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Autore: Marti Lestrange    25/08/2012    12 recensioni
[STORIA SOSPESA]
“Cornelia Finnigan – Magic is something you make” chiude ufficialmente i battenti, e rinasce sotto il nuovo titolo di “Cornelia Finnigan – Love Is In The Air”.
La nuova Cornelia sarà più ironica, pungente, divertente… Insomma, avevo bisogno di una ventata di aria fresca. Si sa, ogni tanto è bene cambiare rotta, giusto per non rendere il viaggio monotono, ecco. La nuova long nasce come continuazione della precedente, quindi non temete, ritroverete tutti i vostri amati personaggi, con l’aggiunta di qualche “esotica” novità.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Ecco cosa vi siete persi… 

Ad Hogwarts sono tutti eccitati per l’imminente ballo di Halloween, l’arrivo delle squadre straniere e l’annuncio della formazione che rappresenterà Hogwarts al Torneo. Michael McLaggen ha sorprendentemente invitato Rose, ma lei ha preferito andarci con il bell’italiano Matteo Ferri. Michael, per ripicca, ha scelto come accompagnatrice l’oca patentata Leila. Victoria è di nuovo ai ferri corti con Tom, dopo che lui le ha confessato i suoi sentimenti e l’ha baciata davanti a mezza scuola, evidentemente deviato da qualche Burrobirra di troppo. Albus ha sentito tutto e ha deciso di rompere con Victoria. Rose e Matteo si sono divertiti parecchio al Ballo… a differenza di Scorpius che, accompagnato da Clarissa Reynolds, non ha fatto che lanciare occhiate a Cornelia: non sarà stato geloso del fatto che la nostra Cacciatrice è arrivata al braccio di Edward Thornhill? Naaaa, Scorpius sembrava più geloso di James, suo acerrimo nemico a Quidditch, che ha ballato con Cornelia una canzone tremendamente romantica e struggente, alla fine della quale la ragazza non se l’è sentita di cominciare una storia con lui, non dopo l’affaire Rebecca Mallory e la conseguente cocente delusione. L’annuncio della formazione di Hogwarts sembra che abbia lasciato tutti soddisfatti: Cornelia Cacciatrice, Tom Portiere e Capitano, il biondone Marcus Wilkins Battitore e, purtroppo per James, Scorpius Cercatore. Si dice “che vinca il migliore”, no? I giochi sono ufficialmente aperti!
 
 

 

 

Capitolo 1
“Si dice che il buongiorno si vede dal mattino:
di risvegli solitari, italiani chiacchieroni e pubbliche relazioni”

 
 
 
 

Esiste una legge di attrazione universalmente riconosciuta,
che non segue le regole della fisica,
più forte dell’attrazione magnetica,
più inarrestabile di quella gravitazionale:
è l’attrazione fra due individui.
La sola certezza è che, inspiegabilmente, esiste.
Paola Melone

 
 
 
 
