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Autore: Zwart Bloed    17/10/2012    2 recensioni
Dal prologo:
" Aredhel, contrariata, cercò di scendere dalle sue spalle e continuare il duello.
-Vai! Tieni a mente la nostra promessa e vattene!- urlò il ragazzino, fermandola.
-Ma...
-Niente ma! Scappa, corri via di qui!
E detto questo la spinse oltre lo squarcio. [...]
Spaventati e sconvolti di trovarsi una ragazzina simile nel giardino, comparsa dopo una luce cremisi accecante, nessuno dei due sposi riuscì a parlare.
Fu Sanne a rompere il silenzio creatosi. Si avvicinò alla bambina che li guardava smarrita e confusa, si chinò sulle ginocchia per raggiungere la sua altezza e le mise la mani sulle spalle.
-C-chi sei tu, piccolina? Cosa ci fai qui?- domandò tra un balbettio e l'altro. La piccola ragazzina la guardò negli occhi per molto e, quando decise di potersi fidare, socchiuse le sottili labbra per parlare.
-Io non lo so- rispose mentre una lacrima di sangue le rigava il volto."
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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6. Under Siege

Sotto assedio

 

 

 

 

Le trombe d'allarme suonarono. Si diffuse il panico.

Aredhel rimase impietrita, come se tutti i suoi muscoli fossero improvvisamente diventati di solida roccia.

Siamo sotto assedio!– urlò suo padre al Generale. –Riunisci gli eserciti, ordina alle truppe di contrattaccare! Non possiamo permettere che conquistino la capitale di Helmi!

Subito, Vostra Maestà!– rispose Altomare, prima di catapultarsi in mezzo a tutte quelle persone che, terrorizzate, correvano dovunque cercando di salvarsi e mettersi al riparo.

Io mi alzerò in volo– disse allora Eridor. –Così potrò controllare tutto dall'alto e dare una mano dove serve.

Il Re annuì.

Merion, prendi Aredhel e– cominciò a dire Orion afferrando la moglie per le spalle.

Io vado con Eridor– mormorò la giovane elfa improvvisamente sveglia, con voce appena udibile in mezzo a quel fracasso. I tre rimasero immobili nel loro sgomento.

Cosa? Signorina, tu non vai da nessuna parte!– abbaiò il Re. Ma lei scosse lentamente la testa.

Chiese con lo sguardo l'assenso della creatura. Quella annuì, visibilmente sorpresa.

Ci vediamo presto– disse Aredhel prima di voltarsi.

Aspetta.– la fermò Eridor, poi chiuse gli occhi e sul suo dorso comparve una sella di cuoi. –Così eviterai di ferirti le gambe strofinandole contro le mie squame.

E allora la ragazza salì in groppa al Drago, che spiccò il volo con un piccolo balzo mentre apriva le ali.

Un turbine d'aria si sollevò tutt'intorno. Orion si mise una mano davanti agli occhi per evitare che la polvere gli andasse in viso.

Poi insistette per portare Merion al sicuro al castello, dopodiché prese il suo cavallo e raggiunse i suoi eserciti.

All'attacco!– una volta ordinato agli uomini cosa fare, urlò queste parole e partì al galoppo insieme al Generale Altomare e i suoi soldati.

 

 

Aredhel osservava la scena sotto di loro con insistenza da una buona mezzora. Le cose non miglioravano per loro: le truppe nemiche erano in vantaggio numerico, anche se di poco, e si scoprì che l'attacco era su due fronti.

Re Orion lasciò il comando ad Altomare per le truppe a Sud, mentre lei, il Drago, e suo padre si dirigevano a nord, dove l'attacco sembrava più accentuato.

Qui vi erano più soldati che a meridione, e Aredhel contribuì scoccando frecce con l'arco che le avevano lanciato gli arcieri mentre passava in volo sopra le mura.

