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Autore: TheOnlyWay    16/10/2012    9 recensioni
Il matrimonio. Terribile, vero? Già, ma non ditelo a Leighton, costretta a fare da damigella d’onore a sua sorella Giselle. Potreste parlarne con Niall, invece, che è assolutamente entusiasta di essere il testimone dello sposo. Aggiungeteci un Harry Styles posato e affascinante, un Louis dedito più che mai alle sue bretelle e una migliore amica non troppo intelligente ma sincera. Il risultato? Tra discorsi, lancio del bouquet e balli è ancora tutto da vedere.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 12

“L’ultima possibilità.”



 

Un attimo prima di entrare in casa, mi rendo conto di una cosa piuttosto sconvolgente: sto per presentare Harry come mio fidanzato. Ed è in assoluto traumatizzante perché, credetemi, io non ho mai fatto entrare nessun ragazzo in casa. Nemmeno un amico. Perciò l’idea di farmi vedere da mamma mano nella mano con lui, mi mette in agitazione.
Non mi vergogno, sia chiaro. Chi è che si vergognerebbe di Harry? Anzi, potrei quasi vantarmi di averlo accalappiato. Potrei entrare, con incredibile disinvoltura e dire: “Lo vedete questo gran figo? È il mio ragazzo. Ed è perfetto, oltre che mio. Ah, l’ho detto che è il mio ragazzo? Si, esatto. È. Il. Mio. Ragazzo. Capito? Tutto mio.
Potrei anche farlo, in effetti, se solo non avessi il dubbio di catalizzare ancora di più l’attenzione di Giorgia su di lui. E non mi piace neanche l’idea di essere così possessiva, ma che volete farci? L’amore e la febbre mi hanno dato alla testa.
«Come devo presentarmi?» chiede Harry, sussurrando al mio orecchio. E, per la prima volta da quando lo conosco, mi sembra un po’ nervoso. Poco, ovviamente. Anche quando è agitato, ha una classe e un aplomb assolutamente invidiabili.
«Come Giordano Bruno, grande filosofo.» rispondo, sbattendo le ciglia con aria fintamente civettuola. Harry ride, poi alza gli occhi al cielo.
«Sei impossibile.»
«Grazie, lo so.» che c’è, essere impossibile è un gran complimento, secondo me. Chissà come dev’essere, essere sempre perfette, simpatiche e a modo. Di sicuro una gran noia. Voglio dire, sai che pizza rispondere sempre bene, sorridere ad ogni stronzata, uscire con gente come Giorgia. Si, è incredibile che Giorgia rientri nella categoria di gente da frequentare. Però, non so come né perché, pare che sia molto gettonata dai genitori. Forse è l’aria affidabile.
Certo, come no. Saranno quei due meloni trapiantati che ha al posto delle tette, oppure è il trucco sbavato e nero. Oppure, di sicuro, sono le sue minigonne inguinali che la rendono così seria. Cielo, il mondo sta cadendo in malora.
Sto per esporre ad Harry la mia teoria sulla zoccolaggine di Giorgia, ma mamma apre la porta e accoglie entrambi con un gran sorriso.
«Harry, caro, come stai? È un vero piacere rivederti!» cinguetta.
Prima ancora che Harry possa rispondere, mi intrometto.
«Ciao mamma, sto bene anche io, grazie per averlo chiesto. E si, sono felice anche io di vederti. No, non preoccuparti, la febbre mi è passata e non vedevo l’ora di trascorrere tutta la sera con Giorgia. Grazie tante per l’invito.» blatero, a una velocità quasi supersonica.
«Si può sapere cosa stai dicendo, tesoro? Non ci ho capito niente.» mamma inclina la testa da un lato, confusa.
«È la febbre, la fa delirare.» spiega Harry, con aria complice. Mamma ridacchia, palesemente in brodo di giuggiole, e dà un lieve buffetto sulla guancia di Harry.
