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Autore: Delena85    17/10/2012    3 recensioni
"sono passati molti giorni da quando Elena si è trasformata e Stefan, sta provando ad insegnarle a controllarsi, ma le cose non vanno come vorrebbe tutto è più complicato di come si aspettava, e l'indifferenza di Damon a tutto ciò non le è di aiuto."
ho provato ad immaginare i primi episodi della stagione quattro, naturalmente secondo il mio punto di vista, spero che vi piaccia e che commenterete in tanti. vi dico da subito che questa è la mia prima storia quindi se potete siate magnanimi. (Vi sono alcuni spoiler riguardanti la stagione 4, tutti di carattere generale.)
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena, Elena/Stefan
Note: Lime, Otherverse | Avvertimenti: Triangolo
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Caroline era andata via stamattina presto per andare a scuola, avrei voluto andare con lei ma sapevo di non essere ancora pronta a trascorrere tutte quelle ore in un posto così affollato, così con riluttanza ero rimasta a casa.
Le ore passavano lente ed io ero seduta sul letto con le ginocchia al petto intenta a scrivere, il pomeriggio passato con Damon era stato istruttivo e rigenerante, così come la chiacchierata con Caroline ma mi ero resa conto che erano veramente successe tante cose negli ultimi giorni e sentivo il bisogno di riflettere su tutti quegli eventi e assimilarli con calma.
Un leggero tocco alla porta mi riportò alla realtà, chiusi il diario e lo invitai ad entrare, sapevo benissimo chi era.
Mi guardò con il suo solito sorriso  appoggiandosi allo stipite della porta
“Caro diario, questa notte ho sognato ancora  il mio principe dall’armatura scintillante, dagli occhi d’ebano e dalla lunga chioma bionda….Oh  mio Dio…Stefan ha gli occhi verdi e decisamente non è biondo, chi sarà mai??”
Alzai gli occhi al cielo in modo ostentato e lui mi sorriso divertito
“Sei un idiota!!!Che vuoi Damon?”
Si mise a camminare nella mia stranza sfiorando distrattamente i mobilli e i vestiti adagiati sulla sedia e io non potetti evitare di notare la grazia innata dei suoi movimenti
“Oh niente di che, ho solo voglia di divertirmi”
“E cosa pensi di fare per soddisfare questa tua necessità?”
Damon si girò a guardarmi con un'espressione ammiccante sul volto
“Che ne dici di una bella partita a strip-poker?” 
“Tu sei fuori di testa” risposi imbarazzata, immaginandomi già in intimo davanti a lui
Rise vedendo il rossore che si stava diffondendo sulle mie guance, mi stava chiaramente prendendo in giro
“Allora che ne diresti di sangue, bourbon, e sesso sfrenato”
“Allettante” sbuffai “ho solo qualche dubbio sul sesso…dove pensi di trovarla una disposta a venire a letto con te?” 
“Non preoccuparti Elena ho le mie risorse” era arrogante e sicuro di se “A meno che tu non voglia proporti” continuò guardandomi con insolenza
“Non ci penso proprio” il mio tono di voce era fin troppo stridulo e non riuscii a guardarlo mentre lo dicevo “E comunque non mi va di uscire sta sera” tagliai corto.
La sua presenza iniziava a destabilizzarmi e volevo mettere fine a quella conversazione il prima possibile. C'era qualcosa in lui quella sera che mi attirava come una calamita e mi faceva sentire stranamente a disagio.
“Andiamo Elena assecondami”
Voleva giocare, ma io non ero dell’umore giusto
“No Damon davvero, non sono in vena”
Sbuffò rumorosamente sdraiandosi sul letto di fianco a me 
“Come se un solo vampiro noioso e tormentato non fosse già abbastanza” Mi tirò una ciocca di capelli e io mi voltai verso di lui “Se non la smettete uno di questi giorni  vi conficcherò un paletto nel cuore mentre dormite, così metterò fine alle vostre sofferenze, e anche alle mie!”
Gli diedi un buffetto sulla pancia, fingendomi offesa, e gli tolsi stizzita la ciocca di capelli dalle mani. Sorrise e ne afferrò un’altra. Comportandomi come una bambina dispettosa presi il cuscino che avevo sulle gambe e glielo tirai addosso ma lui lo afferrò senza problemi.
“Vuoi andartene per favore” dissi con un mezzo sorriso, anche se non ero così sicura di volerlo, anzi non lo volevo affatto stare con lui mi faceva sentire serena, e poi sapevo che non avrebbe ceduto così facilmente.