1° novembre
 
Si dice che il buongiorno si vede dal mattino. Ecco, James aveva avuto un buongiorno non particolarmente roseo, quel giorno. Ricordava tutto quello che era successo la sera prima, al ballo di Halloween. Tom ubriaco, la scenata con Victoria, lui e Cornelia che riportavano Tom in sala comune, Cornelia che si addormentava tra le sue braccia. Ricordava i morbidi capelli di lei, la sua pelle candida, la sua vicinanza, il suo calore. Si era addormentato anche lui, per poi svegliarsi da solo, disteso sul divano della sala comune di Grifondoro. Di Cornelia non c’era più traccia. James aveva sperato di rivederla al tavolo della colazione in Sala Grande, ma a quanto pare si era sbagliato. C’erano solo Tom e Marcus, che lo aspettavano con la faccia a mollo nella tazza e lo sguardo vacuo di chi ha dormito poco e male.
“Amico!” esclamò Marcus poco convinto. “Finalmente hai deciso di alzarti da quel divano?”.
Tom, seduto accanto a lui, si espresse in una risatina stridula e nervosa, per poi tornare ad affogarsi nella sua tazza di porridge.
James si sedette di fronte ai suoi amici e agguantò un muffin al cioccolato.
“Presumo che tutto il Grifondoro mi abbia visto dormire sul divano, quindi” disse lui versandosi del caffè.
“Praticamente sì” rispose Marcus ridendo. “Nessuno ha voluto svegliarti, angioletto”.
James gli lanciò un pezzo di muffin e Marcus si scansò giusto in tempo. Il pezzo di torta volò verso il tavolo di Corvonero e finì nei capelli di una ragazza bionda e alta, che dava loro le spalle. I tre amici soffocarono le risate, cercando di non farsi sentire.
“Siete sempre i soliti idioti” commentò una sprezzante Rose Weasley passando loro accanto.
“Hey, Rose!” la chiamò James. Rose si girò a guardarlo.
“Hai visto Cornelia?” le chiese lui tutto d’un fiato.
Il viso di Rose si aprì in un sorrisino furbo.
“No, mi spiace, James” rispose la ragazza. “Non l’ho vista, stamattina”.
Rose alzò le spalle e poi si andò a sedere accanto al suo amico italiano, che quella mattina era seduto vicino a due ragazze che James non conosceva, probabilmente sue compagne di scuola.
“Perché cerchi mia sorella?” chiese Tom ritrovando il dono della voce.
“Così…” rispose in fretta James agitando una mano. “E’ che di solito è sempre la prima a scendere…”.
Tom continuava a studiare il volto di James, poco convinto della sua spiegazione.
“Tu non ce la racconti giusta, amico” buttò lì Marcus.
“Ma che dite!” esclamò lui scolandosi tutto il caffè d’un fiato.
In quel momento, Tom si abbassò nel suo piatto di bacon fin quasi a sparirci dentro. James e Marcus lo osservarono, preoccupati e stupiti, fino a quando James capì il motivo di tanta stranezza: suo fratello Albus era appena entrato nella Sala Grande in compagnia di Edward Thornhill.
Probabilmente, Tom ricordava qualcosa della scenata della sera prima, mentre Albus la ricordava molto bene, perché passò loro accanto facendo un cenno di saluto a suo fratello e a Marcus, ma senza degnare Tom di uno sguardo. Edward lanciò a James un’occhiataccia. Quei due non erano mai andati molto d’accordo e forse il ballo di James e Cornelia della sera prima non aveva fatto che peggiorare le cose. Bene, non avrebbe più avuto il controllo di uno dei suoi Battitori. Avevano perso la prima partita, non potevano permettersi errori. James scosse la testa, afferrando un altro muffin. Non era il momento di pensare al Quidditch.
Lanciò un’altra occhiata nervosa alle porte della Sala Grande, ma di Cornelia neanche l’ombra. Voleva vederla, voleva parlarle. Voleva chiederle perché era scappata via.
“Ragazzi, ho combinato un casino, vero?” disse Tom all’improvviso.
I due amici lo guardarono.
“Bè, io so solo quello che raccontano in giro” rispose Marcus fissando il suo piatto.
Tom guardò James in silenzio, in attesa di una spiegazione. Fu così che James gli raccontò tutto quello che era successo la sera prima, dal suo ballo con le due Serpeverde fino alla scenata con Victoria.
Il viso di Tom era passato dal ribrezzo, allo spavento, al terrore, per poi approdare all’angoscia del finale.
“Non ci posso credere” disse infine. “Avevo dei ricordi confusi, ma questo è…”.
Non finì la frase. La sua voce si spense in un sussurro.
“Dite che è per questo motivo che Victoria non c’è?” sussurrò.
James si guardò intorno e percorse il lungo tavolo di Grifondoro alla ricerca di Victoria Baston, ma inutilmente. Di lei, come di Cornelia, non c’era traccia.
“Magari è solo stanca e ha preferito non scendere, Tom” buttò lì Marcus.
Non ne era molto convinto, e nemmeno Tom, in verità.
James vagò con lo sguardo per la Sala Grande. I suoi occhi si fermarono sul raccapricciante spettacolo di Michael McLaggen avvinghiato senza pudore a Clarissa Reynolds, in fondo al tavolo di Serpeverde. Un altro elemento della squadra andato perso. Bene. Poco più in là, Scorpius Malfoy teneva banco in mezzo a un nutrito gruppo di compagni. Agitava in alto il pugno destro, il petto in fuori e l’espressione soddisfatta.
“Ragazzi, ho ottenuto il ruolo perché sono il Cercatore più forte di tutta Hogwarts” lo sentì dire James. “I giudici non hanno saputo resistere al mio talento… e al mio fascino”.
Lanciò un’occhiata a un paio di ragazze adoranti sedute lì vicino. Poco distante, il gruppo di Beauxbatons, che si era sistemato con i Serpeverde, ascoltava attento. Un ragazzo alto, moro e con un accenno di barba, vestito di un completo scuro e di una camicia azzurra, sedeva accanto a Scorpius, e lo ascoltava ridacchiando. Probabilmente si trattava del capitano della squadra francese, perché portava un distintivo argentato appuntato sul petto.
“Hey, guarda chi c’è!” esclamò Marcus tirandogli un calcio da sotto il tavolo. James saltò sulla panca e avrebbe tanto voluto ricambiare il gesto, ma si fermò, non appena vide Cornelia entrare trafelata nella Sala Grande. Era spettinata e indossava un paio di jeans e una felpa. Era strano, vederla senza divisa, lei che era un Prefetto attento alle regole. Era come se fosse uscita di corsa e avesse corso fin lì. Il petto andava su e giù per via della corsa. Gli occhi vagavano per la Sala, per poi andarsi a fermare su di lui. Cornelia lo guardò per un attimo, incerta. Anche James la guardava, cercando di interpretare l’incertezza che leggeva nei suoi occhi. Che cosa era successo?
Cornelia si mosse, avvicinandosi al tavolo di Grifondoro. Venne fermata da un paio di ragazzini adoranti del terzo anno, che la circondarono, gridando tutto il loro entusiasmo per via del suo ruolo di Cacciatrice nella squadra di Hogwarts. Cornelia li guardava stralunata. Stringeva le loro mani sudaticce e rivolgeva loro occhiate stupite.
“Grazie, grazie mille” James la sentiva sussurrare, per poi riuscire a liberarsi dal loro placcaggio e tornare a cercarlo con gli occhi.
“Si può sapere che ha tua sorella, Tom?” chiese Marcus dando all’amico una pacca sulla spalla. “Non indossa l’uniforme, cammina come in trance, tiene lo sguardo fisso… Sicuro che non abbia bevuto qualcosa di troppo, ieri?”.
Tom alzò gli occhi dal suo piatto, dove stava trucidando un pezzetto di bacon bruciacchiato, e si girò verso sua sorella con sguardo pigro. La osservò per un attimo e poi rivolse il suo sguardo verso James. Poi di nuovo su Cornelia. E infine su James.
“Amico, dovresti chiederlo a James” rispose Tom.
Anche Marcus aveva notato lo scambio di sguardi tra il suo amico e Cornelia. Rimase in silenzio, però, forse per non stressare James con domande inutili.
Cornelia si avvicinò incespicando a James, che si alzò in piedi per andarle incontro.
“Che succede?” le chiese preoccupato. “Stai bene?”.
Cornelia annuì, rispondendo: “Certo che sto bene…”.
La sua voce tremò per un attimo.
“E’ successo qualcosa?” le chiese ancora James afferrandola per le spalle.
Cornelia annuì con la testa, senza smettere di guardarlo.
James stava cominciando a preoccuparsi. Non era abituato ad avere a che fare con una Cornelia non padrona di se stessa, confusa e senza parole. Non era lei.
“Me lo vuoi raccontare?”.
Cornelia lo guardò e il suo volto si aprì in un sorriso.
“Vieni con me”, disse prendendolo per mano.
James si girò a guardare i suoi amici e loro gli fecero l’occhiolino. James seguì Cornelia fuori dalla Sala Grande, sentendo su di sé molti sguardi incuriositi.
Cornelia lo condusse su per lo scalone di marmo, e James si chiese dove lo stesse portando. Non aveva più detto una parola. Proprio quando James stava per riaprire bocca per chiederle spiegazioni, capì. Stavano salendo verso la torre nord. Non saliva lì sopra dai tempi delle lezioni notturne di astronomia. Bei tempi, quelli. Poco da studiare, tanto tempo per il Quidditch e il divertimento, meno problemi con le ragazze. James sorrise tra sé e sé.
Una volta che furono fuori, davanti a loro il paesaggio intorno a Hogwarts, nebbioso e indistinto, Cornelia si sedette per terra, e James la imitò. La ragazza fissava il cielo e i campi.
“Cornelia…” cominciò James.
“Prima mi hai chiesto che cosa è successo” lo interruppe lei.
James la guardò e annuì in silenzio. Cornelia tornò a guardare il cielo.
“E’ successo che ho aperto gli occhi, James” spiegò lei. “Quello che è successo tra Victoria e Tom mi ha fatto molto riflettere. E a te?”.
A dire il vero James non aveva pensato granché alla cosa. Il fatto di essersi risvegliato senza di lei accanto lo aveva assorbito talmente tanto che non era stato lì a pensare a Tom, Victoria, Albus o chiunque altro.
Cornelia non aspettò una sua riposta e continuò: “Cioè, quello che è successo è successo perché Tom non ha detto a Victoria dei suoi sentimenti quando ne aveva la possibilità. Si sono lasciati senza una ragione. Tom è innamorato di lei, ma quello che ha fatto e detto ieri sarà difficile da sistemare. Ho parlato con Victoria, stamattina presto. E’ tremendamente arrabbiata con lui. Non voglio che tra noi succeda la stessa cosa, James”.
Cornelia si girò a guardarlo. James la fissava, speranzoso. Lei gli prese una mano e la strinse.
“Ieri sera ti ho detto di non essere pronta ad aprire il mio cuore. Di non sapere quando lo sarei stata davvero. Ecco, non mi interessa. Non me ne importa niente di essere pronta oppure no. Voglio stare con te adesso, non tra un giorno, un mese o un anno o un secolo. Adesso. Per davvero. Che ne dici?”.
James le sorrise, furbo.
“Dico che ci sto, Finnigan. Eccome se ci sto”.
Così dicendo, James la baciò. Fu un bacio impetuoso e avido. Un bacio che entrambi avrebbero considerato come l’inizio di una nuova, stupenda stagione.
 