Ne abbatté molti, quanti più potette, ma presto le frecce finirono e lei era troppo in alto per poterne chiedere una nuova scorta.

Erano comunque troppi per loro.

E poi Aredhel vide suo padre. Era intento a combattere contro un gruppo di cinque uomini che l'avevano circondato.

Era troppo presa dalla tensione per quello scontro per accorgersi delle sette sagome scure che comparivano all'orizzonte.

Eridor però la riscosse con un ringhio.

Catapulte!– esclamò appena le vide. Il Drago annuì.

Dobbiamo fare qualcosa..– mormorò quest'ultimo. –Andiamogli vicino e cerchiamo di bruciarle.

Così ripresero a volare verso i nemici con la speranza di riuscire a distruggere quello che si presentava davanti a loro occhi.

Aredhel dovette ammettere che era un assedio organizzato fin nei minimi dettagli, col solo scopo di conquistare o distruggere la sua città. Ma lei non l'avrebbe permesso, avrebbe distrutto i loro piani.

Il Drago aumentò velocità e in pochi secondi arrivò sopra le catapulte. Gli arcieri cercarono di colpirli, ma le frecce erano del tutto innocue contro le dure squame della creatura che li sovrastava.

Aggrappati forte, potrei disarcionarti senza volere mentre attacco loro– si raccomandò Eridor voltando brevemente il collo. Per tutta risposta Aredhel si aggrappò più saldamente alle cinghie della sella e annuì.

La creatura, quindi, inarcò il lungo collo e un forte rumore gutturale salì per la sua gola, poi eruttò una lunga e calda fiammata che investì in pieno i nemici sotto di loro.

Aredhel si spaventò. Attraverso le sue squame poteva sentire la potenza di quel getto che la percuoteva dentro come una forte scossa elettrica, ed era immensa.

Quando guardò sotto di sé non vide altro che resti di legno carbonizzati. Fortunatamente i soldati erano riusciti a salvarsi la vita.

Dobbiamo trovare il Generale nemico– disse la ragazza ancora un po' scossa.

Hai ragione, uccidendo lui costringeremo i nemici alla ritirata– concordò Eridor, di nuovo calmo. Aprì maggiormente le ali e si diede una spinta per riprendere il volo.

Volarono per altri cinque minuti, finché non giunsero in vista di un paio di tende bianche.

Sarà là dentro, non è così?– urlò Aredhel contro il vento che si stava alzando.

Vedo che si è tenuto una scorta di guardie!– le rispose il Drago con lo stesso tono guardingo, nonostante il soffio del vento.

D'un tratto le guardie si accorsero della loro presenza, dettero l'allarme e li attaccarono con gli archi.

Quasi tutte le frecce mancarono il bersaglio, tranne una che sfiorò la spalla dell'elfa e la sbilanciò per la sorpresa di esser stata colpita, facendola così precipitare.

Eridor, vedendola cadere nel vuoto, ruggì con forza.

 

 

All'interno delle mure di Dorthonion la situazione era drammatica.

Le armate del Signore Oscuro, decise e ben organizzate, erano vicine a conquistare la città.

Il popolo di Dorthonion si era rifugiato nelle proprie case, e chi era ancora in pericolo veniva soccorso dai soldati.

Re Orion si occupava personalmente di questo. Era proprio intento a soccorrere una donna con i suoi tre bambini quando il ruggito di Eridor scossa l'aria circostante.

Solo una cosa gli venne in mente. Pericolo.

Di sicuro il Drago e sua figlia erano nei guai. Ma ora non poteva pensarci, era suo dovere aiutare la gente. Condusse la famigliola al riparo proteggendoli da tutti i soldati nemici che li attaccavano.

Poi corse a dare man forte al resto delle truppe. Salì su un cavallo e raggiunse il Generale Altomare.

Come procede qui?– urlò appena gli fu accanto. Altomare, ferito superficialmente ad un fianco, scosse la testa. La situazione andava peggiorando.

