Imperdonabile mancanza da parte mia.
Tempo fa ormai, Iceygaze, grande lettore e grande critico, ha scritto una one-shot bellissima che si chiama Just Friend su Trix e Milo. Iceygaze è un ragazzo e la sua voce narrante spiega decisamente meglio di me che a volte tendo a diventare melodrammatica anche con i personaggi maschili, i pensieri di Milo, così contorti e profondi.
Leggetela, ne vale davvero la pena ma prima di leggere questa fiction, v'invito a leggere Catena per l'Inferno, one shot che ho scritto io un anno fa. E' il primo bacio che la coppia s'è scambiata, spero che vi piaccia. Buona lettura per tutti.
Kysa.
Passata circa una settimana da quello che
i telecronisti babbani di Londra avevano definito uno spettacolo pirotecnico di
fuochi d'artificio, in cui a quanto pareva dei fuochi artigianali di privati
avevano assunto le sagome alate di due draghi, Harry Potter si trovava a Little
Mitchan, nel Dorset, dopo aver lasciato calmare un po' le acque.
Si trovava
in un luogo in cui non avrebbe mai voluto mettere piede ma...doveva farlo per
forza.
Col cappuccio nero calato sul capo, a proteggerlo dalla brezza fredda
dei primi di marzo, il bambino sopravvissuto si trovava davanti alla sede della
Dama Nera.
- Non possiamo tornare un'altra volta?- grugnì, alla sua
sinistra.
L'erede degli Hargrave, Hermione, gli sorrise con finta
dolcezza.
- No.- fu la lapidaria risposta - Vuoi sapere cosa vi è successo?
Bhè, solo il Giocattolaio può dirtelo.-
- Non ho voglia di rivedere quel
maledetto vecchio! Non dopo quello che mi ha fatto!-
- Posso capire la tua
reticenza ma...-
- Reticenza? Reticenza?- sbraitò - Mi ha legato per la vita
a Malfoy! No, dico. Tornassimo indietro nel tempo, cosa credevi impossibile
quanto eticamente immorale?-
- Vedere te e il mio ragazzo a letto insieme
mezzi nudi, alla fine del ballo del M.A.G.O.-
La scrutò sempre più
truce.
Di quella cosa scabrosa proprio non voleva parlarne! Non voleva
neanche sentirsela ricordare!
Gli veniva ancora i brividi!
- Non fare
storie.- lo spronò - Il Giocattolaio è quello che vi ha maledetti, sicuramente
sa molto più di noi di Dragonologia, non pensi?-
- Affanculo la
Dragonologia.- sibilò.
- Ehi, non sono stata io a farmi due voli su tutta una
Londra col naso in su in forma di lucertola preistorica perché vi siete
fatti scaraventare da Grimaldentis giù da quell'orrore di Arca, quindi
vediamo di risolvere la questione alla svelta. Anche a me non va di vedere
quelli della Dama ma non ci daranno fastidio, te lo prometto. Tu resti nascosto,
parliamo col maledetto vecchio, torniamo a Hogwarts, cerchiamo di capire se
Draco ha concluso la sua ricerca sul Lazzaro e sugli effetti che ci causerà e
poi ce ne torniamo a Londra per il week-end coi ragazzi, ok?-
- Ok una
sega.-
- Lo prenderò per un si.- sospirò Hermione, dopo di che si avvisò per
il lungo viale di ciottoli, abbracciato da un'eterna serie di statue alte e
composte. Erano saggi, si presumeva.
Bastone in ogni mano destra, una spada
nella sinistra.
Capo chino, occhi bassi.
Era strano ma davano una
sensazione di pace.
Il viale terminava davanti a un portone scuro, di legno
antico.
E poi il castello. La residenza dell'Ordine della Dama Nera, i Maghi
Oscuri della Gran Bretagna.
Non Mangiamorte. Ma gagia.
Il più grande
numero di gagia esistente nella loro patria.
Harry le stava a fianco, conscio
che la sua migliore amica...era praticamente tornata nel suo ambiente
naturale.
