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Autore: Marti Lestrange    18/10/2012    6 recensioni
[STORIA SOSPESA]
“Cornelia Finnigan – Magic is something you make” chiude ufficialmente i battenti, e rinasce sotto il nuovo titolo di “Cornelia Finnigan – Love Is In The Air”.
La nuova Cornelia sarà più ironica, pungente, divertente… Insomma, avevo bisogno di una ventata di aria fresca. Si sa, ogni tanto è bene cambiare rotta, giusto per non rendere il viaggio monotono, ecco. La nuova long nasce come continuazione della precedente, quindi non temete, ritroverete tutti i vostri amati personaggi, con l’aggiunta di qualche “esotica” novità.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Ecco cosa vi siete persi…
Cornelia e James si sono finalmente messi insieme, dopo un’attenta analisi e riflessione da parte di lei. Scorpius sembrava parecchio interessato alla cosa, come mai?
Abbiamo appreso le date delle prime riunioni tra squadre, e abbiamo conosciuto le ragazze italiane, Beatrice e Isabella, che sembrano essersi integrate bene tra i Grifondoro. Anche Matteo sembra aver trovato un trait d’union con i rosso-oro, forse nella figura di Rose? 
Beatrice è una fonte inesauribile di pettegolezzi, soprattutto sulla squadra francese, ospite dei Serpeverde. Anche sui russi non si scherza, con i temibili fratelli Wronski. Serghjej sembra riscuotere un certo successo tra il pubblico femminile…
Un imprevisto primo faccia a faccia tra Madelaine e Cornelia pone i presupposti per una sana competizione tra le due, e non solo nel Quidditch. La sorella di Madelaine, Catherine, è tutto il contrario di lei, e si dimostra fin da subito simpatica e disponibile. La stessa cosa non si può dire di Alexandre Mercier, il capitano di Beauxbatons, che cerca, evidentemente, di fare comunella con Scorpius, ma a che scopo? Le sue intenzioni sembrano tutto tranne che limpide e sincere. 
Infine, un altro insperato battibecco tra Cornelia e Scorpius chiude il capitolo. Vi erano mancati, ammettetelo. 
 
 

Capitolo 2
Are we really all sweet girls inside?
Racconto di come le apparenze ingannino.
 
 

“And you heart’s against my chest,
your lips pressed to my neck,
I’m falling for your eyes,
but they don’t know me yet.
With a feeling I’ll forget,
I’m in love now”.
-Ed Sheeran
 
 
 
4 novembre
Tom si svegliò piuttosto eccitato, i capelli biondi spettinati e sconvolti e il pigiama a righe tutto storto. Si guardò nello specchio del bagno e sorrise alla sua immagine riflessa: quello sarebbe stato un giorno perfetto, se lo sentiva. Anzi, ne era sicuro. James entrò nel bagno e si fermò, inquadrato nel vano della porta. Guardò il suo amico come si guarda un dinosauro allo zoo. 
“Che ti prende?” gli chiese ironico. Ovviamente i capelli di James non avevano niente che non andava, nonostante si fosse appena alzato. E il suo pigiama era liscio e immacolato, come se fosse appena uscito da uno dei lavaggi furiosi della signora Potter. 
“Non è che è successo qualcosa che non so…” continuò James, nonostante Tom gli avesse lanciato un’occhiata obliqua e poco intelligente. “Sei stato a letto con qualcuna? Sembra che tu sia reduce da una notte di fuoco”.
Tom scoppiò a ridere, piegandosi in due e accasciandosi sul lavandino. James lo guardava sempre più stranito.
“Okay, tu stai male,” concluse.
“Chi sta male?” chiese Marcus Wilkins comparendo accanto a loro, già vestito e pronto per la colazione.
“Tom, ovvio,” rispose prontamente James. “Secondo me si è portato a letto qualcuna, anche se io non ho sentito niente…”.
“Bè, tu hai il sonno pesante, James, è risaputo,” commentò Marcus saccente.
“Hey, hey, hey,” esclamò Tom agitando le mani di fronte ai loro visi.
I suoi amici si zittirono e lo guardarono.
“Non sono stato a letto con nessuna, è chiaro?”.
James lo guardò, deluso, e sospirò.
“E, per la cronaca, oggi c’è il primo allenamento con la squadra di Hogwarts, non sto nella pelle!” esclamò scuotendo Marcus per le spalle. Quest’ultimo lo guardava orripilato, cercando di tenersi a distanza.
Tom uscì dal bagno senza essersi minimante sforzato di fare qualcosa per quei capelli, e aprì il baule, alla ricerca della sua divisa. 
“Amico,” lo richiamò James. “Sono contento per te e posso anche condividere il tuo vivace entusiasmo, visto che passerai parecchio tempo con Malfoy, ma non vorrei dirti quello che sto per dirti, ma dato che sono il tuo migliore amico lo devo fare, devo essere sincero con te, fino in fondo”.
Il tono ironico di James non fece breccia nell’entusiasmo di Tom, che si girò a guardarlo, annoiato.
“Non c’è niente e nessuno che oggi possa rovinare questa giornata,” asserì convinto, tornando a chinarsi nel suo baule, alla disperata ricerca del calzino mancante.
“Ti ricordi che il vostro allenatore è Oliver Baston, vero?” cominciò James, cauto, e facendo qualche passo verso l’amico. “Quel Baston padre di una certa Victoria, vero?”.
Le spalle di Tom si irrigidirono e lui si fermò, un vecchio cannocchiale reduce dalle lezioni di Astronomia sospeso a mezz’aria, il volto che, piano piano, perdeva colore. Si girò verso James, stralunato, come se gli avessero appena annunciato che il Natale era stato soppresso.
“Cosa…?” chiese senza fiato.
James annuì, mentre Marcus osservava la scena cercando di non ridere.
“Mi spiace, amico, ma è così,” rispose James avvicinandosi.
Tom si lasciò cadere sul letto, lo sguardo fisso.
“Oliver…” cominciò. “Oliver Ba…”.
Non riuscì a terminare la frase, perché ricadde svenuto sui cuscini. Furono necessari parecchi effluvi di scadente Whisky Incendiario per farlo riprendere. Al suo ritorno nel mondo dei vivi, Tom guardò i suoi amici con timore.
“Sono morto,” disse, ricadendo pesantemente sui cuscini.
 