Ma purtroppo mi sbagliavo di grosso, Damon si alzò dal letto e mi schioccò un sonoro bacio sulla guancia
“E va bene…a più tardi Elena”
Rimasi interdetta da quella piccola dimostrazione di affetto, era un semplice bacio sulla guancia eppure io mi sentivo frastornata
“Divertiti Damon” furono le uniche parole che riuscii a pronunciare.
Dopo un ora ero ancora sdraiata nella stessa posizione a fissare il soffitto, sbuffai e mi tirai su a sedere, dopotutto uscire un po’ non mi avrebbe fatto male. Stefan non sarebbe tornato prima di domani e io iniziavo veramente ad annoiarmi. Mi alzai dal letto afferrai la borsa e uscii di casa correndo per raggiungere Damon al grill.
Un’euforia strana mi pervadeva e aumentava mano a mano che accorciavo le distanze tra  di noi.
Entrai nel locale con un sorriso idiota sulle labbra. Damon era seduto al bancone con un bicchiere di bourbon in mano, mi ci volle un attimo per riconoscerlo. Quei capelli corvini e quel giubbotto di pelle erano inconfondibili. Una massa di capelli biondi al suo fianco attirò la mia attenzione, lui si voltò verso di lei e le rivolse un sorrise canzonatorio, mossa da un fremito sconosciuto che mi scuoteva le membra, aguzzai l’udito e lo sentii
“Dovresti andarci piano con quella roba” le fece notare indicando il bicchiere di tequila che la ragazza aveva buttato giù di un fiato, lei gli sorrise ammiccante e lui continuò “se continui così, qualcuno potrebbe rimanere senza vestiti”
La sua risata argentina riempì il locale
“Chi ti dice che non mi piacerebbe?” 
Lui le rivolse uno sguardo lascivo
“Chi ti dice che non lo farei?”
Non ci potevo credere, stava flirtando con lei, e non lo faceva con l’intenzione di nutrirsene ma solo per il semplice gusto di farlo.
Ora che la guardavo era veramente bella, lineamenti delicati, occhi grandi di un blu profondo, il corpo fasciato da un vestitino sottile verde pallido che metteva in evidenza tutte le sue forme, e il sorriso…beh quello, poteva quasi rivaleggiare con quello di Damon.
Ero imbambolata, ferma vicino alla porta, indecisa se correre via o andare lì e artigliargli il viso per cancellargli quel sorriso dal volto, quando si girò e mi vide.
Il sorriso gli morì sulle labbra e rimase a guardarmi, incuriosita lei si voltò seguendo la direzione del suo sguardo. Li fulminai entrambi con gli occhi e corsi via imprecando, contro di lui, contro me stessa.
Perché ero andata lì, cosa mi aspettavo di trovare? Dopotutto era Damon e quella scena non era niente di più di quello che avevo visto migliaia di altre volte, ma allora perché faceva così male, perché volevo solo piangere e urlare?
Ripensavo a quella ragazza e più mi concentravo più mi rendevo conto che non mi somigliava affatto, non c’era niente in lei che potesse, neanche lontanamente, ricordare me. E allora perché gli piaceva?
Aveva detto di amarmi, e poi trovava attraente un’altra, per giunta completamente diversa da me. Ero rabbiosa, lo odiavo.
Gocce di pioggia mi imperlavano il viso, le ringraziai, avrebbero nascosto al mondo quelle lacrime che minacciavano di venire giù in qualsiasi momento.
Corsi come il vento nel bosco e arrivai a casa in pochi minuti, ripensai a come ero felice mentre correvo per raggiungerlo, e questo mi fece arrabbiare ancora di più, se mai fosse stato possibile.
Urlai scaraventando la borsa per la stanza.
Camminavo irrequieta, ripensando a quella scena, imprecando a denti stretti, ma in tutto quel rimuginare mai una volta mi chiesi perché, perché stavo reagendo in quel modo, perché stavo così male.
Continuavo a ripetermi che non ero gelosa, ero solo arrabbiata con lui perché mi aveva presa in giro, dichiarandomi un amore che in realtà non provava. Lui non sapeva nemmeno cosa fosse l’amore. Ma neanche questo aveva senso, avevo scelto Stefan, lo avevo lasciato libero,  e allora perché non riuscivo a sopportare che stesse con un'altra? Una vocina dentro di me continuava a ripetermi che sapevo il perché, ma non volli ascoltarla.
Vigliacca, anche in quel momento.
   
 
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