Lui invece era davanti ai suoi nemici naturali.
Che
strano.
Si passa una vita intera a combattere contro la magia oscura e
poi...si è costretti a ricorrere a ogni mezzo...in guerra.
La Grifoncina non
dovette neanche bussare.
Il portone si spalancò senza un cigolio, sinistro e
tetro.
L'antro che li aspettava, era buio e umido.
Sul pavimento
d'ingresso in marmo grigiastro, Harry notò il simbolo della Dama Nera.
Una
rosa, trafitta da una bacchetta verso il basso.
- Lascia parlare me.- gli
suggerì la strega.
- Tranquilla. Il primo che prova a chiacchierare lo
fulmino.-
- Io e te poi dobbiamo discutere anche di questo tuo nuovo
potere.-
- Credo di averlo sempre avuto.-
- Credo anche io.- Hermione gli
puntò addosso gli occhi dorati - Fa parte di te. Solo che prima dormiva.-
-
Già.-
Seguendola in silenzio, attirato solo dal fruscio del mantello della
sua amica che spazzava il pavimento lucidissimo ma rigato dal tempo, Harry vide
arazzi nascosti sotto arcate e volte, vide dipinti, affreschi.
Vide le grandi
battaglie dei maghi del passato, narrate su quelle pareti.
Come se l'eternità
si fosse raccolta in quel luogo.
Sacro e dannato al tempo stesso.
Hermione
si fermò all'improvviso, davanti a una parete anonima.
- Seguimi.- e gli
strizzò l'occhio, passando nel muro.
Potter scosse la testa, ma fece come gli
veniva ordinato.
Quando la rivide, erano in una stanza minuscola. Ancora più
buia del resto del castello.
Una stanza rotonda, dal soffitto bassissimo, con
un lucernario che faceva piovere una luce bianca e pallida sulle loro teste. E
poi si accorse di chi li aspettava.
Quattro uomini abbigliati di grigio fumo,
tre con una lunga barba e uno appena maggiorenne, li fissavano.
Mani
incrociate in grembo, occhi indifferenti al loro arrivo.
- A cosa dobbiamo la
visita, Lady Hargrave?- chiese il primo alla loro destra.
Hermione rispose
con tono basso, freddo, distaccato.
- Cerco il Collezionista di Anime.-
-
Il Giocattolaio non riceve visite.- la informò il ragazzo, scrutandola di
sbieco.
- Riceverà me invece.- replicò, impassibile.
- Te e la tua
scorta?- la sfidò blandamente un altro dei gagia anziani.
- Se per scorta
intendi Harry Potter...Galio.- lo informò lei, tanto che tutti e quattro
s'irrigidirono impercettibilmente - Si, direi che riceverà anche la mia regale
scorta.-
- Perché l'hai portato qua? Questo non è posto per il bambino
sopravvissuto.- le disse il ragazzo - Non per uno che disprezza la nostra
arte.-
- E gli dai torto?- Hermione sogghignò - Non ne ha tratto beneficio
come voi.-
- E come te, mia cara.- rispose Galio.
- Non ho mai tratto
beneficio da ciò che ho imparato qui.-
- Eppure qualcuno ora giace
all'inferno, grazie all'arte che hai imparato da me.-
- Se parli degli
Illuminati non disperarti per loro.- gli rispose, gelida - Ora banchettano col
diavolo.-
- Non ne dubito.-
- Allora?- li incalzò seccata da quell'attesa
- Harry Potter ha bisogno di parlare col Collezionista di Anime. Ha un debito
verso il bambino sopravvissuto e ritengo che sia l'ora di pagarlo. Ditemi
dov'è.-
I vecchi gagia si squadrarono, mentre il giovane puntava
Harry.
Fissò i suoi occhi smeraldini, la sua cicatrice.
Senza paura. Ma
con una brama curiosa, con orgoglio, con eccitazione.
Alla fine i vecchi le
fecero un cenno.
