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Autore: LittleMissMaddy    29/04/2007    1 recensioni
Si dice che gli Occhi siano lo Specchio dell'Anima. Sarà vero dunque anche nel caso della magnifica Barbara?
Sfrenata, intelligente e con alle spalle una famiglia scombussolata.
Dove finirà Severus Piton tra le grinfie di questo delizioso Demonietto? E, soprattutto, chi è la "Piccola Bab"?
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Nuovo personaggio, Severus Piton | Coppie: James/Lily
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Nota della scrittrice: Grazie per i commenti ragazzi *__* .. Mi incoraggiate assolutamente a continuare. Mi dispiace comunque che per ora non si comprenda molto, ma è questo il punto. E' per tenervi col fiato sospeso fino all'ultimo. E quindi non date niente per scontato, vedrete.

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(( Capitolo 2 ))


Quel nome continuava a martellargli la mente.
« Barbara. » mormorò allora Piton, e le sue labbra si schiusero automaticamente a formare un sorriso doloroso, che era smorfia e sorriso al contempo. Indecifrabile, come il suo sguardo fattosi d'un tratto assente. Alzò gli occhi a Fanny che sonnecchiava beata, volgendo in seguito l'attenzione a Silente. Quell'uomo era diabolico.
« E perchè diamine è qui? » sbottò d'improvviso, tornando a protendersi dalla sedia sulla quale sembrava inchiodato. Dal terrore, dalla sorpresa.
Dall'emozione.
« Non te la prendere con me, Severus. E' qui perchè non c'è altro posto più sicuro di Hogwarts per Barbara. » disse il Preside, e quella semplice frase sembrò attirare più l'attenzione di Piton che la sua ira. Scoccò un lungo sguardo al suo Boss, totalmente rincitrullito da quell'ondata di domande e di immagini che gli stavano assalendo la mente di solito tanto lucida, calcolatrice. Una mente quasi disumana, che, invece, di fronte a quella situazione arretrava, attaccata da ogni fronte. Attanagliata dai ricordi.
« Sì, Severus. A Beauxbatons non era più sicura .. » continuò Silente, approfittandosene dell'attontimento del Professore. Si alzò lentamente, ergendosi in quella che era un'altezza considerevole per un uomo della sua età. Si accarezzò distrattamente la barba, aggirando nel frattempo la scrivania posta tra lui e Piton. Lo ostacolava. Dovevano parlarsi faccia a faccia, doveva capire.
« Ma non devi dirle niente. Assolutamente niente. Devi mantenere il segreto, Severus. Ne và della sua vita, e nessuno di Noi desidera perderla. Tanto meno tu, non è così? » incalzò ancora il vecchietto, fermandosi accanto alla sedia che sosteneva fisicamente l'altro uomo. Ma non moralmente. Perchè il suo morale era crollato pericolosamente fino a sotto le sue scarpe.
« Ho capito, non c'è bisogno di dire altro. Buona serata, signor Preside. » ribattè il Professore. Finalmente si riscosse, scacciando quell'enorme paura con un'alzata breve delle spalle. Si sollevò dalla sedia e, dopo aver chinato il capo, si avviò verso l'uscita della stanza.
Non sopportava di non sapere.
« Se mai capirà tutto, dovrà farlo da sola. » sentì dire Silente, mentre si chiudeva la porta alle spalle e spariva oltre quella rampa di scale, tempestoso.

Era già Domenica quando si risvegliò, accusando un assillante mal di testa. Si vestì ed uscì. Anche quel giorno niente lezioni, erano tutti fuori, sguinzagliati per Hogsmeade.
Sarebbe rimasto volentieri in camera, ma non osò tanto. Doveva tenere salda la sua immagine, doveva nutrire il timore degli studenti che nel vederlo arretravano automaticamente.
Era pur sempre il Professor Piton.
Quello che faceva favoritismi,
Quello temuto da tutti.