* * *
 
 
“Buongiorno a tutti!” esclamò Oliver Baston.
L’ex portiere del Grifondoro, campione del Puddlemore United e della nazionale inglese, non era solito gridare o parlare ad alta voce. Era abituato ad essere ascoltato, fin dai tempi della scuola. Il ruolo di capitano gli era congeniale, e sapeva catalizzare l’attenzione dei presenti solo con uno sguardo. Incuteva un certo timore, in effetti. E non solo a Tom, che in quel momento lo temeva per svariate ragioni, partendo dal fatto di avere come allenatore un campione di Quidditch, passando per il fatto che lo conosceva da anni e arrivando alla ragione più ovvia, cioè che era il padre della sua ex fidanzata, che solo qualche sera prima aveva baciato nel bel mezzo del salone d’ingresso, sotto gli effetti poco carini del whisky incendiario, contribuendo alla fine della storia di lei con Albus Potter, che ora nemmeno lo guardava più in faccia, e inimicandosi Victoria per un tempo indefinito. Bene
Sedeva con il resto della squadra nell’ufficio del Capitano. Accanto a lui, sua sorella Cornelia sembrava tranquilla, come se fosse seduta davanti a uno spettacolo di fuochi d’artificio e volesse solo godersi lo spettacolo, mentre il suo stomaco si contorceva dall’ansia. Sapeva che Baston l’avrebbe trattato come si tratta un babbeo, un idiota, un verme senza cervello e favella. Si era comportato in un modo deplorevole e… 
Oliver Baston interruppe i suoi pensieri sventolandogli davanti una mano.
“Signor Finnigan, tutto bene?” gli chiese deciso.
Tom sobbalzò sulla sedia e tutti scoppiarono a ridere. Cornelia gli diede una gomitata nel fianco destro.
“Ehm…” balbettò lui, agitato. Baston lo guardava, indeciso se picchiarlo selvaggiamente per farlo riprendere o se buttarlo nel Lago Nero, in pasto alla piovra gigante. Anzi, si sarebbe buttato lui stesso, aveva deciso.
“Che risposta esauriente…” commentò Baston battendo le mani.
“Sta bene,” si affrettò a rispondere Cornelia per lui. “E’ solo che ha dormito male, troppa Torta alla Melassa…”.
Tutti risero di nuovo e Scorpius lo guardò ghignando. Tom gli avrebbe volentieri spaccato la faccia, a quell’idiota. Cosa aveva da ghignare?
“Molto bene,” commentò Baston distogliendo lo sguardo da Tom e tornando a guardare la squadra. “Benvenuti alla nostra prima riunione ufficiale”.
Tom si rilassò, emettendo un sospiro di sollievo. Forse, per il momento, aveva eluso battute imbarazzanti.
“Spero che tutti voi abbiate ben focalizzato in mente il nostro obiettivo finale, cioè vincere questo torneo. Dobbiamo trionfare a tutti i costi, ragazzi!”.
Eric Beckford sobbalzò leggermente sulla sedia e Tom notò lo sguardo schifato di Scorpius. 
“Per questo motivo, dobbiamo impegnarci fin da subito. Il primo incontro è stato fissato per il tredici di novembre, e vedrà Beauxbatons contro Durmstrang, quindi questo vuol dire che a noi resta l’Istituto Italiano, e giocheremo il sabato successivo, cioè il venti”.
L’Istituto Italiano, pensò Tom. Gli vennero in mente le ragazze che mangiavano al loro tavolo, gli venne anche in mente quel Matteo che usciva con Rose. Erano simpatici, ma all’improvviso divennero solo avversari da sconfiggere.
“Penso che il signor Wilkins abbia preparato qualcosa per noi, vero?” chiese Baston camminando su e giù per la stanza, le mani unite dietro la schiena.
Tom si girò verso Marcus. Cosa intendeva dire, Baston, con quel “qualcosa”? Marcus tirò fuori dalla borsa alcuni fogli di pergamena arrotolati e si andò a posizionare accanto a Baston. Tutti sembravano vivamente incuriositi, soprattutto di sapere che cosa avesse in mente Marcus.
Il ragazzo posizionò i fogli attaccandoli alla lavagna, di modo che tutti potessero vedere. Sul primo foglio era attaccata una foto di gruppo. Ritraeva una squadra di Quidditch al completo, e Tom riconobbe da lontano la squadra dell’Istituto Italiano. 
“Ho chiesto al signor Wilkins di raccogliere alcune informazioni sulla squadra italiana, la nostra prima avversaria in questo torneo,” spiegò Baston facendo un cenno a Marcus. “Prego, signor Wilkins”.
Tom era parecchio contrariato: perché Baston non aveva chiesto a lui? In fondo, era il Capitano, o no? Lasciò perdere le sue elucubrazioni e si concentrò sul suo amico.
“Bene,” cominciò Marcus schiarendosi la gola e lanciando un’occhiata alla lavagna. “Quella che vedete davanti a voi è una foto che ritrae la squadra dell’Istituto Italiano di Magia, scattata il giorno dopo l’annuncio della loro formazione. Lì il Quidditch funziona diversamente. Non hanno quattro dormitori, come qui da noi, quindi non c’è nessun campionato interno. La sfida avviene tra loro e alcune formazioni italiane che giocano a livello nazionale. Niente di emozionante e stimolante, e spettacolare, come il Quidditch qui da noi”.
Marcus diede un colpo al primo foglio, e quello si fece da parte per lasciare il posto al secondo, che ritraeva Matteo Ferri in un primo piano piuttosto minaccioso.
“Questo qui è il Capitano, e Cacciatore, Matteo Ferri,” continuò Marcus indicandolo. “Non si sa molto di lui, tranne che è al settimo anno, ha ottimi voti, gioca a Quidditch praticamente da quando era un bambino e ha una sorella, Beatrice, anche lei nella squadra”.
