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Autore: Kysa    30/04/2007    5 recensioni
Terza parte della saga, signori e signore. La battaglia fra Harry Potter e i Mangiamorte subisce nuove mutazioni con l'entrata in scena di personaggi ambigui che minacciano la nuova vita del bambino sopravvissuto, mentre il giovane Tom Riddle, ormai al suo ultimo anno a Hogwarts, rischia di rovinare la sua esistenza per colpa del suo passato. Ancora Harry Potter e i suoi compagni nell'ennesima guerra, in uno sfondo di amori e tragici avvenimenti. Buona lettura.
Genere: Drammatico, Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Imperdonabile mancanza da parte mia.
Tempo fa ormai, Iceygaze, grande lettore e grande critico, ha scritto una one-shot bellissima che si chiama Just Friend su Trix e Milo. Iceygaze è un ragazzo e la sua voce narrante spiega decisamente meglio di me che a volte tendo a diventare melodrammatica anche con i personaggi maschili, i pensieri di Milo, così contorti e profondi.
Leggetela, ne vale davvero la pena ma prima di leggere questa fiction, v'invito a leggere Catena per l'Inferno, one shot che ho scritto io un anno fa. E' il primo bacio che la coppia s'è scambiata, spero che vi piaccia. Buona lettura per tutti.
Kysa.










Passata circa una settimana da quello che i telecronisti babbani di Londra avevano definito uno spettacolo pirotecnico di fuochi d'artificio, in cui a quanto pareva dei fuochi artigianali di privati avevano assunto le sagome alate di due draghi, Harry Potter si trovava a Little Mitchan, nel Dorset, dopo aver lasciato calmare un po' le acque.
Si trovava in un luogo in cui non avrebbe mai voluto mettere piede ma...doveva farlo per forza.
Col cappuccio nero calato sul capo, a proteggerlo dalla brezza fredda dei primi di marzo, il bambino sopravvissuto si trovava davanti alla sede della Dama Nera.
- Non possiamo tornare un'altra volta?- grugnì, alla sua sinistra.
L'erede degli Hargrave, Hermione, gli sorrise con finta dolcezza.
- No.- fu la lapidaria risposta - Vuoi sapere cosa vi è successo? Bhè, solo il Giocattolaio può dirtelo.-
- Non ho voglia di rivedere quel maledetto vecchio! Non dopo quello che mi ha fatto!-
- Posso capire la tua reticenza ma...-
- Reticenza? Reticenza?- sbraitò - Mi ha legato per la vita a Malfoy! No, dico. Tornassimo indietro nel tempo, cosa credevi impossibile quanto eticamente immorale?-
- Vedere te e il mio ragazzo a letto insieme mezzi nudi, alla fine del ballo del M.A.G.O.-
La scrutò sempre più truce.
Di quella cosa scabrosa proprio non voleva parlarne! Non voleva neanche sentirsela ricordare!
Gli veniva ancora i brividi!
- Non fare storie.- lo spronò - Il Giocattolaio è quello che vi ha maledetti, sicuramente sa molto più di noi di Dragonologia, non pensi?-
- Affanculo la Dragonologia.- sibilò.
- Ehi, non sono stata io a farmi due voli su tutta una Londra col naso in su in forma di lucertola preistorica perché vi siete fatti scaraventare da Grimaldentis giù da quell'orrore di Arca, quindi vediamo di risolvere la questione alla svelta. Anche a me non va di vedere quelli della Dama ma non ci daranno fastidio, te lo prometto. Tu resti nascosto, parliamo col maledetto vecchio, torniamo a Hogwarts, cerchiamo di capire se Draco ha concluso la sua ricerca sul Lazzaro e sugli effetti che ci causerà e poi ce ne torniamo a Londra per il week-end coi ragazzi, ok?-
- Ok una sega.-
- Lo prenderò per un si.- sospirò Hermione, dopo di che si avvisò per il lungo viale di ciottoli, abbracciato da un'eterna serie di statue alte e composte. Erano saggi, si presumeva.
Bastone in ogni mano destra, una spada nella sinistra.
Capo chino, occhi bassi.
Era strano ma davano una sensazione di pace.
Il viale terminava davanti a un portone scuro, di legno antico.
E poi il castello. La residenza dell'Ordine della Dama Nera, i Maghi Oscuri della Gran Bretagna.
Non Mangiamorte. Ma gagia.
Il più grande numero di gagia esistente nella loro patria.
Harry le stava a fianco, conscio che la sua migliore amica...era praticamente tornata nel suo ambiente naturale.
Lui invece era davanti ai suoi nemici naturali.
Che strano.
Si passa una vita intera a combattere contro la magia oscura e poi...si è costretti a ricorrere a ogni mezzo...in guerra.