«Sono così contenta che ci pensi tu, a Leighton. Non poteva trovarsi un fidanzato migliore.» proclama allora, con aria solenne. Poi si avvicina ancora e gli dice all’orecchio qualcosa che mi sembra simile ad un “non so come fai a sopportarla, sai? Sei un ragazzo coraggioso.” e, dopo averlo preso sotto braccio, lo trascina verso il retro della casa, dove c’è il gazebo con il nostro piccolo giardino.
«Si, be’, grazie per la considerazione.» borbotto, prima di seguirli a mia volta. Di positivo, almeno, so per certo che mia madre adora Harry. Ed è una bella cosa, perché mamma in genere è piuttosto selettiva.
Quando metto piede in giardino,  mi rendo improvvisamente conto che ci sono più ospiti di quanti mi aspettassi. Tanto per iniziare, pare che la mia sfiga sia tornata tutta in un colpo, visto che colgo Giorgia – stretta in un microscopico pezzo di stoffa bianca – intenta a parlare con mio padre. Ignoro entrambi,  anche se sento i loro sguardi addosso, e mi dirigo verso Janine e Rachel, la sorella minore di Bridget. Stanno parlottando tra di loro, tutte prese da un discorso che non ho la minima intenzione di seguire. Perciò comincio a fare marcia indietro, decisa a strappare Harry dalle grinfie di mia madre, ma Janine interrompe la sua discussione e mi fa cenno di raggiungerle.
Con l’aria di un condannato al patibolo, mi avvicino.
«Ciao, dolcezza. Ti trovo bene.» si complimenta – sempre che di complimento si possa parlare. Inarco un sopracciglio, scettica. Sto per chiederle se mi sta prendendo per il culo, ma Rachel la interrompe.
«Non dire cazzate, mà. Si vede che sta uno schifo.»
Rachel è il completo opposto di Bridget. Ha un caschetto di capelli corvini, occhi scuri ed è un po’ cicciotta, scontrosa e lunatica. Incredibilmente, mi adora. Forse perché caratterialmente ci somigliamo abbastanza, forse perché quando quel cretino di Josh Tucker l’ha spinta in mezzo alla strada dicendole di diventare troia come sua sorella mi sono messa in mezzo e l’ho praticamente sterilizzato, fatto sta che le sto simpatica. Non sembra, dite? Be’, credetemi, se le fossi stata antipatica, mi avrebbe demolito l’autostima con qualcosa di molto peggio di un “sta da schifo”. Mi domando se…
«Ehi, Rachel. Che ne pensi di Giorgia?» ti prego, ti prego, dimmi che la odi.
«Chi?» domanda, presa in contropiede.
«Mia cugina, quella col vestito bianco.» passo a spiegare, indicandola con un leggero cenno del capo.
«Ah, la battona! Minchia, Leighton, ti rendi conto di che gente frequenti?» mi chiede, sinceramente preoccupata. Annuisco, perché non è che possa darle torto. Voglio dire, Giorgia è una gran baldracca, perché negare l’evidenza?
«Lo so, non me ne parlare.» mormoro. Le strizzo l’occhio e mi guardo alle spalle, alla ricerca di Harry. Non so, ho come la sensazione che sia il caso ti tenerlo sotto controllo, questa sera.
E infatti, guarda un po’, pare che Giorgia l’abbia già puntato. Ed io non ho la minima intenzione di permetterle di avvicinarsi più di così. Direi che i cinquanta centimetri scarsi che li separano sono più che sufficienti. Anzi, sono troppo pochi. Un oceano di distanza sarebbe provvidenziale., ma non si può avere tutto, perciò mi toccherà fare tutto da sola.
A passo di marcia, sotto lo sguardo evidentemente divertito di mia madre, Janine, Rachel e dei Fantastici Quattro (che sono appena arrivati), raggiungo il mio fidanzato e la mia adorata cugina italiana. Quando prendo Harry per mano, lui mi rivolge un sorriso caldo e decisamente divertito.
