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Autore: kiara_star    16/10/2012    3 recensioni
Agosto 2012 | Norvegia | Set di Thor 2
Chris Hemsworth e Tom Hiddleston sono impegnati nelle riprese del loro nuovo film. Tutto nella norma, se non fosse che il dio interpretato dall’attore inglese, si materializza nel loro mondo.
Follia? Magia?
Forse è tutto reale. Forse, è solo un inganno.
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“Nel momento esatto in cui aprì gli occhi, Loki capì di trovarsi in un luogo diverso da Asgard. Solo qualche istante dopo si accorse di non avere più il bavaglio meccanico né le mani legate.
...
Seguì silente i due umani per qualche minuto in cui si sentì rivolgere domande a cui non poté che dare risposte vaghe, considerando che non sapeva davvero di cosa stessero parlando.
Una cosa però era chiara, quei due continuavano a chiamarlo Tom.
...
«La tua roulotte non è ancora pronta, comunque puoi usare quella di Chris» "

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[Storia Completa]
Genere: Commedia, Fluff, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Chris Hemsworth, Tom Hiddleston
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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4

Loki: The Bright World




Ciak 4. "Io credevo fossi tu"



Combattere l’imbarazzo, l’agitazione o qualunque altra sensazione di disagio con l’aiuto dell’alcol, era un’usanza praticata non solo su Asgard. Anche sulla Terra se ne faceva largo uso, come Loki poté appurare quando Chris in poco tempo, svuotò completamente la bottiglia di vino.
Con un tonfo il vetro ormai vuoto si poggiò sul legno del tavolo attorno a cui se ne stavano seduti il biondo ed il suo commensale.
Gli occhi del dio catturarono il sospiro che sfuggì dalle labbra di Chris, quando mandò giù l’ultimo sorso di vino bianco. Si limitò a trattenere un sorriso, mentre si portava alla bocca un piccolo pezzo di carne. Il cibo midgardiano non era male, dopotutto, ed era anche riuscito a domare il fastidioso brontolio che gli aveva attanagliato lo stomaco. Chris dal suo canto, aveva preferito riservare le sue attenzioni alla sola bottiglia.
«Questo vino è qualcosa di... di ottimo!» Occhi leggermente lucidi, sorriso esageratamente largo, tono di voce troppo alto, parole scandite in maniera imbarazzante.
Per Loki non c’era immagine migliore che gli potesse coprire la vista. La condizione in cui versava l’altro, decisamente alticcia, per non dire di totale ebbrezza, lo rendeva estremamente soddisfatto.
Si pulì elegantemente le labbra con il tovagliolo di stoffa, e si poggiò con i gomiti sul tavolo, facendo combaciare le dita delle mani sotto il suo mento.
«Chris?» Aspettò qualche attimo, per dare il tempo alle sinapsi del biondo di mettersi a lavoro nonostante i fumi dell’alcol, e quando gli occhi ora quasi più azzurri di Chris si posarono sul suo viso, si concesse di continuare. «Volevo farti qualche domanda. Sono certo che dato il tuo attuale stato mentale mi risponderai più liberamente, sarai per così dire, più “docile”.» Sorrise pago enfatizzando l’ultima parola, compiacendosi di come si stava svolgendo il suo piano. Forse dentro di lui, gli parve di portare una vittoria anche sul suo odiato fratellastro, perché da quel che ricordava, era raro vedere il potente Thor cadere sotto l'eccesso di qualche bevuta. Ma quando stava per continuare, le parole che uscirono dalle labbra del biondo lo obbligarono al silenzio.
«Mi sei mancato.» Il sorriso si spense lentamente lasciando spazio ad un’espressione di semplice diffidenza. «Mi è mancato passare del tempo con te, Tom.» Quel nome lo riportò in sé.
«Ascoltami, Chris-» Ma la voce dell’altro lo interruppe nuovamente.