* * *

 
Rose aveva saputo la bella notizia prima che Cornelia arrivasse da lei saltellando e gettandole le braccia al collo, sussurrandole solo due parole: “stiamo insieme”.
Era seduta nel solito banco, a lezione di Storia della Magia. Il professor Rüf era arrivato in anticipo, come sempre, e stava in piedi di fronte alla lavagna, cercando di abbozzare uno schema sulla lezione del giorno. Rose stava aspettando Cornelia e Victoria. Nessuna delle due si era fatta viva a colazione e Rose si era dovuta recare a lezione in compagnia di Daisy e Josephine, che non facevano che strillare del ballo della sera prima. Quella mattina si era svegliata in ritardo. Era stanca per via della nottataccia che aveva passato. Era preoccupata per Victoria. E per Albus. E anche per Tom, in fondo. Un po’ le faceva pena, ubriaco com’era.
Sul comodino aveva trovato un bigliettino di Cornelia, che le scriveva di non preoccuparsi, che era uscita presto per pensare. Il suo letto era intatto. Il letto di Victoria invece aveva ancora le tende tirate. Rose non aveva saputo se svegliarla oppure no, così le aveva lasciato un biglietto dove le diceva di essere scesa a colazione.
In quel momento, un gruppo di Serpeverde entrò nell’aula. Tra quelli, Rose riconobbe Scorpius, Zabini e Goyle. I soliti tre simpaticoni ridevano come dei matti. Fu però l’oca patentata Clarissa Reynolds a portare la notizia a tutti. Entrò in classe quasi volando, tutta eccitata.
“Volete sapere l’ultima?” esclamò ridacchiando.
Tutta la classe si girò a guardarla. Pur essendo un’oca, Rose doveva riconoscere il talento di Clarissa per il pettegolezzo: solo lei sapeva intercettare a quel modo le notizie più succose e interessanti. Un giorno in cui una Rose appena dodicenne si era lamentata per la stupidità delle compagne Serpeverde, sua madre le aveva detto che molto probabilmente il talento della Reynolds per il pettegolezzo era ereditario. Ne aveva avuto la prova negli anni successivi.
“La Finnigan e Potter stanno insieme!” gridò Clarissa saltellando.
Tutti cominciarono a mormorare eccitati. Rose si chiese come mai Clarissa fosse così contenta. Forse perché un’altra possibile minaccia sulla sua strada verso Scorpius era stata debellata. Dal canto suo, Rose non poté che essere contenta per la sua amica anche se, prima di crederci, voleva parlare con la diretta interessata.
“Che cosa?” aveva esclamato una stupida Corvonero, e le sue stupide amiche l’avevano imitata, tutte deluse che James non fosse più sulla piazza.
Rose si guardò intorno. Erano tutti incuriositi dalla notizia appena appresa. Rose aveva notato, non con un certo disappunto, che invece Scorpius teneva i suoi occhi fissi su Clarissa, cercando di decifrare la notizia e verificarne la correttezza.
“Ne sei sicura?” chiese.
Clarissa si girò a guardarlo, evidentemente stupita di vedere Scorpius per la prima volta partecipe e interessato a un suo pettegolezzo. Di solito si limitava ad annuire, annoiato.
“Certo, quando mai le mie notizie non sono attendibili?” rispose Clarissa, infastidita.
Rose si chiese come mai Scorpius fosse tanto interessato.
 