«Stavo appunto dicendo ad Harry che questa sera stai una favola, Lilly.»
Uno: non chiamarmi Lilly. Lo odio.
Due: non dire cazzate, lo so che probabilmente gli stavi proponendo del sesso sfrenato in camera tua, che per inciso sarebbe mia, perciò poche storie.
Tre: và al diavolo, stronza.
«Hn, grazie. Ora, se non ti dispiace, devo parlare con Harry.»
«Fai pure, non c’è problema per me.»
«Forse non hai capito: smamma.» agito la mano, come per scacciare un insetto fastidioso, e finalmente la comprensione fa breccia nel povero cervellino micro sviluppato di Giorgia, che annuisce con un sorriso e sfiora il braccio di Harry in una carezza.
«Tra poco sarà pronto a tavola. Io voglio sedermi vicino te.» annuncia.
Oh, certo. E forse ti dimentichi che a tavola ci saranno un sacco di coltelli, di quelli belli grossi, e affilati e taglienti. Micidiali. Per errore ti si potrebbe conficcare nella carotide. Si sa, di questi tempi, gli incidenti domestici sono all’ordine del giorno.
«Non dirmi che stai pensando ai coltelli, Lilly.» ride, prima di circondarmi i fianchi con le braccia e lasciarmi un bacio sulla tempia. Mi stringo nel suo abbraccio, divertita. Subito dopo, però, mi rendo conto che non ho ancora molto tempo per stare con lui. Tra qualche giorno Harry tornerà a Londra ed io mi ritroverò da sola. Sospiro.
«Non ci credo che tra qualche giorno te ne vai.»
Harry sbuffa, spazientito. «Non so più come dirtelo: non ti lascio, Leighton. Perciò piantala di fare la paranoica e pensa ai mille modi in cui puoi uccidere tua cugina.»
Ha ragione, come al solito. È perfettamente inutile fasciarsi la testa prima ancora di cadere. Se siamo destinati a stare insieme, ce la faremo. Semplice, no?
«Sono già arrivata a centotrentacinque.» annuncio, più rilassata. Nel frattempo, ci siamo spostati a tavola. In ogni caso, proprio non riesco a capire cosa mio padre faccia qui. È mai possibile che devo sempre stare sul piede di guerra? Comincio a rompermi le palle, sapete?
Da vero gentiluomo qual è, Harry scosta la mia sedia e la accompagna per farmi accomodare, poi mi si siede accanto e mi prende per mano.
Gli sorrido, per poi appoggiare la testa sulla sua spalla. Alla sua sinistra c’è Louis, alla mia destra Rachel. Giorgia è relegata nell’angolo opposto, quello proprio attaccato alla gamba del tavolo ed è palese che sia indispettita.
Sghignazzo, divertita. Ben le sta, voglio proprio vedere come farà a molestare il mio fidanzato da quella distanza. Le rivolgo un sorrisino di sfida, tanto per farle capire che non mi sono affatto bevuta tutta la sua pagliacciata con annessi complimenti. Lei ricambia, con un sopracciglio inarcato. Oh, certo, fa pure finta di non sapere di cosa sto parlando. Non che abbia parlato, ma in genere le mie espressioni sono piuttosto eloquenti. Perciò dovrebbe aver capito. A meno che non sia così dannatamente stupida.
«Buon appetito.» augura mamma, servendo al centro tavola un enorme vassoio colmo di salsicce, wurstel, hamburger, costine e non so cos’altro.
«Zia, non ci sarebbe qualcosa di più salutare, come un’insalata di pomodori?» ecco, mi sembrava strano che ancora non avesse cercato la sua buona dose di attenzione.
