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Autore: darkronin    16/10/2012    4 recensioni
“Voi non siete l'unico popolo. Né siete l'unica minaccia. Il mondo si sta riempiendo di esseri fuori dal comune che non possiamo controllare”
La Terra e i suoi abitanti sono davvero al sicuro, ora che la minaccia dei Chitauri è stata debellata, o quella che si è abbattuta su New York era solo l'avanguardia di una guerra più complessa e articolata?
- - - - Crossover Avengers-X-men col Marvelverse più in generale (come dovrebbe essere in realtà)
- - - Personaggi principali aggiuntivi: Wolverine, Deadpool, Gambit, Rogue, Nightcrawler, Spiderman – nella seconda parte anche Antman, Wasp, i Fantastici4.
- - Limitate apparizioni di personaggi già noti: Thor, Loki, Odino, Hulk, Jane Foster, Erik Selvig, i senatori Stern, Kelly e Boyton.
- Altri, per ora secondari ma non meno importanti ai fini della trama: Sinistro, Emma Frost, Jean Gray, Ciclope, Xavier, Mystica, Magneto, Morph, Donna Ragno, DareDevil, Angelo, Tempesta, Kitty Pride, Colosso, Psylocke, Fantomex, Visione, Daisy, DumDumDugan, Contessa Allegra Valentina di Fontaine, Norman Osborne, Hela e Sigyn
+Riferimenti a Civil War, Dark Reign
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Pepper Potts, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: Cross-over, Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'ira degli eroi'
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4. Accampati per la notte