La Grifoncina non dovette neanche bussare.
Il portone si spalancò senza un cigolio, sinistro e tetro.
L'antro che li aspettava, era buio e umido.
Sul pavimento d'ingresso in marmo grigiastro, Harry notò il simbolo della Dama Nera.
Una rosa, trafitta da una bacchetta verso il basso.
- Lascia parlare me.- gli suggerì la strega.
- Tranquilla. Il primo che prova a chiacchierare lo fulmino.-
- Io e te poi dobbiamo discutere anche di questo tuo nuovo potere.-
- Credo di averlo sempre avuto.-
- Credo anche io.- Hermione gli puntò addosso gli occhi dorati - Fa parte di te. Solo che prima dormiva.-
- Già.-
Seguendola in silenzio, attirato solo dal fruscio del mantello della sua amica che spazzava il pavimento lucidissimo ma rigato dal tempo, Harry vide arazzi nascosti sotto arcate e volte, vide dipinti, affreschi.
Vide le grandi battaglie dei maghi del passato, narrate su quelle pareti.
Come se l'eternità si fosse raccolta in quel luogo.
Sacro e dannato al tempo stesso.
Hermione si fermò all'improvviso, davanti a una parete anonima.
- Seguimi.- e gli strizzò l'occhio, passando nel muro.
Potter scosse la testa, ma fece come gli veniva ordinato.
Quando la rivide, erano in una stanza minuscola. Ancora più buia del resto del castello.
Una stanza rotonda, dal soffitto bassissimo, con un lucernario che faceva piovere una luce bianca e pallida sulle loro teste. E poi si accorse di chi li aspettava.
Quattro uomini abbigliati di grigio fumo, tre con una lunga barba e uno appena maggiorenne, li fissavano.
Mani incrociate in grembo, occhi indifferenti al loro arrivo.
- A cosa dobbiamo la visita, Lady Hargrave?- chiese il primo alla loro destra.
Hermione rispose con tono basso, freddo, distaccato.
- Cerco il Collezionista di Anime.-
- Il Giocattolaio non riceve visite.- la informò il ragazzo, scrutandola di sbieco.
- Riceverà me invece.- replicò, impassibile.
- Te e la tua scorta?- la sfidò blandamente un altro dei gagia anziani.
- Se per scorta intendi Harry Potter...Galio.- lo informò lei, tanto che tutti e quattro s'irrigidirono impercettibilmente - Si, direi che riceverà anche la mia regale scorta.-
- Perché l'hai portato qua? Questo non è posto per il bambino sopravvissuto.- le disse il ragazzo - Non per uno che disprezza la nostra arte.-
- E gli dai torto?- Hermione sogghignò - Non ne ha tratto beneficio come voi.-
- E come te, mia cara.- rispose Galio.
- Non ho mai tratto beneficio da ciò che ho imparato qui.-
- Eppure qualcuno ora giace all'inferno, grazie all'arte che hai imparato da me.-
- Se parli degli Illuminati non disperarti per loro.- gli rispose, gelida - Ora banchettano col diavolo.-
- Non ne dubito.-
- Allora?- li incalzò seccata da quell'attesa - Harry Potter ha bisogno di parlare col Collezionista di Anime. Ha un debito verso il bambino sopravvissuto e ritengo che sia l'ora di pagarlo. Ditemi dov'è.-
I vecchi gagia si squadrarono, mentre il giovane puntava Harry.
Fissò i suoi occhi smeraldini, la sua cicatrice.
Senza paura. Ma con una brama curiosa, con orgoglio, con eccitazione.
Alla fine i vecchi le fecero un cenno.
Galio le disse ciò che voleva.
- Il Giocattolaio si trova nell'ala nord. Le sue stanze sono accanto a quelle di Magnus. Se lo vedi cerca di non farlo irritare come al solito.-
- Non temere. Non sono in vena di giocare Galio.-
- Ti do due ore.-
- Ce ne basta una. Grazie per la calorosa accoglienza.- e senza aggiungere altro afferrò la mano del moro, trascinandolo via, oltre il finto muro.
- Gente simpatica.- bofonchiò Harry, una volta soli.
- Hn.- sibilò lei, sarcastica - Gente troppo interessata alla sua grinzosa pellaccia vorrai dire.-
Man mano che attraversavano la sede dell'Ordine dei gagia, il bambino sopravvissuto ebbe l'opportunità di notare cose che un tempo non avrebbe creduto possibili.
Il silenzio di quel luogo, i sussurri, i sibili appena pronunciati fra gli abitanti della sede della Dama...facevano di quel luogo quasi una comunità spirituale.