«Sopprimetela, prima che ci pensi io.» borbotto, infilzando un hamburger con aria tetra. Qualcuno ridacchia, divertito. Poi Rachel decide di guadagnarsi tutta la mia stima e comincia a prendere Giorgia per il culo. Si rivolge a mia madre, con un sorrisino innocente stampato sul viso rotondo.
«Signora O’Connell, non è che potrebbe servire anche a me un’insalata di stagione? Voglio solo le foglie verde chiaro, tagliate in strisce lunghe tre centimetri e larghe uno. Cerchi di non sbagliare, per cortesia. I pomodori invece li vorrei tagliati a forma esagonale, possibilmente non superanti i due centimetri di grandezza. Il tutto entro dodici minuti.» sibila.
Janine le tira una gomitata sul fianco, nell’inutile tentativo di farla stare zitta, anche se è evidente che vorrebbe ridere. Chi non si trattiene affatto, con mia enorme sorpresa, è mio padre. Non sentivo la sua risata da talmente tanto tempo che per un attimo fatico a riconoscerla. Ma è la sua, e non è cambiata affatto. È la stessa risata che sentivo da bambina, quando guardavamo insieme i cartoni animati. È la stessa risata che mi riporta ai lunghi sabati pomeriggio trascorsi al parco. In automatico, stringo la presa sulla mano di Harry.
«Tutto bene, piccola?» domanda, preoccupato. Scuoto la testa distrattamente: per la prima volta, non ho voglia di fingere che sia tutto a posto. Perché non lo è affatto e se c’è qualcuno che può capirmi, quello è Harry.
«Voglio andare via da qui.» sussurro, quasi sull’orlo del pianto. Cielo, sto diventando di uno psicolabile esagerato, nell’ultimo periodo. Ma dov’è il mio cuore di ghiaccio, quando serve?
Non è normale che cambi umore ogni trenta secondi, dai. Dico sul serio, sto cominciando a preoccuparmi.
«Per tuo padre?» bisbiglia, in modo che nessuno, oltre me, possa sentire. Annuisco e sto per supplicarlo di andarcene, quando Giorgia decide di fare la sua mossa, scatenando il mio odio più totale.
«Zio, Lilly ti ha già parlato di lei ed Harry?» cinguetta, anche se ormai, con il raffreddore che incombe, la sua voce è più simile a quella di un uomo.  Piccola soddisfazione, ormai inutile di fronte all’evidenza dei fatti: questa gran vacca sta cercando di farmi parlare con mio padre, quando sa perfettamente che è l’ultima cosa che ho voglia di fare.
L’atmosfera, ovviamente, si fa immediatamente tesa e un silenzio tanto fitto quanto imbarazzante si piazza tra i presenti. Poi, con semplicità, Harry inizia a parlare, con la sua voce roca e sempre maledettamente calma. Accolgo ogni sua parola con gratitudine, perché so che l’unico motivo per cui si è messo in mezzo è difendere me ed impedirmi di soffrire troppo.
A dimostrarlo, c’è la sua mano stretta nella mia.
«Be’, sa, signor O’Connell…» comincia, con un mezzo sorriso divertito.
Papà lo interrompe con un cenno della mano e un sorriso. «Chiamami Brian, Harry. E sentiti libero di darmi del tu.» lo invita poi a continuare.
Osservo papà in completo silenzio, cercando di capire dove voglia andare a parare con tutta questa gentilezza, ma non trovo neanche una motivazione plausibile. Perché dovrebbe sforzarsi di essere carino con Harry, quando non gliene è mai importato niente, di me? Dal lato opposto della tavola, intanto, mamma mi osserva con dispiacere.
«D’accordo, Brian. Come saprai, Leighton non è proprio un agnellino.» comunica Harry. Alzo gli occhi al cielo, scocciata. Io? Sono un zuccherino, quando voglio. È che Harry all’inizio ha tirato fuori il mio lato acido. E sarcastico. E cinico. E… okay, non sono uno zuccherino.