* * *

 
 
Tutto il tavolo di Grifondoro era in estasi. Due dei suoi migliori studenti stavano insieme. Rose non poté fare a meno di notare quanto la sua casa fosse unita, nella gioia e nelle avversità. Avevano fatto tutti scudo intorno a Cornelia dopo il suo incidente del bolide, avevano difeso James - che era stato incapace di prendere il Boccino durante la partita contro Serpeverde -, avevano fatto il tifo per tutti loro ai provini per la squadra di Quidditch, avevano gioito e pianto tutti insieme. Rose era fiera di essere una Grifondoro ogni giorno di più.
Cornelia e James sedevano vicino a lei, insieme a Tom, Marcus, Daisy e Josephine. Dall’altra parte stava Victoria, che sedeva quanto più lontano poteva da Tom e Albus, che invece stava in fondo al tavolo con Edward e altri compagni. Victoria era impegnata in un’animata conversazione con una studentessa italiana, Beatrice Ferri, sorella di Matteo. Beatrice era una bella ragazza dalla carnagione scura e un sorriso solare. Portava i capelli scuri lunghi fino alle spalle. Un paio di curiosi occhi scuri guardavano Victoria con attenzione. Le due si erano da subito piaciute, non appena Rose le aveva presentate. Rose aveva conosciuto Beatrice quella mattina a colazione. Aveva trovato Matteo già seduto al tavolo di Grifondoro in compagnia di due ragazze molto carine, che le avevano rivolto subito un grande sorriso.
In quel momento, Rose era impegnata a chiacchierare con Matteo e Isabella Minelli, una mora molto simpatica che era risultata essere l’ex fidanzata di Matteo. Nonostante quello, Rose l’aveva da subito presa in simpatia. Era tremendamente sbadata, ma non lo faceva apposta. Rideva di tutto ciò che Rose diceva e faceva e le aveva raccontato di giocare come Cercatrice da quando aveva undici anni. La squadra italiana era davvero un temibile avversario, per Hogwarts. Rose non se ne intendeva molto di Quidditch, ma sapeva riconoscere un buon giocatore, quando ne incontrava uno. Ricordava ancora tutte le ore che suo cugino Fred aveva speso per insegnarle le regole del Quidditch, seduti fuori in giardino alla Tana, durante le vacanze estive. Disegnava schemi e faceva schizzi, solo per lei. Si era impegnato molto, ne andava della sua reputazione. Alla fine dell’estate dei suoi dieci anni, Rose poteva dire di conoscere il Quidditch, anche se solo in parte. Diciamo che conosceva la parte necessaria a seguire una partita senza perdersi.
Gli italiani parlavano un inglese contaminato da alcune parole italiane che li rendeva particolarmente simpatici. Con loro la conversazione scorreva piacevole e Rose rideva come una matta. Matteo era carinissimo, e la sera prima si erano divertiti un mondo. Rose arrossì al ricordo della loro fuga dalla mischia. Erano usciti dalla Sala Grande e si erano chiusi in un’aula del primo piano, per poi uscirne parecchio stropicciati. Si erano baciati senza ritegno e Rose non riusciva a non arrossire al ricordo. Di solito non si lasciava andare così, soprattutto con una persona che conosceva da così poco tempo. Matteo però aveva fatto risvegliare la sua parte più selvaggia, ridestando i suoi istinti. A proposito di istinti… la sua attenzione venne catturata dal triste spettacolo di Clarissa Reynolds avvinghiata a Michael McLaggen al tavolo di Serpeverde. A quanto pareva, Michael aveva dimenticato presto Leila. E Clarissa non sembrava granché interessata a Scorpius. “Bè, anche lei avrà le sue necessità”, pensò Rose. Si pentì in fretta di quel pensiero malsano, cacciando dalla mente l’immagine scabrosa di Clarissa e Michael in posizione orizzontale. Un leggero senso di fastidio le attraversò lo stomaco, ma lei lo spinse via, allontanandolo dai suoi pensieri e dal suo petto. Che cosa gliene importava con chi andava a letto Michael? Poteva fare quello che gli pareva.
Rose posò con forza sul tavolo il bicchiere di succo di zucca e Isabella alzò gli occhi dal suo piatto di stufato.
“Tutto bene?” le chiese studiandola.
Rose la guardò e le sorrise.
“Oh, certamente” rispose.
Lanciò un’ultima occhiata ai due: Clarissa stava imboccando Michael con dell’uva. Uno spettacolo tremendo. Rabbrividì e si concentrò sul suo piatto ancora mezzo pieno. In quel momento, la professoressa McGrannit si alzò in piedi dalla sua sedia al centro del tavolo delle autorità e richiamò l’attenzione dei suoi studenti.
“Buonasera a tutti” esordì. “Ho una comunicazione di servizio per i giocatori di Quidditch partecipanti al torneo”.
Rose lanciò un’occhiata a Cornelia, ancora raggiante per il ruolo ottenuto la sera prima. Dall’altra parte della Sala Grande, Scorpius Malfoy aveva arcuato il petto come un gallo e si guardava intorno con un’aria di superiorità più insopportabile del solito.
“Quel ragazzo sembra insopportabile” bisbigliò Isabella intercettando lo sguardo di Rose e forse leggendole nel pensiero. Rose si girò verso l’italiana alzando gli occhi al cielo.
“Togli il sembra” sbuffò. “E ti consiglio di stare lontana da lui, se vorrai ricordare il tuo soggiorno qui in modo piacevole”.
Isabella scoppiò a ridere, con quell’alta risata che faceva sempre girare tutti a guardarla. Alcune teste si voltarono, forse stupite che uno studente osasse ridere durante un discorso della preside. Invece la McGrannit sembrò non accorgersene, perché stava srotolando una pergamena e parlottava a bassa voce con il vicepreside Paciock.
“Grazie del consiglio” aggiunse Isabella sottovoce. “Ieri sera ne ho approfittato per guardarmi intorno, e vedere quel Malfoy sul palco mi è bastato per inquadrarlo”.
Isabella le fece l’occhiolino e Rose ridacchiò.