«Sei sempre stato tu la persona che sapeva cosa dire, cosa fare... In qualunque momento. Tu... Tu sai sempre come tirarmi su e come aiutarmi, ed io non sono capace neanche di...» Gli occhi di Chris si abbassarono sul bicchiere vuoto che stringeva fra le dita. «Sono un pessimo amico.» Ed un sorriso triste gli piegò le labbra.
Per un solo istante Loki provò un sentimento diverso per quell’uomo davanti. Non odio o disprezzo, qualcosa di più simile al sentimento che aveva spesso provato per se stesso. Quella miscela di dolore e compassione che si tingeva di una velenosa e repellente autocommiserazione. Ed arrivava ad odiarsi per questo. Ma fu solo per un misero ed insignificante attimo, la durata della discesa di un granello di sabbia nella clessidra.

Non avrebbe mai potuto provare sentimenti diversi per Thor, o per chiunque avesse i suoi occhi. Il suo odio non avrebbe lasciato posto ad altro. Mai. Mai più.
Suo fratello era morto nella menzogna di Odino, era morto molto prima. Quando a quindici anni aveva provato per la prima volta gelosia nei suoi confronti. Quando per la prima volta aveva desiderato essere figlio unico.
«Non so chi tu sia. Non mi interessa neanche saperlo!» Il dio assottigliò gli occhi sull’espressione incerta dipinta sul volto dell’altro.
«Tom, che stai…» Non gli permise di continuare.
«Io non sono Tom!» Quasi urlò scattando in piedi e sbattendo entrambe le mani sul tavolo.
Dannato sciocco... Non seppe a chi fosse diretto quel pensiero, se all’idiota seduto davanti a lui o, molto più probabilmente, a se stesso. Stava bellamente mandando alle ortiche il suo piano, neanche fosse il più impreparato degli scolari. Ma ormai il danno era fatto.
«Io sono Loki.» Tanto valeva togliersi di dosso quel fastidioso nome con cui continuavano a rivolgersi a lui.
Si aspettava la sua faccia confusa, il suo bofonchiare incerto, anche uno scatto d’ira, ma il dio degli inganni rimase completamente impreparato dalla risata che proruppe dalla gola del biondo.
«Loki… Certo, sei Loki!» Lo vide portarsi una mano all’altezza dello stomaco mentre l’altra sbatteva sul tavolo.
«E-e questo che significa, stupido idiota?» Quasi si vergognò del tono stridulo che aveva assunto la sua voce e poté sentire il sangue irrorargli le guance. Sfacciato! Insulso sfacciato! Come osava scoppiargli a ridere in faccia con tale impudenza? Il suo castigo sarebbe stato senza uguali.
«Oh mio dio, forse sono ubriaco, ma tu mi fai sempre ammazzare dalle risate!» Le parole di Chris erano intervallate ad incontrollate risa, mentre si alzava dal tavolo, «Allora se tu sei Loki, io sono Thor, giusto?» Si asciugò una lacrima con l’indice e si schiarì la voce con un colpo di tosse. Nel mentre, le labbra del moro si schiudevano appena senza lasciar uscire alcun suono. Era completamente esterrefatto. «Allora, fratello mio, ti è piaciuta la cena?» Le risa tornarono a riempire l’aria mentre il biondo si accasciava sulle sue stesse ginocchia per poi capitolare sgraziatamente a terra. «Mi sento male!» bofonchiò ancora in preda ad un’ incontrollata ilarità, di certo esasperata da tutto l’alcol che aveva in circolo.
Loki scosse la testa inconsciamente davanti a quella abominevole visione.
Si stava bellamente beffando di lui. Un inetto ed ignobile uomo che aveva già di per sé la colpa di portare sul viso i lineamenti del maledetto dio del tuono, osava infierirgli una tale offesa?! Lui, indegno persino di baciare il suolo su cui camminava!?
Mai in vita sua il dio provò una rabbia più cieca. Neanche di fronte a quello sfrontato di Stark, neanche dopo la sua sconfitta.