«Lo so bene.» conferma infatti papà. Certo, e come fa a saperlo? Grazie alle innumerevoli e inesistenti volte in cui abbiamo parlato, o in cui abbiamo trascorso del tempo insieme?
Sbuffo, sprezzante.
«Lo sai bene? Ma davvero?»
«Leighton…» mi ammonisce mamma, con un tono di voce duro che non ammette repliche.
«No, Leighton un bel cavolo di niente.» mi alzo in piedi, furiosa. L’attenzione di tutti si concentra su di me. Faccio in tempo a cogliere lo sguardo dispiaciuto di Niall, quello soddisfatto di Giorgia e quello particolarmente serio di Harry, prima di sbottare e riversare addosso a mio padre tutto quello che penso di lui.
«Non so cosa ci fai qua, e sinceramente non lo capisco. Hai lasciato mamma, hai abbandonato me e Giselle, perché continui a tornare? Ti diverte farmi stare male, papà? Ti piace vedere che non riesco neanche a parlare quando ci sei? Grazie tante. Cosa credi, che ti permetterò un’altra volta di ferirmi come hai già fatto? Non ce la faccio, va bene?» urlo, con le lacrime agli occhi. Quando ho finito, rimango in piedi, ansimante, coi pugni stretti e il fiato corto. Papà non dice una parola, si limita a guardarmi estremamente serio.
Rimane in silenzio per qualche minuto, poi si decide a rispondermi.
«Le cose tra me e tua madre non hanno funzionato, Leighton. Capisco che tu sia spaventata, capisco che tu abbia sofferto, ma non puoi incolparmi di averti abbandonato. Sono anni, anni!, che cerco di avere un contatto con te e tu mi respingi. Potevo capirlo quando avevi sette anni, ma ora ne hai diciannove ed è tempo di crescere. Sono sicuro che se lo volessi davvero, capiresti. Ma non vuoi ed io non posso farci niente. Ciò non toglie che per te e Giselle farei qualsiasi cosa. Ed ora scusate, ma ho il volo per Londra tra due ore. Ero passato solo per salutare.» conclude.
Se ne và, prima ancora di lasciarmi il tempo di assimilare ogni sua parola, prima ancora che io riesca a reagire e a capire, finalmente, che la vera egoista, tra noi due, sono solamente io. Non ho mai voluto capirlo fino in fondo, ha ragione. Troppo presa a portare avanti la parte della principessa oltraggiata e della figlia abbandonata, non ho apprezzato i suoi tentativi di starmi vicino. Ed ora so che se gli permetterò di andare via senza una risposta, non avrò più nessuna possibilità.
«Lilly, si può sapere che ti è preso?»
«Vaffanculo, Giorgia. Vaffanculo.» e questo, ve lo assicuro, è il vaffanculo più soddisfacente e liberatorio che abbia mai mandato.
Poi comincio a correre e inseguo papà, così come avrei dovuto fare tanto tempo fa.
 
 
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Buonasera ^^
Sarete stupite di quest’aggiornamento, visto che io per prima credevo che non ce l’avrei fatta. Sono stata bloccata su questo capitolo per un sacco di tempo. Era lì, eppure non riuscivo mai a finirlo in maniera che mi soddisfacesse.
Comunque, l’altra sera stavo parlottando con Ale, che mi ha aiutato parecchio a sbloccarmi. Perciò grazie <3
E, in più sono contenta perché il mio piccolo iPod, che fino a ieri sembrava morto, è resuscitato. Per festeggiare, quindi, ecco il nuovo capitolo.
Ehm… che ne pensate? Ditemelo, vi prego, perché ero molto indecisa al riguardo.
E basta, credo di aver finito. Grazie mille alle ragazze che hanno commentato lo scorso capitolo, a chi ha inserito la storia tra le blablabla e a chi legge soltanto.
Vi adoro,
Fede.


Ah, dimenticavo, per chi volesse, su Twitter son @FTheOnlyWay
   
 
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