“Molto bene” continuò la preside. “Domani pomeriggio saranno organizzate delle riunioni per spiegare ad ogni squadra il regolamento e per comunicare loro il calendario, che sarà successivamente affisso nelle bacheche di ogni sala comune”.
La McGrannitaprì la pergamena e si sistemò gli occhiali sul naso.
“Le riunioni sono state organizzate in due turni, con due squadre per turno. Dalle quindici alle sedici, Hogwarts e Beauxbatons.”.
I giocatori di entrambe le squadre si girarono a guadarsi, forse studiandosi a vicenda. Rose osservò con attenzione la squadra francese, stranamente seduta al tavolo di Serpeverde. Quello che sembrava il leader - e il Capitano, visto il distintivo argentato - sedeva accanto a Scorpius, e quel particolare non poté che preoccuparla: che razza di elemento era se aveva scelto di stare in compagnia di Malfoy? Accanto a lui, due ragazze si guardavano intorno con quell’aria di superiorità tipicamente francese che Rose detestava. Erano molto belle, certo, ma ciò non giustificava la loro tremenda puzza sotto il naso. Rose si sentì all’improvviso osservata. Vicino alle francesi, uno studente di Beauxbatons dai capelli biondi la stava guardando con attenzione. Rose intercettò il suo sguardo, incuriosita. Anche da lì poteva vedere che era davvero molto bello. Le rivolse un sorriso impertinente e Rose distolse i suoi occhi da lui per puntarli sulla McGrannit.
“Ho sentito dei pettegolezzi succosi su alcuni studenti francesi” sussurrò Beatrice sporgendosi sul tavolo.
“Dai, Bea, ancora con queste storie?” sbuffò Matteo alzando gli occhi al cielo.
“Bè, Rose non le conosce, no?” esclamò lei ridendo.
Beatrice non poté aggiungere altro, perché la McGrannit si apprestava a continuare il suo discorso.
“Dalle sedici alle diciassette, Durmstrang e l’Istituto Italiano di Magia”.
I suoi tre amici italiani rivolsero i loro occhi agli studenti russi, seduti al tavolo di Corvonero.
Dio, quanto è carino!” esclamò Beatrice sporgendosi sulla sua panca per vedere meglio.
“Chi?” chiese Rose curiosa.
Serghjej Wronski” sussurrò Beatrice ridacchiando.
Quel nome non le disse assolutamente nulla. A parte, forse, il cognome Wronski. L’aveva già sentito nominare, prima di quel momento, ma non ricordava dove e in quale occasione.
“E allora?”.
“Come, e allora?!” esclamò Beatrice scandalizzata.
“Evidentemente non lo conosce, Bea” disse Matteo sbuffando e venendole in aiuto.
Rose gli rivolse un sorrisone.
“Serghjej Wronski e sua sorella Anna giocano entrambi nella squadra di Durmstrang” cominciò Isabella. “Sono i pro pro pro nipoti o che so io del polacco Josef Wronski, il cercatore che ha inventato la Finta Wronski”.
“Oh, ma certo!” esclamò Rose dandosi una pacca sulla fronte. “Ecco dove ho sentito il cognome Wronski!”.
“Bè, chi non conosce la Finta Wronski?” commentò Beatrice.
“Non la conosce chi non gioca a Quidditch, Bea” intervenne Matteo. “Rose non gioca e magari non si ricordava, no?”.
“Bè, certo certo” si affrettò a dire Beatrice. “Però vedi che già l’aveva sentita?”.
Rose si mise a ridere. Adorava quelle schermaglie tra fratelli intervallate da parole italiane che la facevano sorridere.
“Mio cugino Fred mi ha spiegato qualche regola” commentò Rose.
“Comunque” continuò Isabella. “I due Wronski sono quei due biondoni che vedi seduti là”.
Così dicendo, Isabella le indicò due ragazzi alti e incredibilmente biondi seduti proprio di fronte a loro al tavolo di Corvonero. Serghjej era davvero bello, Beatrice aveva ragione. Anche Anna non scherzava, però. Con quei lunghi capelli biondi, gli occhi chiarissimi e un viso d’angelo, attirava gli sguardi di tutta la Sala Grande. Sia della parte maschile, ammaliata da tanta bellezza, sia della parte femminile, che non si spiegava come una ragazza potesse essere tanto perfetta.
“Si dicono tante cose su di loro…” commentò Beatrice.
“I due sono gemelli” aggiunse Isabella. “E dicono che siano amanti. Assurdo”.
“Bè, non puoi saperlo” protestò Beatrice.
“Tu tendi sempre a vedere il lato succoso delle vicende, sorellina. Sono solo dicerie”.
Rose adorava il pragmatismo di Matteo e la sua razionalità.
“In ogni caso, i due hanno una madre mezza Veela” concluse Isabella. “E su questo ne siamo quasi sicuri”.
Rose si girò di nuovo a guardare i fratelli Wronski. Certo, ora capiva. Una madre mezza Veela. Proprio come i suoi cugini, Dominique, Victoire e Louis. Erano bellissimi, tre affascinanti e biondissimi spettacoli della natura. La loro madre - e sua zia -,  Fleur Delacour, discendeva dalle Veela e a suo tempo aveva portato parecchio scompiglio a Hogwarts, come lei stessa le aveva raccontato e come suo zio Bill non smetteva di rimarcare. Rose adorava i suoi cugini, e se Dominique e Louis sembravano ignari del loro fascino, sua cugina Victoire sapeva bene l’effetto che faceva sul genere umano, e non perdeva occasione per sfruttare le sue potenzialità. Rose non la sopportava, quando faceva così. Sapeva essere dolce e comprensiva, una sorta di sorella maggiore, ma a volte sapeva rendersi insopportabile.
La McGrannitinterruppe i suoi pensieri riprendendo la parola.
“I due incontri si terranno nell’aula di Incantesimi. Confido nei Prefetti e nei Capiscuola di Hogwarts, che provvederanno ad accompagnare gli studenti stranieri. E’ tutto, grazie”.
La preside si risedette e gli studenti si immersero nei desserts e nelle chiacchiere.
“Io voglio accompagnare Serghjej, questo è certo” commentò Beatrice.
“Bea” commentò Matteo impaziente. “Non hai sentito? La McGrannit ha detto di Hogwarts. Tu dove studi? All’Istituto Italiano”.
Rose e Isabella scoppiarono a ridere.
“Eh, bè, mi farò prestare una divisa da Rose, no?!” commentò Beatrice facendole l’occhiolino.
 