Quando attraversarono una grande, una titanica biblioteca scura, fatta di scaffali alti d'ebano, notò l'assoluta riservatezza, la consapevolezza, il ligio dovere di quelli che ora capiva essere...studiosi.
Grandi maghi. Ma anche grandi pensatori.
Alcuni li fissavano appena, altri salutavano la sua amica con brevi ma rispettosi cenni.
- Credevi fossero dei selvaggi, Harry?- gli chiese Hermione, divertita.
- Un po', lo ammetto.-
E si sarebbe anche perso, se lei non gli avesse fatto da guida in quel dedalo di corridoi, di stanze nascoste dietro a tende, finte mura, finti specchi.
Quando giunsero davanti a una porta, rimase un attimo perplesso davanti alla scritte fatte come con le unghie, incise sul legno. Erano controincantesimi.
Per le maledizioni.
Hermione fece per bussare ma la porta si aprì da sola.
Sorrise appena, trascinando Harry dietro di sé.
Una volta dentro, si ritrovarono in un'altra biblioteca. Più piccola.
Un ponticello di ferro battuto, li sovrastava.
E lì, Harry rivide la persona che aveva dato inizio a tutto.
Il Giocattolaio stava in piedi, in una veste bluastra di velluto, poggiato a un bastone.
Un cappello schiacciato gli copriva tutta la fronte, fino alle rade sopracciglia bianche.
- Mia cara.- apostrofò Hermione con voce che Potter a distanza di tanti anni non riusciva a dimenticare - Sai sempre come stupirmi. È bello rivederti, dopo sei lunghi anni.-
La Grifoncina lo fissò intensamente.
- Sapevi che sarei venuta?-
- Lo speravo.- disse il Giocattolaio, scendendo a passo lento la scaletta a chiocciola, che conduceva nella zona sottostante - E vedo che hai condotto qua il mio esperimento fallito. Non so se gioire...davanti a quest'anima ribelle così preziosa...o penarmi per la mia sconfitta.-
Di fronte a loro, fece un inchino.
- Harry Potter.- salutò - Ci rincontriamo.-
Il moro fece una smorfia.
- Ti ho visto appena ventenne. E ora sei quasi un uomo. Quanti anni sono passati? Sette?-
- Otto.- replicò, sprezzante.
- Hn, già. Un condannato conosce ogni attimo della sua pena.- sorrise il vecchio, quasi con divertimento - Prego, seguitemi. Immagino vorrete parlare di ciò che mi stava molto a cuore, tempo fa. Ho sentito voci interessanti in quest'ultima settima.-
Li fece sedere attorno a un basso tavolinetto di vetro azzurrognolo, satinato.
Con un gesto della sua mano nodosa, apparvero tre tazze di vetro, uguali alla base del tavolo.
- Thè?-
- Si, grazie.- rispose Hermione, sedendosi accanto a Harry - Cos'hai sentito?-
- Oh, voci deliziose per un vecchio sognatore come me.- disse, soavemente, portandosi la tazzina alle labbra sottili - Voci di fuochi dorati e d'argento. Voci di esseri alati, scomparsi nell'alba dei tempi. Voci di draghi.- sussurrò poi, con tono vibrante, pieno d'orgoglio.
- Non erano voci.- sibilò Harry.
- Si, l'ho sperato.- il Giocattolaio puntò subito lo sguardo lucido sul suo bracciale di platino - Ah, che nostalgia. I miei Bracciali del Destino. La mia scommessa col fato. Che purtroppo, grazie alle vostre anime appassionate, ho miseramente perso.-
- E' arrogante a gingillarsi così con la vita altrui.- gli disse Potter, fra i denti.
- Ma tu hai vinto, bambino sopravvissuto.-
- Io avrei vinto? Solo perché sono vivo?-
- No.- il sorriso mistico del gagia lo ipnotizzò quasi - Tu hai vinto perché la tua anima è più forte di ogni mia dannazione. Volevo il tuo spirito e quello del tuo compagno. Eppure incatenarvi per l'eternità, sperando che alla fine voi nemici vi sareste uccisi non ha funzionato. Perché il legame di sangue, di anima e corpo che c'è fra di voi è perfino più forte dell'odio che tu provi per il tuo vero nemico, Lord Voldemort.-
- Per lei potrà essere divertente ma le assicuro che la sua maledizione in questi otto anni ha funzionato bene.-
- Dici? Eppure tu sei più forte di prima, bambino sopravvissuto.-
- In cosa?-
- La tua anima. Legata a quella del signor Malfoy, è più fulgida che mai. Io posso vederla.-
- Le piacerebbe metterci le mani sopra, immagino.-
- Oh, non lo nego.- il Giocattolaio posò la tazza, vuota - Ma ci sono anime che nemmeno io posso catturare, nonostante la mia bella collezione.- e gl'indicò gli scaffali, colme di sfere multicolori - Sareste state due anime degne di ogni onore. Due pezzi introvabili. Esattamente come l'anima di un disperato.-
Hermione abbassò immediatamente il volto, evitando gli occhi del gagia.