“Una sorella niente male,” bofonchiò Eric Beckford ridacchiando.
Cornelia e Alicia lo guardarono con disapprovazione, mentre i ragazzi risero, ovviamente approvando la battuta di spirito di Eric. Oliver Baston guardò il Corvonero come si guarda una mosca molesta, e questo si zittì, all’improvviso intimidito.
“Visto che abbiamo citato Beatrice…” continuò Marcus. Il terzo foglio apparve sulla lavagna e una sorridente Beatrice cominciò ad ammiccare dalla fotografia.
“Beatrice Ferri, Battitrice. E’ molto strano, immaginarla in questo ruolo, visto che non è un gigante tutto muscoli”.
“Certo, perché solo voi uomini forti potete ricoprire certi ruoli, vero?” esclamò Alicia ridendo.
“Per me sono meglio le donne di certi uomini…” aggiunse Cornelia.
Scorpius le lanciò un’occhiata e rispose: “Vuoi che ti illustri la differenza, Finnigan?”.
Tutti risero, mentre Tom guardò Scorpius malevolo ed esclamò: “Finiscila di importunare mia sorella, Malfoy, o alla prima occasione ti butto giù dalla scopa, ti avverto”.
“Oh-oh, tremo di paura, Mr-sono-ubriaco-e-grido-ti-amo-davanti-a-tutti,” ghignò Scorpius.
Tom si alzò di scatto dalla sedia, intenzionato a fargliela pagare, a quel muso insopportabile, ma Baston lo fermò in tempo.
“Calma, Finnigan, calma,” brontolò facendolo risedere.
Tom bofonchiò qualcosa, infastidito, ma obbedì all’allenatore in silenzio.
“Vediamo di darci una calmata, okay?” esclamò Baston guardando tutti quanti in viso e scandendo bene le parole. “Siamo una squadra, ora, dovremmo mettere da parte i dissapori. Tutti quanti”.
La fa facile, lui, pensò Tom. E non mi sembra che lui abbia messo da parte i suoi dissapori per me. Ha cominciato subito a mettermi sotto torchio.
“Wilkins, dicevamo…”.
“Dicevamo che è strano immaginare la minuta Beatrice come Battitrice, ma vi assicuro che è molto forte, e anche parecchio dotata. Mi sono documentato, e scaglia via quei Bolidi come fossero caramelle”.
Beatrice e il suo volto ironico lasciarono il posto alla sua compagna di ruolo, una bella ragazza mora, dalla carnagione ambrata e con due grandi occhi scuri.
“Lei è l’altra Battitrice, Sofia Micheli,” la presentò Marcus.
“A quanto pare, l’Italia ha una vera e propria tradizione di Battitrici…” commentò Scorpius.
Alcuni ridacchiarono e Cornelia gli lanciò un’occhiataccia. 
“Sofia è fisicamente più forte di Beatrice, lo si può notare anche dal vivo, ma meno agile e dai riflessi più lenti. In ogni caso, non sottovalutatele solo perché avete davanti delle ragazze. E non fatevi incantare”.
Gli occhi scuri di Sofia furono sostituiti da quelli minacciosi di un ragazzo e una ragazza, entrambi dai capelli scuri e i lineamenti forti. 
“Monica e Alessandro Ponti, fratelli,” spiegò loro Marcus indicando i due ragazzi. “Monica gioca come Cacciatrice e dobbiamo a lei il maggior numero di punti della squadra. E’ una vera e propria macchina, ed è raro che davanti agli anelli perda tempo in quisquilie o si deconcentri. Ci va un Portiere davvero forte per tenerla a bada”.
Marcus guardò Tom, e i due si sorrisero.
“So che il nostro Tom sarà all’altezza del compito,” aggiunse Marcus.
“Lo spero bene,” commentò Baston, le braccia incrociate sul petto. Stava appoggiato alla parete e ascoltava Marcus con attenzione.
“Suo fratello Alessandro gioca come Portiere,” continuò il ragazzo. “Si pensa che i due si allenino insieme durante l’estate e, da come ho saputo da fonti abbastanza sicure, i due si allenano soltanto tra loro, senza nessun altro e senza nessuna interferenza esterna”.
“Bè, sono parecchio snob, non trovate?” commentò Charles Pringle. 
Tutti si dimostrarono d’accordo con lui, anche Tom.
“Snob o no, sono bravi,” continuò Marcus con voce ferma. “E parecchio”.
I fratelli Ponti scomparvero e una ragazza sorridente e dall’espressione simpatica apparve sulla lavagna.
“Lea Martinelli, Cacciatrice. Figlia dell’allenatore, Ettore Martinelli. Levatevi dalla testa la storia della raccomandata,” aggiunse Marcus notando le facce dei suoi compagni. “Lea è parecchio dotata, gioca a Quidditch da quando era una bambina e ha già un posto assicurato nella squadra più forte della nazione. Non sottovalutate il suo fisico minuto e il suo sorriso aperto. Sul campo tira fuori la belva”.
Infine, anche l’ultimo foglio cadde a terra, per lasciare posto all’ultimo giocatore.
“Per concludere, Isabella Minelli, la Cercatrice. Di lei sappiamo poco, tranne che parla parecchio e tende a dare una certa immagine di sé di ragazza fragile e minuta, e simpatica, ma in realtà nasconde del potenziale”.
“Molto bene,” commentò Baston intervenendo e avvicinandosi alla lavagna. “Ringraziamo Wilkins per la sua brillante introduzione”.
Marcus raccolse i fogli e tornò a sedersi. 
“Dopo questa presentazione, procederei con qualche schema…” continuò Baston.
Tom si sporse verso Marcus e sussurrò: “Perché non mi hai detto nulla della presentazione?”.
“Finnigan,” esclamò Baston.
Ma che udito ha?, pensò Tom girandosi verso l’allenatore.
“Vuoi spiegarci tu qualche schema, visto che oggi hai voglia di chiacchierare? Prego, prego…”.
Tom lanciò un’occhiata a Cornelia, che lo guardava con disapprovazione.
Proprio una bella giornata, rifletté Tom.
 
