavo che se vuoi posso farti vedere dov'è l'ufficio dell'avvocato cosi' magari ti fai un giretto e non resti a casa senza fare nulla...” disse imbarazzata ed un po' a disagio.

Annui' sinceramente convinta.

Mi diede delle istruzioni facili e chiare ed io segnai tutto su un block notes tascabile che portavo sempre dietro.

Angela era uscita da pochi minuti quando, prendendo tutto quello che mi serviva, usci' anch'io diretta “al grande palazzone a vetri”, cosi' l'aveva chiamato... era il più grande di Chicago, i proprietari erano dei pezzi forti da quello che mi aveva raccontato.

Mi incastrai un po' per le vie ma chiesi informazioni un po' in giro.

Quella città aveva qualcosa che mi portava indietro con la mente, e sapevo benissimo perché... avevo tanto sognato di poterci venire tempo prima...

Sovrappensiero arrivai davanti ad un imponente e maestoso palazzo completamente di vetro.

Sembrava cosi' fragile, ma non lo era.

Chissà che vista dall'ultimo piano!

La mia curiosità fu saziata quando nella piantina del grattacielo lessi “AVVOCATO PENALE ultimo piano”.

Presi l'ascensore, anch'esso in vetro e dopo un paio di minuti mi ritrovai in un salottino molto accogliente... la sala d'aspetto evidentemente.

Mi avvicinai a quella che sembrava una segretaria.

Era seduta su una scrivania all'angolo della stanza, nel suo cartellino c'era scritto che si chiamasse Rosalie Hale.

Bionda, grandi occhi azzurri, carnagione chiarissima, aria diplomatica con tanto di tesserino e divisa.

Buona sera” le rivolsi timidamente mordendomi le labbra come facevo molto spesso.

Buona sera a lei, posso aiutarla?” chiese sorridendo.

Si, spero di si... vorrei prendere un appuntamento con l'avvocato e...”

Signorina! ...” mi interruppe “... è molto fortunata, il mio capo ha un ora libera e penso che possa riceverla subito... aspetto un secondo...” aveva detto tutto d'un fiato.

Prese quello che sembrava un interfono.

Signore... si, c'è una signorina che vorrebbe... esatto... va bene, buon pomeriggio a lei...” attacco' e mi guardo' serenamente. Io attesi.

Il dottore l'aspetta... prego mi segua...” annui' un po' confusa.

Lei mi porto' dinanzi ad una porta con una targa incisa elegantemente. Non so per quale motivo, forse solo curiosità, i miei occhi si soffermarono a leggere le incisioni mentre la segretaria bussava educatamente.

Avvocato Penale Dtt. Ed...” mi fermai di scatto.

Pregai perché fosse una coincidenza, un omonimo, qualsiasi cosa ma quel nome avevo giurato a me stessa di non trovarlo più.

La sta aspettando signorina... buona giornata” disse uscendo dalla porta.

Grazie” sussurrai senza voce.

Mi sorrise e torno' al suo posto.

Misi la mano incerta sulla maniglia e con l'altra bussai dolcemente.

Il mio cuore perse un colpo per ogni mio gesto.

Avanti...” disse una voce ovattata al di là della porta.

Premetti la maniglia, strinsi gli occhi ed entrai.

 

*** E' partito questa mattina... non lo rivedro' più... non potro' più sentire la sua voce, vedere i suoi meravigliosi occhi... dio, già mi manca... come faro' senza di lui? Già mi sento morire solo a pensarci... ma devo dimenticarlo, lo so bene... anche se sarà dura, dovro' cancellare ogni mio ricordo di lui, l'importante è cercare di non stare troppo male anche se sarà inevitabile... ***

 

Altro capitolo... vi piace questa ff? Fatemi sapere e recensite... bhé, cosa sarà stato a far spaventare in quel modo Bella? Cosa c'è in quell'ufficio che l'ha terrorizzata? Per saperlo continuate a seguire la fanfic... un bacio, al prossimo capitolo!!!

 

   
 
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