L'aria quella sera era particolarmente frizzantina. Forse perché le polveri, sollevatesi e che avevano respirato a pieni polmoni durante la battaglia, erano ricadute a terra e non fluttuavano più per ogni dove cosicché a loro sembrava di respirare davvero per la prima volta dopo un tempo pressoché infinito. A New York. Era tutto dire.
Fury si era dileguato in un lampo e qualcuno ancora si chiedeva come avesse fatto a raggiungerli: domanda sciocca, protestò Natasha, dato che quello che avevano requisito loro non era certo l'unico aereo a bordo dell'helicarrier.
“Bene...” disse dopo aver dato quell'ovvia spiegazione “Io vi raggiungo più tardi...”
“Perché, dove pensi di andare?” domandò Stark levando un sopracciglio e non fidandosi minimamente di quella spia doppiogiochista
Lei lo squadrò truce “Vado a prendermi un cambio. A casa mia.” puntualizzò feroce
“Buona passeggiata...” commentò il magnate dandole le spalle e avviandosi per le strade deserte. Faceva uno strano effetto girare per le vie insolitamente vuote di New York, di notte.
Clint esitò in coda al gruppo ma ciò che voleva dire fu anticipato dal biondo dio asgardiano “Lascia che ti accompagni...” disse semplicemente quello, accennando un inchino.
“Non ho bisogno di essere accompagnata, ma grazie della disponibilità” rispose la rossa con un mezzo sorriso
“Insisto...” disse lui “Per quanto tu possa essere una forte e coraggiosa guerriera, rimani pur sempre una donna. Ho un'amica,ad Asgard, che è come te...” aggiunse per confermare che la sua non voleva essere un'offesa o una mancanza di fiducia.
“E va bene... tanto... che possibilità avrei, contro un dio?”
Lui sorrise compiaciuto al sorriso abbozzato di lei. Protese la mano in aria e, in un batter d'occhio, il Mjöllnir fu nel suo pugno. Clint li salutò con un cenno del capo e si avviò dietro agli altri.
“E quello?” domandò lei perplessa
“Per il rientro...dov'è la vostra dimora?”
“A un paio di isolati da qui...”
“Quindi, sono queste le dimore terrestri...” osservò lui, colpito, seguendola
“Non sono tutte così... credo che tu e Rogers, che dovrebbe aggiornarsi su come sia schifosamente finita la sua guerra, dovreste farvi una full-immersion nel mondo reale. Inoltre studiare assieme rende più ricettivi...”
“Da noi la stanza più piccola è grande come la sala di comando della nave volante...”
“Però... non oso pensare cosa sia il resto...” commentò la donna, sinceramente colpita
Camminarono un'altra decina di minuti in silenzio e quando giunsero davanti al portone, Natasha lo avvisò “Non farti prendere dalla claustrofobia, in ascensore...”
Aveva fatto bene ad avvisarlo perché Thor non sarebbe mai entrato, di sua spontanea volontà, in un cubo di metallo di quattro metri quadrati. “Non c'era un'entrata secondaria?” domandò quando, infine, raggiunsero il pianerottolo.
Lei sorrise della sua ingenuità “Questi sono appartamenti e sono chiusi all'esterno per evitare che i malintenzionati ci entrino...” disse porgendo gli occhi allo spioncino. E quello che all'apparenza non era altro che il classico occhio magico delle porte blindate si rivelò essere, in realtà, un sofisticato sistema di riconoscimento retinico che, insieme al pomello a riconoscimento digitale, bloccavano l'accesso all'appartamento della donna.
La porta si aprì, quindi, con un semplice click e furono dentro un appartamento di medie dimensioni, carino ma spartano: nessuna decorazione aggiuntiva alle pareti o sulle mensole forniva la benché minima informazione sulla personalità di chi l'abitava.
Non appena la porta si chiuse, Natasha lanciò sgraziatamente gli stivali in un angolo dell'ingressino. Il biondo dio del tuono sentì, in contemporanea, il rumore sibilato della zip della tuta in kevlar che si apriva “Aspettami un attimo di là!” gli disse lei avviandosi veloce verso una stanza e liberando, contemporaneamente, il busto e le braccia dall'abito aderente.
Tempo cinque minuti e la rossa ricomparve nella stanza che aveva indicato a Thor avvolta in un accappatoio bianco, i capelli bagnati appiccicati al collo. Subito si infilò per metà dentro l'armadio a muro.
Dopo che aveva osservato il panorama che gli offriva quella finestra per tutto il tempo della sua assenza, Thor decise di sedersi sul letto “E' silenzioso, qui...” commentò mentre cercava di dare un senso a quel suo comportamento così sfrontato davanti a un uomo che conosceva a mala pena.
“Devono aver evacuato mezza città... normalmente quelli di sopra fanno un gran casino anche molto oltre l'orario di coprifuoco..” rispose lei lanciando sul letto un paio di jeans, una maglia e una giacca.
“Non capisco..” ammise lui
Lei si voltò verso il letto, contemplando la propria scelta, quindi si illuminò e tornò a cacciarsi dentro per uscirne poco dopo con un paio di plaid leggeri tra le mani. “Quando si è in tanti a vivere a così stretto contatto, ci sono delle regole da rispettare per il benessere di tutti. Quindi ci sono dei limiti d'orario entro cui fare baccano. Sai... la mattina la gente va al lavoro e se tu vuoi fare casino fino a tardi vai fuori, nei locali appositi. Ma a casa, dopo le dieci, per rispetto degli altri, devi fare silenzio. Non tutti abbiamo gli stessi ritmi o le stesse abitudini.”
Thor sorrise “Da noi, invece, si banchetta fino a tardi, si canta a squarciagola e nessuno ne è infastidito. Addirittura, spacchiamo i bicchieri in segno di approvazione. Ma ho scoperto che sulla Terra non è un'azione vista di buon occhio.”
“No, normalmente no. Ma ci sono locali, per lo più greci, mi pare, che, invece, ti consentono di spaccare tutti i piatti che vuoi. Ma solo un giorno alla settimana” Soddisfatta della sua ricerca, si tolse rapidamente l'accappatoio mentre parlava, rimanendo coperta solo dalla biancheria. Thor, imbarazzato e poco aduso a quel genere di disinvoltura, si volse dall'altra parte per non fissarla e borbottò qualcosa di incomprensibile. “Prego?” domandò lei
“Non dovresti mostrarti così...” farfugliò agitando la mano verso di lei, rimanendo voltato “...non a tutti, per lo meno...”
Lei lo guardò sconcertata: un dio messo KO in quel semplice modo umano? “Ti ho messo a disagio?”
“No..” mentì “Solo mi domando se sia un costume tipico terrestre...” disse pensando che, forse, anche la sua Jane mostrava quel genere di audacia.
Lei lo fissò, cogliendo al volo il collegamento tra la sua reazione e le poche parole che aveva carpito dai discorsi di Coulson “Non temere... non siamo tutte così. Ma trovo idiota perdere tempo ad andarmene di nuovo di là per cambiarmi, se la cosa non ti crea problemi. A me non da fastidio, quindi...” replicò in un'alzata di spalle
“E all'agente Barton?” domandò lui in un soffio, pentendosi subito delle parole che gli erano sfuggite di bocca quando lei si volse a fissarlo truce
“Che vuoi dire?”sibilò con acredine
“Beh...credevo che voi due...” tentennò quello, quasi spaventato dalla reazione di lei.
Noi due cosa? Che stessimo assieme?” domandò scoppiando in una risata fragorosa. “Tu e tuo fratello avete le idee un po' confuse...” scosse la testa, chiuse i jeans attillati e afferrò la maglia
“Non è che sei tu ad averle confuse? Ho sentito quello che gli hai detto. L'hanno sentito tutti. L'amore è per i bambini...” replicò quello, quasi offeso “Ma ho anche visto come ti guarda lui. Non mi sorprenderei se...” ma lei alzò un dito, chiedendogli di tacere
“Senti, bello...” disse tirando la maglia sui fianchi, in un gesto nervoso “Sei sulla Terra da... quanto? Poco, comunque, e credi di aver capito tutto? Per favore! Il mondo, il nostro mondo, almeno -e se non la Terra, sicuramente il modo di viverlo che abbiamo noi dello S.H.I.E.L.D.- è un po' più complicato di quanto tu possa pensare.”
“Non volevo offenderti...” disse lui sulla difensiva “Solo che...”
Solo che niente.” lo zittì lei, nervosa. “Però, grazie di avermelo ricordato” disse cacciandosi nuovamente nell'armadio ed emergendone con altri vestiti che cacciò in una sacca “Per Clint...” spiegò sotto il suo sguardo attento e curioso
“Hai anche abiti da uomo?” si meravigliò lui “E Selvig? Non hai nulla per lui?”
Natasha alzò gli occhi al cielo, valutando la stazza dell'uomo. Sì, forse aveva qualcosa. E anche lui ne aveva bisogno, dopo quello che aveva passato. Se lo ricordava eccome, alla torre, la barba lunga, le occhiaie e la camicia sudicia per tutti i giorni che aveva passato, insieme a Clint, senza un briciolo di umanità.
Quand'ebbe finito di fare i bagagli, uscirono dall'appartamento allo stesso modo in cui ne erano entrati. Ma, una volta in strada, Thor le porse la mano e, quando lei l'accettò, la tirò a sé mentre con l'altra faceva mulinare il suo martello. In un battibaleno si trovarono in aria, sopra gli alti grattacieli, sfrecciando veloci verso la Stark Tower che si ergeva, ammaccata e cigolante, nella foresta di edifici.