* * *
 
 
Scorpius sedeva al tavolo di Serpeverde, la sua solita e beata espressione di trionfo e boria dipinta sul volto, un braccio mollemente e casualmente poggiato dietro le spalle magre di Madelaine Dubois e l’altra mano che tamburellava sul piano in legno. Al suo fianco, il suo fido Owen Zabini lanciava ogni tanto qualche occhiata malevola all’amico, forse meditando di sferrare un colpo alle sue dita con un coltello affilato e di darle poi in pasto a un Kappa feroce. Scorpius era segretamente soddisfatto di come la faccenda si stava svolgendo. Aveva ottenuto il ruolo da Cercatore in modo assolutamente meritato, battendo quella mosca insignificante di James Potter, pallone gonfiato da quattro Zellini che non era altro. Aveva forse pensato di battere Scorpius Malfoy? Bè, gli aveva dato una lezione. 
La prima riunione della squadra si era rivelata interessante. La squadra italiana sembrava solo un ammasso di babbei insulsi e con uno strano accento, che ridevano troppo e che facevano comunella con i Grifondioti. Sarebbe stato facile batterli, durante la prima partita. La Cercatrice, quell’Isabella Cimelli, Minelli o come diavolo si chiamava, non gli sembrava particolarmente pericolosa, nonostante Wilkins avesse messo in guardia tutti loro parecchie volte sulle potenzialità – che a Scorpius sembravano molto nascoste – dei giocatori italiani, soprattutto delle ragazze. Scorpius aveva trovato interessante quella Beatrice Ferri, la Battitrice, che al momento rideva di gusto in compagnia di quell’idiota pallido di Edward Thornhill, che evidentemente cercava di conquistarla con il suo sorriso da beota, visto che con la Finnigan sembrava non avere più speranze. Tutti ridevano dei suoi goffi tentativi di farle la corte e Clarissa Reynolds gli aveva illustrato tutte le gravi mancanze di Thornhill e tutti i difetti di Cornelia, durante i loro cinque minuti di conversazione al ballo di Halloween. Del resto, parlare non gli era mai importato granché, soprattutto con Clarissa. Certe ragazze non erano fatte per fare conversazione. Ovviamente, c’era sempre qualche eccezione alla regola. Madelaine Dubois sembrava una di quelle rare creature scese dal cielo a bordo di una Firebolt 3000, circondate dai raggi del sole e sorridenti come dee, pronte a baciarti oppure ucciderti dopo atroci dolori. Scorpius era pronto anche a morire, pur di passare una notte con lei. Bè, insomma… Forse stava esagerando. 
Madelaine sembrava davvero interessata, non faceva che lanciargli sguardi pieni di significato e si era anche seduta accanto a lui a pranzo, permettendogli di metterle un braccio dietro le spalle. Alexandre Mercier gli sedeva di fronte e rideva praticamente a tutto quello che veniva detto, soprattutto se detto da lui. Scorpius lo riteneva simpatico e anche furbo: fare comunella con il giocatore più forte di Hogwarts gli faceva onore. Lo stesso valeva per Scorpius, ovvio. Di fronte a Madelaine, sua sorella Catherine lanciava sguardi disgustati a tutti loro, intervallati da qualche assaggio titubante al pranzo. Aveva dipinta in volto una strana espressione nauseata, e Scorpius non sapeva se imputarla al pasticcio di carne di rognone fumante nel suo piatto o alla sua mano sulle spalle di sua sorella. O forse alla scomoda presenza di Baptiste Dumont, il secondo di Mercier, proprio accanto a lei, che non faceva che parlarle e farle battute, tutto con l’obiettivo di portarsela a letto, ovviamente. Dumont non sembrava avere molte speranze, però. Catherine gli rispondeva a monosillabi e sbuffava una frase sì e l’altra pure. Ogni tanto rivolgeva qualche occhiata a sua sorella o alzava gli occhi al cielo. 
“Allora,” cominciò Alexandre. “Oggi avete avuto la vostra prima riunione, giusto?”.
“Sì,” annuì Scorpius compiaciuto sporgendosi sul tavolo. “La squadra italiana sembra innocua. Sono per la maggior parte ragazze e non sembrano granché pericolose, devo essere sincero”.
Catherine gli lanciò un’occhiata di disgusto, ma non fece commenti.
“Bè, il vero pericolo sono i russi,” disse Madelaine, con quell’accento incantevole che Scorpius adorava. La trovava incredibilmente sexy.
“Sono tutti piuttosto pericolosi, soprattutto i gemelli Wronski,” continuò lei. “Si dice però che anche gli altri siano giocatori ottimi e temibili”.
“Non avete ancora visto noi,” esclamò Scorpius beffardo, ridendo. 
Alexandre si unì a lui e disse: “Lo stesso vale per noi”.
I due si scambiarono un’occhiata e tornarono al loro pranzo. La loro sarebbe stata una guerra all’ultimo sangue. E all’ultima ragazza… Anche perché Alexandre era lo storico ex fidanzato di Madelaine e per Scorpius non sarebbe stato facile affrontare la situazione. Ma che stava dicendo? Lui era Scorpius Malfoy, nessuna ragazza sana di mente poteva resistergli. 
“I vostri pranzi sono parecchio noiosi, trovo,” disse Madelaine sbuffando e rigirando con poca grazia i resti del suo pasticcio. 
“Tu dici?” le chiese Scorpius ironico.
I due si guardarono per un momento, e Madelaine si morse un labbro, tirando quella carne rosea e morbida fino a farla sanguinare. Scorpius avrebbe tanto voluto baciarla e assaporare il suo profumo. 
“Io dico, oui,” rispose lei lanciando un’occhiata alle labbra socchiuse di Scorpius e scompigliandogli i capelli chiari.
Lui le prese la mano afferrandola per un polso. 
“Ti faccio vedere una cosa interessante, vuoi?” le chiese sottovoce avvicinandosi al suo orecchio.
Madelaine annuì, uno sguardo malizioso stampato in volto. Le avrebbe fatto vedere come ci si divertiva a Hogwarts.
 