Galio le disse ciò che voleva.
- Il Giocattolaio si trova
nell'ala nord. Le sue stanze sono accanto a quelle di Magnus. Se lo vedi cerca
di non farlo irritare come al solito.-
- Non temere. Non sono in vena di
giocare Galio.-
- Ti do due ore.-
- Ce ne basta una. Grazie per la
calorosa accoglienza.- e senza aggiungere altro afferrò la mano del moro,
trascinandolo via, oltre il finto muro.
- Gente simpatica.- bofonchiò Harry,
una volta soli.
- Hn.- sibilò lei, sarcastica - Gente troppo interessata alla
sua grinzosa pellaccia vorrai dire.-
Man mano che attraversavano la sede
dell'Ordine dei gagia, il bambino sopravvissuto ebbe l'opportunità di notare
cose che un tempo non avrebbe creduto possibili.
Il silenzio di quel luogo, i
sussurri, i sibili appena pronunciati fra gli abitanti della sede della
Dama...facevano di quel luogo quasi una comunità spirituale.
Quando
attraversarono una grande, una titanica biblioteca scura, fatta di scaffali alti
d'ebano, notò l'assoluta riservatezza, la consapevolezza, il ligio dovere di
quelli che ora capiva essere...studiosi.
Grandi maghi. Ma anche grandi
pensatori.
Alcuni li fissavano appena, altri salutavano la sua amica con
brevi ma rispettosi cenni.
- Credevi fossero dei selvaggi, Harry?- gli chiese
Hermione, divertita.
- Un po', lo ammetto.-
E si sarebbe anche perso, se
lei non gli avesse fatto da guida in quel dedalo di corridoi, di stanze nascoste
dietro a tende, finte mura, finti specchi.
Quando giunsero davanti a una
porta, rimase un attimo perplesso davanti alla scritte fatte come con le unghie,
incise sul legno. Erano controincantesimi.
Per le maledizioni.
Hermione
fece per bussare ma la porta si aprì da sola.
Sorrise appena, trascinando
Harry dietro di sé.
Una volta dentro, si ritrovarono in un'altra biblioteca.
Più piccola.
Un ponticello di ferro battuto, li sovrastava.
E lì, Harry
rivide la persona che aveva dato inizio a tutto.
Il Giocattolaio stava in
piedi, in una veste bluastra di velluto, poggiato a un bastone.
Un cappello
schiacciato gli copriva tutta la fronte, fino alle rade sopracciglia
bianche.
- Mia cara.- apostrofò Hermione con voce che Potter a distanza di
tanti anni non riusciva a dimenticare - Sai sempre come stupirmi. È bello
rivederti, dopo sei lunghi anni.-
La Grifoncina lo fissò intensamente.
-
Sapevi che sarei venuta?-
- Lo speravo.- disse il Giocattolaio, scendendo a
passo lento la scaletta a chiocciola, che conduceva nella zona sottostante - E
vedo che hai condotto qua il mio esperimento fallito. Non so se gioire...davanti
a quest'anima ribelle così preziosa...o penarmi per la mia sconfitta.-
Di
fronte a loro, fece un inchino.
- Harry Potter.- salutò - Ci
rincontriamo.-
Il moro fece una smorfia.
- Ti ho visto appena ventenne. E
ora sei quasi un uomo. Quanti anni sono passati? Sette?-
- Otto.- replicò,
sprezzante.
- Hn, già. Un condannato conosce ogni attimo della sua pena.-
sorrise il vecchio, quasi con divertimento - Prego, seguitemi. Immagino vorrete
parlare di ciò che mi stava molto a cuore, tempo fa. Ho sentito voci
interessanti in quest'ultima settima.-
Li fece sedere attorno a un basso
tavolinetto di vetro azzurrognolo, satinato.
Con un gesto della sua mano
nodosa, apparvero tre tazze di vetro, uguali alla base del tavolo.
