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Autore: Portuguese_D_Ace    16/10/2012    4 recensioni
A Sydney sembra tutto normale.
Ace, Ace Harlem vive tranquillo la sua adolescenza. Ace è popolare, bravo a scuola, gioca a rugby, ha buoni amici, non sopporta le ingiustizie, va d'accordo con i suoi genitori.
Un normale ragazzo. Ma la normalità è davvero ciò che sembra?
O è solo una copertura, un'apparenza?
Un giorno, verranno a mancare tutte le sue sicurezze, tutto crollerà. Quel muro che è la vita e che noi, ogni singolo giorno, costruiamo, mattoncino per mattoncino, crollerà. Solo alcuni pezzi rimarranno interi.
Ace aveva sempre pensato che il fuoco fosse un fenomeno interessante, affascinante.
Eppure non avrebbe mai immaginato di essere capace di cose del genere.
Non avrebbe mai pensato di essere un Racane.
Genere: Comico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

Mi sveglio di soprassalto e proprio mentre la sveglia sta suonando. Wow, che precisione! Nonostante ciò, ogni mattina mi viene da prenderla e buttarla dalla finestra. “Driin, Driin!” Che fastidio! Una volta l’ho fatto. E’ arrivata in testa alla vicina che stava passando sotto la mia finestra. E “casualmente” da quel giorno lei mi odia. Dopotutto non ha tutti i torti, le ho quasi spaccato il cranio… Ma lasciando perdere il ricordo di questo inconveniente decisamente inopportuno, mi alzo dal letto con una faccia tutt’altro che volenterosa di iniziare una nuova giornata. Mi avvicino alla scrivania e ripenso al sogno fatto. Nulla di nuovo, considerato il fatto che lo faccio da circa una settimana. Ancora rifletto al senso di quell’oscurità e di quella luce, ma soprattutto, di quelle parole pronunciate infine dalla “figura-non-ancora-identificata”.
“Devi scegliere, Ace.”
Chissà cosa vorrà significare. Poi, seriamente, cosa dovrei scegliere? Cavolo, mi preoccupa così tanto tutto questo? Ma lasciamo perdere e prendiamo qualcosa dall’armadio che altrimenti arrivo in ritardo a scuola e poi chi li sente i miei professori?! Decido di indossare un jeans scuro e una maglietta rossa. Con in mano questi vestiti entro in bagno e cerco di risvegliarmi con un getto improvviso d’acqua fredda. Giro la manovella del lavandino e butto un po’ d’acqua ghiacciata sul mio viso ancora addormentato. Ok, ha funzionato, adesso sono sveglio.