Strinse forte i pugni finché le nocche non sbiancarono. L’avrebbe ucciso. Oh, sì che l’avrebbe fatto. Avrebbe afferrato con entrambe le mani quel suo grosso collo e l’avrebbe stretto forte finché non gli fossero esplose le orbite, e poi avrebbe dato in pasto ai corvi la polvere delle sue ossa...
No. Si stava facendo nuovamente guidare dalle sue emozioni. Era un errore che non poteva commettere. Doveva rimanere lucido, solo così avrebbe potuto attuare una strategia efficacie. Cercò di regolare il suo respiro e quando ci riuscì sciolse le dita dolenti. Nel frattempo Chris era divenuto silenzioso e Loki gli si avvicinò di qualche passo. Magari aveva riacquistato il senno -sebbene fosse sprovvisto di un cervello degno di quel nome, da quello che aveva potuto appurare negli ultimi minuti- ed ora era pronto a confessargli tutto, a metterlo al corrente di quella follia in cui era stato catapultato. Avrebbe finalmente scoperto il nome dell’autore di quella fastidiosa illusione.
«Chris?» Ma quando si chinò su di lui per poco non fu posseduto nuovamente dalla rabbia furente di poco prima. Quel maledetto si era bellamente addormentato. «Grande, grosso ed inutile» sospirò rialzandosi.
L’aveva fatto bere per farlo parlare, non certo per essere preso per i fondelli, né tanto meno per ritrovarsi un armadio di muscoli addormentato sul pavimento.
Con la punta del piede gli scosse una gamba senza però ottenere risultati soddisfacenti.

Rimase silente a guardare il suo viso. Rilassato e sereno. Libero da demoni, libero da catene ed inquietudini. Era questo che trapelava dalla sua muta espressione. Anche Thor, quando dormiva, aveva la medesima espressione.
Flesse un ginocchio per chinarsi appena su quel corpo assopito.
«Chi sei, Chris Hemsworth?» Le parole si udirono appena nella stanza mentre il dio continuava a guardare quel viso. I suoi occhi azzurri celati dietro le palpebre. Il suo respiro profondo che odorava inevitabilmente di alcol.
Avrebbe potuto ucciderlo e nessuno glielo avrebbe impedito. Non gli servivano poteri o magie. Gli bastava afferrare il coltello sul tavolo e puntarlo alla sua gola, o poteva affondare la lama nel suo petto e spaccare a metà quel cuore. Avrebbe potuto allagare l’intera stanza con il suo sangue e restare a fissare la sua opera pago. Ma tutto ciò che fece, fu allungare appena le dita verso quel viso, verso la barba incolta che lo copriva.
Un riflesso sbiadito di ricordi passati lo avvolse. Memorie perse nel tempo, che credeva ormai perdute e dissipate fra il dolore, fra le lacrime che aveva versato e quelle che gli erano rimaste celate nel cuore, nella sua anima nera. Giunse ad un soffio dallo sfiorarlo, ma si ritrasse. Le dita tornarono a chiudersi in un pugno e i denti ad affondare nel suo labbro.
Abbiamo giocato insieme, abbiamo combattuto insieme... Non ricordi nulla di questo?
Ricordo un’ombra. Una vita all’ombra della tua grandezza
Ma il viso di quell’uomo non apparteneva a Thor. Il suo animo non gli apparteneva. Il dio del tuono gli si era sempre rivolto in una certa maniera. Anche quando gli aveva sospirato parole gentili, a sua detta ricolme di sincero affetto, Loki non aveva mai avvertito quella vena che aveva attraversato prima le parole di Chris. Quella vena che invece aveva sempre avvolto le sue di parole. Il senso pungente di inferiorità.
Non ho mai bramato il trono, volevo solo essere tuo pari
Lui l’aveva tramutata in odio, Chris sembrava invece averla elevata a pura ed inspiegabile devozione.
Mi sei mancato
Sapeva non erano parole dirette a lui, eppure in quel momento Loki aveva sperato lo fossero. Aveva sperato che quegli occhi azzurri appartenessero al figlio di Odino, aveva sperato di potergli credere, e quella debolezza gli bruciava forte nel petto, nel suo cuore gelido per nascita.
Chiunque fosse questo Tom, aveva di certo un forte ascendente su Chris e si chiese se la cosa fosse ricambiata.
Fissò fuori dalla finestra il cielo divenuto nero come la pece, oscuro come quello dei mondi che aveva visitato nel suo esilio, dove non vi era sole a scaldarlo, non c’era acqua a lavare via la sua rabbia né il suo dolore. La notte che governava la sua anima ormai da troppo tempo, di cui era divenuto suddito. Il fu temuto dio, sarebbe stato per sempre suo servo?