-
Thè?-
- Si, grazie.- rispose Hermione, sedendosi accanto a Harry - Cos'hai
sentito?-
- Oh, voci deliziose per un vecchio sognatore come me.- disse,
soavemente, portandosi la tazzina alle labbra sottili - Voci di fuochi dorati e
d'argento. Voci di esseri alati, scomparsi nell'alba dei tempi. Voci di
draghi.- sussurrò poi, con tono vibrante, pieno d'orgoglio.
- Non erano
voci.- sibilò Harry.
- Si, l'ho sperato.- il Giocattolaio puntò subito lo
sguardo lucido sul suo bracciale di platino - Ah, che nostalgia. I miei
Bracciali del Destino. La mia scommessa col fato. Che purtroppo, grazie alle
vostre anime appassionate, ho miseramente perso.-
- E' arrogante a
gingillarsi così con la vita altrui.- gli disse Potter, fra i denti.
- Ma tu
hai vinto, bambino sopravvissuto.-
- Io avrei vinto? Solo perché sono
vivo?-
- No.- il sorriso mistico del gagia lo ipnotizzò quasi - Tu hai vinto
perché la tua anima è più forte di ogni mia dannazione. Volevo il tuo spirito e
quello del tuo compagno. Eppure incatenarvi per l'eternità, sperando che alla
fine voi nemici vi sareste uccisi non ha funzionato. Perché il legame di sangue,
di anima e corpo che c'è fra di voi è perfino più forte dell'odio che tu provi
per il tuo vero nemico, Lord Voldemort.-
- Per lei potrà essere divertente ma
le assicuro che la sua maledizione in questi otto anni ha funzionato bene.-
-
Dici? Eppure tu sei più forte di prima, bambino sopravvissuto.-
- In
cosa?-
- La tua anima. Legata a quella del signor Malfoy, è più fulgida che
mai. Io posso vederla.-
- Le piacerebbe metterci le mani sopra,
immagino.-
- Oh, non lo nego.- il Giocattolaio posò la tazza, vuota - Ma ci
sono anime che nemmeno io posso catturare, nonostante la mia bella collezione.-
e gl'indicò gli scaffali, colme di sfere multicolori - Sareste state due anime
degne di ogni onore. Due pezzi introvabili. Esattamente come l'anima di un
disperato.-
Hermione abbassò immediatamente il volto, evitando gli occhi del
gagia.
Basta.
Non di nuovo.
- Collezionare anime per l'eternità senza
dar loro pace le sembra giusto?- gli chiese Harry, furente.
- Anime come la
tua non avranno mai pace, l'ho spiegato alla nostra comune amica, sei anni
orsono. Le anime dei ribelli, le anime inquiete...non hanno pace neanche
nell'aldilà. Come quelle dei disperati, che si dibattono, che bruciano,
fino a spegnersi. Queste sono le uniche anime che io non posso
collezionare.-
- Ora basta.-
Hermione scansò la tazza, infastidita.
-
Non siamo qua per discutere di pezzi da collezione. Siamo qua per discutere di
Kentron e Vargras.-
- Si.- soffiò il Giocattolaio, mettendosi comodo - So
cosa vuoi chiedermi, mia cara. Ma bisognerà cominciare dal principio.-
-
Siamo tutt'orecchi.-
Il vecchio rise, incrociando le dita.
- Cosa sapete
dei draghi?-
- Sono creature magiche.- rispose Harry.
- Non parlo dei
draghi di oggi, signor Potter.- replicò il Giocattolaio, agitando la mano e
facendo sollevare un libro, dalla scrivania di cedro alle sue spalle - Parlo dei
draghi che si sono istinti quasi mille anni fa.-
- Di cosa stai parlando?-
interloquì Hermione - Non c'è differenza fra quelli di un secoli fa e quelli di
oggi.-
- Oh, si invece, bambina.- disse in un soffio.
Il libro rilegato in
pelle si aprì, davanti a loro, con un debole fruscio.
Con inchiostro vecchio
su pagine ingiallite, i due Auror rimasero silenziosi di fronte a un'antica
scrittura.