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“Beh..” disse Stark una volta che fu di nuovo all'interno del suo palazzo “Direi che dovrebbero essere qui a momenti...”
“Cos'hai in mente, stavolta?” domandò Banner sbracandosi sul divano accanto a Loki che a sua volta era imprigionato lateralmente dal capitano Rogers
“Aspetta e vedrai...” rispose quello tirando fuori dalla tasca il suo telefono ultrapiatto. Digitò qualcosa e rimase in attesa, una smorfia divertita sulle labbra.
“Spero non sia un'altra delle tue stupidaggini...” commentò Steve vedendo la sua espressione compiaciuta.
“Eccoli che arrivano...” gli rispose, invece, quello in risposta. Thor stava atterrando sul balcone davanti alla stanza quando lui si affacciò, facendo attenzione a non tagliarsi coi cocci e buttando le braccia oltre il vetro “Thor!!” chiamò con fare adorante “Il tuo amato fratellino vuole dedicarti una canzone...” In sottofondo, non appena aveva chiamato il dio, si era cominciato a sentire la musica che andava aumentando di volume. Thor non ebbe il tempo di voltarsi verso Loki, su cui erano già calamitate le attenzioni perplesse di Banner e Rogers, che rombi infernali scossero le pareti dell'edificio


You've got something about you 1
You've got something I need
Daughter of Aphrodite
Hear my words and take heed
I was born on Olympus
To my father a son
I was raised by the demons
Trained to reign as the one