***

Scendo le scale lentamente mentre osservo i miei genitori. Mio padre, vice-presidente di un’importante azienda finanziaria di Sydney, è intento a leggere il quotidiano seduto al tavolo e sorseggiando il suo caffè. Solo adesso percepisco un delizioso odorino che mi mette l’acquolina in bocca. Waffle. Che buoni. Ho sempre adorato i waffle, da quando ero piccolo. Mia madre, infatti, li sta cucinando.
“Buongiorno!” Proferisco con una vitalità totalmente inaspettata.
“Buongiorno!” Mi salutano a loro volta mamma e papà.
“Dormito bene?”Domanda mia madre.
“Certo!” Si, come no, se sognare da una settimana di essere catapultato in cinque minuti per ben quattro volte da un luogo all’altro, di sentirsi male e di udire un “essere sconosciuto”che ti dice di dover scegliere non si sa che cosa, può ritenersi dormire bene, allora sì, credo di aver riposato magnificamente.
Mia madre serve in tavola i waffle. Caldi e fumanti, con uno strato di nutella adagiato sopra. Che bontà. Certo che questa giornata, che prima sembrava già impossibile da vivere, si sta evolvendo davvero bene.
“Ti adoro mamma!” Esclamo mentre mangio un pezzo del mio dolce preferito.
“Si, solo quando vuoi tu, però.” Mi risponde lei.
Ed è a quel punto che sorrido e le dico: “Ma non è vero, io sono il figlio modello, ricordalo!”
“Che se non si sbriga, porterà a casa un altro richiamo da parte delle sue amabili professoresse.”Aggiunge mio padre.
“Non preoccuparti, so essere molto veloce, se voglio!”dico ghignando.
Finisco la mia colazione, vado nella mia stanza a prendere lo zaino e arrivato lì, me lo carico sulle spalle, indossandone una sola bretella. Quando sto per varcare la soglia della porta, mi gira la testa. Ed è a questo punto che ho un dejà vu. Mi sento esattamente come alla fine del mio sogno. E’ incredibile. Tutto ciò sta diventando veramente assurdo. Insomma, i sogni non hanno alcuna influenza sulla vita reale. Almeno, non dovrebbero. Mi tengo al muro, perché la testa non smette di girare; sento che tra poco sverrò. Alzo lo sguardo e vedo il mio riflesso nello specchio. Sono sempre io, gli stessi capelli nero corvino, la stessa pelle chiara e gli stessi occhi viola. Già, viola. Devo dire che mi hanno donato una certa fama e poi io stesso li adoro, mi piace guardarli, scoprire le loro sfumature e tonalità. Sorrido, sembrano proprio due ametiste, anzi assomigliano di più alle…sfere del mio sogno. Il mio sorriso si spegne improvvisamente e la testa ha pure smesso di girare. Ma la confusione…quella c’è sempre. Come mai tutti questi collegamenti? Coincidenze? Non credo proprio. Non per fare il drammatico, ma, andiamo, tutti la penserebbero come me. Giusto? Mah, lasciamo perdere. Forse sono solo un quindicenne idiota e fin troppo complessato. Scendo le scale e saluto frettolosamente i miei genitori che mi augurano buona giornata. Beh, direi che è già troppo tardi.

