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Autore: deba    17/10/2012    4 recensioni
Isabella Swan è qualcosa di più di un essere umano, ma non sa di preciso cosa. E' cresciuta da sola e nessuno le ha mai spiegato cos'è realmente. Vive nascosta nel mondo degli umani, fino a quando nella cittadina di Forks arriva una strana famiglia.
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Angela, Carlisle Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 2

***

 

 

 

Mi svegliai di soprassalto. Dov’ero? Mi guardai attorno e mi resi conto di essere nel divano sotto la finestra. Avevo finito in dieci minuti i compiti e stranamente mi ero addormentata. Beh, forse non troppo stranamente. Erano giorni che non assumevo sangue e questo si faceva sentire. A volte ero debole altre, invece, il vampiro in me prendeva il sopravvento. Sentivo la voglia di attaccare qualsiasi cosa avesse del sangue che gli circolava dentro e ciò non era un bene. Soprattutto se potevo sgozzare il mio compagno di banco durante una lezione. Un flash di due occhi dorati mi passò per la mente. Quell’Edward Cullen. Oggi a biologia il suo sguardo mi aveva fatto innervosire, eppure, era strano, ma non avevo provato nessun istinto omicida nei suoi confronti. Forse quell’Edward Cullen doveva ringraziare la sua buona stella se aveva un sangue poco appetitoso e il mio naso non lo trovava commestibile. Il suo sangue non sarà stato commestibile vero, ma bisognava ammettere che la sua pelle profumava in una maniera estasiante. Emetteva un odore decisamente dolce.

I miei pensieri stavano prendendo una brutta via, perciò decisi di distrarmi e cosa c’era di meglio se non una buona battuta di caccia?

Dovevo ammettere che il sangue animale non era delizioso come quello umano, ma se volevo fingere di essere una persona normale dovevo cibarmi di esso. La differenza non stava solo nel gusto, il sangue umano ti cambiava, ti accalappiava e ti trasformava in un mostro senza sentimenti. Era una droga, ti costringeva a volerne sempre di più. E io non volevo più essere così.

Aprii la finestra di una camera che dava sul retro della casa e balzai fuori con un salto. Quando mi lasciavo andare ai miei istinti non potevo fare a meno di sentirmi libera.

Iniziai a correre, ma avevo deciso di non allontanarmi troppo. Puntai verso nord e dopo qualche miglio mi fermai. Mi acquattai su un albero e iniziai ad ascoltare il silenzio attorno a me. Un respiro a nord ovest attirò la mia attenzione. Era sicuramente un cervo. Iniziai a respirare fortemente l’aria fino a quando il suo odore mi arrivò dritto al mio sistema sensoriale. Fu allora che mi lasciai andare e il mio corpo si mosse da se. Arrivai alle spalle della mie preda e senza troppe cerimonia gli saltai in groppa e lo morsi sulla giugulare. In quattro e quattro otto lo dissanguai fino all’ultima goccia. Ero estasiata dal sapore che sentivo in gola. Mi sedetti a terra e chiusi gli occhi gustando quel delizioso nettare che avevo appena ingurgitato avidamente. Non c’era nulla da fare. Nessun cibo umano avrebbe mai potuto competere. Un suono insistente mi trascinò fortunatamente via dai quei instabili pensieri. Era il mio cellulare. Guardai lo schermo, era Angela.

“Angi?”.

“Bella! Dove sei? Sono passata per casa tua, ma non mi hai aperto. Eppure la tua macchina è nel vialetto!”.

Accidenti! E ora che le dico? Lei sa che non ho una vita molto sociale. Anzi, non ce l’ho per niente.

“ehm… a dire il vero sono andata a fare una passeggiata nel bosco.”

“Nel bosco??? Ma sei impazzita!! È quasi buio!”.

Dovetti allontanare il cellulare dal mio orecchio da quanto aveva urlato.

“Tranquilla. Sono pratica ormai del posto. Due passi e sono a casa!”.

“Bella se mi perdo io che abito qui da una vita…”.

“Se sei svampita non è colpa mia!”.

“Amica ingrata!”.

“Si, anche io ti voglio bene! Comunque come mai eri passata per casa mia?”.

“Oh, giusto! Domani devo andare a fare delle analisi del sangue. Mi prendi appunti durante l’ora di storia?”.

“Certo, Angi!”.

“Grazie! Sei l’amica migliore del mondo. Sei arrivata a casa?”.

Sorrisi. Feci un salto di qualche miglio, poi un altro ancora. Una corsetta veloce e mi trovai dietro casa mia.

“Si. Appena arrivata sana e salva!”.

“Ok! Allora ci sentiamo!”.

“Ciao Angi!”.

Chiusi la chiamata. Un cervo non mi era bastato, ma era già meglio di niente.  Decisi che subito dopo la scuola, l’indomani, sarei andata al confine col Canada in cerca di qualche Puma.