 
* * *
 
 
8 novembre
Scorpius aveva creduto di conoscere le donne parecchio a fondo. Molto a fondo. Aveva avuto moltissimi flirt, veri o presunti, e parecchie storie, serie o passeggere, ma quasi tutte erano state parecchio dirette. Aveva sempre trovato ragazze più interessate alla sua fama e al suo corpo che alla sua testa. Non che Madelaine gli avesse chiesto di tenere una conferenza sulle Pozioni, o di scrivere un saggio. Anzi, gli aveva fatto capire fin da subito chi comandava. 
In quel momento, mentre cercava di ricomporsi dopo un incontro bollente in uno stretto sgabuzzino e – per dirla tutta - non trovava più la sua cravatta, si sentì afferrare per il colletto ormai stropicciato della camicia. Madelaine lo inchiodò al muro di pietra per la terza volta in mezzora, e lo guardò negli occhi con quell’espressione che lui aveva imparato ad associare a una delle sue voglie più spregiudicate. 
Erano ormai tre giorni che lui e Madelaine si incontravano in luoghi e ritrovi improbabili per dedicarsi a un tipo di ginnastica alternativa che niente aveva a che fare con il riscaldamento pre-partita, e che comportava sempre un alto dispiego di energie e due addominali d’acciaio e che solitamente si svolgeva in posizione verticale, vista la scarsa disponibilità di superfici soffici. Scorpius non si era mai sentito più divorato in tutta la sua esistenza dissoluta. Nessuna delle sue ex ragazze o fiamme o, detto blandamente, scopamiche di fiducia, aveva niente da spartire con Madelaine. Era una forza, in tutti i sensi. Da quel giorno in cui avevano lasciato la Sala Grande dopo pranzo per andare a rinchiudersi nello sgabuzzino del quarto piano, Scorpius non aveva avuto un momento di respiro. Madelaine sembrava posseduta da una strana forza che lo risucchiava in un vortice fatto di intimo nero e seducente, vestiti lanciati su scope ormai in disuso e baci soffocanti. Scorpius arrivava la sera esausto. Owen Zabini gli lanciava strane occhiate piene di significato e i silenzi prolungati e offesi di Clarissa Reynolds gli facevano capire che tutta la scuola era ormai a conoscenza della sua tresca. A Scorpius non importava. Faceva tutto parte della sua reputazione, e essere diventato l’amante per nulla occasionale di quello schianto di Madelaine Dubois era senz’altro uno dei colpi più importanti della sua carriera di sciupafemmine.
Madelaine intrappolò le sue labbra in un bacio avido. Quella ragazza non si stancava mai. Circolavano strane voci sul fatto che andasse ancora a letto con il suo ex ragazzo, Alexandre, e si diceva anche che i due avessero una specie di relazione morbosa e passionale che sfiorava la violenza, da ambo le parti, ovviamente. Se Madelaine picchiava Alexandre così come afferrava lui per la cravatta e gli faceva capire chi comandava, allora sì che la ragazza ci sapeva fare. Eccome. Aveva un talento innato. A dirla tutta, a Scorpius non andava giù che girassero tali pettegolezzi, anche perché lui ci faceva la figura dell’idiota - per non dire altro -, visto che la sua ragazza, o fiamma, o amante, se la faceva - nello stesso momento - anche con un altro ragazzo. La cosa lo eccitava segretamente, e gli faceva pensare a una Madelaine segreta, nascosta in qualche stanza, a baciare Alexandre così come baciava lui. Certo, a volte provava delle fitte di gelosia al pensiero di lei con quell’altro, ma poi si diceva che, in fondo, la loro era una relazione basata sulla condivisione di qualche momento proibito e hot tra una lezione e l’altra, non si trattava di una storia seria, o con fini platonici, come la storia tra Cornelia e quel bamboccione di Potter. Loro sì che puntavano all’eternità. A volte li beccava intenti a sbaciucchiarsi con tranquillità dietro qualche statua e una strana sensazione gli risaliva dallo stomaco fino in gola, quasi come bile amara e bruciante che gli divorava le viscere. 
Cavolo, doveva finirla di partorire strani pensieri malsani. Affondò le mani sui fianchi di Madelaine e li cinse con forza, premendo il corpo contro quello magro di lei. Voleva solo lasciarsi alle spalle certe immagini di rancore. Non era fatto per i tormenti dell’anima. Era fatto per tre cose: ragazze, Whisky Incendiario e del buon sesso scacciapensieri. Insomma, cosa c’era di meglio?
 