Un disegno...di un uomo con sembianze mostruose.
Artigli,
squame, ali e coda.
Era il ritratto di Draco, sei anni prima.
- Mille anni
orsono, l'ultimo discendente di una stirpe di draghi che possedevano forma
umana, morì. Venne ucciso da un demone puro, che a quel tempo aveva appena
diciassette anni. Un bambino, secondo gli standard dei demoni. Un demone che tu
conosci bene, mia cara. Il tuo mentore.-
- Caesar?- alitò la Grifoncina.
-
Esatto. All'età di diciassette anni, Caesar Noah Cameron uccise l'ultimo
discendente di questa stirpe eccezionale, dotata di così grandi poteri da
intimorire perfino i demoni puri. Nello scontro, il tuo maestro rischiò di
morire. Solo la grande magia di suo padre lo salvò dalle ferite procurategli da
quel drago.-
- Sta dicendo che i draghi prima potevano assumere le sembianze
degli esseri umani?- allibì Harry - E mescolarsi con loro?-
- Esattamente. I
draghi come i demoni, discendono tutti da grandi antenati. Tu, bambino
sopravvissuto, porti in te e nel tuo Bracciale del Destino, uno dei padri sacri
dei draghi. Kentron. Come la tua amica ti avrà già spiegato, nel bracciale con
cui ti ho maledetto, risiedono i desideri e le passioni di quel grande drago,
che combatté fino alla morte il suo immortale nemico Vargras, custodito ora nel
corpo del signor Malfoy.-
- Un momento!- l'interruppe Hermione, sconvolta -
Non mi avevi mai detto che sarebbero diventati due draghi anche loro!-
-
Infatti non sono draghi. Né il signor Potter né il signor Malfoy sono dei veri
draghi, mia cara. Ma questo non cambia il fatto che Kentron e Vargras siano in
loro. E finché essi avranno vita, vivranno per combattersi. Questo è il segreto
di quei bracciali. Questo è il Destino dei Bracciali. I tuoi amici non sono
morti sotto la mia maledizione perché Kentron e Vargras rivivono nel loro
antagonismo. attersi, per loro, sarà l'unica ragione di vita. Per tutta
l'eternità.-
Il Giocattolaio osservò con sottile divertimento Harry Potter,
mettersi le mani sul viso.
Probabilmente non era ciò che aveva sperato di
sentire.
E probabilmente sperava ancora di potersi liberare, di quei
Bracciali.
- Cosa possiamo fare?- chiese Hermione, per il suo amico.
-
Dipende. Potete lasciarvi scivolare addosso questo potere...oppure dominarlo.-
consigliò il gagia con voce calda, quasi tenera. Agitò di nuovo la mano in aria
e da ogni parte della sua biblioteca cominciarono a raccogliersi libri, grandi,
piccoli, vecchi, nuovi e rovinati - Io non posso fare molto per voi, in questo
frangente, ma credo che dominare Kentron e Vargras sia la cosa più saggia da
fare.- e puntò gli occhi scuri su Harry - A meno che non preferiate che siano
loro alla fine, a controllare voi. Noto anche che il Bracciale è
scheggiato.-
- Si, anche quello di Vargras.- replicò la Grifoncina.
-
Possono essere riparati.-
- E come? E da chi soprattutto? Sono
millenari!-
- Come molti esseri a questo mondo, mia cara.-
- Lasciate
perdere.- li fermò Harry, distrutto - Senta...si spieghi, cosa dobbiamo
fare?-
- Bhè, non ritengo che tu e il signor Malfoy, così giovani, abbiate il
potere di riprendere quelle sembianze alate molto presto ma posso immaginare che
più il tempo passerà, più tu e il tuo compagno sarete soggetti a questo potere.
Prendetevi del tempo...e insieme cercate di dominarli.-
- Insieme.-
riecheggiò Hermione - L'unica cosa che sanno fare insieme è massacrare i
Mangiamorte.-
- Non ho mai detto che sarebbe stato facile, amica mia.- tubò
saccente - Ecco, questo è ciò che vi servirà.-
La Grifoncina e il bambino
sopravvissuto osservarono un cumulo di sette libri, che lentamente si posarono
leggeri davanti a loro, sul tavolino.
