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Autore: emmevic    16/10/2012    3 recensioni
[ Quarto posto al NaruHina Contest (IV° Edizione: 'E per amore sarò, sarai, saremo') indetto da Mokochan e Yume_no_Namida ]
Cit/: Era stato difficile in principio rendersi conto che riprendere la vita di sempre non era altro che un'utopia, uno stupido sogno.
Sakura se n'era accorta ben presto, che tutto era cambiato. Per sempre e inevitabilmente. Perché era impossibile tornare indietro e qualsiasi cosa testimoniava duramente questa tremenda verità: le croci in legno, che messe insieme nei modi più svariati sorgevano in ogni angolo e riempivano ogni strada, ogni campo di battaglia, ogni prato, le case, che distrutte e abbandonate a stento si reggevano sulle fondamenta e gli alberi, che sradicati e pieni di kunai piangevano resina.

Buona Lettura.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno | Coppie: Hinata/Naruto
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Partecipante (quarto posto) al NaruHina Contest [IV° Edizione:
'E per amore sarò, sarai, saremo'] indetto da Mokochan e Yume_no_Namida


Autore: Emmevi
Titolo: Eppure soffia ancora
Personaggi e Pairing: Kakashi Hatake, Sakura Haruno, Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Naruto/Hinata.
Genere: Malinconico, Triste
Rating: Verde
Avvertimenti: OneShot, What if?
Introduzione: Dal testo: Era stato difficile in principio rendersi conto che riprendere la vita di sempre non era altro che un'utopia, uno stupido sogno.
Sakura se n'era accorta ben presto, che tutto era cambiato. Per sempre e inevitabilmente. Perché era impossibile tornare indietro e qualsiasi cosa testimoniava duramente questa tremenda verità: le croci in legno, che messe insieme nei modi più svariati sorgevano in ogni angolo e riempivano ogni strada, ogni campo di battaglia, ogni prato, le case, che distrutte e abbandonate a stento si reggevano sulle fondamenta e gli alberi, che sradicati e pieni di kunai piangevano resina.
Note dell'Autore: La poesia a cui mi sono ispirata  I ragazzi che si amano di J. Préver, mentre il titolo della fanfiction è tratto dalla canzone Eppure soffia di Pierangelo Bertoli. Il motivo che mi ha spinto a scegliere proprio questo titolo è semplice, nessun altro mi pareva più azzeccato per riassumere la fanfiction.
Scrivere questa OneShot di appena poche pagine mi è piaciuto molto e mi sono divertita a delineare la coppia Naruto/Hinata, che sempre ho adorato, ma di cui mai prima d'ora avevo scritto e, sebbene questo lavoro sia piuttosto particolare e non sia dei migliori, spero che la storia risulti piacevole e auguro a chiunque di divertirsi a leggere Eppure soffia ancora.
Infine a chi interessa:
Link della canzone Eppure soffia: http://www.youtube.com/watch?v=hOxLD7Eb9h4

Buona Lettura.


Eppure soffia ancora

I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
essi sono altrove molto più lontano della notte
molto più in alto del giorno
nell'abbagliante splendore del loro primo amore.