[Tu possiedi qualcosa che ti riguarda/ Qualcosa di cui io ho bisogno/ Figlia di Afrodite/ Ascolta le mie parole e fai attenzione/ Io sono nato nell'Olimpo/ (Sono) un figlio per mio padre/ Sono stato cresciuto dai demoni/ Allenato per essere quello che regnerà]

Stark si stava sbellicando dalle risate per aver avuto un'intuizione tanto geniale. Nonostante le due divinità asgardiane non capissero metà dei riferimenti culturali, Thor aveva capito benissimo l'offesa che gli aveva rivolto e Loki, da parte sua, aveva gli occhi che brillavano divertiti.
Rogers e Banner, invece, cominciarono subito a strepitare perché quello strazio finisse al più presto.
“Cos'è questo rumore assordante? Osi chiamarla musica?”
“Stark...ti conviene spegnere se non vuoi trovarti la torre rasa al suolo dall'altro
L'unico che sembrava in qualche modo divertirsi, oltre a Stark, era Barton che sorrideva sornione da un angolo della stanza, appoggiato mollemente al bancone del bar


I'm the lord of the wastelands
A modern day man of steel
I gather darkness to please me
And I command you to kneel
Before the
God of thunder and rock and roll
The spell you're under
Will slowly rob you of your virgin soul

[Sono il signore delle terre desolate/ un uomo moderno di acciaio/ chiamo a raccolta l'oscurità per compiacermi/ e ti ordino di inginocchiarti prima che
Dio del tuono e del rock'n'roll/ l'incantesimo di cui sei vittima/ ti priverà lentamente della tua anima virginea]


Poco divertita da quella pagliacciata era anche Vedova Nera che appena messo piede all'interno andò a smanettare sulle console finché il frastuono non tacque.
“Sei un cretino!” sibilò allora
“Potevi startene anche a casa tua, agente Romanoff” replicò quello indispettito.
“Spiacente... dovevo portare il cambio a Selvig...” replicò quella passando accanto a Clint e mollandogli lo zaino con poca grazia “Ho preso qualcosa anche per te. Ho pensato che forse ti avrebbero fatto comodo”
“Io andrei a letto, se a voi non dispiace...” replicò Stark che, castrato nel suo divertimento infantile, aveva perso ogni interesse per la serata “Voi bivaccate pure dove vi pare... fate a turno col divano, non lo so... Loki potete rimetterlo sul pavimento...”
“Non hai nulla di meglio da offrirci?” si offese Banner “Magari anche una doccia...”
“Guarda che questi sarebbero uffici...” sbuffò sonoramente “Però sì, sono attrezzato... avanti seguitemi... Tu no, rossa!” disse folgorando l'unica donna del gruppo “Sia mai che insidi la nostra virtù...pussa via! E fa la guardia alla tua simile, là in fondo...” Detto ciò, si dileguò rapidamente, lasciando la spia esterrefatta.
Odiava Stark. Lo detestava perché era imprevedibile e terribilmente irritante. Sbuffò e si sedette accanto a Loki. La mora sollevò i polsi, chiedendo, mutamente, di essere liberata
“La corda è abbastanza lunga, non seccarmi. E men che meno ti toglierò il bavaglio, se te lo stai domandando...”
E tuttavia, non dovette aspettare molto che l'asgardiana crollasse addormentata, sfinita. Anche per lei era stata una lunga giornata. Quando Thor ricomparve nella stanza, indossando i suoi soliti abiti, lei si alzò e si stiracchiò facendogli spazio
“Gli altri?” domandò perplessa dopo un po', vedendo che nessuno li raggiungeva
“Banner e Rogers hanno trovato un posto dove stare al piano di sotto, insieme a Selvig.” disse fissando il fratello/sorella che ronfava placidamente, sbracato scompostamente sul divano. Si sedette sul tappeto davanti ad esso e vi poggiò contro la schiena
“E Barton?” domandò la rossa dopo un po', visto che lui non accennava a nominarlo, forse per pudore.
“Si è lavato ed è subito sparito...pensavo...” cominciò ma tacque. Lei lo ringraziò e infilò la porta con lunghe falcate.