«Ohi.» La voce impastata del biondo lo strappò via dai suoi pensieri e lo riportò con gli occhi sul suo viso, su quello sguardo di ghiaccio tornato ora a specchiarsi nelle sue iridi. «Volevi darmi un bacio?»
Non riuscì a non sorridere a quelle parole provando quasi delusione per se stesso, per quella sua infantile debolezza.
Un attimo prima era pronto ad ucciderlo ed ora quasi provava simpatia per quel ragazzone biondo disteso a terra.
Che stregoneria lo stava mai guidando alla demenza?

«Sei decisamente ubriaco» sentenziò con un sospiro senza perdere il sorriso. L’altro ridacchiò dandogli palesemente ragione.
«Tu, avresti dovuto essere ubriaco, non io!» Eh già. Peccato però che Loki lo avesse avvertito di non metterlo al corrente delle sue intenzioni. Ma anche avesse taciuto, non ci sarebbe stato modo di portare a compimento quello sgangherato proposito.
Con evidente fatica il biondo si mise a sedere sul pavimento mentre si massaggiava una tempia
«Ehi Tom?» Loki lo guardò silente ispezionare la stanza disorientato. «Perché sono sul pavimento?»
Perché sei un grosso scimmione ubriaco” pensò malignamente, ma si limitò ad alzarsi silente e dirigersi verso il tavolo negandogli ogni altra risposta.
«Mi dai una mano ad alzarmi? Ehi, Tom!» No, quello non lo avrebbe mai fatto. Si versò dell’acqua e buttò giù un sorso ignorando i successivi borbotti del biondo che goffamente si mise in piedi.
Dato che si era risvegliato poteva provare a torcergli qualcosa, ma il residuo di quelle inopportune emozioni provate poco prima, ancora gli annebbiava i pensieri.
«Grazie comunque!» Sorrise alla sua sarcastica uscita sospirando un debole “Prego”.
D’un tratto qualcuno bussò alla porta e Loki portò lo sguardo al legno marrone.
«Avanti, apri» comandò al biondo, conscio che gli avrebbe obbedito senza obbiettare. Non aveva né la capacità, né la lucidità per farlo. Lo seguì con lo sguardo incamminarsi barcollante bevendo ancora un po’ d’acqua.
La porta si aprì, e sebbene il dio non potesse vedere chi ci fosse sulla soglia, l’espressione sul viso del biondo gli suggerì la risposta che subito dopo fu confermata dalla voce che udì.
«Buonasera!» Sorrise soddisfatto poggiando il bicchiere pieno per metà sul tavolo. Di lì a poco avrebbe finalmente avuto modo di conoscere l’altro giocatore di quella bizzarra partita.
«T-Tom?»


---


Per una buona mezz’ora, Tom se ne era stato sdraiato sul letto a pancia in giù, facendo stancamente zapping fra i vari canali norvegesi. Si sentiva in qualche maniera in difetto nel non conoscere una sola parola di quella lingua, sia per il rispetto verso un paese tanto straordinario ed accogliente qual era, sia perché almeno avrebbe trovato meno avvilente quel suo continuare infantilmente a cambiare canale. Con uno sbuffo spense la tivù perdendosi poi con lo sguardo al vetro della finestra.
Non aveva ancora cenato benché avesse un certo appetito, ma forse in cuor suo stava aspettando la chiamata di Chris affinché potesse unirsi a lui. Non poté fare a meno di far lampeggiare nella sua testa il sorriso divertito di Kat.
Ah, le donne ed il loro ineguagliabile sesto senso.

