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Autore: Sweet Marshmallow_    15/10/2012    3 recensioni
◊ Per imparare a credere ◊ 
[Storia con OC]
Otto amici si trasferiscono in una casa in campagna, un po’ isolata, e dalla villa di fianco a loro provengono sempre strani rumori.
Un giorno decidono di andare a chiedere in giro per il villaggio qualcosa, e il vecchio pazzo del villaggio, come tutti ormai lo chiamano, racconta loro una leggenda, sul fatto che i vecchi proprietari che abitavano lì 500 anni prima non fossero mai usciti da casa loro, e che quindi quelli fossero i loro fantasmi a far rumore.
Si dice anche che chiunque entri in quella casa non ne esca vivo, o che ne esca in modo tale che non possa raccontare a nessuno ciò che ha visto lì dentro.
Inoltre ci saranno altri personaggi molto importanti che complicheranno loro la vita.
E ora vi chiederete cosa centrino i ragazzi dell’Inazuma, vero? Beh, loro sono degli agenti speciali, e sono stati mandati lì per risolvere questo mistero, quindi all’inizio avranno dei conflitti con le ragazze, e diranno loro di andarsene e di non ficcare il naso nelle loro indagini.
° Questa Fan Fiction fa parte del Project Ten Dreams + 1 °
Genere: Avventura, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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° #2. Reina Keehl and Luna Syokate °

 
No, Reina non stava bigiando la scuola.
Stava solo saltando un giorno scolastico per camminare tranquillamente per il parco accanto alla scuola elementare, con le mani ormai gelide nelle tasche del cappotto rosso e il viso affondato fin sopra al naso nello scalda-collo color crema.
In fondo, però, lo stava facendo anche per gli altri, a scuola non si trovava per niente bene a causa del suo carattere troppo brusco ed introverso, per questo si ritrovava sempre come esclusa dal resto dei suoi compagni, ognuno la fotocopia dell’altro, senza un minimo di personalità.
Quello era uno dei pochi momenti nella sua vita in cui non stava pensando a niente, nella sua mente infatti c’era solamente il vuoto assoluto, mentre nelle sue orecchie veniva amplificato il suono degli stivaletti neri con il tacco contro il cemento gelato.
Era strano, che nella chiassosa Milano non ci fosse neanche un suono come quel giorno, anche se tendendo l’orecchio, poteva tranquillamente sentire gli urli gioiosi dei bambini ancora troppo piccoli per andare a scuola nel parchetto, i professori che riprendevano gli alunni appena sopra la sua testa, nella sua scuola, e persino una signora anziana che stava cercando di convincere un bambino dagli occhi color prato a mangiare la merenda.
In fondo, il silenzio era solo nella sua testa.
Non fece neanche in tempo ad alzare lo sguardo ormai appannato per tutto il vento che tirava quel giorno, che vide in lontananza l’immagine di un uomo sulla cinquantina, molto alto, spalle larghe, capelli quasi rasati a zero e vestito completamente di nero.
 
“Provate l’esperimento su questa moretta” disse un uomo con voce minacciosa, afferrandola per i lunghi capelli castani e sbattendola per terra.
Reina non aveva ancora compiuto i sette anni, però già capiva cosa stesse succedendo; i suoi genitori l’avevano venduta a queste persone, come avevano potuto?
“Ma è pericoloso, ci sono dei ragazzi più robusti…” provò a ribattere una seconda voce, leggermente più tremolante.
“No, è lei la più forte, le si legge negli occhi” grugnì il primo uomo, facendola abbassare con un calcio nella schiena, mentre la ragazza alzava i suoi occhi cremisi su di lui, fulminandolo con una maniera impensabile per una bambina così piccola.
Sì, lei era la più forte, lo era sempre stata.
 
Improvvisamente la sua mente fu invasa dai ricordi, e si riprese solamente quando vide l’uomo fissarla con quegli occhi color ghiaccio ed avanzare verso di lei.
Involontariamente, iniziò a camminare nella direzione opposta, a passo svelto, girandosi ogni pochi secondi come per controllare che l’uomo non se ne fosse andato, ma rimaneva sempre lì, ogni volta che si girava lui era fermo immobile, non stava camminando, ma era sempre più vicino.
Reina, stai scappando dai fantasmi del tuo passato.
Le risuonò una voce nella mente, che le fece spalancare gli occhi per la sorpresa e per il terrore.
No, io non scappo… io combatto.
 