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Sul tetto, tirava un leggero venticello ma abbastanza fresco da costringerla a tirarsi il bavero fin sul mento. Lì, nell'angolo più prominente della torre, stava appollaiato l'arciere, gambe incrociate e braccia stese in avanti.
“Meglio?” domandò lei, arrampicandosi al suo fianco
“Fa attenzione, è scivoloso...” disse afferrandola per la vita senza nemmeno voltarsi a guardarla. La tirò a sé nello spazio angusto del suo nido e lì restarono in contemplazione della città che, nonostante tutto, sembrava ancora viva, con tutte le luci che illuminavano il paesaggio “Grazie degli abiti puliti...”
“Figurati...” rispose lei con un'alzata di spalle.
“Come va la gamba?” la abbracciò per poterle sfiorare il taglio che aveva sulla fronte “Tutto ok?” domandò scendendo lungo la guancia, fissandole il labbro spaccato.
“E' tanto evidente?” domandò lei
Clint sorrise appena “Ci hai impiegato troppo a stendermi, sull'helicarrier. L'unica giustificazione, perché tu non abbia usato le gambe, è che ti facessero male...”
Lei si strinse appena nelle spalle “Solo una botta, non credo ci sia da preoccuparsi.” mentì abilmente per non farlo preoccupare più del necessario: in realtà la zona interessata, vicino alla caviglia, era rossa e gonfia, ma gli stretti stivaletti che aveva scelto facevano anche da fasciatura. “Quando ci hai attaccati sono finita al piano inferiore con Hulk e mi sono trovata schiacciata tra le lamiere...”
“Mi dispiace...” Disse stringendola di più a sé
“Non devi...”
La città, sotto di loro, era silenziosa. Non c'erano schiamazzi di ragazzini né sirene delle forze dell'ordine né spari. Nulla incrinava quel momento così tranquillo da sembrare irreale.
Dopo qualche minuto Natasha si sorprese a tremare appena per il vento fresco “Forse è il caso di entrare e cercarci un posto per passare la notte” disse cercando il modo di alzarsi.
Ma Barton la prese per il polso “Non lasciarmi...” chiese in un sussurro senza staccare gli occhi dalla miriade di luci aranciate.
“Aiutami...” disse lei, sbuffando. Con molta cautela gli buttò le gambe in grembo e da lì, con un colpo di reni, si tirò a sedere giusto nello spazio che le gambe di lui, a farfalla, lasciavano libero. Incuneò la spalla sotto il suo braccio e sistemò la testa sul suo petto. “Va bene così?” Lui annuì appena e si torse un attimo per recuperare un plaid. Con un colpo secco lo tirò fuori dallo zaino che giaceva alle sue spalle e se lo tirò addosso in modo da coprire entrambi
“Ora sì” rispose
“Stai pensando a tua moglie?” domandò lei dopo un po' “Perché ho nominato Parigi?”
Lui rimase in silenzio per un po' “No, Barbara...” gli sfuggì un sorriso “Sai che se non mi ricordi tu, della mia ex moglie, io non ci penso mai?” Scosse la testa, divertito “Quasi non mi ricordo nemmeno che faccia avesse. Né sono triste...”
“Sei cattivo...”
“Nat... è durata quanto? Tre mesi? E io non ero nemmeno troppo convinto...” scosse la testa ripensando a come, invece, fosse innamorata lei. “E con tutto quello che ci succede non è che abbia molto spazio per...” agitò una mano sul petto, all'altezza del cuore “...Quelle cose lì”
“Sciupafemmine...”
“Non dire così!” sbuffò lui stancamente “Comunque tu non hai colpe...”
“Clint...?” chiamò lei dopo un po' “Da quant'è che non dormi?” domandò senza guardarlo, incantata anche lei dalle luci della città
Lui scrollò le spalle “Non ne ho idea... ma non ho sonno...”
“Ti verrà, tra un po'...”
“Tanto ci sei tu a tenermi dritto coi tuoi fili da marionettista, no?” scherzò ancora lui
“Non sei divertente!” replicò la rossa di rimando
“Beh...è un dato di fatto...non possiamo scambiarci i ruoli, quindi devo restare sveglio”
“Ma c'è spazio a sufficienza perché tu ti stenda, se vuoi rimanere qui...”
“E tu?” chiese lui allarmato
“Non me ne vado via, tranquillo!”
“Lo davo per scontato... parlavo della coperta...”
“Se mister ho-una-vista-eccezionale prestasse più attenzione, saprebbe che ne ho prese due...”
“Sono un libro aperto per te, vero?”
“Abbastanza...”
Facendo molta attenzione, Clint infilò le mani sotto le proprie gambe sciogliendo l'intreccio delle caviglie e, facendo leva sulle braccia, si mise in posizione verticale. Quindi effettuò un salto all'indietro e atterrò sul tetto come un abile ginnasta. Cercò ancora nella sacca e quand'ebbe trovato l'altra coperta, si arrampicò nuovamente sul suo spuntone e studiò la situazione. Scivolò lentamente affianco della ragazza e si stese supino con la testa sulle sue gambe, lo sguardo rivolto all'orizzonte “Non mi addormenterò...” promise “Non voglio...”
“D'accordo...” rispose stancamente lei passandogli distrattamente una mano tra i capelli “Sicuro di star comodo?” L'altro rispose con un semplice cenno della testa e Natasha seppe che lui era già prossimo a crollare, nonostante la volontà di non cedere. Chissà da quanto tempo non dormiva. Per una notte, lei poteva anche saltare mentre Clint ne aveva assolutamente bisogno. Lui era l'unico, forse, che non la sottostimasse e a cui si affidava ciecamente. Quella notte, lei avrebbe vegliato sul suo sonno, che sarebbe stato, senz'ombra di dubbio, affollato dei peggiori incubi del passato che potessero perseguitarlo.