Si tirò su e si infilò le scarpe. Aveva aspettato educatamente per un tempo ragionevole, eppure non era stato richiamato. Un pensiero cattivo lo invase: magari l’amico dell’australiano non gli aveva riferito la sua chiamata.
«Ma che vai a pensare!» si rimproverò passandosi una mano fra i capelli. Avrebbe solamente fatto un salto da Chris per salutarlo e nel caso non avesse ancora cenato, gli avrebbe proposto di unirsi a lui. Chiaro, lineare e soprattutto di immediata attuazione.
Il suo proposito non avrebbe di certo avuto complicazioni, eppure dovette ricredersi quando, attraversato il breve corridoio che divideva le loro stanze, si trovò davanti al viso dell’amico.
«Buonasera!» Non ricevette risposta ma solo lo sguardo lucido su di un viso accaldato.
«T-Tom?» E quella voce… Tipica di un Hemsworth che aveva alzato il gomito, e lui lo aveva visto molte volte per non riconoscerlo. Era un po’ che non si vedevano e Tom avrebbe voluto potergli dire “ti trovo bene”, ma sarebbe stata una bugia. Chris era strano. Non perché brillo, ma perché continuava a guardarlo stralunato senza proferire parola, come avesse appena visto un fantasma.
«Posso entrare?» Neanche stavolta gli fu data risposta. Magari era accaduto qualcosa di spiacevole. Assottigliò lo sguardo e gli poggiò una mano sulla spalla .«Ohi Chris, va tutto bene?» Lo vide inghiottire e scuotere la testa.
«No, io… Decisamente no.» Rimase interdetto per qualche attimo. Che poteva essere successo? Riguardava Elsa, o peggio India? Lo sguardo del biondo si spostò su un punto all’interno della stanza e Tom si affacciò appena per seguirlo, e quando vide cosa, o per meglio dire "chi" stava fissando Chris con aria scossa, si ritrovò a boccheggiare anche lui sconcertato: davanti ai suoi occhi un uomo che avrebbe potuto essere la sua copia esatta, se ne stava poggiato al tavolo con le braccia incrociate a propinargli un sorriso ambiguo.
«Chi è?» sospirò in direzione del biondo senza perdere di vista lo strano personaggio, con una condivisibile agitazione crescente allo stomaco.
«Io credevo fossi tu!» Il cuore di Tom accelerò di colpo e si trovò a guardare stranito il compagno.
«Che vuol dire “credevo fossi tu?”» Il viso di Chris era una maschera di shock. «Chris?» lo chiamò senza avere risposta.
Lo vide barcollare verso il letto bofonchiando uno stentato “devo sedermi”. Quella situazione non prometteva nulla di buono. Rimase fermo sulla soglia qualche interminabile attimo, saettando con gli occhi dall’immagine dell’ambiguo figuro al centro della stanza a quella dell’amico seduto sul letto con lo sguardo perso al pavimento. Era decisamente in pessime condizioni.
Non diede per nulla ascolto alla voce nella sua testa che gli stava urlando che c’era chiaramente qualcosa di bizzarro in tutta quella situazione, ma seguì l’istinto che mosse le sue gambe verso il biondo. Si inginocchiò davanti a lui poggiandogli una mano fra i capelli chiari che gli ricadevano ai lati del viso celandolo al suo sguardo.

«Come ti senti?» Chris alzò appena gli occhi su di lui e Tom gli sorrise. Rimasero a guardarsi per qualche attimo.
«Ehi Tom, sei proprio tu...» Avvertì le dita del biondo sfiorargli lieve una guancia ed un dolce sorriso, quasi grato, piegargli le labbra.
«Che scena carina… Ma decisamente stucchevole per i miei gusti.» Quelle parole gli fecero gelare il sangue nelle vene.
É sotto la doccia 
Quella voce così simile alla sua...
Si mise in piedi e lo scrutò con diffidenza.