Quello che si fermò, sgranando gli occhi di fronte alla vista di una giovane dai capelli neri accostata da un trio fin troppo noto di Grifondoro. Sesto anno.
Harry Potter e i suoi, che parlottavano con Barbara, sorridente e serena.
« .. Potresti venire con noi al Lago. Mi piacerebbe discuterne con te, sempre che tu lo voglia! » stava dicendo Hermione.
Piton arricciò il naso, irritato, e lasciò vagare lo sguardo, sicuramente più interessato, sulla Corvonero.
Barbara stava sorridendo. Di un sorriso dolce, amichevole. Un sorriso tanto lontano da quello che Piton si ritrovò ad ostentare, non accorgendosi degli sguardi incuriositi dei passanti.
Era un sorriso amaro, quello di Piton.
La stava osservando morbosamente, mentre la sentiva rispondere con fare pratico e deciso « ma certo, sarà un vero piacere. », seguitando poi a descrivere qualcosa del quale si disinteressò del tutto. Evitò a priori di guardare Harry. Non poteva sopportarlo.
Così, mentre lui seguitava a spiarli, se li vidi passare di fronte tutti e quattro. Aprivano il corteo Barbara e Hermione .. Quest'ultima aveva agganciato il braccio della Corvonero, tutta un sorriso. Ron e Harry seguivano le due donne parlottando tra di loro.
Severus riuscì ad intercettare solo per un istante lo sguardo di Barbara. Gli parve stranamente ostile, la sua occhiata, tutta il contrario di quell'espressione amabile dipinta in faccia. Si allontanarono lasciandolo là con i suoi dubbi, il suo mal di testa e la sua improvvisa ansia.
Si aggiustò il colletto della giacca nera e si incamminò a sua volta verso l'esterno del castello. Era strano vederlo fuori, soprattutto in una giornata così soleggiata; le nuvole si erano ritirate timidamente, lasciando spazio al Sole che, maestoso, abbracciava il parco nella sua vastità con dei raggi caldi e rassicuranti. Immaginò per un attimo che fosse la presenza di Barbara ad aver rischiarato l'atmosfera. Il suo sorriso avrebbe eguagliato, se non perfino superato, la lucentezza di quella Domenica tanto serena.
Si fermò sui gradini del Castello, sentendosi d'un tratto stupido.
Era come un marmocchio al suo primo appuntamento. Agitato.
Gettò uno sguardo sul vialetto intrapreso dal gruppetto che inizialmente aveva avuto intenzione di seguire: Erano svaniti.
Strinse le labbra pallide tra di loro, seccato, e si voltò. Si rintanò nel suo studio, spendendovi quasi tutto il pomeriggio.
Cenò come di consueto in Sala Grande, quella Domenica. Ma nessuno riuscì ad intraprendere con Lui anche la più piccola e banale delle conversazioni. Aveva evitato per tutta la serata gli sguardi interrogativi dei colleghi e si era rifugiato tra le quattro mura della sua stanza, dove aveva trascorso le ultime ore prima di riposare in miscugli di pozioni ancora da terminare. Sue invenzioni, suoi esperimenti. Falliti miseramente, anche quella notte.

« Potresti prestarmi gli appunti che hai tenuto dall'inizio dell'anno fino ad ora, per favore? Ne ho davvero bisogno. Non vorrei ritrovarmi a tenere gli esami senza almeno controllare di sapere tutto quel che c'è da sapere. » cinguettò Barbara. E sorrise ingenuamente, stringendosi nelle spalle minute. Il Corvonero al quale si era rivolta le scoccò uno sguardo adorante ed annuì prontamente, risoluto nel volersi conquistare l'amicizia - e perchè no, anche il cuore - di quella ragazza. Ne era affascinato, come tutti, d'altronde. Sapendo che c'era stato un trasferimento a metà anno molti studenti avevano indagato sull'accaduto, senza però scoprire troppo su quella stramba faccenda. Molti giovani, comunque, erano stati benevolmente sorpresi dal nuovo acquisto: Oltre ad essere una ragazza molto carina, era anche intelligente e sofisticata. Sapeva molte cose, come riuscirono a notare in molti, ed era sempre disposta a discutere con chiunque per far valere le sue idee certe volte bizzarre.