- Dragonologia.- spiegò il
Collezionista - Qui c'è la teoria. La pratica spetta a voi.-
- Cosa ti devo
per questa cortesia?- frecciò Hermione, alzandosi in piedi.
- Nulla.-
-
Nulla?- lo fissò diffidente - Non farmi ridere.-
- Ci sarebbe un'anima,
vicina a voi...che sta per fare una fiammata molto interessante...- gli occhi
del Giocattolaio la fecero trasalire - No, non pensare a te stessa. E' un altro
disperato. Di quelli che se ne vedono pochi in giro.- si alzò, raggiungendo la
finestra e guardando fuori - Credimi. Se tanto mi dà tanto, amica mia, questa
persona accanto a voi farà il fuoco più maestoso a cui il mondo abbia mai
assistito. Andate ora.-
Sorrise bieco, aprendo loro la porta.
- La
fortuna sorride agli audaci. Confido che voi lo sarete, per vincere la vostra
guerra.-
- Ci conti.- sibilò Harry Potter, senza guardarsi indietro - E conti
anche sul fatto che un giorno troverò pace, a differenza di ciò che lei continua
a sostenere.-
- Le anime come la tua non hanno mai pace. Fidati. Siete senza
speranza.-
- Sbagliato.- Harry sorrise, gli occhi verdi pieni di luce - Io ne
ho ancora.-
Si, lui una speranza l'aveva ancora.
E quando tornò a
Hogwarts, quella sera verso le cinque del pomeriggio...rimase a osservare il
sole, che impallidiva.
Alzò il polso destro.
Uno degli ultimi raggi di
luce toccò il platino, facendolo rilucere come un diamante.
Dio.
Per
sempre, per un uomo mortale come lui, era sempre parsa come una parola così
incomprensibile.
Ora invece...tutto prendeva un aspetto diverso.
Seguendo
il sorriso di Hermione, risalì nella Torre Oscura attorniati da ragazzi che
tornavano a casa, per il week-end della festa magica nazionale di S. Elms,
patrono e protettore dei Poltergeist.
Infatti grazie alla piccola vacanza che
iniziava subito di venerdì sera, appena dopo le lezioni, Pix si era già dato da
fare organizzando scherzi ovunque per la scuola e fuori, dove gli studenti si
erano diretti alle carrozze.
Alcuni erano stati investiti da gavettoni gelidi
o pieni di vernice, ma i due Auror avevano altro da fare in quel
momento.
Quando raggiunsero la sala riunioni, salutarono ma nessuno dei
presenti ricambiò.
Draco Malfoy stava appoggiato alla tavola della Mappa del
Malandrino, col peso spostato in avanti, la testa bassa.
Sotto al naso una
fialetta di acqua azzurra del Lazzaro e una rosa pallida, sotto una cupola di
vetro.
Pansy e Ron stavano seduti sul divano, Elettra in poltrona, Edward sul
bracciolo sopra di lei.
Jeager era già andato via coi demoni, Lucilla e gli
altri Auror.
- Che succede?- alitò Hermione - E' successo qualcosa di
grave?-
- Tom e i ragazzi stanno bene?- chiese anche Harry.
- Tranquillo,
tutti bene.- lo placò Elettra, con dolcezza - Sono andato con Damon, a casa sua.
Lord Michael voleva parlare con lui e s'è fatto accompagnare.-
- Non dovevate
lasciarli andare in giro da soli.- disse la strega dagli occhi dorati - Sapete
che Voldemort...-
- C'è Clay.- spiegò Ron - Se la sanno cavare. Ora però è
meglio che vi sedete un attimo.-
- Insomma cos'è successo?-
- E' successo
che ho finito i miei esperimenti col Lazzaro.- disse Draco, sollevando il
viso.
