Emozioni incontrollate.
Passiamo
circa il novantanove per cento della giornata a crogiolarci su cosa sia
sbagliato o meno. Una valanga di ritmi continui, un groviglio di
emozioni tormentose, l’accostarsi di idee contrastanti,
ingombrano fastidiosamente la nostra mente affaticata, ma tuttavia
nessuno di noi reagisce facendo si che quest’ultimi
abbandonino la loro abituale dimora.
La
mente di Gwen era ormai talmente affollata, da non riconoscere nemmeno
i nervi all’interno di essa. Il riflesso dei teneri baci,
dolci tocchi, focosi sguardi del riccio le balenavano incessantemente
in testa. Senza darle il tempo di assimilare l’immagine
precedente squartavano ciò che ne rimaneva passando
velocemente ad un altro struggente ricordo. Sin da ieri sera non aveva
fatto altro che tormentarsi assiduamente le mani ormai distrutte,
ripensando a ciò che lei stessa aveva permesso che
avvenisse. L’esilarante passato continuava a farle visita
senza darle un attimo di tregua.
<<
Santo cielo! >> Esclamò la ragazza guardando
la macchia di caffè appena rovesciatosi sopra al suo
maglioncino di flanella. << Potresti fare più
attenzione! >>
<<
Io? Tu mi sei venuta addosso! >> Sbottò il
ragazzo alzando il capo e osservando così la ragazza che vi
era davanti. << Gwen? >>
<<
Si è il mio nome! >> Mormorò.
Alzò lo sguardo. << Louis! >>
Disse avventandosi sul ragazzo.
<<
Nervosetta eh? >> Ammiccò stringendo forte la
piccola Gwen.
<<
Sai com’è, un coglione mi è venuto
addosso facendo rovesciare il mio caffè bollente sul mio
maglione. >> Scoppiarono entrambi a ridere attirando la
curiosità dei passanti straniti dalla scena.
<<
Vieni, ti offro un altro caffè. >> Propose
Louis rivolgendole un strambo sorriso.
<<
Con piacere. >> Affermò la ragazza ricambiando
il gesto e afferrandogli il braccio.
<<
Come va? Non ti ho più visto dalla cena organizzata da
Harry. >> Asserì porgendole il
caffè ancora fumante.
Sentire
quel nome la fece trasalire. È buffo come una sola parola
possa far riemergere mille emozioni mentre un intero manoscritto possa
non riuscire a dire nulla.
<<
Bene, credo. >> Informò chinando il capo per
nascondere il rossore provocatole dagl’improvvisi ricordi che
le erano balenati in mente. << Tu invece? >>
<<
Benone! >> Assicurò Louis guardandola
negl’occhi quasi come per scrutare ogni minima emozione
provata in quel momento. Si fermò un attimo.
<< Ho sempre avuto una dote particolare, sai?
>>
<<
Ah si, e quale? >> Chiese Gwen stranita e divertita
contemporaneamente.
<<
So riconoscere lo sguardo della gente innamorata. >>
Sembrò pensarci un istante. << E tu, Gwen, non
sei innamorata di Andy. >> Si sedette su una panchina
facendo cenno alla ragazza di seguirlo. << Quindi non
riesco a capire il motivo per il quale tu stia con lui.
>> Concluse contemplando il cielo sorprendentemente
azzurro.
<< Pensi
davvero che tutti quelli che si amano stiano insieme? >>
Domandò assuefatta Gwen alzando successivamente
gl’occhi al cielo.
<<
Nessuno è obbligato a stare con un’altra persona,
Gwen, a meno che non lo voglia. >> Proferì
Louis.
<<
Già. >> Mugugnò la ragazza.
<< Ma se la persona di cui sei innamorata sta con
un’altra? Chiodo schiaccia chiodo no? >>
Concluse osservando il profilo trasognato del ragazzo.
<<
Il detto chiodo schiaccia chiodo è solo un altro modo
insensato di non affrontare il problema. La gente usa questi metodi
solo per paura di combattere quel che li tormenta. E’ solo
uno sciocco, sconsiderato e assurdo modo per sfuggire al passato, ed in
fondo, come tutti sanno, quest’ultimo riemerge ritornando
più agguerrito che mai. >>
Louis
con le sue veritiere parole non aveva fatto altro che peggiorare la
situazione. Innamorata del cugino del suo fidanzato, terribilmente
confusa sulle decisioni da prendere e atrocemente scoraggiata dalle
circostanze venutosi a creare. Un brivido di freddo le percorse la
schiena e una gocciolina le sfiorò il viso. Neanche il tempo
di pensare sul da farsi che altre goccioline la colpirono, quasi
dolorosamente, il corpo. Cominciò allora a correre, cercando
di evitare le pozzanghere venutosi a creare con il temporale in corso.