* * *

 
 
 2 novembre
Cornelia e Rose uscirono dall’aula di Pozioni ridendo. Avevano fatto guadagnare dieci punti a testa al Grifondoro per aver risposto brillantemente alla professoressa Greengrass. Avevano in parte compensato i cinque punti persi da McLaggen, beccato a sbaciucchiarsi con Clarissa Reynolds nei banchi in fondo, convinti che la Greengrass fosse ancora intenta a scrivere sulla lavagna. Almeno anche a Serpeverde erano stati tolti cinque punti. Cornelia aveva beccato Rose a guardare la Reynolds con gli occhi ridotti a fessure sottili. La sua amica ovviamente non se n’era neanche accorta. Victoria era bloccata in infermeria con una leggera influenza e non voleva vedere nessuno, tranne Cornelia e Rose. Evitava Albus come la peste e Tom a sua volta evitava lei. Cornelia tremava al pensiero di tutti quanti loro, riuniti in Sala Comune. Prima o poi sarebbe successo…
La Sala Grandeera come al solito affollata e Cornelia si diresse con Rose ai soliti posti al tavolo di Grifondoro. Ed eccolo lì, colui che le faceva dimenticare tutto il resto. Colui che, guardandola, le faceva desiderare che tutto il resto del mondo scomparisse; colui che le scombussolava la mente e le obnubilava i sensi; colui per il quale il suo stomaco ballava la conga senza freni e faceva le capriole come un forsennato; colui che le faceva battere il cuore, profondamente e vividamente. James Sirius Potter. Il suo ragazzo. Pensarci le faceva ancora impressione. Dopo tutto quello che era successo, dopo tutte le parole sprecate e le notti insonni, eccoli lì, a baciarsi sulla cima della Torre Nord, dimentichi del vento gelato di novembre, manovrati da una magnetica forza, come delle marionette in balia di fili invisibili. Cornelia raggiunse James, che le sorrideva sornione, e lo baciò, mentre lui le cingeva la vita con le braccia e inspirava il suo profumo.
“Hey, hey, hey, è pur sempre mia sorella, quella”, esclamò Tom.
Cornelia si staccò da James a malincuore e guardò suo fratello, mentre tutti gli altri ridevano.
“Sei geloso, Tom?”, esclamò Isabella Minelli, seduta accanto a Rose e a sua sorella Beatrice.
Tom si girò verso di lei.
“Tesoro, posso avere una ragazza quando voglio, io”, le rispose. “Basta che io schiocchi le dita…”.
“Sì, Tom, certo”, disse Rose agitando una mano. “Magari dopo parecchie Burrobirre, eh?”.
In mezzo alle risate generali, Cornelia si era seduta accanto a James.
“Mi sei mancato”, gli aveva sussurrato.
“Anche tu”, aveva risposto lui scostandole una ciocca di capelli dalla fronte.
Lei gli rubò un altro bacio e poi si concentrò sul pranzo, esclamando: “Oggi abbiamo l’incontro con Beauxbatons. Cosa sapete della squadra francese?”.
“Oh, ai pettegolezzi ci penso io”, esclamò Beatrice Ferri alzando una mano.
Cornelia la guardò sorridendo.
“Oh, bene, Bea, sono curiosa”.
“Bè, le vedi quelle due ragazze sedute al tavolo di Serpeverde? Stanno sedute vicino a quel Malfoy”, sussurrò Beatrice.
Cornelia si girò con circospezione verso il tavolo dei Serpeverde e cercò Scorpius con lo sguardo. Era seduto e teneva banco, come al solito. Al sua fianco, due ragazze molto belle, che indossavano un vestito di seta azzurra di pregiata fattura, evidentemente la divisa femminile di Beauxbatons. Avevano entrambe i capelli lunghi, di due sfumature differenti. Una delle due sembrava più grande e seguiva Scorpius con sguardo attento. Sedeva accanto a un ragazzo con un leggero accenno di barba che portava un distintivo argentato appuntato sul petto: il capitano. L’altra ragazza aveva i lineamenti più dolci e uno sguardo non particolarmente interessato. Teneva la testa poggiata a una mano e rivoltava il suo pasticcio di carne svogliatamente. Proprio al fianco del capitano, un ragazzo biondo osservava la ragazza annoiata e intanto seguiva attentamente il monologo di Scorpius. Poco più in là, stavano gli altri francesi.
“Quelle due sventole?”, esclamò Tom rianimandosi e allungando il collo verso il tavolo di Serpeverde.
Cornelia gli assestò una sonora pacca dietro la nuca, seguita da un urlo soffocato di Tom, che sprofondò nel suo piatto in silenzio.
“Dicevi?”, disse Cornelia girandosi verso Beatrice sorridendo, mentre tutti gli altri ridevano.
“Amico, devi stare attento”, mugugnò Tom rialzandosi lentamente e rivolgendosi a James.
Cornelia sollevò di nuovo la mano, ma Tom si scansò abbastanza in fretta per evitare un’altra pacca.
“Bè, James non ha fatto nulla che meriti una pacca…”, commentò Rose. “Almeno per ora…”.
James guardò sua cugina sorridendole ironico e Cornelia rise.
“Dicevi, Bea?”, le chiese.
“Quelle due sono le sorelle Dubois”, continuò la ragazza. “Tutti i ragazzi spasimano per loro, e non parlo solo degli studenti di Beauxbatons, vero Matteo?”.
Matteo arrossì, diventando rosso come un peperone.
“Dai, Bea, è una storia vecchia…”, si schermì lui agitando una mano.
Rose lo guardava interessata, curiosa di saperne di più.
“E’ una storia vecchia, sì, ma sempre attuale”, rispose Beatrice. “Ben prima che Matteo si mettesse con la mia migliore amica Isabella”, e indicò Isabella Minelli, che sorrise, alzando gli occhi al cielo. “Matteo aveva una colossale cotta per Madelaine Dubois, quella più grande seduta alla destra di Malfoy, quella con la faccia da gatta e gli occhi da cerbiatta, che sbatte sempre le ciglia”.
Le ragazze si girarono a guardarla. Madelaine era molto bella, sì, e sì, sbatteva sempre le ciglia, soprattutto all’indirizzo di Scorpius, e agitava i capelli e si inumidiva le labbra. Insomma, una tigre nascosta sotto le sembianze di una cerbiatta indifesa.
“Proprio lei, sì”, annuì Beatrice sospirando. “E sempre lei ha avuto una storia super tormentata e decisamente bollente con il capitano della squadra, quel super figaccione seduto accanto a lei, e che di nome fa Alexandre Mercier”.
Alexandre Mercier era decisamente, e veramente, e ineluttabilmente, sexy. Trasudava sesso da ogni poro della pelle, da quella barba accennata alla cravatta slacciata, dalla camicia azzurra ai capelli scuri e spettinati, come se una mano femminile ci fosse appena passata attraverso. E quello sguardo… Cornelia si girò, focalizzando i suoi occhi su Beatrice.
“Bè, a quanto pare i due non stanno più insieme. Però si dice che continuino a vedersi, di tanto in tanto… sapete… sono amici di letto”, concluse lei come se avesse appena dato loro un insegnamento per la vita. Annuì e sospirò, poggiando il mento sul palmo della mano destra.
“E l’altra sorella?”, chiese Tom. “Anche lei è carina”.
Questa volta la pacca di Cornelia lo raggiunse sull’orecchio sinistro, lasciandolo stordito e lamentoso.
“Smettila, Tom”, esclamò James. “Sono nemiche…”.
“Che peccato…”, sembrò che borbottasse l’altro, ma Cornelia non ebbe il coraggio di propinargli un’altra pacca su quella testa vuota.
“Catherine. Bè, lei è piuttosto dolce e carina. Simpatica, direi. Non gliene frega niente delle strategie della squadra e di tutti i sotterfugi che Alexandre e Madelaine stanno architettando per incastrare il vostro Cercatore…”.