«Così tu saresti Tom?» L’uomo fece qualche passo verso di lui e l’inglese avvertì il desiderio poco virile di indietreggiare. Ma non lo fece, magari sperando che una maggiore vicinanza potesse togliergli qualsiasi folle pensiero. «Beh, non posso negare che esiste una lieve somiglianza fra i nostri lineamenti.»
Lieve somiglianza? Era davvero un mero eufemismo chiamarla così, sarebbe stato più corretto affermare che erano due gocce d’acqua, sebbene l’altro non aveva il pizzetto ed i suoi capelli erano neri come la pece…

Un brivido sinistro gli percorse la spina dorsale ed ebbe timore di porre la domanda più doverosa in quel momento, perché la risposta che avrebbe potuto ricevere sarebbe stata una pura follia.
«Tu chi sei?» L’uomo assottigliò lo sguardo facendo altri lenti passi, finchè non gli fu così vicino che Tom poté vedere il suo riflesso negli occhi dell’altro, quegli occhi che parevano i propri.
«Uh, io credo tu sappia bene chi sono. Giusto, Tom?» Avrebbe voluto allungare una mano per vedere se era tangibile o solo un’illusione nella sua testa. Anche se in quei giorni si sentiva strano, non credeva di poter incorrere nella più stramba delle pazzie.
«Tu sei… Loki?» Una domanda ed un’affermazione. Una folle sentenza che vide conferma nel sorriso sghembo dell’altro.
«Perspicace,» gli occhi chiari del moro si posarono sul viso di Chris «Molto più del tuo buon amico».
Loki? Quello di fronte a lui avrebbe dovuto essere Loki?
Non aveva nessun senso, mai avrebbe potuto averne alcuno.

«Chris, se è uno scherzo è quanto mai inquietante!» Ma l’australiano lo fissò dal basso senza proferire parola. «Perché è uno scherzo, giusto?» Cercò una conferma che non arrivò.
Si ritrovò così a buttare giù un nodo alla gola mentre la sua bocca era completamente asciutta. Il cuore gli pompava forte e sentiva martellarlo nelle orecchie.

«È ora di accettare la sconfitta.» La voce dell’ambiguo personaggio riecheggiò nuovamente nella stanza. «Potete dire al vostro mandante, chiunque egli sia, che Loki non si lascia ingannare da nessuno.»
Ma che diamine andava farneticando? Era di certo un folle. Assolutamente! Era un fan psicolabile che vista la sua somiglianza con Tom, si era convinto di essere “Loki”. Doveva essere così. Nel peggiore dei casi avrebbe potuto essere anche pericoloso...
Chris era evidentemente scosso ed il suo stato di ebbrezza non aiutava. Toccava all'inglese gestire la situazione al meglio, prima di riuscire a chiamare la sicurezza.

«Va bene, ora ci sediamo e ne parliamo.» Ma l’australiano non parve dello stesso avviso.
«Di cosa vuoi parlare, Tom? Questo qui è... è solo uno fuori di testa!» La sua voce sebbene impastata era alquanto sicura.
«Fuori di testa? Non mi ritenevi fuori di testa quando un momento fa stavi cenando in mia compagnia decantando tutto il tuo affetto per me!» A quella beffarda replica Chris scattò in piedi fissandolo torvo. «Ah giusto, credevi fossi lui...»
Tom fu costretto ad afferrare l’amico per un braccio per impedirgli di avventarsi contro l’altro. Così rischiavano solo di passare dalla parte del torto.