Insomma, Barbara Murray era riuscita a conquistarsi il favore di molti maschi del settimo anno, ma anche dei più giovani. Le ragazze si mantenevano ben lontane da lei, inizialmente, ma non tutte riuscirono a resistere al suo sorriso. Eppure, ufficialmente, solo qualche Corvonero e Hermione Granger si erano azzardate a sotterrare l'ascia di Guerra.
Così si era ritrovata circondata da una marea di fans e da poche, ma buone, amiche.
E tutto in poche settimane.
Fatto che stupì parecchio vari Professori, come anche il suo modo di fare pratico e deciso.
Prendeva ripetizioni, studiava, svolgeva i compiti assegnati durante la settimana ed era perfino entrata a far parte del Clan dei Duellanti Corvonero. Una scalata rapida e decisa.
La persona che più ne uscì colpita, o forse demoralizzata, era proprio Piton.
Non si era aspettato tanto successo da quella ragazza.
« Bene, oggi faremo prova pratica. Via quei libri, e mani ai calderoni. » annunciò quel tardo pomeriggio il professor Piton, seccato dal continuo mormorìo che correva per la sua aula. Detestava quei giovanotti goffi e maldestri, soprattutto quando sprecavano i suoi ingredienti senza mai ricavarne un ragno dal buco.
« NON sporcate. Se rovescerete anche solo un po' di pozione, ve la farò raccogliere con la lingua » li minacciò sibillino, principiando a muoversi tra i vari studenti che si erano allineati di fronte ai Calderoni seminati per l'aula buia, illuminata a luce di torcia.
Studiò con attenzione il lavoro di molti Tassorosso, soffermandosi poi sulla classe di Corvonero. Addocchiò insospettito il Calderone che sostava di fronte a Barbara, e si stupì di trovarlo ancora integro. Non aveva sbagliato nessuna dosatura. Anzi, stava perfino aiutando due sue amiche, chinata sul calderone di una e tenendo sotto d'occhio quello dell'altra. Aveva il volto illuminato da una strana luce, gli occhi le luccicavano di uno sguardo indecifrabile. Era come se fosse nata per dosare ingredienti, per vivere perennamente china su un quella brodaglia. Quell'immagine strappò un sorrisetto a Piton, che tuttavia il Professore si curò di mascherare con un ghigno sottile.
Fece per voltarsi, dar le spalle al trio, per poter controllare il resto della classe. Cosa che gli fu impossibile, dato che non appena distolse lo sguardo dal Calderone di Barbara quest'ultimo parve emettere un suono non bene identificato che mise in allarme sia il Professore che vari studenti voltati ad osservare la quiete prima della tempesta.
Barbara stava discutendo animatamente con un ragazzo, rimproverandolo della sua distrazione. Il giovane si stava scusando, ma nel vedere Piton che si era fatto nuovamente vicino arretrò di poco, nascondendosi quasi dietro alla compagna furibonda.
« Che diavolo state combinando? » sibilò minaccioso. Fece per allungare una mano, come per artigliare il braccio del ragazzo incriminato, ma si fermò bruscamente. Il calderone emise un altro gemito strozzato, ed esplose.
Letteralmente.
Esplose schizzando succo giallastro ovunque, sui vestiti di chiunque distasse come minimo ad un metro da quella specie di vulcano in piena eruzione. E, immancabilmente, gli schizzi raggiunsero anche gli abiti neri e lindi di Piton, macchiandoli inevitabilmente. Il Professore impallidì dalla rabbia, e fu quasi sul punto di mettersi ad urlare. Eppure, trattenendo saldi i nervi, si limitò ad estrarre la bacchetta. La puntò contro il calderone e, dopo aver biascicato qualche parola, sottovoce, tutto cessò.