Cornelia sbuffò.
“E’ tanto evidente, eh?”, chiese.
“Bè, è quello che si dice su di loro in giro. Magari non è vero…”, commentò Isabella alzando le spalle.
“Dovremmo parlare a Scorpius”, rifletté Cornelia. “Dovresti farlo tu, capitano”.
Tom sobbalzò sulla panca e la guardò.
“Sì…”, rispose. “Penserò a qualcosa…”.
Cornelia gli lanciò un’occhiata obliqua, ma non aggiunse altro.
“E quel biondo?”, chiese Rose osservando il ragazzo seduto accanto a Mercier.
“Oh, si chiama Baptiste Dumont, gioca come portiere”, rispose Isabella. “E’ molto carino e anche parecchio hot, non so se mi spiego…”.
Le ragazze risero e James, Tom e Matteo si lanciarono un’occhiata eloquente.
“Ok, è hot, d’accordo”, intervenne Matteo. “In ogni caso, non è un portiere imbattibile”.
“Sa usare bene le mani, questo è certo”, ridacchiò Isabella.
Le ragazze risero di nuovo.
“Come mai sapete tutte queste cose sulla squadra francese?”, chiese James.
“L’anno scorso abbiamo giocato un’amichevole”, rispose Matteo. “Siamo stati ospitati nella loro scuola e lì i pettegolezzi girano. Se ne sentono di tutti i colori. Qui in confronto sembra di essere in convento…”.
Tutti scoppiarono a ridere e Tom commentò: “Amico, non hai ancora visto niente…”.
“Oh, sì, invece, ho già visto parecchie cose…”, commentò Matteo guardando Rose con sguardo obliquo e un sorrisino impertinente.
Rose arrossì fino alla punta dei capelli e quasi si affogò con il suo succo di zucca. Cornelia ridacchiò.
“Anche qui girano parecchi pettegolezzi, Matteo”, disse. “Aspetta e vedrai”.
Alle ore quindici, Cornelia, Tom e Marcus Wilkins erano fermi di fronte all’aula di Incantesimi, in attesa del resto della squadra e di Beauxbatons. Nessuno di loro si era preoccupato di accompagnare la scuola straniera fin lì. Ci avrebbe pensato Scorpius: in fondo si stava specializzando in pubbliche relazioni, no?
Infatti, Scorpius arrivò quasi subito. Alla sua destra, Madelaine Dubois camminava sinuosamente, muovendo i fianchi e ondeggiando per il corridoio, facendo roteare la gonna di seta della sua divisa. Era appollaiata sul braccio di Scorpius e batteva le ciglia verso di lui con insistenza. Malfoy, dal canto suo, nemmeno guardava dove andava, ammaliato dalla bellezza della sua compagna di passeggiate e dalle sue doti espositive, situate proprio sul suo petto e nascoste da un sottile e impalpabile velo di seta azzurra. Ah, gli uomini…!
Dietro di loro, Alexandre Mercier camminava come se il castello fosse suo. Peggio di Scorpius. Forse quest’ultimo gli aveva consegnato le chiavi del castello… Sì, probabilmente era così. Avevano fatto una sorta di baratto: Madelaine Dubois e le sue ciglia in cambio di tutte le ragazze del castello, dai quindici ai diciassette anni, alte, slanciate, pettorute e possibilmente senza foruncoli. Ecco spiegata la camminata trionfante di Mercier.
Ancora dietro, Catherine sbuffava mentre un esagitato Baptiste Dumont, tutto rosso in faccia, le raccontava le sue gesta sportive azione per azione. Manco fosse McLaggen… Il suo ciuffo biondo ondeggiava quasi quanto la gonna di Madelaine. Catherine teneva le braccia incrociate sul petto, in un evidente atteggiamento scostante e annoiato. Cornelia si chiese perché non li mandasse tutti al diavolo, facendo i bagagli e partendo per i Caraibi.
La squadra di Beauxbatons si fermò dietro Scorpius, che si avvicinò a Cornelia e agli altri.
Finnigan”, la salutò con un cenno.
Malfoy, che onore…”, commentò Cornelia sarcastica.
Lanciò un’occhiata a Madelaine, che a sua volta la guardò con attenzione. Leggermente più bassa di lei, più magra, e presumibilmente più veloce. Una Cacciatrice da temere, anche se era forse un po’ troppo esile per difendersi dalle pacche degli avversari. Cornelia la immaginò sgusciare via verso gli anelli, una veloce e indistinta macchia azzurra su una scopa super veloce e moderna.
Le due si scambiarono uno sguardo lungo e indagatore, e gli altri poterono quasi sentire la musica di sottofondo, le trombe che annunciavano l’inizio della guerra.
“Ciao!”, esclamò una voce allegra da un forte accento francese.
Cornelia si girò e si ritrovò faccia a faccia con Catherine Dubois, che le tendeva una mano sorridendole.
Dopo un primo momento di stupore, Cornelia ricambiò il sorriso, stringendo la mano alla ragazza, che esclamò: “Mi chiamo Catherine Dubois, Cercatrice. Molto piacere”.
“Cornelia Finnigan, Cacciatrice. ”.
“Oh, lo sappiamo chi sei”, commentò Mercier. “Si dice in giro che tu sia una delle più brave Cacciatrici di sempre”.
“Qui a Hogvarts”, commentò Madelaine con voce strascicata.
Cornelia la guardò.
“E tu saresti?”.
“Madelaine Dubois, sorella di Catherine, Cacciatrice”.
“Oh, ora ho capito tutto…”, commentò Cornelia, ironica.
“Io mi chiamo Alexandre. Alexandre Mercier”.
Cornelia si girò verso il Capitano dei francesi. Lo squadrò per un momento, poi si girò verso Catherine.
“E’ stato un vero piacere, Catherine”.
Cornelia entrò nell’aula di incantesimi, seguita da Tom, Marcus e dal resto della squadra di Hogwarts, che intanto era arrivata.
“Ah, Malfoy”, esclamò Tom girandosi verso di lui. “Vorrei ricordarti che la tua squadra è questa. Se il tuo regale deretano avesse voglia di raggiungerci…”.
Tutti risero. Scorpius, rosso di vergogna e sdegno, raggiunse la squadra e si sedette scompostamente accanto a Cornelia, che gli rivolse uno sguardo divertito.
“Allora, come sta Potter?”, le chiese Scorpius.
“Molto bene, grazie. Gli riferirò che hai chiesto di lui con tanta premura…”.
“Non è divertente… Lo consolerai, immagino, visto che piange ancora per aver perso il ruolo da Cercatore”.
“Non sono affari tuoi, Malfoy”.
Non sono affari tuoi, Malfoy”, ripeté lui facendole il verso.
Lei gli assestò una pacca dietro la testa e Malfoy cacciò un urlo.
“Hay!”, esclamò. “Mi hai fatto male”.
“Lo so”.
“Ti piace farmi male, eh?”, sussurrò Malfoy. “Provi piacere guardandomi soffrire…”.
“Oh, sì, mi piace tanto, Malfoy”, rispose lei ironica. “Si può sapere perché fai così? Ora siamo in squadra insieme, dovremmo andare d’accordo”.
“Non andremo mai d’accordo, tu e io”, concluse Malfoy.
Cornelia lo guardò, seria.
“Già, forse hai ragione”.
Già”.
Già!”.
I due si lanciarono un’occhiata e poi si spostarono. Cornelia andò a sedersi accanto a Tom, mentre Scorpius raggiunse Madalaine. Le poggiò una mano sulla gamba e le sussurrò qualcosa nell’orecchio. Lei ridacchiò.
Cornelia fece una smorfia e, non appena Malfoy si girò verso di lei, fece finta di vomitare. Lui la guardò, serio, e poi tornò ad amoreggiare con Madelaine.
“Che gli prende?”, chiese Tom. “Di solito non si comporta così in pubblico…”.
“E che ne so, Tom”, rispose Cornelia. “A volte voi uomini siete troppo complicati. E poi parlate di noi donne. Ci rinuncio a capirvi.”
Cornelia e Scorpius si lanciarono un’ultima, penetrante occhiata.
 