Basta.
Non di nuovo.
- Collezionare anime per l'eternità senza dar loro pace le sembra giusto?- gli chiese Harry, furente.
- Anime come la tua non avranno mai pace, l'ho spiegato alla nostra comune amica, sei anni orsono. Le anime dei ribelli, le anime inquiete...non hanno pace neanche nell'aldilà. Come quelle dei disperati, che si dibattono, che bruciano, fino a spegnersi. Queste sono le uniche anime che io non posso collezionare.-
- Ora basta.-
Hermione scansò la tazza, infastidita.
- Non siamo qua per discutere di pezzi da collezione. Siamo qua per discutere di Kentron e Vargras.-
- Si.- soffiò il Giocattolaio, mettendosi comodo - So cosa vuoi chiedermi, mia cara. Ma bisognerà cominciare dal principio.-
- Siamo tutt'orecchi.-
Il vecchio rise, incrociando le dita.
- Cosa sapete dei draghi?-
- Sono creature magiche.- rispose Harry.
- Non parlo dei draghi di oggi, signor Potter.- replicò il Giocattolaio, agitando la mano e facendo sollevare un libro, dalla scrivania di cedro alle sue spalle - Parlo dei draghi che si sono istinti quasi mille anni fa.-
- Di cosa stai parlando?- interloquì Hermione - Non c'è differenza fra quelli di un secoli fa e quelli di oggi.-
- Oh, si invece, bambina.- disse in un soffio.
Il libro rilegato in pelle si aprì, davanti a loro, con un debole fruscio.
Con inchiostro vecchio su pagine ingiallite, i due Auror rimasero silenziosi di fronte a un'antica scrittura.
Un disegno...di un uomo con sembianze mostruose.
Artigli, squame, ali e coda.
Era il ritratto di Draco, sei anni prima.
- Mille anni orsono, l'ultimo discendente di una stirpe di draghi che possedevano forma umana, morì. Venne ucciso da un demone puro, che a quel tempo aveva appena diciassette anni. Un bambino, secondo gli standard dei demoni. Un demone che tu conosci bene, mia cara. Il tuo mentore.-
- Caesar?- alitò la Grifoncina.
- Esatto. All'età di diciassette anni, Caesar Noah Cameron uccise l'ultimo discendente di questa stirpe eccezionale, dotata di così grandi poteri da intimorire perfino i demoni puri. Nello scontro, il tuo maestro rischiò di morire. Solo la grande magia di suo padre lo salvò dalle ferite procurategli da quel drago.-
- Sta dicendo che i draghi prima potevano assumere le sembianze degli esseri umani?- allibì Harry - E mescolarsi con loro?-
- Esattamente. I draghi come i demoni, discendono tutti da grandi antenati. Tu, bambino sopravvissuto, porti in te e nel tuo Bracciale del Destino, uno dei padri sacri dei draghi. Kentron. Come la tua amica ti avrà già spiegato, nel bracciale con cui ti ho maledetto, risiedono i desideri e le passioni di quel grande drago, che combatté fino alla morte il suo immortale nemico Vargras, custodito ora nel corpo del signor Malfoy.-
- Un momento!- l'interruppe Hermione, sconvolta - Non mi avevi mai detto che sarebbero diventati due draghi anche loro!-
- Infatti non sono draghi. Né il signor Potter né il signor Malfoy sono dei veri draghi, mia cara. Ma questo non cambia il fatto che Kentron e Vargras siano in loro. E finché essi avranno vita, vivranno per combattersi. Questo è il segreto di quei bracciali. Questo è il Destino dei Bracciali. I tuoi amici non sono morti sotto la mia maledizione perché Kentron e Vargras rivivono nel loro antagonismo. attersi, per loro, sarà l'unica ragione di vita. Per tutta l'eternità.-
Il Giocattolaio osservò con sottile divertimento Harry Potter, mettersi le mani sul viso.
Probabilmente non era ciò che aveva sperato di sentire.
E probabilmente sperava ancora di potersi liberare, di quei Bracciali.
- Cosa possiamo fare?- chiese Hermione, per il suo amico.