Entrai in casa e come una persona normale feci le pulizie e poi mi feci una doccia.

 

 

 

Il mattino seguente alle sette ero già in piena opera per prepararmi per la scuola. Ci stavo mettendo più cura del solito e intanto mi ripetevo che non era per Edward Cullen che lo facevo.

A meno venti alle otto ero già per strada sulla via della scuola. Quando entrai nel parcheggio occhi nuovi mi osservarono. Erano quelli dei Cullen. Se ne stavano in piedi vicino alle loro macchine senza parlare. Ma che avevano? Mettevano inquietudine. Scesi come niente fosse e mi avviai verso l’entrata, bofonchiando un ‘è proprio un vizio di famiglia’.

Le prime due ore avevo storia, così presi appunti per Angela. Avevo trascritto parola per parola del professore. Anche i richiami verso gli altri studenti. No, forse questo era il caso di cancellarlo. Angi avrebbe potuto insospettirsi.

All’ora di pranzo la fame non era tanta, non per quei alimenti almeno, ma non dovevo dare nell’occhio, per cui presi solo un trancio di pizza e una bottiglietta d’acqua.

I Cullen erano già seduti in quello che, a quanto pare, era diventato il loro tavolo. Al mio arrivo nessuno di loro mi guardava. Forse ero solo io quella paranoica.

Masticavo mal volentieri la mia pizza, così non avendo nulla da fare, iniziai ad ascoltare i pettegolezzi. L’argomento del giorno era su chi fosse il più bello tra i maschi Cullen e con mio forte fastidio, molte pensavano Edward. Questa cosa non doveva irritarmi. E avrei finto così. Tra i maschietti invece l’argomento era su chi fosse più sexy tra Rosalie Cullen, la bionda a quanto pare, e… sputai fuori l’acqua che avevo in bocca… io. Ovviamente questo atto mi fece perdere molti punti . Abbassai la testa facendo finta di niente. Cioè quella barbie bionda era praticamente perfetta, chissà cosa avrebbe detto che era in competizione con me. Avrebbe riso di sicuro.

Mi voltai verso il loro tavolo e li vidi parlare, così curiosai tra i loro discorsi.

“Rosalie non te la prendere!”.

“Accetto tutto, ma non che la mia bellezza venga paragonata a quella di quel sgorbio dai capelli marroni!”.

Cosa? A quanto pare avevano già saputo anche loro il gossip della giornata. Aspetta… sgorbio?? Quella brutta copia di Pamela Anderson si stava forse riferendo a me? Forse non aveva capito che ero io.

“Sei troppo obiettiva Rose, guarda che la ragazza è molto bella!”.

“Ma per favore, sembra un camionista per me come è vestita!”.

Guardai la mia camicia a quadri stretta ad una cintura in vita, i miei jeans e le mie converse. Come osava? Solo perché io non andavo vestita a scuola come se dovessi andare sul red carpet. Almeno io avevo ammesso dignitosamente che lei fosse bella.

Mi alzai dal mio tavolo e mentre mi voltavo, sentii lo sguardo dei Cullen addosso. In quell’istante però mi sentii chiamare dalla parte opposta.

“Angi?”.

“No comment! Finite la analisi mia mamma mi ha fatto venire a scuola!” il suo umore però cambiò subito. “Ho visto il dottor Cullen!”.

“Si?”.

“E’ un gran figo!”.

“E ti pareva?”. Lo dissi un po’ troppo acida.

“Già, quello che ho detto anch’io! Ehi, Bella, tutto ok?”.

Ringhiai sbuffando.

“No! Quella stronza bionda di una Cullen mi urta il sistema nervoso!”.

E nel dirlo mi ero voltata verso di lei. Sembrava proprio che mi avesse sentito perché in quel preciso istante anche lei alzò lo sguardo. Ci fissammo un po’. Sembrava una sfida a chi avrebbe tolto per prima lo sguardo.

Mi dispiace biondina, non mi fai paura.

La gente parve accorgersi di quello che stava succedendo e la Cullen mora attirò l’attenzione della sorella. Mi voltai sorridendo gioendo per quella mini vittoria.

Una volta nei corridoi Angi mi fu addosso.

“Che è successo là dentro ? Bella, ti giuro, sembrava di essere in un ghiacciaio dall’atmosfera!”.

“Niente di che. Io non vado a genio a lei, e lei a me. Questo è tutto!”.

La mia amica mi guardava con un sopracciglio alzato.

“Ma vi siete neanche almeno mai parlate?”.

“In questi casi non occorre.”.

“Se lo dici tu..”.

“A dopo Angi!”.

La salutai e andai nello spogliatoio a cambiarmi. Appena entrata percepii che l’atmosfera era al quanto tesa e capii subito perché. Sentivo l’odore dolce che caratterizzava i Cullen. Speravo solo non fosse lei e le mie preghiere fortunatamente furono esaudite.

