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Autore: __TheyAreNotYou    18/10/2012    1 recensioni
"A sedici anni è difficile rispondere a una domanda del genere. Forse perché a sedici anni nessuno è sbagliato e nessuno dovrebbe sentirsi come tale. Eppure, Jenny si sentiva terribilmente fuori posto, inutile e senza futuro praticamente sempre."
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Cosa c’è di così sbagliato in me?
A sedici anni è difficile rispondere a una domanda del genere. Forse perché a sedici anni nessuno è sbagliato e nessuno dovrebbe sentirsi come tale. Eppure, Jenny si sentiva terribilmente fuori posto, inutile e senza futuro praticamente sempre.
A guardarla si direbbe che quella ragazza aveva tutto: era di una bellezza mozzafiato, aveva una famiglia non proprio unita ma che la supportava e amava come in pochi fanno, aveva una vagonata di amici e talento da vendere nel disegnare (se le aveste dato una matita, vi avrebbe fatto sembrare i quadri di Ricasso semplici scarabocchi, davvero!) però era sempre ‘strana’. O almeno era questo ciò che dicevano di lei.  
Io conosco, anzi conoscevo, Jenny e non era per niente strana, era solo triste, il che è una cosa abbastanza comune per i ragazzi della sua età, ma lei era triste a modo suo. A volte credo fosse semplicemte delusa.
Delusa. Da se stessa, forse per questo si chiedeva sempre cosa ci fosse di sbagliato in lei.
Ho conosciuto Jenny due anni fa, alla festa d’inaugurazione della nuova palestra della scuola, ci andai a sbattere mentre ero in cerca di Ryan, il mio ragazzo, e lei invece di mandarmi a fanculo come avrebbe fatto l’80% delle ragazze lì presenti, mi guardò con un’occhiata disorientata e poi, accorgendosi che il mio drink si era versato sulla sua maglietta bianca, scoppio in una fragorosa risata. Credo che se non avesse riso mi avrebbe staccato la testa a morsi: quella maglia era Chanel, originale. Magari non tutti capiranno la gravità della cosa.
Non so dire come andarono le cose né com’è che la settimana successiva Jenny ed io pranzavamo insieme e sedavamo accanto nell’autobus, però in breve ci ritrovammo in una strana, ma piacevole, simbiosi. Era bello trascorrere il tempo con Jenny, per lei era tutto facile e poi quando passeggiavi con lei tutti gli sguardi, soprattutto quelli dei ragazzi, erano puntati su di noi, o solo su di lei perché con i suoi lunghi capelli biondi, gli occhi azzurri come il cielo dopo una tempesta e le sue gambe chilometriche, sembrava una modella, di quelle che fanno quelle pubblicità dei profumi. Rigorosamente in francese.
Da quando Jenny entrò nella mia vita, le cose spiccarono il volo. Tutto divento più figo e avrei voluto che restasse tutto così per sempre, ma avrei dovuto ricordare che niente è per sempre. E infatti arrivò quella telefonata, alle due e mezza di notte, la telefonata dopo la quale Jenny ed io non eravamo più ‘noi’, ma semplicemente Jenny ed io. La telefonata che mi riportò con i piedi per terra e mi vomitò in faccia la realtà delle cose: Jenny se n’era andata e non come uno che fa la valigia e cambia città. Lei se n’era andata via da questo mondo. Non so quanto tempo ci misi a metabolizzare le parole della madre –L’ha trovata l’inserviente, non so dirti perché.. – ricordo ancora la sua voce rotta dal pianto e fa ancora male – tu ne sai qualcosa? –
Ovvio, che non ne sapevo niente, ti pare?! Chi avrebbe lasciato suicidare così la sua migliore amica?
- No. – fu l’unica cosa che riuscì a dire, poi riagganciai.
Oggi, quando la prof. ha esordito – il compito di simulazione sarà un tema: parla di una persona cara che non c’è più. Emozioni e pensieri, minimo seicento parole – ho capito di non avere mai realmente metabolizzato la cosa.
A volte mi manca ancora Jenny, anzi continuamente. Cazzo, Jenny! Dove sei andata? Perché non me ne hai parlato? Io e tre avremmo saputo come fare, avremmo aggiustato tutto. In fondo lo facevamo sempre, no?  
Da quando Jenny è morta non mi ero concessa quasi mai di pensare a lei, evitavo di farlo anche se tutto attorno a me mi spingeva a fare il contrario: la strada che percorro la mattina era quella che noi percorrevamo, le canzoni che ascolto erano le canzoni che ascoltavamo, le litigate che faccio con i miei genitori adesso non glielo posso piu’ raccontare. Era come se avessi cancellato Jenny dalla mia testa. Avevo preso la sua cartella e l’avevo spostata nel cestito (o l’avevo archiviata in una cartella zippata?). Era tutto perfetto, stavo andando avanti con la mia vita, ma poi è arrivata la signora Vought con questo tema del cazzo, che mi ha obbligato a ripensare a Jenny. Però che liberazione. Grazie al cielo. Finalmente potevo ripensare a lei, a com’era bella, solare, divertente, unica. Perfetta. A com’era semplicemte la mia migliore amica, quella che agli occhi di tutti era ‘la ragazza triste/artista tormentata’ ma che per me sarebbe stata meglio nel ruolo di modella per lo spot di un profumo. Rigorosamente in francese, come al solito.
Finalmente potevo piangere quelle lacrime trattenute troppo a lungo. Ah, Jenny quanto mi manchi.
   
 
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