- Dipende. Potete lasciarvi scivolare addosso questo potere...oppure dominarlo.- consigliò il gagia con voce calda, quasi tenera. Agitò di nuovo la mano in aria e da ogni parte della sua biblioteca cominciarono a raccogliersi libri, grandi, piccoli, vecchi, nuovi e rovinati - Io non posso fare molto per voi, in questo frangente, ma credo che dominare Kentron e Vargras sia la cosa più saggia da fare.- e puntò gli occhi scuri su Harry - A meno che non preferiate che siano loro alla fine, a controllare voi. Noto anche che il Bracciale è scheggiato.-
- Si, anche quello di Vargras.- replicò la Grifoncina.
- Possono essere riparati.-
- E come? E da chi soprattutto? Sono millenari!-
- Come molti esseri a questo mondo, mia cara.-
- Lasciate perdere.- li fermò Harry, distrutto - Senta...si spieghi, cosa dobbiamo fare?-
- Bhè, non ritengo che tu e il signor Malfoy, così giovani, abbiate il potere di riprendere quelle sembianze alate molto presto ma posso immaginare che più il tempo passerà, più tu e il tuo compagno sarete soggetti a questo potere. Prendetevi del tempo...e insieme cercate di dominarli.-
- Insieme.- riecheggiò Hermione - L'unica cosa che sanno fare insieme è massacrare i Mangiamorte.-
- Non ho mai detto che sarebbe stato facile, amica mia.- tubò saccente - Ecco, questo è ciò che vi servirà.-
La Grifoncina e il bambino sopravvissuto osservarono un cumulo di sette libri, che lentamente si posarono leggeri davanti a loro, sul tavolino.
- Dragonologia.- spiegò il Collezionista - Qui c'è la teoria. La pratica spetta a voi.-
- Cosa ti devo per questa cortesia?- frecciò Hermione, alzandosi in piedi.
- Nulla.-
- Nulla?- lo fissò diffidente - Non farmi ridere.-
- Ci sarebbe un'anima, vicina a voi...che sta per fare una fiammata molto interessante...- gli occhi del Giocattolaio la fecero trasalire - No, non pensare a te stessa. E' un altro disperato. Di quelli che se ne vedono pochi in giro.- si alzò, raggiungendo la finestra e guardando fuori - Credimi. Se tanto mi dà tanto, amica mia, questa persona accanto a voi farà il fuoco più maestoso a cui il mondo abbia mai assistito. Andate ora.-
Sorrise bieco, aprendo loro la porta.
- La fortuna sorride agli audaci. Confido che voi lo sarete, per vincere la vostra guerra.-
- Ci conti.- sibilò Harry Potter, senza guardarsi indietro - E conti anche sul fatto che un giorno troverò pace, a differenza di ciò che lei continua a sostenere.-
- Le anime come la tua non hanno mai pace. Fidati. Siete senza speranza.-
- Sbagliato.- Harry sorrise, gli occhi verdi pieni di luce - Io ne ho ancora.-
Si, lui una speranza l'aveva ancora.
E quando tornò a Hogwarts, quella sera verso le cinque del pomeriggio...rimase a osservare il sole, che impallidiva.
Alzò il polso destro.
Uno degli ultimi raggi di luce toccò il platino, facendolo rilucere come un diamante.
Dio.
Per sempre, per un uomo mortale come lui, era sempre parsa come una parola così incomprensibile.
Ora invece...tutto prendeva un aspetto diverso.
Seguendo il sorriso di Hermione, risalì nella Torre Oscura attorniati da ragazzi che tornavano a casa, per il week-end della festa magica nazionale di S. Elms, patrono e protettore dei Poltergeist.
Infatti grazie alla piccola vacanza che iniziava subito di venerdì sera, appena dopo le lezioni, Pix si era già dato da fare organizzando scherzi ovunque per la scuola e fuori, dove gli studenti si erano diretti alle carrozze.
Alcuni erano stati investiti da gavettoni gelidi o pieni di vernice, ma i due Auror avevano altro da fare in quel momento.
Quando raggiunsero la sala riunioni, salutarono ma nessuno dei presenti ricambiò.
Draco Malfoy stava appoggiato alla tavola della Mappa del Malandrino, col peso spostato in avanti, la testa bassa.
Sotto al naso una fialetta di acqua azzurra del Lazzaro e una rosa pallida, sotto una cupola di vetro.
Pansy e Ron stavano seduti sul divano, Elettra in poltrona, Edward sul bracciolo sopra di lei.
Jeager era già andato via coi demoni, Lucilla e gli altri Auror.
- Che succede?- alitò Hermione - E' successo qualcosa di grave?-
- Tom e i ragazzi stanno bene?- chiese anche Harry.