Non resisteremo ancora per molto– disse soltanto, ma questo bastava per far salire in bocca al Re il sapore amaro di chi sa che ha ben poche speranze di farcela.

Combatteremo fino all'ultimo. Se dobbiamo soccombere, lo faremo per bene– disse Orion prima di lanciarsi di nuovo nella battaglia.

Uccise soldati su soldati, col solo pensiero di proteggere la sua famiglia. Ma, durante un momento di distrazione, un guerriero lo ferì alle spalle.

Lanciò un gemito, poi lo affondò la spada nel soldato fino all'elsa. Appena quel corpo senza vita cadde a terra, il Re si prese un momento di pausa per esaminare la propria ferita: non era profonda, ma perdeva molto sangue.

Non posso resistere a lungo...– pensò. –Spero solo che Aredhel e Merion stiano bene..

 

 

Aredhel sentiva il vento graffiarle il viso. Era in caduta libera da almeno quindici metri. Si chiese se sarebbe sopravvissuta.

Si rigirava nell'aria nel tentativo di rallentare la caduta, ma invano.

Dannazione!” pensò frustrata e spaventata. Chiuse gli occhi non riuscendo più a sopportare la vista del terreno che si avvicinava.

Attese che il suo corpo si scontrasse con il suolo, ma ciò non avvenne: al posto della terra, Aredhel cadde su di un albero.

Sbatte di ramo in ramo, finché non finì col sedere a terra. Gemette con forza, poi cercò di controllare le sue condizioni. No, nonostante l'albero, non era uscita indenne dalla caduta. Un ramo appuntito era penetrato nella coscia destra. Tentò di toglierlo, ma il sangue la confondeva. L'odore di quella sostanza vermiglia le dava il voltastomaco. Poi sentì un rumore proveniente da un arbusto non lontano da lei.

Chi va là?– domandò col cuore in gola. Se fosse stato amico, avrebbe potuto aiutarla, altrimenti... Per lei sarebbe stata la fine.

Il fruscio aumentò, ma non tacque.

Chi c'è?– ripeté Aredhel ancora. Una sagoma nera uscì dal bosco.

L'elfa trattenne un gemito. Era Adrian, dritto davanti a lei.

 

Che ci fai tu qui?– le parole le uscirono spontanee, sorprendendo persino sé stessa. Ma Aredhel sapeva che non avrebbe potuto dire nient'altro dato che da quando era ritornata lui non si era fatto vivo.

Adrian sostenne lo sguardo di lei, ma all'ultimo cedette e abbassò gli occhi.

Mi dispiace– disse solo. Lei lo guardò storto.

Non è una risposta– replicò secca.

Senti, non farmene una colpa se non sono potuto venire al castello, ok? Non è colpa mia!– sbottò Adrian con rancore, mentendo spudoratamente su una verità che la ragazza ignorava completamente.

Non è colpa tua? Si può sapere dove sei stato fino adesso? Per poco non mi facevo ammazzare! Anzi, in questo momento le armate di Kalin stanno cercando di uccidere la città intera! Comprendi imbecille?– ribatté furiosa.

Per questo sono qui– rispose, ma Aredhel non capì il doppio senso. Aprì la bocca per replicare, ma Adrian parlò ancora interrompendola.

Vuoi salvarti o vuoi restare qui a litigare mentre ti dissangui?– le domandò con un tono di voce alquanto rude. La ragazza era pronta a ribattere, ma constatò che in effetti la ferita stava peggiorando rapidamente.

D'accordo..– si arrese. Il ragazzo dagli occhi blu le si avvicinò e si accovacciò davanti a lei.

Farà un po' male– avvertì lui, ma non aspettò la risposta di lei ed estrasse subito con forza il ramoscello. Era penetrato più di quanto sembrasse, e per poco Aredhel non urlò. Dopodiché, lui si alzò e fece per voltarsi.