***

Camminando mi ritrovo davanti alla mia scuola, un semplicissimo liceo, basato di più sulle materie scientifiche. Si, mi piace la matematica, ma soprattutto le scienze. Mi affascinano. Scopro sempre qualcosa di nuovo, che mi fa pensare, riflettere su quante cose esistano, su quanti meccanismi intricati e particolari vi siano.
“Ace!!”Qualcuno mi si butta “con delicatezza” al collo. Il mio migliore amico: Kyle Navystone. Siamo amici da una vita, precisamente da quando avevamo sei anni e non riuscivamo a ricordare uno il nome dell’altro. E’ un po’ più alto di me, ha gli occhi azzurri e i capelli biondi. Potrebbe essere benissimo scambiato per un tedesco. Inoltre, ha un carattere aperto, è solare e simpatico e abbiamo quasi gli stessi gusti.
 “Come va, Kyle?”Gli domando.
“Bene Ace, veramente bene!”risponde con un sorriso da un orecchio all’altro.
“Cos’è tutta questa energia di prima mattina? Sprizzi felicità da tutti i pori! E non è da te, di solito hai una faccia terrificante!”
“Ah ah, ma che simpatico. Comunque anche tu oggi hai qualcosa di diverso, il tuo solito sguardo assassino mattutino, che non è da meno della mia faccia “terrificante”, non c’è.  A cosa devo l’onore?”
“Davvero? Sono desolato, dovrò provvedere mio caro amico!” E lo fulmino con lo sguardo. Molti mi hanno sempre detto che quando voglio so essere agghiacciante. Devo dire che la cosa non mi dispiace. Anzi, mi diverte, e anche molto.
“Sai, quando mi guardi in quel modo, mi fai venire i brividi…”
“E’ questo il mio intento!” sorrido beffardo. “Comunque, se proprio lo vuoi sapere, quel sogno continua a perseguitarmi, e lo sai qual è il colmo? Che non riesco mai ad andare avanti. Svengo e mi sveglio di colpo. E’ pazzesco e stamattina mi sono sentito pure male.”
“Problemi di stomaco?”Scherza Kyle.
Rido. “Magari! Li avrei preferiti…”
“E che hai avuto allora? Mal di testa, linee di febbre, vomito, bollicine sparse in tutto il corpo?”
“Non ho mica la varicella, dottore.” Ironizzo io.
“No, dai. Che è successo?” Mi domanda con un tono sinceramente preoccupato.
“La testa ha preso ha girarmi. Ininterrottamente e anche per parecchio tempo. Mi sono dovuto appoggiare al muro per non cadere a terra. E indovina? Proprio come nel…”
“…proprio come nel tuo sogno.” Completa lui. “Pensi ci possa essere un collegamento?”
“L’ho pensato anch’io, ma sinceramente voglio lasciare perdere. Quello che deve succedere, succederà. Anche se ammetto di volere che tutto ciò finisca all’istante.” Gli confesso. E’ vero voglio solo che tutto questo finisca. Ok, è tutto tremendamente forte e “figo”come direbbero tutti, ma a me non piace tantissimo questa situazione. Vorrei non averla mai vissuta.“Vedrai che è una cosa passeggera. Comunque la mia felicità è dovuta al fatto che manca la professoressa di matematica, quindi dobbiamo entrare alla seconda ora!” Esclama il mio migliore amico.
“E me lo dici ora!”
“E pensa che doveva pure interrogarmi in algebra! Che fortuna spacciata che ho avuto! Non avevo nemmeno studiato!” Sorride soddisfatto.
“Ma sei un cretino! Devi studiare, altrimenti rimani indietro. Non hai una memoria propriamente lunga!”Ridacchio .
“Secchione!”Esclama secco lui.
“Oggi sono buono, quindi ti lascio perdere.”
“Ma che clemenza! Grazie padrone”
Ci guardiamo e ridiamo insieme. Tutti si girano ad osservarci. Non siamo molto silenziosi quando ridiamo…ma a noi non importa e poi la maggior parte degli alunni della scuola ci conosce, in poche parole sanno come siamo fatti. Ci voltiamo e vediamo altri due ragazzi che stanno per raggiungerci. Anche loro miei grandi amici:  Derek Garland e Hugo Jeydorn.
Conosco anche loro da molto tempo, in particolare Derek. Diciamo che il modo in cui siamo diventati  amici è un po’...strano. Ero in terza elementare, mentre lui era in quinta. Essendo più grande, faceva il bulletto con quelli più piccoli di lui. Una volta tentò anche con me e io, preso da una rabbia incondizionata di cui non ricordo completamente il motivo, gli diedi un pugno. Lui cadde a terra e mi guardò, serio e cupo in volto. Mi aspettavo un “Ora ti ammazzo!” oppure un “Sei finito!”, invece, mi sorrise e mi disse: “Sei forte, vuoi diventare mio amico? “ E accettai. Anche lui è più alto di me (che ingiustizia), ha i capelli castano scuro e gli occhi grigi. E’ simpatico, aperto, impulsivo e abbastanza schietto.
“Ehi ragazzi! Come va la vita?” ci chiede Derek.
“Molto bene, babbo!” dico io.
“Come ti permetti d’insultarmi, personaggio proveniente da un cartone animato!” scherza lui.
“ Io sono Ace Harlem e porto lo stesso nome del fratello di Rufy in One Piece. E sai cosa? Ne vado fiero! E’ il migliore di tutti insieme a Rufy stesso! Il suo potere è fantastico!”
“Non scherziamo!” S’intromette Hugo. “Il migliore in assoluto è Brook! Insomma, avete ascoltato le sue canzoni?! Sono pura genialità! E poi è fortissimo.”
“Non diciamo cavolate. Shank è il più forte di tutti! Cioè, lo avete visto in azione?” Dice Derek.
“Sarà, però a me piace Usopp!” Esclama Kyle.
Tutti ci giriamo a guardarlo sconvolti.
“Usopp?!” Gli domando io.
“Cosa vorresti insinuare? E’ un cecchino molto simpatico!”Mi risponde lui.
Ci fissiamo e scoppiamo, ancora una volta, in una fragorosa risata.