Sentì
un tuono, vide un lampo e osservò le lacrime fondersi
dolcemente con la pioggia.
Un
clacson la fece sobbalzare.
<<
Gwen, cosa ci fai qui? Sali in macchina! >>
Sentì quella voce roca e dannatamente bella insidiarsi nel
suo cranio.
<<
Preferisco andare a piedi. Grazie comunque. >>
Dichiarò asciugandosi le lacrime nervosamente.
<<
Sali in macchina o sarò costretto a farlo con la forza!
>> Enunciò il riccio facendo trapelare la sua
rabbia ingiustificata.
Gwen
borbottò qualcosa d’incomprensibile e si decise
infine a dar retta ad Harry.
<<
Perché continui a perseguitarmi? >>
Domandò infastidita Gwen girandosi a guardare il riccio
intendo a guidare.
<<
Seguirti? Ho visto una pazza, senza ombrello, nel mezzo della strada e
le ho dato un passaggio. L’avrei fatto indipendentemente se
la ragazza fossi stata tu o meno. >>
Quelle
parole lanciarono una freccia dritta al cuore della fragile ragazza.
<< Ah >>
Harry
girò un attimo il capo e notando l’espressione
rattristita di Gwen posò una mano sulla sua coscia.
<< Però, è molto meglio che sia
stata tu quell’euforica sconsiderata. >>
Concluse tornando a osservare la strada e mostrandole un sorriso
sghembo.
<<
Harry, siamo entrambi fidanzati. Non possiamo buttare
all’aria tutto per un semplice sfizio. >>
Mugugnò. Appoggiò la testa sul finestrino e non
distolse lo sguardo da quella mano sulla sua coscia. Si
sentì strana dentro, soprattutto all’altezza dello
stomaco, irritato da emozioni complicate, rabbia e
qualcos’altro a cui non avrebbe saputo dare un nome, ma che
faceva male più di tutto.
<<
E chi ha detto che questo sia un semplice sfizio? >>
Sorrise. Nuovamente.
<<
Ti conosco Harry, ricordi? >> Declamò Gwen con
un tono leggermente più alto.
Harry
ritrasse istintivamente la mano. << Ricordo.
>> Sembrava esser tornato serio.
<<
Perché? >> Chiese lei guardandolo
ossessivamente come se volesse incutergli timore.
<<
Cosa perché? >> Harry accostò e
finalmente potettero guardarsi negl’occhi.
<<
Perché fai tutto questo? Perché
m’inganni facendomi credere che tra noi due ci possa essere
qualcosa? Perché mi trafiggi l’anima guardandomi
così? Perché ti ostini a rincorrermi?
Perché fai finta che non ci siano problemi tra noi due?
Perché Harry, perché? >> Le lacrime
scorrevano sul suo viso impetuose. Passò una mano
sugl’occhi come per fermarle ma i tentativi furono vani,
inutilmente inutili. << Ti amo e ti ho sempre amato
>> Sospirò amaramente come per recuperare le
forze << Ma non posso illudermi che per te sia lo stesso,
vero Harry? >> Chiese Gwen spudoratamente.
Harry
stette li impassibile e non mosse nemmeno un muscolo per contraddirla.
Ma, infondo, era consapevole del fatto che la ragazza gli avesse rubato
il cuore dal dannato momento in cui l’avesse rivista, con il
suo abito blu notte aveva acceso una fiamma dentro di lui, con i suoi
sguardi intimidatori aveva pugnalato il suo cuore, gli aveva mostrato
un mondo nuovo, un mondo colmo di emozioni. Puri e semplici pensieri
astratti capaci di far mutare il suo umore.
<<
Stavolta sarò io a scappare via, sono stanca di rincorrerti,
stanca. >> Sussurrò aprendo lo sportello
dell’auto. << Stanca >>
Gridò appena scesa dall’auto. Corse via, via da
Harry, via dal suo amore, via dal suo dolore. Avrebbe soltanto voluto
restare sola.
Ti
accorgi sempre troppo tardi di cosa sia sbagliato o meno. Magari
pensiamo troppo poco. Magari pensiamo solo troppo. Ma
il dolore per definizione non ha regole, canoni, leggi: è
irregolare, asimmetrico, illegale. Alcune persone, però,
hanno solo bisogno di provarlo.
Hi
everyone J
Siamo
al 12° capitolo, e già penso al magone che
Mi
verrà quando la storia finirà.
Ho
fatto anche la rima ahahah.
Anyway
fatemi sapere cosa se pensate, o cosa vorreste che accadesse.
Grazie
a tutti coloro che hanno messo la storia tra:
preferite,
seguite, ricordate e un eterno grazie va a chi
ha
recensito la storia;
al
prossimo capitolo xx
-With
love deb