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Autore: PriscillaViolante    18/10/2012    0 recensioni
La protagonista della storia è una diciannovenne in preda al primo anno di College.
La ragazza italo/inglese, di nome Eleonora, è sempre stata vista come una grande sognatrice, che ama la famiglia, prova ne fa il suo tatuaggio sul suo polso sinistro.
i sogni sono parte portante in questa storia, storie che appenderanno la ragazza su un filo quasi impercettibile tra ciò che è il vero e ciò che è il falso.
Una persona la aiuterà in questo cammino, una persona speciale.
Speriamo di non continuare quel terribile sogno..
Genere: Introspettivo, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La sera il prato era colorato da vari faretti posti in ogni angolo del campo,  mi chiedo come  potessero pagare tutto quello spreco di luce.
Non fu difficile capire dove si trovasse la festa, bastava seguire le persone, o direttamente l’odore dell’alcol.
<< Eccone altre due! >> Disse il ragazzo misterioso davanti la porta, << Dovete portare queste! >>
Ci porse delle maschere, quelle tipiche da carnevale, molto colorate, vistose e piene di piume.
Ecco perché l’appellativo di “misterioso”.
<< Perché? >> Intervenni, mentre aiutavo Giuls a non incastrare l’elastico della coda con quello della maschera.
<< Il mistero ragazza mia! Il mistero!! >>
Ma a chi voleva far paura?!
Senza esitare oltre, per non creare troppe storie, ci lasciammo trasportare dalla musica.
L’amica mi lasciò all’entrata dicendomi che sarebbe tornata presto, io preferivo guardarmi intorno, se non potevo vedere i volti degli “invitati” almeno ammiravo il paesaggio.. Il prato.
Una cosa che mi faceva particolarmente sorridere erano i bicchieri rossi colmi di birra, prettamente americani!
Uno mi venne persino offerto! Da chi? Ovviamente non lo so.
Lo ringraziai comunque.
<< E di che! Sei nuova? >>
A meno che la persona con la quale stavo per avere un dialogo portava un problema alle corde vocali, era una voce del tutto maschile.
<< Così dicono! >> Sospirai, storcendo le labbra e sorseggiando un po’ di birra, facendo attenzione a non buttarla giù, non scherzavo quando dicevo che erano colmi.
<< Se mi dici il tuo nome è contro le regole di questa pagliacciata?! >> Si toccò la maschera, come per puntualizzare l’argomento che stava andando a trattare.
<< Forse! Sinceramente non ne sono poi tanto sicura! Io sono la matricola! Non so nulla! >>
<< Chi ti dice che non lo sia anche io?! >>
<< Lieta di confermarti che questa pagliacciata serve a qualcosa! >> Dissi ridendo sulle mie.
<< Chapeau! >> Si chinò per poi tornare su e brindare!
<< Heyyy! Mi dici che ti secca fare la festaiola ed acchiappi prima di me!? >>
Giuliet intervenne con affanno, presentandosi!
<< A presto..? >>
<< Eleonora! >>
<< Sicuro? >> Disse lui prima di sparire.
Io mi limitai a fare le spallucce e alzare le sopracciglia.
Il ragazzo rise, per poi fuggire.
<< Chi era il tipo!? >> Si mise di fronte a me, ondeggiando seguendo il ritmo della musica.
<< Ah boh! >> Le risposi, seguendolo ancora con lo sguardo.
Quel ragazzo, non so per quale strano motivo, mi aveva quasi in modo eccessivo incuriosito.
Non sapevo chi fosse, come fosse, e a stento ricordavo il suono della sua voce.
Alla sua altezza non mi ci interessai più di tanto, tanto avevo poco da osservare.
Portava delle scarpe da ginnastica, oh si, il campo si restringe eccome.
<< Oddio adoro questa canzone!! >> Giuls mi catapultò nell’angolo ballo, tra le note di Swagger Jagger, di Cher Lloyd!
Mi lasciai trasportare anche io, non ero poi così santa, pudica e calma dopo tutto.
Erano circa le 01.15 del mattino, quando Giuliet, esausta e anche un po’ ubriaca mi chiese di portarla a casa, almeno, questo è quel poco che riuscii a capire.
In stanza, tutto era silenzioso.
<< Che succede?! >> Giuliet non aveva proprio capito nulla.
<< Siamo in camera! >> Le risposi con tutta la calma possibile, sfilandole le scarpe e sistemandola a letto.
<< Che camera?! >> La guardava, come se fosse appena venuta al mondo.
<< La nostra Giuls.. Dai dormi.. >> Non ero in vena di creare storie per farla ammutolire, lei mi prese in parola, pochi istanti e gli occhi erano già chiusi ad immaginare chi sa cosa.
Decisi a quel punto di togliere i tacchi anche io e di mettere qualcosa di comodo.
Coda alta che raccoglieva più capelli possibili, non ne potevo più di ciocche in faccia.
<< Vediamo che mi ha messo papà in valigia… Mh, sembra carino. >>
Sfilai un libro da sotto il letto, era li che avevo posizionato le cose che non avevano ancora un posto fisso.
Il libro prendeva il nome di “Mangia prega ama”, ma ovviamente nemmeno riuscii a leggere la prefazione, mi addormentai superate le due pagine.
<< Mazza che caldo.. >> Con la voce soffocante mi asciugai la fronte, in preda ad una crisi di nervi data dal calore.
Potevo sentirmi male a 30 ° e dare di matto a 36°, ma li dentro si superava di gran lunga.
<< Che poi dove cavolo sono? >> Continuai.
Era un enorme luogo, indefinito purtroppo.
Sembrava un vecchio centro commerciale, macabro, grigiastro, molto cupo.