***

Dopo aver trascorso l’ora libera andando in giro per Sydney e parlando del più e del meno, ci rechiamo nuovamente a scuola dove ci aspetta un’usuale giornata scolastica. Prima che suoni la campanella che indica l’inizio della seconda ora, andiamo tutti insieme a posare le nostre cose nei rispettivi armadietti. Il mio è vicino a quello di Hugo. Alcune volte mi capita di osservarlo. Tra tutti i miei amici, devo dire che lui è decisamente il più misterioso. E’ chiuso e freddo inizialmente, poi comincia a sciogliersi quando ti conosce. Eppure sono sicuro che dietro quello corazza dura, si nasconde una persona molto fragile. Da quando sono diventato così sentimentale? Mi preoccupo per me stesso, seriamente. Ha gli occhi ambra, i capelli castani, la carnagione leggermente più scura della mia ed è un po’ più basso di me.
“Ehi Hugo! Che materia hai ora?”Gli domando.
“Inglese, tu?”Mi chiede lui raggiante. Ha sempre amato le materie letterarie.
“Economia…non vedo l’ora che quest’anno scolastico finisca! Non ne posso più.” Gli rispondo io scocciato.
“Forza Ace, siamo a metà Novembre, un mese e tutto questo finirà per un paio di mesi!” Mi incoraggia lui. “Pensa a Derek che, invece, deve fare gli esami.”
“Vero! Me lo ero completamente dimenticato! Povero Derek, lui a studiare e noi a mangiare gelati.” Dico io ridendo.
“Chi è che studierà mentre voi mangerete gelati?!” Il ragazzo in questione spunta dietro alle mie spalle. “ Guarda che tu mi dovrai aiutare a ripassare! Sei o non sei uno degli alunni migliori di questa scuola?”
La campanella suona, interrompendo il nostro animato discorso.
“Ma guarda un po’, la campanella è suonata! Devo scappare in classe! Ci si vede ragazzi!” E me ne vado via correndo.
“Ne riparleremo, Ace! Non pensare di averla scampata!” Mi avverte il mio amico.
Sogghigno. Alla fine lo aiuterò.

***

Entro in classe. Ancora la professoressa non è arrivata. Bene, minuti di lezione in meno. Non che abbia qualcosa di cui preoccuparmi, sia chiaro: a scuola vado bene. Anzi, sono il cosiddetto “secchione”, ma dopo mesi e mesi di studio accurato, la voglia se ne va. Mi avvio verso il mio banco, mentre i miei compagni mi salutano, o per meglio dire, mi saltano addosso.
“Ace!!!! Ci vieni alla partita di Rugby di domani, vero? Non puoi mancare! Dovrai giocare!” Questo è Adam. Mio amico, compagno di classe, nonché della squadra di Rugby della scuola di cui faccio parte.
“Certo, Adam! Come potrei mancare?!”Lo rassicuro io.
“Harlem, non dimenticarti del consiglio d’istituto di lunedì! Ci devi andare per forza, dopotutto rappresenti la nostra classe!” Drew Smith. Non ho capito ancora di che pasta sia fatto. E’ strano. Un giorno ti fa salire i nervi a livelli indecifrabili, un altro è tutto carino e gentile. Mah, chi lo capisce è bravo.
“No problem, Smith. Ci sarò!” Lui mi chiama per cognome? Io lo chiamo per cognome. Giochetto semplice ed efficace.
“Ah, Ace senti! So che la professoressa di matematica è mancata, ma c’era un’equazione che proprio non mi veniva.” Callie White. Una  ragazza gentile e simpatica, che ti fa gli occhi dolci anche solo per controllarle un’equazione.
“Dai, fammi vedere. Cosa avrai sbagliato?” Gli domando io, tranquillo.
“E’ quello che vorrei sapere anch’io. Il bello è che l’ho riprovata un sacco di volte ieri! Mi era venuto l’istinto di buttare il quaderno di algebra, insieme al libro, fuori dalla finestra.”
Rido. “Comunque ho trovato l’errore. Questo è un più, non un meno. Stai attenta con i segni, sono la cosa che ti trae più in inganno, soprattutto quando si è stanchi.”
Lei mi sorride felice. “Grazie mille Ace!”
Ricambio il sorriso. “Figurati.”
“Ace, ascolta. Per martedì…”
“Ragazzi ma organizzate voi la mia agenda o cosa?!” Esclamo io ad alta voce.
Tutti scoppiano a ridere, o meglio quasi tutti.

