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Autore: Nidham    18/10/2012    5 recensioni
Breve elucubrazione della mia ladra nel momento piu' triste del videogioco, quando una scelta porta a tragiche conseguenze. Fatemi conoscere il vostro parere, visto che è anche il mio primo tentativo^^
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avrebbe dovuto essere epica e mirabolante. Avrebbe potuto essere sconvolgente e memorabile, ma, in realtà, la lotta che mi portò su quelle mura, in quella notte senza stelle, fu soltanto orribile e sanguinosa come ogni altra battaglia che avessi vissuto fino ad allora.

Ci furono grida di dolore e di minaccia, ossa spezzate e pelle strappata; ci fu sangue rosso, misto a sangue nero, scorso a decorare grottescamente il terreno... ci furono paura e speranza, lacrime e rabbia, ma niente che facesse presagire la fine per come la conoscevo.

La mia morte non sarebbe stata altro che un piccolo sacrificio in quel martirio di desolazione. Nessun evento eccezionale l'avrebbe predetta e, quando fosse avvenuta, nessuna meraviglia l'avrebbe accompagnata.

Ero solo una tra quei tanti, coraggiosi granelli di polvere, destinati a volare, in silenzio, oltre il velo del tempo.

Avvertii Zevran appoggiarsi alla mia spalla, dopo essersi leggermente sbilanciato in un improbabile affondo che aveva trapassato il cranio di un genlock, avvicinatosi troppo alla mia schiena.

Assurdamente mi resi conto che avrei potuto morire prima di quanto non mi fossi rassegnata a fare, se fossi stata tanto stupida da distrarmi a comporre il mio epitaffio.

Le mie lame erano intrise di quell'orrendo liquido vischioso da cui, ormai, non avrei più potuto liberarle. Il mio volto era coperto di sudore e polvere, il mio corpo era stanco e quasi piegato dalla stanchezza, ma dovevo continuare ad avanzare, circondata da quegli uomini che avevano avuto la forza di credere nella speranza di un futuro, memore di una promessa, espressa quando ancora non sapevo quanta follia avrebbe richiesto.

“Stai bene?” un semplice ansito a mezza voce, cui seppi rispondere solo con un cenno rapido e impersonale.

L'urlo agghiacciante dell'Arcidemone mi penetrò il cuore, costringendomi quasi a cadere al suolo.

Sapevo che, da qualche parte, in quella città ormai irriconoscibile, un altro avrebbe vacillato di fronte alla rabbia cieca di quel grido, ma la pericolosa piega che i miei pensieri stavano prendendo fu bruscamente interrotta dal calore insopportabile di un'enorme palla di fuoco che liberò la piazza davanti a noi da buona parte dei nemici.

“A quest'ora avrei potuto essere a rilassarmi nella mia amata palude...” la voce sensuale e beffarda di Morrigan mi raggiunse dall'oscurità. “Ma avreste impiegato tutta la notte a farvi largo tra questi mostriciattoli.”

Vederla avanzare col suo solito passo ferino, tra il fumo e le macerie, eretta e fiera come se non fosse stata circondata da cadaveri putrescenti e melma maleodorante, mi fece quasi credere che tutto sarebbe andato per il meglio, che la paura e la trepidazione degli ultimi giorni fossero stati inutili...

“Sei ancora sicura che ne valga la pena?” si fermò davanti a me, abbastanza vicina da farmi sentire il suo calore, ma non abbastanza da arrivare a sfiorarmi.

Sorrisi.

Avrei voluto dirle che avevo sentito la sua mancanza, che l'avrei voluta al mio fianco, in ognuna di quelle orribili ore che mi avevano condotta fin lì, che avrei dovuto ascoltarla e consegnarle Alistair,legato ed impacchettato, perché ne facesse quello che voleva... avrei voluto dirle che ero felice di vederla... ma sarebbero state solo banalità e Morrigan le avrebbe detestate.

“Grazie per avermi dato il tempo di salvarlo” dissi soltanto.

Per la prima volta, sentii un sospiro tremulo abbandonare le sue labbra e vidi i suoi occhi incrinarsi in una rassegnazione che solo Zevran poteva comprendere.

“Mi era stato chiesto un favore...” si ricompose immediatamente. “Da qualcuno a cui non potevo rifiutarlo, perché so quanto tenga a te.”

Annuii, senza smettere di fissarla, mentre la mia mano, istintivamente, cercava quella di colui al quale, da tempo, mi ero rassegnata ad essere perpetuamente riconoscente.

“Sei una stupida!” sussurrò, scuotendo la testa.

“Lo so.”

“Morirai per un uomo che non ha avuto il coraggio di salvarti!”

La mano di Zevran si strinse più saldamente sulla mia.

“Non morirò per lui, Morrigan, non sminuirmi così.”

“Avrei potuto salvarti...”

Cancellai le sue parole con un gesto secco della mano.“Era un'altra vita, un'altra storia, con un finale diverso e forse attori diversi. Ma io sono qui, adesso, con il peso di tutte le scelte che ho fatto e che, probabilmente, non rifarei, ma che non posso, né voglio, cancellare. Sono qui e non accetto di lasciarti, mentre credi che morirò per un motivo tanto banale come l'amore!”

“Infatti non è per amore, che ci abbandonerai” la sua voce era vibrante di una strana pacatezza. “Lo farai per orgoglio, per dovere... per coraggio, ma, soprattutto, lo farai per egoismo, perché ci hai amato talmente tanto da non aver saputo accettare di perderci...”

 

Ok, ok, so che ogni volta dico che siamo alla fine... ed è vero! Ma potevo lasciar sparire Morrigan senza darle almeno la battuta finale?? E senza spiegare quale fosse il “favore” che Zev le aveva chiesto? Non che sia venuto granché, onestamente, come addio...

  
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