Da quando la guerra era terminata, tutti avevano ricominciato a respirare e il mondo, frenetico, aveva ripreso a girare. La primavera era arrivata e i ciliegi e i peschi in fiore riempivano l'aria di nuovi profumi e speranze.
Ora non bisognava trattenere il fiato, non più, si poteva riprendere il respiro e a fatica si ricordava che c'era stato un tempo, nel quale il terrore di non arrivare al domani occupava la mente e il cuore di tutti.
Oramai non era più così, era solo un ricordo quella terribile paura di morire e divenire una delle innumerevoli vittime senza volto e nome.
I primi a tirare un sospiro di sollievo all'annuncio della conclusione della guerra erano stati i ninja. Di Konoha, di Suna, di Kumo, di Iwa, ogni ninja di ogni villaggio aveva gioito. Molti avevano gridato il loro entusiasmo e levato i pugni in alto, al cielo, altri invece, come Kakashi, avevano accolto la notizia con tanta emozione da rimanere senza parole, ammutoliti. Aperta la bocca e spalancati gli occhi.
La gioia era stata enorme quel giorno, perché finalmente si potevano riporre i kunai, riabbracciare gli amici e i familiari e, una volta per tutte, era arrivato il momento di far ritorno a casa.
Se non altro, gli sforzi e le vite spesi con sacrificio durante il conflitto erano serviti a qualcosa, perché Tobi, o chiunque si fosse nascosto dietro quella maschera, era morto e del suo cadavere, carbonizzato dal Rasengan di Naruto, non rimaneva nulla se non polvere, fine e scura polvere.
Era stato difficile in principio rendersi conto che riprendere la vita di sempre non era altro che un'utopia, uno stupido sogno.
Sakura se n'era accorta ben presto, che tutto era cambiato. Per sempre e inevitabilmente. Perché era impossibile tornare indietro e qualsiasi cosa testimoniava duramente questa tremenda verità: le croci in legno, che messe insieme nei modi più svariati sorgevano in ogni angolo e riempivano ogni strada, ogni campo di battaglia, ogni prato, le case, che distrutte e abbandonate a stento si reggevano sulle fondamenta e gli alberi, che sradicati e pieni di kunai piangevano resina. Eppure, lo scempio causato dalla guerra toccava la sua massima espressione negli innumerevoli volti, che come niente erano spariti nel nulla, svaniti come fumo in una giornata di vento.
Perché la guerra, sì, era finita, ma si era portata via uno sproposito di cose, da quelle più insulse a quelle più importanti.
Aveva tolto una dimora a qualcuno, un amico a qualcun altro, un genitore ad un altro ancora.
Non era possibile cancellare il passato, rimuovere tutto quel dolore e lasciarsi alle spalle quel terribile senso d'oppressione.
Per questo, quando Konoha era stata ricostruita e le strade avevano ricominciato a brulicare di vita, camminando fra quelle vie era possibile cogliere un grande vuoto, una mancanza tangibile.
Per questo, quando gli abitanti andavano a rendere onori alla tomba di quei due eroi della Foglia, non potevano evitare di stringersi nei propri abiti logori e posare i fiori sulla lapide, colti da una tristezza colma di rabbia impotente. Perché non era giusto che proprio lui se ne fosse andato. Non dopo aver trovato lei. Non dopo essersi riuniti. E non dopo aver sconfitto tutti.
Il nuovo cimitero di Konoha era stato costruito più grande rispetto al precedente e accanto al vecchio monumento in tributo agli eroi sorgeva un'enorme lastra, sulla quale, incisi, si potevano trovare i nomi di tutti i caduti del Paese del Fuoco.
Le vittime della quarta guerra ninja erano state molte. Quella lastra lo dimostrava chiaramente.
Eppure non tutti i morti erano lì annoverati, infatti due nomi venivano ricordati altrove, su una lapide collocata poco distante e nascosta dai fiori.
La lapide, in marmo bianco, era in netto contrasto con tutto il verde del cimitero, così come le candide calle posate lì accanto e i gialli girasoli che, luminosi, oscuravano ogni altra cosa.
Quei colori sgargianti, così pieni di vita e calore, conferivano al luogo un senso di straordinaria quiete.
Era stata Sakura, a volere i girasoli. Le ricordavano Naruto, aveva detto, perché le trasmettevano gli stessi sentimenti di pace e felicità.
E lì, su quella pietra sepolcrale circondata da mille girasoli, occhieggiavano i nomi Uzumaki Naruto e Hyuuga Hinata.
La scelta di incidere su una lapide a sé stante i nomi dei due eroi della Foglia, di coloro che, non di meno, avevano sconfitto prima l'Edo Madara e poi l'uomo mascherato, era stata una decisione collettiva. Perché i loro nomi dovevano essere ricordati in maniera diversa, dovevano rimanere stampati nella memoria.
I loro nomi erano sulla stessa lapide perché, contro ogni aspettativa, i corpi dei due ragazzi a fine guerra erano stati trovati avvinghiati, stretti in un ultimo abbraccio.
E chi avrebbe potuto dividerli a quel punto?
A niente erano servite le proteste di Hiashi di seppellire Hinata nella tomba di famiglia, lì, accanto alla madre e alla sorella, vittima anche lei della crudeltà degli uomini. Perché il nome di Hinata sarebbe stato scritto accanto a quello di Naruto e nessuno avrebbe dovuto impedirlo.
Della loro morte si era parlato molto, ai tempi. Si diceva che Naruto, dopo aver polverizzato l'uomo mascherato, dilaniato dalla consapevolezza che Hinata avesse perso la vita nel tentativo di salvarlo dallo sharingan di Tobi, non avesse potuto far altro che accostarsi al cadavere della ragazza e stringerlo in un ultimo gesto d'affetto, prima di spirare lui stesso.
Era stato doloroso per Kakashi apprendere che anche Naruto, come Sasuke, era morto. Aveva perso due allievi, lui, se non addirittura tre, dal momento che anche Sakura da quel giorno non era stata più la stessa. Non aveva più parlato molto da allora, o per lo meno non come prima.
La morte di Sasuke in principio, caduto da traditore dopo pochi giorni dall'inizio della guerra, e la morte di Naruto poi, spirato da eroe, l'avevano segnata.
Ma non si parlava di questo a Konoha, non si ascoltavano i dolori dei sopravvissuti e ci si copriva le orecchie innanzi ai pianti di coloro che avevano perso tutto; perché era davvero troppo difficile affrontare l'evidenza dei segni che la guerra aveva lasciato; perché quelle ferite, tutti lo sapevano, non si sarebbero mai richiuse completamente e ignorarle era più semplice e più conveniente.
Si levavano quindi gli occhi al cielo, verso il sole caldo, e si parlava della morte dei due eroi della Foglia e del loro amore. Del fatto che un bacio, loro, non se lo fossero mai dato. Non qui, non sulla terra dei viventi, ma che di là, al di là di tutto, il loro amore sicuramente avesse trovato la massima espressione e i loro baci risuonassero nell'aria, nel vento che ogni giorno spazzava Konoha e portava frescura ai suoi abitanti, in quel vento che carezzava i muri della nuova Accademia e l'erba verde del vecchio campo d'allenamento ninja, che, inaspettatamente, era rimasto intatto e in quella fresca brezza che, insolente, ghermiva il palazzo dell'Hokage e soffiava nelle vie del villaggio, strappando i berretti ai mocciosi e scompigliando i capelli alle giovani donne.
E quel vento, quel vento frizzante e pieno di vita, erano loro due, Hinata e Naruto.
Questo si diceva a Konoha e questo si sarebbe detto per molto tempo. Perché nonostante tutto, a dispetto del dolore e a beffa della tristezza, il vento soffiava e soffiava, senza stancarsi mai.


The End



   
 
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