- Tranquillo, tutti bene.- lo placò Elettra, con dolcezza - Sono andato con Damon, a casa sua. Lord Michael voleva parlare con lui e s'è fatto accompagnare.-
- Non dovevate lasciarli andare in giro da soli.- disse la strega dagli occhi dorati - Sapete che Voldemort...-
- C'è Clay.- spiegò Ron - Se la sanno cavare. Ora però è meglio che vi sedete un attimo.-
- Insomma cos'è successo?-
- E' successo che ho finito i miei esperimenti col Lazzaro.- disse Draco, sollevando il viso.
Puntò gli occhi argentei su di loro.
Sembrava in tensione.
- E allora?- lo incalzò Potter.
Il pensiero di Draco gli sfrecciò in testa.
E allargando la bocca lasciò andare a terra tutti i libri.
- NON INVECCHIEREMO MAI PIU'???- urlò, fuori di sé.
- E tu come diavolo fai a saperlo?- sindacò Weasley, guardandolo sgomento - Chi te l'ha detto?-
- Come sarebbe non invecchieremo?- gracchiò Hermione, zittendo tutti quanti - Che vuol dire Draco?-
- Vuol dire che mi sono fatto due calcoli, dopo aver innaffiato questa rosa e averla messa sotto incantesimo temporale. Sotto questa cupola ho fatto andare avanti in tempo lentamente, per seguire ogni effetto.-
- Ebbene?-
- Ebbene l'ho bagnata con tutta una fiala.- soffiò, accendendosi una sigaretta - Una fiala equivale a una bagno di un minuto in quella vasca. Un minuto equivale a un anno di giovinezza, per noi. Secondo gli studi dei Medimaghi, è a partire dei trent'anni che comincia il decadimento delle cellule magiche. Chi era sopra i trent'anni di noi che siamo caduti nel Lazzaro, è ringiovanito nel fisico e qualsiasi tipo di ferita o malattia latente è stata risanata. Loro ricominceranno a invecchiare verso gli ottant'anni.-
- Quindi...Sirius resterà così finché non avrà ottant'anni?- trasalì Potter, con espressione al limite dell'umana comprensione - Compresa quell'oca di Deirdre che si lamentava perché si era bagnata i capelli???-
- Centro. Lo stesso i nostri genitori, Duncan, Ninfadora e tutti gli altri. Per noi invece la faccenda è diversa.- Draco detta un tiro, sedendosi esausto e stremato - La nostra "crescita magica" non aveva ancora terminato lo sviluppo.-
- E...e allora?- tremolò la voce della Grifoncina.
- E allora resterai giovane per sempre, amore.- fu la lapidaria risposta del fidanzato - Ecco la notizia.-
Giovani per sempre.
Ammollo cinque ore nel Lazzaro e...
Sarebbero stati così per sempre.
- Vuoi dire che dimostreremo per sempre ventotto anni?-
- Già.- Malfoy ciccò, per poi guardarla con aria serafica - La colpa non è mia, sia chiaro.-
- Come cavolo fai ad averla presa così bene?!- gli sibilò Pansy - Quando i nostri figli avranno quarant'anni e noi settanta loro sembreranno più vecchi di noi!-
- Per allora mi sarò inventato qualcosa.- li liquidò il biondo, lasciando tutti quanti sull'orlo di una crisi di nervi - Fino a quel momento abbiamo una soluzione meno cara del botulino. Vado a vestirmi per tornare a Londra.-
Sparito lui, che fischiettava, quel vanitoso, gli altri più traumatizzati si guardarono da capo a piedi.
Giovani per sempre...
Bhè, era il sogno di tante favole no?
- Mi serve qualcosa di forte.- mormorò Hermione.
- Anche a me,- la seguì Harry - tanto non può più farci male al fegato.-
E con estrema pazienza si rimisero a tavola, discutendo di quella situazione paradossale che li aspettava.
Niente vecchiaia, rughe, acciacchi, debolezze.
Ma solo...eterna giovinezza.


Hampshire.
Il pendolo nel salone della sobria ma elegante tenuta di campagna di Lord Michael Howthorne battè le sei di sera.
Si era fatto buio rapidamente, notò Asher Greyback, seduto in poltrona davanti al camino.
Sul divano, Cloe King, Tom Riddle, Neely Montgomery e Beatrix Vaughn.
Un elfo domestico sorridente entrò appena Damon gli aprì la porta di faggio dell'ingresso.
- Viva la maggiore età.- disse il Legimors, sedendosi accanto a Riddle e disperdendo bicchieri pieni di brandy, sangue per Trix o nel caso di Asher colmo di birra di malto.
- Prendiamolo come un aperitivo.- sospirò la King - I tuoi?-
- Arrivano.-
- Non volete discutere in privato? In famiglia?- gli chiese Neely, stringendogli la mano.
- La mia famiglia ce l'hai davanti.- le disse, portandosi il bicchiere alle labbra - Loro non lo sono mai stati.-
- Padrone, desidera altro?- chiese l'elfo.