 
* * * 
 
 
Victoria non riusciva ancora a capire l’utilizzo dei Patroni per inviare comunicazioni importanti ad altri maghi. Insomma, già era difficile evocarne uno, e pensare di inviare il suo cavallo semitrasparente - quello era l’animale apparsole durante la lezione di Difesa Contro le Arti Oscure, seppur pallido e debole - a qualcun altro come messaggero la mandava in confusione. Aveva perso quattro giorni di lezione per un’antipatica influenza imprevista che l’aveva costretta all’immobilità dell’infermeria. Dopo l’ennesimo starnuto, Rose e Cornelia l’avevano portata di peso fino al locale bianco e asettico, dove un’anziana ma ancora sveglia Madama Chips l’aveva messa a letto con una bella dose di sciroppo. 
Doveva trovare il professor Lupin per chiedergli alcune delucidazioni sul tema che avrebbero dovuto scrivere per la prossima lezione. Aveva solo più due giorni di tempo e quei Patroni non volevano saperne di essere compresi.
Camminava per i corridoi con aperto davanti al naso il libro di Difesa Contro le Arti Oscure, intenzionata a capirci qualcosa. Aveva sempre avuto dei problemi in quella particolare materia, ma il professor Lupin era un bravo insegnante e, grazie a lui, Victoria aveva compreso nozioni anche parecchio difficili e ostiche. La presenza di Teddy Lupin in aula era diventata ormai la routine, per loro. Il fatto di conoscerlo già, di aver vissuto con lui un paio di festività natalizie e di ritrovarlo ogni tanto in visita alla Tana, non dava loro nessun particolare disagio. Anzi, Teddy faceva di tutto per evitare punti di contatto che potessero far pensare a eventuali favoritismi o trattamenti di favore, soprattutto da parte dei Serpeverde, che erano sempre con le orecchie tese e attente a captare qualsiasi parola. I loro occhi si soffermavano spesso su Teddy quando, secondo i suoi doveri di professore, si chinava su un tema di Rose, o sfogliava un attimo il libro di Cornelia perché aveva dimenticato il suo. Clarissa Reynolds aveva anche cercato di fare la gatta morta, torcendosi i capelli e battendo le ciglia. Patetica
La porta della sala insegnanti era socchiusa, così Victoria bussò piano e si sporse all’interno, dove un sorpreso e sorridente Teddy Lupin le fece segno di entrare. 
“Signorina Baston, vedo che si è ripresa”.
“Sto molto meglio, grazie,” rispose lei con un sorriso.
“A cosa devo l’onore?”.
Teddy lanciò uno sguardo al suo libro e alla sua cartella, dalla quale spuntavano dei fogli di pergamena. 
“Avrei bisogno di aiuto per il tema, se non è troppo impegnato,” disse lei.
Teddy le fece segno di sedersi nella sedia accanto alla sua e richiuse la spessa agenda.
“Nessun disturbo,” disse lui. “Di che si tratta?”.
“Il tema sull’uso dei Patroni come messaggeri,” spiegò lei aprendo il libro alla pagina inerente l’argomento e tirando fuori i suoi appunti.
“Ah, sì, quello che ho assegnato per giovedì,” esclamò lui. “Non si deve preoccupare, l’avrei dispensata dal compito, visto che era assente alla spiegazione dell’altro giorno”.
“Oh, grazie,” esclamò Victoria sorridente. “In ogni caso, sarei più tranquilla se potesse spiegarmelo, in poche parole. L’ho trovato un tantino difficile, sono sincera”.
“Certamente, nessun problema,” acconsentì lui tirando verso di sé il libro di Victoria.
La ragazza gli lanciò un’occhiata attenta, mentre lui cominciava a spiegarle le nozioni base sull’utilizzo dei Patroni autorizzati dalla legge. Non aveva mai notato quanto gli occhi di Teddy fossero profondi, chiari e limpidi, come uno specchio. Si toccava sovente i capelli, che ogni tanto si scurivano o schiarivano, a seconda dell’umore. Victoria aveva sempre trovato affascinante quella sua innata capacità di mutare se stesso. E trovava che Teddy fosse anche molto intelligente. Lo aveva apprezzato nelle vesti di insegnante e doveva ammettere che averlo lì, solo per lei, la lusingava. Era particolarmente attento alla spiegazione, alle parole da usare per farle comprendere al meglio l’argomento. Insomma, si impegnava in modo evidente. Victoria si ritrovò ad osservare le sue mani che vagavano per il libro, girando pagine e cercando collegamenti. 
“Tutto okay, Victoria?” le chiese lui, riscuotendola dai suoi pensieri. Victoria sobbalzò leggermente sulla sedia e lo guardò. L’aveva chiamata per nome.
“Mi hai appena chiamata Victoria…” disse lei.
Teddy girò lo sguardo, puntandolo sulla parete di fonte, dove un vecchio armadio sbilenco faceva bella mostra come contenitore di fascicoli polverosi e vecchie carte. 
“Mi dispiace…” sussurrò Victoria chiudendo il libro. “Non sarei dovuta venire”.
Teddy le afferrò il polso.
“Aspetta,” disse. “La colpa è mia, tu non c’entri… Non avrei dovuto superare una certa soglia, sono stato indelicato”.
Victoria guardò la mano di Teddy stretta sul suo polso magro e una strana sensazione di calore ed eccitazione cominciò a bruciarle nello stomaco. 
Che diavolo sta succedendo qui?, si chiese.
Si sentiva confusa ed eccitata, e anche parecchio accaldata, come se la temperatura si fosse alzata all’improvviso di parecchi gradi in quella stanza spoglia. Da quando Teddy le faceva quell’effetto? Tante volte avevano riso e scherzato alla Tana, e si erano anche abbracciati per augurarsi buon Natale, ma mai aveva provato un tale mix di sentimenti e sensazioni che erano allo stesso tempo giuste e sbagliate, come se il suo cuore gliele suggerisse e il suo cervello le rifiutasse, respingendole via. Sapeva che non era giusto, ma come avrebbe potuto frenare il battito incessante che le premeva nella gabbia toracica? I Patroni avevano perso ogni particolare interesse, da quando si era soffermata sul suo viso buono e gentile, su quell’accento tanto particolare con il quale pronunciava alcune parole, su quella cravatta allentata e quel colletto stropicciato. 
“La colpa è anche mia,” continuò lei, non sapendo bene cosa fare. “Sono una distratta cronica, non capisco niente e stresso le persone perché mi spieghino le cose. E non sarei dovuta venire qui, stasera, qualcuno potrebbe pensare chissà che cosa…”.
Victoria guardò Teddy per un secondo, e quel secondo bastò perché gli occhi di lui le rivelassero mille cose, e mille sfaccettature del suo cuore. La ragazza si chinò su di lui e lo baciò. Fu un bacio dolce, riparatore, durante il quale Victoria tenne le labbra premute su quelle di lui. I due si guardarono, e Teddy le rivolse quasi una preghiera, e fu come se le chiedesse il permesso. Un mezzo sorriso di lei bastò perché Teddy si gettasse sulle sue labbra morbide, baciandola con più forza. Quello fu un bacio particolare. Victoria sentiva il suo stomaco torcersi, e brontolare, e agitarsi impazzito, mentre il cuore stava per esplodere. Si ritrovò seduta sul tavolo, e Teddy continuava a baciarla, mentre lei gli cingeva il collo con le braccia, tenendolo stretto. Non le importava che cosa lui pensasse di lei. Non le importava se lui la considerasse una studentessa idiota e preda degli ormoni. Voleva Teddy, voleva baciarlo con tutta se stessa, e non solo perché era bello, e tenero, e intelligente. Voleva baciarlo perché lui era lì, con lei, in quel momento, e l’aveva guardata con uno sguardo che Victoria non vedeva da parecchio tempo. Necessitava un bacio così. Un bacio adulto, fermo, seppur instabile nella sua bellezza e violenza. Nonostante tutto, Teddy era un cavaliere. L’aveva sempre saputo. 
Teddy si staccò da lei ed entrambi ripresero fiato, e Victoria fece un gesto allo stesso tempo coraggioso e spiazzante: lo afferrò per la cravatta e lo attirò a sé, baciandolo con passione. Si sentiva carica di una forza nuova, e di una rinnovata fiducia in se stessa. Gli prese una mano e gliela adagiò su una gamba, e sentì il corpo di Teddy irrigidirsi al contatto con la sua pelle calda. Non era mai stata più avventata in tutta la sua vita. Avrebbero potuto scoprirli da un momento all’altro, ne era sicura, ma non le importava, non per davvero. 
“Aspetta…” ansimò Teddy scostandosi da lei.
Victoria lo guardò, delusa.
“Cosa stiamo facendo, eh?” sussurrò ancora lui. “Io sono il tuo insegnante, e tu un’amica di famiglia, conosci Victoire, noi non…”.
Teddy si interruppe, meditabondo. I suoi occhi vagavano dal viso rosso di Victoria alle sue gambe fasciate dalle calze spesse della divisa. Scosse la testa e si diresse alla sua borsa, che giaceva lì vicino sul tavolo di legno. Victoria si rimise in piedi e lo osservò. 
Che stava facendo? Lei conosceva Victoire, era sua amica. Andavano anche d’accordo, nonostante le innate manie di protagonismo della cugina di Rose. Le piaceva Victoire. Non poteva farle questo. Non poteva amoreggiare con il suo fidanzato, e per giunta suo professore
“Devo andare,” disse Teddy guardandola. “Dimentica tutto, ti prego”.
Così dicendo, Teddy uscì rapido dalla sala insegnanti, lasciando Victoria sola, un senso di disagio e di abbandono a tormentarle l’anima.
 