Ran

Entra la professoressa in classe. “Forza sedetevi, inizia la lezione!”

Solo lei non ride.

***

Siamo usciti da scuola alle tre e mezza del pomeriggio e, dopo esserci salutati, sono andato a casa di Kyle. Ormai lo facciamo spesso, non abbiamo più bisogno di invitarci con giorni di anticipo, lo decidiamo al momento. Arrivati a casa sua, abbiamo fatto uno spuntino (perché con lui, che esce cibo ogni ora, è impossibile non mangiare) e ci siamo messi a studiare. Poi abbiamo messo la musica a tutto volume e abbiamo cominciato a ballare come dei deficienti, facendo finta di avere una chitarra elettrica in mano, improvvisando enormi scivoloni sul pavimento lucido e mosse acrobatiche mai viste sul divano semi-distrutto della sua camera da letto. Sinceramente, credevo che qualcuno sarebbe venuto a lamentarsi della confusione che stavamo facendo. Abbiamo smesso nel preciso istante in cui i genitori del mio amico sono tornati a casa dal lavoro.
“Ciao Ace! Come va?” Mi domanda dolcemente la madre di Kyle. E’ sempre stata una donna pacata e gentile, credo che, in tutti questi anni, l’abbia vista arrabbiarsi raramente.
“Bene, signora. Lei?”
“Bene, grazie. I tuoi genitori stanno bene?”
“Si, loro stanno benissimo. Ma suo marito?”
“Oh, lui sta parcheggiando la macchina in garage. Non avete fatto baccano mentre non c’eravamo, vero?”
“No no, assolutamente.” Esclamiamo all’unisono. A momenti l’immobile cadeva a pezzi, ma questo non deve necessariamente venire alla luce, giusto?
Inarca un sopracciglio. “Bene, facciamo che oggi vi credo. Ace, resti qui a cena?”
“No, grazie per l’invito, ma stavo per tornare a casa.”
“Ok, non preoccuparti, allora.”
“Arrivederci.”La saluto e mi giro verso Kyle. “Noi due ci vediamo domani, ciao Kyle!”
Lui mi saluta, prendo il mio zaino e me ne vado. Faccio un cenno anche a suo padre che si trovava in giardino e m’incammino verso casa mia.
E’ ormai sera. Il cielo scuro è illuminato da miriadi di stelle e dalla luna che emana una luce bianca indescrivibile. Ho sempre pensato che tutto ciò fosse un quadro, una tela dipinta con accuratezza dall’artista più dotato e più delicato che sia mai esistito. Il cielo non è altro che lo sfondo, quell’elemento fondamentale affinché tutti gli altri possano attirare l’attenzione dell’osservatore. Le stelle, invece, fungono da decorazione. Piccoli puntini luminosi, che risaltano la bellezza di tutto ciò che vi è intorno. Ma la vera protagonista, la musa ispiratrice del pittore è senza dubbio la luna. Tutto nel quadro è sistemato in funzione di essa,  ogni equilibrio è sostenuto da essa stessa. Infine, troviamo il più violento contrasto che vi sia al mondo: nero e bianco. Due colori opposti, due significati diversi, due strade differenti. Che, stranamente, si fondono perfettamente tra di loro, divenendo una cosa sola. Si valorizzano a vicenda, creando un composto complessivamente armonico. Questo, per me, è il cielo. Il luogo in cui oscurità e luce s’incontrano senza tentare di prevalere l’una sull’altra, senza creare conflitti.
Sospiro e mi accorgo di essere già arrivato a casa. Mi sono perso un’altra volta nei miei pensieri, che, alle volte, potrebbero continuare all’infinito, se solo non mi bloccassi, non m’imponessi di smettere, di smetterla di crearmi tutti questi problemi e di vivere in modo spensierato. Ma, devo dire, che proprio non ci riesco. Tutto segue una logica, tutto ha un motivo, tutto serve a qualcosa. Quindi un giorno troverò il perché di tutto questo mio riflettere e ne scoprirò l’utilità, almeno spero.
Sfilo le chiavi dalla tasca destra del jeans e la infilo nella serratura. La porta è ancora perfettamente sigillata, segno che i miei genitori non sono ancora rincasati. Ritornano sempre tardi la sera, nell’azienda hanno sempre tanto lavoro da fare e mia madre, essendo la segretaria di mio padre, passa la giornata con lui. Almeno un lato positivo c’è. Decido di ordinare una pizza, così digito sul cordless il numero della mia pizzeria preferita. Scelgo una pizza al salame, non ne ho una preferita, così ogni volta ne prendo una nuova per provare nuovi gusti. Non ho niente da fare. Mi sdraio molto poco elegantemente sul divano e decido di accendere la televisione, consapevole del fatto che non troverò nulla di interessante. Film per vecchi, reality show stomachevole, cartone del ‘600, programma di persone scomparse che mi fa venire la depressione, persone che cucinano, telegiornale, telegiornale e ancora telegiornale, Chuck, no aspetta! C’è Chuck! Questo è un miracolo. In tv c’è qualcosa di guardabile, anzi di davvero bello. Un telefilm molto coinvolgente che parla di C.I.A., agenti segreti, missioni d’importanza internazionale, kun-fu, bombe che esplodono nei momenti meno impensabili e pistole che vengono puntate contro qualcuno almeno ogni cinque minuti. Non l’ho scoperto da molto; diciamo che se non fosse stato per Kyle e Derek, non ne avrei saputo l’esistenza. Guardo la puntata dando consigli a Chuck (che comunque gli sarebbero serviti) e imprecando contro Shaw e, proprio quando finisce, suona il campanello. Apro la porta e vedo che un ragazzo tiene la mia pizza in mano. Lo saluto, prendo i soldi dal portafogli e glieli porgo. Lui mi da l’oggetto della consegna e se ne va. Finalmente, ho una fame da lupi. Mangio con gusto la mia pizza ancora fumante mentre, come sottofondo, si odono solo voci sconnesse provenienti dalla televisione lasciata aperta da me. Ma oramai io non l’ascolto più. Mi sono perso nei miei ragionamenti. Stanotte rifarò sicuramente quel sogno. E’ diventata una routine.