- Due dita di veleno.-
- Liscio?-
Damon sorrise verso l'elfo - Mh, magari. No, niente Wig.-
- Bene. Buona permanenza a Howthorne Hall.- disse Wig educato, per poi sparire, zampettando via.
- Non mi piacciono gli elfi.- sibilò Asher, cupo.
- Hanno un cattivo sapore?- frecciò Cloe.
- Ne riparleremo quando avrò provato anche te.-
- Volete finirla voi due?- chiese Trix snervata, sfogliando una rivista - Per oggi ne ho basta di minacce di morte.-
La porta si aprì all'improvviso e Lord Michael fece il suo ingresso.
- Damon.- l'apostrofò, pacato come sempre, tenendo Lady Ethel teneramente per mano.
Quel gesto stranì il Legimors che però non fece commenti.
Non fece in tempo a farli.
La voce gli si seccò in gola. Sentì quasi di svenire.
Un dolore acuto gli serrò cuore con unghie cattive e affilate quando vide il ventre arrotondato di sua madre.
Era incinta.
Balzò in piedi, gli occhi celesti sgranati.
- Lady Ethel!- Cloe lo seguì, abbozzando appena un sorriso freddo - Aspetta un bambino...-
La madre di Damon si portò le mani al grembo, sorridendo con aria dolce, sognatrice.
- Già. Sono di quattro mesi.-
E poi, la voce raschiata del figlio. Come colpito a tradimento.
- Ecco perché quando siete venuti a trovarmi a scuola quando stavo male ti sei tenuta il cappotto.- disse il Legimors, tremando dentro, tremando tanto da sentirsi perfino nauseato.
Li fissò. Entrambi.
I suoi genitori lo guardavano.
Che aria di compatimento.
Ecco, finalmente anche il colpo finale, quello che sembrava non gli avessero ancora inferto, era arrivato.
Un altro figlio.
Un bambino perfetto.
- Non sapevamo come dirtelo.- mormorò sua madre - So che non è un buon periodo per te, che hai tante cose a cui pensare. Ma se potessimo parlarne...-
Damon la interruppe subito.
Se doveva bruciarsi, tanto valeva farlo subito.
Senza attendere oltre.
- Dove devo firmare?-
Lord Michael lo guardò per un secondo senza capire.
Poi il suo viso si contrasse in una maschera di rabbia. Non seppe nemmeno lui dire come ma mantenne il controllo.
- Ti ho chiesto di venire a casa per dirti che stai per avere un fratello, non per diseredarti.-
Altre sorprese.
Damon sollevò un sopracciglio, con fare ovviamente ironico.
- A no?- e scoccò un altro sguardo tagliente a sua madre, alla sua pancia così fastidiosa - Ora che sta per nascere il tuo erede perfetto che te ne fai di me? O magari è una bambina? Sai che nel Medioevo, in Oriente, le figlie femmine le buttavano nei burroni?-
Trix e Cloe lo strattonarono leggermente.
- Ora calmati.- gli disse la bionda - Damon stai esagerando.-
- Cloe ha ragione.- sibilò suo padre - Stai esagerando. Te l'ho detto. Non ho intenzione di cedere il tuo titolo a tuo fratello. Ti abbiamo chiamato per darti la bella notizia.-
- Perfetto. Ora l'ho sentita. Tanti auguri per il moccioso.- e si riprese il bomber nero - Immagino abbiate finito.-
- Aspetta, ti prego!- Lady Ethel lo guardò supplichevole - Non puoi restare? Damon...tesoro...ti prego...torna a casa!-
La scrutò, piegando la bocca.
Stava scherzando, vero?
- I vostri amici si sono messi a sparlare?- ironizzò, senza impedirsi di essere acido e cattivo.
- Piantala con questo tono, ne ho abbastanza!- lo ammonì lord Michael - Tua madre ti rivuole a casa, io ti rivoglio a casa! Non permetterò che tu viva alle spalle di Draco ancora per molto! Ti avverto Damon, non costringermi a tagliarti i fondi! O peggio a tagliarti fuori dall'eredità! Per averti a casa questo ed altro.-
- Come se avessi bisogno dei tuoi soldi.-
La risposta gelida e indifferente lasciò entrambi desolati.
- Toglimi la rendita.- lo sfidò il Legimors - Fallo, avanti. A differenza tua però ho qualcuno che mi darà una mano ugualmente. Ed è inutile che tenti di convincere anche Cloe. I King e Draco ormai sono fuori da questa storia. Cosa vuoi che ti dica? Che sono felice per voi? Perfetto. Congratulazioni per il marmocchio. Sarete dei genitori perfetti. In fondo chi commette gli stessi sbagli due volte?-
A quella stilettata, sua madre si portò una mano alla bocca.