 
* * * 
 
 
Victoria ritornò nella sala comune quasi subito. Si riassettò la divisa, raccolse la sua roba e uscì dalla stanza, attenta che non ci fosse nessuno in corridoio.
Raggiunse il dormitorio dei Grifondoro quasi in stato di trance, come se tutto quello che era appena successo non fosse capitato a lei, ma a qualche ragazza estranea e lontana. Una sconosciuta, che la guardava da uno dei vetri del corridoio. Era ancora tutta rossa in faccia, se lo sentiva. Si mise una mano sulla guancia: scottava. Sembrava quasi che le fosse tornata la febbre. Forse avrebbe fatto meglio ad andare da Madama Chips per una notte in infermeria, fingendo i sintomi di una possibile ricaduta, piuttosto che affrontare la sala comune e, forse, le sue amiche ancora in piedi a fare i compiti. Sospirò e, dopo aver sussurrato la parola d’ordine - “torta alle melassa” -, entrò nella sala circolare. 
Rose e Cornelia stavano - come previsto - sedute al loro solito tavolo accanto alla finestra. Rose fissava il foglio bianco, le palpebre stanche. Sembrava proprio sul punto di crollare sul banco. Cornelia poggiava la testa sulla mano sinistra e con l’altra pasticciava il suo foglio, sul quale aveva scritto solo poche righe. Non appena lei sbucò dal ritratto, Cornelia alzò lo sguardo e le sorrise.
“Hai trovato Lupin?” le chiese.
“No,” rispose Victoria sedendosi accanto a Rose, che sobbalzò sulla sedia.
“Oh, Vic,” esclamò. “Bentornata”.
“Rose, perché non vai a letto?” disse Victoria carezzando i capelli rossi della sua amica. Quest’ultima si esibì in uno straordinario sbadiglio degno di suo padre e si alzò, raccattando la sua roba. 
“Hai ragione, il tema lo finirò domani,” sbadigliò di nuovo Rose. “Buonanotte, ragazze”.
“Buonanotte, Rose,” disse Cornelia ridacchiando.
“Allora,” cominciò Victoria. “Come procede?”.
Era decisa a parlare del tema di Trasfigurazione, che lei aveva già fatto, piuttosto che tornare sull’argomento spinoso di Difesa Contro le Arti Oscure.
“Non procede,” rispose Cornelia richiudendo il suo libro. “Non riesco a capirci un’acca”.
“Sei vuoi domani ti aiuto,” si propose Victoria sorridendole.
“Sei un tesoro,” disse Cornelia carezzandole un mano e sorridendole.
“Hey,” aggiunse poi. “Sei caldissima, non è che stai di nuovo male?”.
“No, è solo che ho corso fin qui dal secondo piano,” mentì lei. “Mi è parso di aver visto un topo…”.
“Oddio,” esclamò Cornelia rabbrividendo. 
“Già, un vero schifo”.
“E quindi hai detto che non hai trovato Lupin…”.
Eccola di nuovo! Avevo accantonato l’argomento, Corny, dai.
“No, in sala insegnanti non c’era e non mi andava di disturbarlo nel suo studio a quest’ora…” spiegò lei.
“Oh, ti devo raccontare l’ultima notizia,” esclamò Cornelia. 
Victoria si mise in ascolto, felice che la sua amica si fosse decisa a lasciar perdere Teddy.
Lupin, Victoria, lui è Lupin, non Teddy, ficcatelo in testa!
“Mi ha scritto Roxanne,” cominciò Cornelia abbassando la voce con fare cospiratorio. Roxanne e Cornelia erano in ottimi rapporti da sempre. Erano come cugine. O sorelle.
“Oltre che dirmi che sarà qui per la prima partita di Hogwarts contro l’Istituto Italiano, mi ha anche detto - preparati! - che Vic e Teddy si sono lasciati!”.
Che cosa?” esclamò Victoire saltando sulla sedia.
Un malcapitato uccellino che si era posato sul davanzale della finestra volò via infastidito.
“Hai capito bene,” confermò Cornelia. “Questa cosa è già successa una settimana fa, solo che loro l’hanno saputo solo ieri, perché Rox ha incontrato Dominique a Diagon Alley, era andata al San Mungo a trovare Chris ed è passata di lì per salutarla”.
Chris Whtiman era il fidanzato di lunga data - e futuro marito, come rideva sempre Fred - di Dominique, e lavorava come guaritore al San Mungo. Roxanne invece lavorava nella sezione sportiva della Gazzetta del Profeta come free-lance, oltre che ricoprire il ruolo di Cacciatrice nella squadra dei Falmouth Falcons.
Victoria era senza parole, davvero. Teddy e Victorire si erano lasciati. E allora perché Teddy aveva alluso a Victoire, prima?
Bè, anche se si sono lasciati, ciò non toglie che vi conosciate, sciocca, le sussurrò la sua coscienza, che si era risvegliata dopo un sonno profondo.
“Caspita,” commentò solo lei.
“Rox non sa come è successo e perché, nemmeno Dominique lo sapeva. A quanto pare, Vic non ne ha voluto parlare. Anche se Roxanne pensa che ci sia un altro ragazzo. Sai che lei si occupa del Quidditch, no? Per la Gazzetta del Profeta…”.
Victoria annuì e Cornelia continuò: “Gira voce che il campione dei Falmouth Falcons, e compagno di squadra di Roxanne, Ryan Whitman - che poi è il fratello di Chris, ricordi? -, stia uscendo con Victoire”.
Victoria strabuzzò gli occhi, stupita. Victoire che tradiva Teddy con un altro? Ma era forse idiota?
Smettila di sputare sentenze, Victoria. Qui se c’è un’idiota, quella sei tu.
Victoria scosse la testa e Cornelia la guardò stranita.
“Forse è meglio se andiamo a letto anche noi, và…” disse alzandosi. “Sembra che stasera tu abbia baciato un Ungaro Spinato”.
 