###
 

 

Era da più di un’ora che Luna era sdraiata a pancia in su sul suo letto, con gli occhi celesti ormai velati di lacrime rivolti verso il soffitto, in una muta richiesta d’aiuto.
Nella sua mente sembrava quasi si continuasse a riavvolgere lo stesso nastro, come di un film, tanto che continuava a vedere le immagini di tutta la sua vita, dalla sua infanzia fino a quando era arrivata lì.
 
La bambina di sei anni stava tranquillamente giocando con la neve tra le mani, impregnando d’acqua i guanti di lana cuciti per lei dalla nonna.
Tirò su con il naso una volta, era già raffreddata, ma vivendo sulle Alpi era difficile trovare un momento in cui d’inverno il clima non fosse incredibilmente freddo.
Si spostò goffamente dietro le orecchie un ciuffo di capelli color acquamarina, impregnando anch’essi con la neve bagnata insieme al viso rosa pallido, ormai arrossato dal terribile freddo che la circondava.
“Luna, Luna!!” all’improvviso sentì un urlo squarciare il cielo e si alzò con fatica, guardandosi attorno con occhi socchiusi, come per individuare la fonte di quel rumore.
Avanzò a piccoli passi, ovattati dal soffice manto bianco spesso almeno dieci centimetri che calpestava, spalancando gli occhi alla vista che si ritrovò davanti.
La neve, in precedenza bianca, era ormai tinta di rosso scuro, mentre in mezzo ad essa giacevano due corpi inanimi.
I suoi genitori.
 
Una lacrima le percorse la guancia rosea, al ricordo di quel momento, non aveva ancora imparato a dimenticare ciò che le era successo.
 
“Prendi questo, bambina, bevilo!” grugnì un uomo, facendola sedere con forza su una sedia di legno al centro del salotto, affianco alla quale facevano capolino diverse boccette di liquido colorato, con delle etichette attaccate male.
“C-Che cos’è?” chiese spaventata la bambina dagli occhi celesti, stringendo forte il pugno della mano con la quale non stava tenendo la fiala di liquido verdastro.
“Una pozione magica, ti farà diventare una principessa” la prese in giro l’uomo, fissando con gli occhi porcini l’etichetta sulla bottiglia: Esperimento X-14.
 
Quel brutto figlio di puttana, che l’aveva portata via dai suoi genitori ormai morti, riempiendola di qualsiasi tipo di schifezze che pian piano iniziarono a logorarle l’intestino.
Per fortuna, però, un giorno riuscì anche a scappare via da quell’uomo, rifugiandosi in una foresta.
Lì incontrò il suo lupo, che riuscì ad addomesticare, impresa nella quale riuscivano, anche se raramente, solo uomini adulti al massimo della forma fisica, la maggior parte delle volte utilizzando sonniferi o altre varie ed eventuali sostanze.
 
“Hai sentito quella? Dice che quando guarda la luna riesce a sentire la voce di sua mamma! È pazza, ti dico, devi starci lontano!” ormai i ragazzi dell’orfanotrofio non si preoccupavano neanche più di parlare a bassa voce, quando la ragazza dai capelli turchesi attraversava i corridoi, si alzavano sempre cori di schernimento rivolti a lei, la maggior parte delle volte anche sperando che lei riuscisse a sentirli, anche solo per avere la soddisfazione di vederla correre via in lacrime.
Però, a volte, è vero che la sofferenza rende le persone più forti.
E Luna Syokate ne è la prova lampante.
 
 
CANNELLA
Dovreste stimarmi, davvero, ho finito questo capitolo in neanche venti minuti.
Era da tanto che non aggiornavo questa long, davvero troppo, ma vedendo tutti quelli che aggiornavano le fic con OC, è venuta voglia di farlo anche a me.
In questo capitolo sono presentati due degli OC con un passato molto difficile, ovvero quello di Francy e quello di Aki.
Spero l’abbiate apprezzato, ora scusate se sono di poche parole, ma sono davvero stanchissima.
Che ne dite di recensire? Dal capitolo in cui ho richiesto gli OC a quello scorso le recensioni si sono… dimezzate .-.
Adesso però vado davvero, grazie anche a chi leggerà e basta… che ne dite però di recensire? Dieci paroline? *Fa gli occhioni dolci*
Un bacione a tutti.

Meli C: 
 

  
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