Ehi! Magari, se mi aiuti, forse riesco ad alzarmi, non credi anche tu?– disse la ragazza con una feroce ironia.

Adrian sbuffò, poi l'aiutò ad alzarsi mettendosi un suo braccio sulle spalle e sostenendola per i fianchi.

Grazie..– borbottò lei, zoppicando. Insieme raggiunsero di nuovo le tende, o almeno erano vicini ad esse.

Dobbiamo trovare Eridor– disse Aredhel. Il corvino si voltò verso di lei.

Chi?– chiese perplesso.

Eridor è un Drago.– rispose ancora.

Un Drago, dici?– replicò incredulo Adrian. Alla ragazza sembrò che nella sua voce vi fosse una vena di paura.

Esattamente. Un Drago enorme e dalle squame d'oro. Prima sono precipitata dal suo dorso..– spiegò Aredhel. Il corvino si fermò di colpo.

Che ti succede?

Niente.– ribatté subito il ragazzo riprendendo a camminare con lei. Stettero il più possibile lontano dalle tende, ma tenendole in vista.

Dove sei stato fino ad oggi?– domandò lei a bruciapelo. Ma come pensava, non ricevette risposta.

Dov'era stato Adrian fino a quel momento? Perché non era tornato a Dorthonion subito? Che nascondesse qualcosa? Queste erano solo alcune delle tante domande che continuavano a ronzarle in testa, ma che non avevano risposta. Perché l'unico che poteva dare pace al suo mal di testa tremendo, non ne voleva sapere di parlare.

Oh, Eridor, dove sei?” pensò la ragazza con intensità. Solo che non si aspettò di sentir pensare anche qualcun'altro dentro di lei.

Sono qua vicino!” le rispose la voce profonda del Drago. Aredhel per poco non urlò. “Co... come mai sei dentro la mia testa?” pensò, terrorizzata.

Non sono dentro la tua testa, sciocca! Sono solo collegato con i tuoi pensieri. Ora ti conduco nel luogo dove sono atterrato” le rispose.

La ragazza trascinò Adrian con sé, seguendo le indicazioni fornitele dal Drago.

Arrivarono vicino al Drago, che appena li vide, specialmente lui, si precipitò da loro.

Tu!– ringhiò Eridor contro Adrian. Il ragazzo fu costretto ad arretrare, lasciando Aredhel da sola che a malapena si teneva in piedi.

Eridor calmati! Lui è Adrian, un nostro alleato!– cercò di spiegare lei zoppicando verso la creatura.

Un nostro alleato? Lui?!– abbaiò ancora coprendo la ragazza con il proprio corpo e ringhiando contro il corvino.

Che cosa ti comporti così?– esclamò Aredhel cercando di superarlo. –Eridor, che stai facendo? Lasciami passare!

Eridor ringhiò più forte.

Lui è un nemico!– ululò feroce. Adrian si rabbuiò, Aredhel rimase scioccata.

Ma che stai dicendo?!– replicò. –Adrian diglielo anche tu che sei venut..

No– disse all'improvviso lui. –Io sono il Generale Supremo Adrian, a capo dell'esercito Nord del Signore Oscuro.

Io sono un Nemico. Sono contro di voi.



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Ciao ragazziii!!! Lo so, lo so... nonostante l'anteprima ho aspettato moltissimo prima di pubblicare sto cavolo de capitolo.
Ma ero insicura... probabilmente fa schifo come gli altri, ma abbiate pazienza!
Un giorno riuscirò a scrivere un capitolo decente! (aspettate che lo annoto sulla lista dei miracoli da compiere prima di morire...)
Ok, fatto..
Beh, comunque, leggetelo e commentate in molti, eh! Come sempre avete bandiera bianca per le recensioni, di qualunque genere!
Adesso vado che sono occupata :P
Al prossimo chappy,
Aredhel

   
 
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