Notte = sogno.
Dormire = sogno.

O forse dovrei dire incubo? Non lo so. Non so più cosa pensare. Dovrei passare la notte in bianco? No, cavolo, io ho sonno. E allora che fare? Semplicemente, niente. Aspetterò che il mio subconscio la smetta di elaborare sempre lo stesso evento. Sbadiglio. Ho finito la mia cena. Sono stanco, così decido di andare a dormire. Salgo di sopra, indosso il pigiama, spengo le luci e mi corico. Prima di cadere nelle braccia di Morfeo, sussurro, quasi inconsciamente, una parola, o per meglio dire, un nome:

Ran.

 


 

Lo stupido angolino dell'autrice

Buonasera a tutti, miei cari lettori!
Ecco a voi il primo capitolo, spero che vi sia gradito:)
Ringrazio davvero tutti quelli che hanno anche solo visualizzato questa storia, davvero :')
Un grazie particolare però va a Merida, topilu98 e luxaar. Vi adoro :')
Però, devo ammettere che luxaar mi ha consigliato in parecchie cose, prima fra tutte il titolo del primo capitolo,
avevo il vuoto più totale in mente. Thank you very much my dear friend:) 
E allora che ne pensate?
Il protagonista di questa storia, nonchè la voce narrante è Ace Harlem <3 che io amo con tutta me stessa
ahuhuahuahuahuahuahuahuahauhuahua mi affeziono facilmente ai miei personaggi:)
Ci sentiamo presto
ciaooooooooooooooooooo

 

   
 
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