«Calmati ora. Siamo fra persone civili, cerchiamo di comportarci come tali.» Fece fatica a tenere testa alle sue resistenze, ma parve riuscire nel suo intendo. Chris si calmò e lui lasciò andare il suo braccio.
Ora si trovavano in un perfetto triangolo, uno di fronte agli altri, ma nessuno parve voler prendere le redini della situazione. La porta era ancora aperta e Tom gli gettò uno sguardo. Magari potevano chiamare qualcuno...
«Avanti, chiama chi vuoi, non temo alcuno dei vostri "alleati".» Pareva avergli letto nel pensiero. I suoi occhi lo colpivano con tutta la sicurezza che vi brillava, con tutta l’arroganza e la sfida che avevano sempre brillato negli occhi del suo Loki. Chiunque fosse quell’uomo, Tom non poteva negare che recitasse perfettamente quel ruolo. Come lui, se non addirittura meglio.
«Ehi tu, ascoltami adesso. Prendi quella porta e sparisci, prima che ti butti fuori a calci!» La strategia di Chris era indubbiamente la più sbagliata, ma l’inglese sapeva bene quanto fosse difficilmente gestibile l’amico quando era sotto l’effetto dell’alcol. Se non diveniva teneramente affettuoso, diventava un attaccabrighe peggio della sua controparte scenica.
«Non ho bisogno che tu mi dica cosa fare, stolto ubriacone!»
«U-ubriacone? Ripetilo se ne hai il coraggio!» Andava di male in peggio.
«Calmati Chris!» Ma l’australiano non pareva volergli dare ascolto. Se ne stava a guardare torvo il presunto Loki, mentre quest’ultimo ghignava divertito.
«Credi di spaventarmi? Ho visto mosche avere uno spirito combattivo dieci volte il tuo.» Tom pensò che forse l’idea di chiamare la sicurezza era la più sensata, ma non per loro, ma per quel poveraccio che se continuava a stuzzicare Chris avrebbe di certo passato un brutto quarto d’ora.
«Ehi, ascoltami!» Si piantò davanti all’amico afferrandolo per le spalle. «Sei poco lucido e potresti fare qualcosa di cui ti pentiresti. Ok? Calmati ora e vedrai che riusciremo a risolvere tutto. Fidati di me.» I suoi occhi azzurri lo fissavano silenti. Era sicuro che Chris lo avrebbe ascoltato, anche se era brillo, fra di loro era sempre stato così. Avevano sempre avuto una fortissima intesa e soprattutto, una profonda fiducia l’uno nell’altro.
«Tom, questo qui è uno squilibrato» lo sentì sospirare piano come non volesse essere udito dall’altro e l’inglese annuì appena. Sì, forse aveva ragione, forse era solo un mitomane, lui stesso aveva varato quell’ipotesi eppure… Eppure c’era qualcosa di troppo strano.
Dannazione, quell’uomo era perfettamente uguale a lui!
Non c’era un solo dettaglio di quel viso che non gli appartenesse e la sua voce… Come potevano essere così simili? Così uguali?

«So che è una follia Chris, ma io… io gli credo.»
«Cosa?» Il biondo lo guardava sconvolto. «Andiamo Tom, sarò anche ubriaco, ma tu sei completamente pazzo se gli credi!»
«Ha ragione.» La voce dell'uomo obbligò l’inglese a voltarsi verso di lui. «Sei un pazzo se credi alle mie parole, perché…»
«Perché sei incapace di essere sincero.» Completò la sua frase vedendolo frenarsi poi dall’aggiungere altro. Ricordava quella battuta, ricordava quella scena che tanto aveva amato girare. Quella che era la scena di un film[1].
Era il suo lavoro, la sua vita essere un attore, amava i personaggi che interpretava e alle volte li aveva sentiti talmente tanto da avere l’impressione che fossero reali. Ma come poteva credere che uno di loro avesse preso forma in carne ed ossa? Come poteva credere ad una tale follia?

«Se sei chi dici di essere, allora perché sei qui?» Si stava incamminando per un sentiero pericoloso. Avrebbe potuto perdere brandelli di razionalità e magari anche di dignità andando dietro alle parole di quell’uomo, ma non poteva non farlo. Se quella era una follia o meno, l’avrebbe dovuto appurare di persona.












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[1]. La scena in questione è la famosa scena tagliata presente nel DVD di "Thor". [Per chi assurdamente non l'avesse mai vista può trovarla qui -> X ]



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Note saltabili dell'autrice indegna di tale nome
E finalmente abbiamo scoperto le carte.
Su Chris ubriaco dovevo scriverci qualcosa da quando ho visto “Biancaneve e il Cacciatore”, perciò anche se è venuta fuori una boiata, spero vogliate perdonarmi u///u.
˜ I nostri amati attori crederanno alle parole del piccolo cervo?
˜ Riuscirà Tom a gestire la situazione?
˜ E Loki, sarà defenestrato da Chris ad un’altra delle sue battute?

Come sempre, vi rinnovo l’appuntamento al prossimo capitolo.
Grazie ancora a tutti ed in particolare a ninfetta perchè mi regala sempre un suo gentile commento ^^
Kiss kiss Chiara
  
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