 
* * * 
 
 
Clarissa Reynolds uscì fuori da dietro la statua di Merlino, posizionata accanto alla sala insegnanti, e osservò Teddy Lupin uscire trafelato, la borsa mezza storta e la cravatta allentata. Sul viso gli si leggeva una strana espressione di colpa mista a imbarazzo crescente. Dopo pochi minuti, una Victoria Baston eccessivamente disordinata - da notare i capelli scompigliati e la divisa stropicciata - uscì dalla stanza, dopo essersi guardata intorno con circospezione. Chissà cosa aveva da temere… In fondo, li aveva sentiti solo lei. E con lei il suo segreto era al sicuro. Almeno per il momento…
 
 
Continua…
 
 
Marti’s Corner
Bene, eccomi qui dopo un mostruoso ritardo. Potete perdonarmi? Ero oberata dai contest, che adesso mi stanno dando un po’ di tregua. Conto di prendermi una pausa dalle competizioni, mi mettono sotto pressione e mi stressano e poi mi vengono le rughe. Dico bene?
Bene. Che ne dite del nuovo capitolo? Tom è il solito scemo, e James deve sempre riportarlo sul pianeta terra. La riunione è forse un pezzo noioso, lo so, ma necessario per conoscere i giocatori italiani. Tra parentesi, potete trovare l’album dedicato ai loro prestatolo sul mio profilo Facebook (il collegamento è nella mia pagina autore). 
Scorpius si dà da fare con la bella Madelaine, eh?! Cosa ne pensate? Lei sembra parecchio assatanata, ma non fatevi un’idea sbagliata di lei. Vi ricrederete. Catherine non sembra gradire la relazione di sua sorella con Scorpius, ma non pensate che sia gelosia. Assolutamente No.
Victoria ha il suo momento da bad girl. Lo so, non picchiatemi. Lo so che non ve lo aspettavate, ma a volte si possono anche fare delle pazzie, no? E questa è una vera e propria pazzia. Fan neofite del Victoria/Teddy, non scoraggiatevi. Non è finita qui. E non è finita qui nemmeno per il Victoria/Tom, tranquille. Siate fiduciose, Victoria si redimerà.
Infine, sembra che Teddy abbia lasciato Victoire. Una coincidenza, direte voi. Bè, senza dubbio le impressioni e supposizioni di Roxanne su Vic e quel Ryan Whitman sono parecchio verosimili… chi lo sa cosa è successo davvero… Solo il tempo ce lo dirà.
Inaspettato colpo di scena, che non avevo messo in programma, ma che è saltato fuori stamattina mentre scrivevo: la Reynolds ha sentito tutto. Esattamente. Aspettatevi problemi. E, tra parentesi, non so se ci sia una statua di Merlino accanto alla sala insegnanti… piccola “licenza poetica”… ;)
 
Stay tuned!
 
Ps il mio gruppo su Facebook è aperto a tutte voi, basta farmi un fischio, così rimarrete aggiornate sugli sviluppi di questa long infinita e sui primi dettagli e le prime indiscrezioni su una nuova e inaspettata long sulla New Generation. Love u all.
   
 
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