La nanetta Cullen si stava cambiando in tutto silenzio e nessuna delle ragazze presenti aveva osato avvicinarsi a lei. Dato che io era l’ultima persona che poteva trattare diversamente qualcuno, me ne infischiai delle facce attorno a me e andai a cambiarmi vicino a lei. Insomma, non mordeva mica. Io si.

Lei mi guardò sorridente, come se mi aspettasse.

“Tu sei Bella, vero?”.

La guardai sgomenta. Sapeva il mio nome e sembrava pure amichevole.

“Si. Tu?”.

“Alice Cullen”.

Le allungai una mano e lei la accettò poco convinta. Certo che era strana. Gliela strinsi tranquillamente poi continuai a cambiarmi. Mi voltai e lei mi guardava stranita.

“Che c’è?”.

“Non hai paura?”.

Le risi in faccia, ma vedevo che lei non lo faceva, così mi fermai.

“Penso che tu sia l’ultima persona al mondo di cui io possa avere paura!”.

Detto ciò mi infilai le scarpe e andai in palestra.

Lì in attesa c’era un altro Cullen, che ovviamente mi fissò fino a quando non uscì la nanetta, Alice.

Scostai lo sguardo, ma non le orecchie.

“Lo sapevo che era una bella persona. Diventeremo buone amiche lo so!”.

“Alice lo sai che non puoi!”.

“Le mie visioni dicono il contrario!”.

Eh? Che fa la chiaroveggente?

La guardai e in effetti sembrava un po’ schizzata. Era per questo che mi chiedeva se avevo paura di lei? Forse dopo tutto non ero poi l’unico fenomeno da baraccone al mondo.

Terminate le lezioni come sempre mi avviai verso la mia macchina. Stavo per passare vicino ai Cullen e volevo vedere se la nanetta Cullen mi avrebbe salutato nonostante la bionda al suo fianco.

“Bella! Ci vediamo domani!”.

Restai di sasso, non avrei mai pensato che lo facesse davvero.

“ciao!”.

La salutai inconsciamente, poiché ero troppo sconvolta per capirne qualcosa.

“Isabella Marie Swan!”.

Angela mi arrivò in piena carica alle spalle.

“Che ho fatto?”.

Angela infatti usava il mio nome per intero solo quando avevo combinato qualcosa.

“Fai amicizia con un Cullen e non mi dici niente? Tutta la scuola ne parla! Si chiedono se sia un modo per la bionda per farti fuori!”.

Ghignai mentre osservavo i cinque fratelli montare nelle proprie auto.

“Sai è una domanda che mi sono posta anch’io, ma figurati. Nessuno può fregarmi!”.

“Si di questo non ti posso dare torto! Jessica abbassa ancora la testa quando ti passa a fianco!”.

Ripensai a quella scorbutica di un’umana. Mentre fingeva di essermi amica, mi ridicolizzava in giro, così gli resi pan per focaccia. La seguii fino a scoprire cose ridicole sul suo conto e gliele spiattellai in faccia. Durante un’assemblea studentesca. Ghignai malefica.

“Stai ripensando all’assemblea, vero?”.

“Già.”.

“Mi chiedo ancora come tu abbia saputo tutte quelle cose.”.

“Segreti del mestiere! Ora vado, ho una cosa da fare!”.

La salutai e me ne andai a casa. Una volta lì mi misi in tenuta da caccia. Jeans scuri, stivali, maglia nera. Potevo benissimo sembrare una spia dei telefilm in missione.

Corsi al massimo delle mie possibilità e in un battibaleno fui quasi in Canada. Cercai la mia preda e con un po’ di fatica la trovai. Un puma. Fu un attimo, che gli fui subito addosso, dissanguandolo dopo averci ‘giocato’ un po’. Percepii un altro respiro poco distante da lì e per mia fortuna ne trovai un altro. Lo dissanguai in un battibaleno. Due puma erano la ciliegina sulla torta. Erano animali carnivori, per cui il loro sangue era più simile a quello umano e ti dava più energia. Era strano però trovarne due così vicini. Feci un giro della zona e mi fermai di botto in alcuni punti. Qualcosa aveva cacciato altri animali lasciando poi a terra la carcassa. Qualcosa che aveva succhiato loro il sangue con un morso. Era impossibile. Annusai l’aria intorno, ma le tracce di qualsiasi cosa fosse stata, erano ormai sbiadite. Dai resti della carcassa sembravano passati due giorni.

I miei pensieri iniziarono a farsi incoerenti ed una strana agitazione mi perforò, per cui decisi di tornare indietro.

Dovevo pensare. Insomma, era mai possibile che non fossi davvero l’unica?

 

 

 

 

 

Spoiler Capitolo 3

“Ok, forse siamo partiti col piede sbagliato!”.

Lui alzò un sopracciglio e mi guardò quasi divertito. Non ne ero sicura, però.

“Io sono Isabella Swan, ma puoi chiamarmi Bella!”.

 

  
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