Il grigio infatti era il colore portante di quel posto maestoso, pieno di porte, ma pieno davvero, arrivavano persino al soffitto.
<< Le vedi? Hanno tutte dei lucchetti! >> Spuntò dal nulla una signora sulla settantina,  grassoccia, bassina, con un sorriso.. Vuoto.
<< E lei da dove spunta?>> Impaurita indietreggiai, con la voce soffocata dalla mia stessa paura.
<< Dalla tua mente mia cara! >> Ad ogni suo passo verso di me, era un corsa all’indietro.
Mi portò al dovermi poggiare su una di quelle tante porte, facendomi male con l’enorme catenaccio, riuscivo a sentire la polvere attraverso la camicetta di seta.
L’anziana donna continuava a parlare e io continuavo a non capire. Non perché non la sentissi, ma semplicemente perché parlava in modo quasi mistico, di cose sue, dove io non c’entravo e dunque mi era impossibile definire dove volesse andare a parare.
<< Cosa vuole da me? Ho capito che è un sogno, quindi per piacere, mi dica il finale, voglio svegliarmi, sto morendo di caldo! >>
<< Oh oh! Ma come siamo perspicaci mia cara! Chi ti dice che questo sia un sogno?! >>
<< Il posto macabro e il caldo infernale… >> Risposi, col respiro pesante, iniziavo ad avere davvero paura.
<< Il mondo è pieno di posti inquietanti, de il caldo è tipico a settembre! >>
Aveva l’espressione di sfida, anche parecchio sarcastica e provocatoria.
Non riuscivo davvero a capire, ma mi stava provocando un fastidio immenso, una confusione mentale e fisica oserei dire.
<< Voglio andarmene.. La prego.. >> Cercavo di muovermi, ma il suo sguardo mi bloccava, in tutti i sensi.
<< Non è mai così facile Eleonora.. Mai… Tu hai un compito, qui non sei la matricola.>>
Quella frase mi urtò.
<< Un.. Un compito? Di che tipo? >>
<< Hai mai sentito parlare di mondo introspettivo? >> Disse lei, sempre cauta, da ucciderla.
<< Si, credo.. >>
<< Allora perfetto… Ah, ti presento Harry! >>
Un ragazzo si fece intravedere tra le ombre immense di quel luogo.
Solo quando fu del tutto visibile, mi accorsi che era di spalle.
Notai bene che fosse in divisa, giacca nera, pantaloni dello stesso tessuto, capello riccio, morbido.
<< Harry Potter?! >> Ironizzai.
<< Smettila. >> Gli sentii dire.
La signora, del quale il suo nome era ignoto, mi fece cenno con la testa verso il ragazzo.
Iniziai lentamente a camminare, avevo una grande paura.
Gli toccai la spalla, delicatamente, col palmo della mano sudato, un po’ tremolante anche.
<< Non puoi.>> Sussurrò con aria decisa, da assassino.

<< Ca – vo - lo. >> Si, mi svegliai.
Guardai l’orologio, erano le 02:17 .
Mi toccai la fronte, sudavo freddo.
Facendo attenzione a non svegliare Giuliet, aprii la porta e sgattaiolai in bagno.
Tutto era un accumulo di silenzio intorno, solo il rumore dell’acqua che scorreva per bagnare il mio viso teneva compagnia. Era un silenzio paradossalmente inascoltabile. L’ansia dentro me, anche quello riusciva a provocare uno strano rimbombo dentro le mie orecchie, come se fosse un tamburo.
Ritornai in camera mia, il mio letto era ancora caldo. Li, sedendomi, posizionai il mio corpo verso la finestra.
Grazie alla luce bianca soffusa della luna riuscivo ad intravedere la mia pelle d’oca, mi toccai, ero fredda, paragonabile ad un vampiro, stranamente però non sentivo freddo, al contrario, le vampate di calore arrivavano da dentro il corpo come se stessi entrando in menopausa.
Quel sogno mi aveva provocato qualcosa, qualcosa di talmente forte, da non riuscire a spiegare con delle semplici parole.
Avevo paura a chiudere gli occhi, questo era un chiaro esempio dello spossamento che mi aveva recato.
Rannicchiata, senza le coperte ad avvolgermi, acchiappai Stitch e lo strinsi forte.
Riuscii a dormire si e no solo due ore massimo.
Quando mi svegliai, se così si può dire, erano circa le 07.00 .
Mi alzai dal letto, mi sistemai e scesi, per fare “colazione”.
In quella settimana di immatricolazione si poteva far quel che più ci alleviava, intravidi dalla finestra, intorno le 05.00 un tipo che correva.
Sorseggiai del succo di mela, ed una ragazza di nome Stacy si presentò.
Aveva dei capelli rossi, ovviamente tinti, anche se le lentiggini potevano ingannare.
Californiana come me, serfista.. Non come me.
Tutti, ogni volta che non sussisteva l’accostamento “Eleonora + California = Surf”  esclamavano  << Ma come!? >>
Che posso farci? Non è che se mio fratello Sam e tutta la mia famiglia lo erano, anche io dovevo darmi da fare.
Non siamo mica come la famiglia di Baddy Valastro, dove torta e consegna è tutto sulle note di “We are family”.
<< Io vado su a sistemare la valigia! Tu che fai? >>
<< Vado a fare un giro per il campus! >>
<< Vai.. E stai attenta.. >> Si ammutolì per un momento, per poi continuare, << Ieri ho visto Scream 4, scusami… Ahahahah!! >>
Imitai la sua risata, rassicurandola le risposi che nel caso fosse successo qualcosa, ero munita di.. Autocontrollo e riflessi pronti.
Uscita da li, l’umidità era tangibile, l’avevo notato dalle finestre appannate minuti prima di uscire, ma non pensavo fosse così suggestivo il panorama.
   
 
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