Puntò gli occhi argentei su di loro.
Sembrava in tensione.
- E
allora?- lo incalzò Potter.
Il pensiero di Draco gli sfrecciò in testa.
E
allargando la bocca lasciò andare a terra tutti i libri.
- NON INVECCHIEREMO
MAI PIU'???- urlò, fuori di sé.
- E tu come diavolo fai a saperlo?- sindacò
Weasley, guardandolo sgomento - Chi te l'ha detto?-
- Come sarebbe non
invecchieremo?- gracchiò Hermione, zittendo tutti quanti - Che vuol dire
Draco?-
- Vuol dire che mi sono fatto due calcoli, dopo aver innaffiato
questa rosa e averla messa sotto incantesimo temporale. Sotto questa cupola ho
fatto andare avanti in tempo lentamente, per seguire ogni effetto.-
-
Ebbene?-
- Ebbene l'ho bagnata con tutta una fiala.- soffiò, accendendosi una
sigaretta - Una fiala equivale a una bagno di un minuto in quella vasca. Un
minuto equivale a un anno di giovinezza, per noi. Secondo gli studi dei
Medimaghi, è a partire dei trent'anni che comincia il decadimento delle cellule
magiche. Chi era sopra i trent'anni di noi che siamo caduti nel Lazzaro, è
ringiovanito nel fisico e qualsiasi tipo di ferita o malattia latente è stata
risanata. Loro ricominceranno a invecchiare verso gli ottant'anni.-
-
Quindi...Sirius resterà così finché non avrà ottant'anni?- trasalì Potter, con
espressione al limite dell'umana comprensione - Compresa quell'oca di Deirdre
che si lamentava perché si era bagnata i capelli???-
- Centro. Lo stesso i
nostri genitori, Duncan, Ninfadora e tutti gli altri. Per noi invece la faccenda
è diversa.- Draco detta un tiro, sedendosi esausto e stremato - La nostra
"crescita magica" non aveva ancora terminato lo sviluppo.-
- E...e allora?-
tremolò la voce della Grifoncina.
- E allora resterai giovane per sempre,
amore.- fu la lapidaria risposta del fidanzato - Ecco la notizia.-
Giovani
per sempre.
Ammollo cinque ore nel Lazzaro e...
Sarebbero stati così per
sempre.
- Vuoi dire che dimostreremo per sempre ventotto anni?-
- Già.-
Malfoy ciccò, per poi guardarla con aria serafica - La colpa non è mia, sia
chiaro.-
- Come cavolo fai ad averla presa così bene?!- gli sibilò Pansy -
Quando i nostri figli avranno quarant'anni e noi settanta loro sembreranno più
vecchi di noi!-
- Per allora mi sarò inventato qualcosa.- li liquidò il
biondo, lasciando tutti quanti sull'orlo di una crisi di nervi - Fino a quel
momento abbiamo una soluzione meno cara del botulino. Vado a vestirmi per
tornare a Londra.-
Sparito lui, che fischiettava, quel vanitoso, gli altri
più traumatizzati si guardarono da capo a piedi.
Giovani per
sempre...
Bhè, era il sogno di tante favole no?
- Mi serve qualcosa di
forte.- mormorò Hermione.
- Anche a me,- la seguì Harry - tanto non può più
farci male al fegato.-
E con estrema pazienza si rimisero a tavola,
discutendo di quella situazione paradossale che li aspettava.
Niente
vecchiaia, rughe, acciacchi, debolezze.
Ma solo...eterna
giovinezza.
Hampshire.
Il pendolo nel salone della sobria ma
elegante tenuta di campagna di Lord Michael Howthorne battè le sei di
sera.
Si era fatto buio rapidamente, notò Asher Greyback, seduto in poltrona
davanti al camino.
Sul divano, Cloe King, Tom Riddle, Neely Montgomery e
Beatrix Vaughn.
Un elfo domestico sorridente entrò appena Damon gli aprì la
porta di faggio dell'ingresso.