- Lo so.- gli disse in un fiato - Lo so, davvero.-
- Cosa sai?- le disse Damon, perdendo quella calma che l'aveva sempre contraddistinto - Tu non sai niente! Dove diavolo sei stata in questi anni eh? Dove diavolo eri quando a nove anni le prime notti quelle visioni mi facevano nascondere sotto il letto e strillare per la paura? Sai dov'eri? Eh? Eri alle feste, o in giro coi vostri amici o magari a dormire come un'ipocrita nella tua bella stanza insonorizzata mentre io morivo di paura vedendo cadaveri ogni volta che chiudevo gli occhi! Ecco la verità! Tu non c'eri! Non ci siete mai stati per me! E se aveste un minimo di coscienza ci avreste pensato due volte prima di mettere al mondo un altro figlio!-
Finita la frase suo padre si avvicinò veloce.
Damon non si mosse, neanche quando sollevò la mano.
Non lo schiaffeggiò ma mancò poco.
Lord Michael fissò il figlio negli occhi azzurri.
Stessi e lucidi. Come i suoi.
- Tua madre non è nelle condizioni adatte per farsi strapazzare la coscienza.- gli disse, a bassa voce - Sappiamo che abbiamo sbagliato. So che a te non importa più, ma se potessi tornerei indietro e cambierei ogni singolo istante. Se potessi e se me lo permettessi ti cullerei la notte...- Damon serrò le mascelle, guardando altrove - Ma tu non lo accetterai più, vero?-
Suo padre sorrise, sconsolato.
- Si, è così. Mi dispiace, Damon. Siamo stati un fallimento con te. Su tutti i fronti. Eppure...è successo. Io e tua madre non volevamo un altro figlio. L'ultima cosa che volevamo era stillare in te il dubbio che avessimo cercato un altro erede. Tu sei e resterai sempre il futuro lord delle mie terre, della nostra famiglia. Ti chiedo solo di accettare questo bambino inaspettato, come abbiamo fatto noi.-
- Puoi farlo?- mormorò anche Lady Ethel, sgomenta.
- Sarete voi a crescerlo. Voi a viverci insieme.- rispose, alzando le spalle.
- Quindi...non tornerai a casa, vero?- sua madre abbassò il capo - Ci ho sperato, lo ammetto.-
- Tanto non cambierebbe nulla, mamma.-
- Si invece.-
- No. Io non mi sottoporrò alla Soppressione del dono.- disse, lapidario - Per quanto lo detesti, mi serve.-
- Non immischiarti in questa guerra.- lo pregò sua madre, prendendogli le mani - Ti prego tesoro! Pensaci! So quanto tieni ai tuoi amici ma...-
- Amici?- Damon scosse la testa, liberandosi con insolita delicatezza - Mamma. Ancora non hai capito? La famiglia che tu mi hai tolto, l'ho ritrovata a Hogwarts. E questo fratello che tu vuoi darmi...io ce l'ho già.-
Tom deglutì, osservando le spalle del suo migliore amico.
Col pensiero, era accanto a lui più che mai.
Semper fidelis.
Più tardi, sulla porta del maniero, i ragazzi se ne stavano andando.
Damon era rimasto sulla soglia, fermato per un braccio con gentilezza da suo padre.
- Non vuoi nemmeno più provare a mettere a posto le cose?- gli chiese Lord Michael.
- Non è questo il momento.- il Serpeverde inspirò, poggiandosi allo stipite finemente intagliato - Ora devo aiutare Draco, Harry e Tom. Questo dono almeno serve ad evitarci sorprese.-
- Verrai per la nascita di tuo fratello, a luglio?-
- Non lo so.-
Damon gli dette le spalle, ficcandosi le mani in tasca - Non lo so.-
- Ti aspettiamo.-
- Non farlo.-
- Non posso non farlo.- gli disse suo padre, scrutandolo con un'espressione che da tempo non gli usava.
Che strano.
Tutto d'improvviso era tornato indietro. Ai suoi nove anni.
Quella giornata a cavallo. La spensieratezza. La notte, il rovescio della medaglia.
L'incapacità di accettare un dono tanto grande, per un bambino così piccolo.
- Non cambiate la serratura.- borbottò, incamminandosi per raggiungere i suoi amici, che lo aspettavano al cancello agitando la mano.
- Tranquillo.- Lord Michael sorrise, vedendolo sparire nell'ombra del piccolo vialetto.
Come in un sogno. Un buio sogno, dove suo figlio era l'unico ad avere una piccola luce.
- Se sarò costretto, butterò giù la porta per te.-

 

 

 

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