Il calderone smise di borbottare e gli studenti di urlare.
« Signor Smith. » ringhiò il Professore, rinfoderando la bacchetta e scrollandosi di dosso il succo giallastro con aria disgustata.
« Non è colpa sua, è stata colpa di una mia disattenzione » una vocina che non era quella del ragazzo puntato s'intromise nel bel mezzo del discorso, lasciando a bocca aperta tutti quegli studenti incapaci di distogliere lo sguardo dal fulcro di quella scenetta abbastanza comica, con al centro un Piton stupito, indignato e sporco faccia a faccia con una Barbara altrettanto sporca e furiosa.
« Non dire sciocchezze, ragazzina. » ribattè asciutto il Professore, che spostò lo sguardo verso il giovane intimorito. Ma Barbara non sembrava intenzionata a lasciar correre. « Come fa a dirlo? Non stava guardando, lei. E' stata colpa Mia! » insistette.
Piton si voltò ad osservarla del tutto, squadrandola da capo a piedi.
Lei si era incolpata con le sue stesse mani, e non avrebbe potuto salvarla neanche volendo: « Bene. » commentò, e la sua voce venne soffocata dallo squillare della campanella. La lezione era finalmente volta al termine.
« Andate, la lezione è terminata. Tutti meno lei, signorina Murray. Per punizione dovrà ripulire Tutta l'aula. » annunciò, soffocando a stento quel solito ghigno sadico. Non per cattiveria, ma per soddisfazione. Aveva deciso di fare l'eroe, e ora ne avrebbe ripagato le conseguenze. Mai insabbiare i fatti per difendere qualcuno, non sempre quel qualcuno merita. Gli studenti uscirono mesti mesti, e in breve, loro due si ritrovarono faccia a faccia.
Piton incrociò le braccia al petto e abbassò lo sguardo sulla testolina china della giovane Corvonero.
« Così imparerà a prendersi le colpe che non sono sue » esclamò pacato. Non c'era più niente di minaccioso nella sua voce. Era semplicemente posato, tranquillo, mentre la studiava.
Entrambi sporchi di liquido giallo e appiccicoso.
« Le ripeto che è stato un mio sbaglio .. Io li ammetto, i miei errori. »
Le parole della ragazza, accompagnate da un lungo sguardo pregno di ostilità, fecero 'sì che gli occhi neri di Piton si allargassero e poi si restringessero, riducendosi a due fessure tanto simili a due lame taglienti. La squadrò con una smorfia, dandole poi le spalle.
Testarda e orgogliosa. E pungente .. Era come se avesse scelto appositamente quelle parole per rinfacciargli quello che lei ancora non sapeva.
Represse il desiderio di raddoppiare la dose di punizione solo riuscendo ad allontanarsi il più possibile, portandosi dietro alla Cattedra presente di fronte a tutti quei Calderoni ancora sporchi, contenenti delle pozioni che non pensò neppure di controllare, anche perchè le boccette presentate dalla maggior parte dei ragazzi durante la lezione, disposte sulla cattedra, lo attiravano molto di più della prospettiva di dover pescare di propria mano quella robaccia.
Si sedette e prese ad esaminarle, annusando e osservando con occhio esperto, limitandosi a commenti scritti rapidamente sul suo quaderno.
Nel frattempo, continuava a sbirciare la ragazzina che si era rimboccata le maniche e si stava dando da fare con la tenacia di una gran lavoratrice.
La studiò di nascosto, ma non fiatò fino a quando Barbara non ebbe finito e potè dunque congedarla.
Quando uscì richiudendosi la porta alle spalle, si abbandonò contro l'alto schienale della propria sedia e trasse un sospiro stanco, portando la destra a coprirsi gli occhi.
Più che punirla, era solo riuscito a farsi rimbrottare. A lezione da Bab.
  
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