Continua…
 
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Marti’s Corner
Finalmente i nostri eroi sono riusciti a mettersi insieme, per la vostra gioia. Ovviamente non mi riferisco ai pochi – ma buoni – fans della coppia Cornelia/Scorpius. Solo due parole: non disperate! Scorpius sembra parecchio interessato ai risvolti della vicenda… Avete conosciuto le new entries: gli studenti italiani e quelli francesi. Che ne dite? Isabella e Beatrice sono davvero spassose, soprattutto insieme. Mentre Madalaine sembra essere misteriosa e anche parecchio frivola – ma non fermatevi alle apparenze! - , Catherine si è dimostrata dolce ed educata, desiderosa di fare nuove conoscenze – per lei potete fermarvi alle apparenze: è davvero dolce ed educata. Invece Alexandre e Baptiste? Che ne dite? Due gran figaccioni… Vi consiglio di farvi un giretto su Facebook, sul mio profilo (trovate il collegamento sulla pagina del mio profilo qui su Efp), dove troverete l’album dei prestavolto aggiornato con i nuovi personaggi. Il russo Serghjej Wronski - nominato da Beatrice -, e sua sorella Anna, sono definiti discendenti di Josef Wronski: ovviamente questa storia è tutta di mia invenzione, non so se nella mente di zia Row – sempre sia lodata! – siano mai esistiti o esistano tuttora dei pro nipoti o che so io del campione polacco. In ogni caso, sappiate che sono frutto della mia mente malata. Nel finale, sembra che Scorpius e Cornelia mal sopportino i rispettivi accompagnatori/partner/fidanzati/friends with benefits e chi più ne ha più ne metta: che siano gelosi l’uno dell’altra?

La storia continua… Stay tuned, babies!

   
 
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