1    KISS, Destroyer, 3. God of Thunder



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Ok, anche sto giro, urgono delle spiegazioni per chi non conoscesse la biografia dei personaggi (tanto perchè sappiate come l'ho stravolta XD)
In realtà parlo solo di loro: Nat e Clint. Come coppia può non piacere (farà piacere a chi non li sostiene sapere che negli Ultimate lui la uccide), ma a me piace moltissimo anche se Jeremy me l'han reso proprio cesso nel film (potevano farlo un pò meglio ma, d'altronde, lui è l'unico umano doc 100%.... capirete più avanti di cosa parlo.)

Dunque. Nat è famosa per essere praticamente imbattibile nel corpo a corpo, da sempre esperta in TUTTE le arti marziali. Motivo per cui è andata lei ad affrontare l'agente Barton sull'Helicarrier: sapeva che non c'era molto spazio di manovra e che, quindi, tra i due, avrebbe avuto lei la meglio. Clint è abilissimo nel lancio a distanza, più carente nello scontro ravvicinato. Introdurrò, più avanti, un terzo personaggio (sempre Marvel, non mio) con cui completerò il gruppetto: una persona molto abile nella media distanza (così in tre, coprono tutte le lunghezze). Ad ogni modo lei è sua amica ed era l'unica che davvero potesse/volesse affrontarlo (credo che tutti gli altri agenti S.H.I.E.L.D. -oltre a essere impegnati- se la facessero addosso non avendo chissà quale abilità). Quanto all'incidente con Hulk, nulla di inventato: la si vede benissimo zoppicare nella fuga (e nonostante tutto questa poi zompa da uno scudo a un Chitauro e da questo al tetto della Stark Tower come se niente fosse... esigenze di copione) ed è questo il motivo per cui, se fate attenzione, le gambe le usa pochissimo, nello scontro con Clint (che da uomo ha ovviamente più forza nelle braccia. Tra l'altro, ricordate come in Iron Man 2 (e anche all'inizio di the Avengers) siano molto presenti nella fase d'attacco, quando tutti si concentrano sulla parte alta del corpo per attaccare sarebbe stata un pò masochista se non fosse stata infortunata e se la scelta fosse stata volontaria)

Quanto a Clint, la sua mossa sul tetto non ha nulla di OOC: a quattordici anni fugge dall'orfanotrofio per unirsi a un circo e ne diventa l'attrazione principale dove attira l'attenzione del suo futuro maestro d'arco. Sempre al circo, ottiene il nome di Occhio di Falco.
In realtà, il suo voler diventare un eroe nasce dopo aver visto Iron Man in azione ed è così ribelle che ha spesso avuto scontri con Cap (insomma...il santarellino non lo sopporta nessuno, anche se in una delle ultime versioni diventa tutto tranne che politically correct).
Ah, la moglie! Mimo/ Barbara 'Bobbi' Morse era un agente S.H.I.E.L.D.

E per oggi mi pare sia tutto... al prossimo capitolo...finalmente faccio partire gli Asgardiani!!!
   
 
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