- Viva la maggiore età.- disse il Legimors,
sedendosi accanto a Riddle e disperdendo bicchieri pieni di brandy, sangue per
Trix o nel caso di Asher colmo di birra di malto.
- Prendiamolo come un
aperitivo.- sospirò la King - I tuoi?-
- Arrivano.-
- Non volete discutere
in privato? In famiglia?- gli chiese Neely, stringendogli la mano.
- La mia
famiglia ce l'hai davanti.- le disse, portandosi il bicchiere alle labbra - Loro
non lo sono mai stati.-
- Padrone, desidera altro?- chiese l'elfo.
- Due
dita di veleno.-
- Liscio?-
Damon sorrise verso l'elfo - Mh, magari. No,
niente Wig.-
- Bene. Buona permanenza a Howthorne Hall.- disse Wig educato,
per poi sparire, zampettando via.
- Non mi piacciono gli elfi.- sibilò Asher,
cupo.
- Hanno un cattivo sapore?- frecciò Cloe.
- Ne riparleremo quando
avrò provato anche te.-
- Volete finirla voi due?- chiese Trix snervata,
sfogliando una rivista - Per oggi ne ho basta di minacce di morte.-
La porta
si aprì all'improvviso e Lord Michael fece il suo ingresso.
- Damon.-
l'apostrofò, pacato come sempre, tenendo Lady Ethel teneramente per
mano.
Quel gesto stranì il Legimors che però non fece commenti.
Non fece
in tempo a farli.
La voce gli si seccò in gola. Sentì quasi di svenire.
Un
dolore acuto gli serrò cuore con unghie cattive e affilate quando vide il ventre
arrotondato di sua madre.
Era incinta.
Balzò in piedi, gli occhi
celesti sgranati.
- Lady Ethel!- Cloe lo seguì, abbozzando appena un sorriso
freddo - Aspetta un bambino...-
La madre di Damon si portò le mani al grembo,
sorridendo con aria dolce, sognatrice.
- Già. Sono di quattro mesi.-
E
poi, la voce raschiata del figlio. Come colpito a tradimento.
- Ecco perché
quando siete venuti a trovarmi a scuola quando stavo male ti sei tenuta il
cappotto.- disse il Legimors, tremando dentro, tremando tanto da sentirsi
perfino nauseato.
Li fissò. Entrambi.
I suoi genitori lo
guardavano.
Che aria di compatimento.
Ecco, finalmente anche il colpo
finale, quello che sembrava non gli avessero ancora inferto, era arrivato.
Un
altro figlio.
Un bambino perfetto.
- Non sapevamo come dirtelo.- mormorò
sua madre - So che non è un buon periodo per te, che hai tante cose a cui
pensare. Ma se potessimo parlarne...-
Damon la interruppe subito.
Se
doveva bruciarsi, tanto valeva farlo subito.
Senza attendere oltre.
- Dove
devo firmare?-
Lord Michael lo guardò per un secondo senza capire.
Poi il
suo viso si contrasse in una maschera di rabbia. Non seppe nemmeno lui dire come
ma mantenne il controllo.
- Ti ho chiesto di venire a casa per dirti che stai
per avere un fratello, non per diseredarti.-
Altre sorprese.
Damon sollevò
un sopracciglio, con fare ovviamente ironico.
- A no?- e scoccò un altro
sguardo tagliente a sua madre, alla sua pancia così fastidiosa - Ora che sta per
nascere il tuo erede perfetto che te ne fai di me? O magari è una bambina? Sai
che nel Medioevo, in Oriente, le figlie femmine le buttavano nei
burroni?-
Trix e Cloe lo strattonarono leggermente.
- Ora calmati.- gli
disse la bionda - Damon stai esagerando.-
- Cloe ha ragione.- sibilò suo
padre - Stai esagerando. Te l'ho detto. Non ho intenzione di cedere il tuo
titolo a tuo fratello. Ti abbiamo chiamato per darti la bella notizia.-
-
Perfetto. Ora l'ho sentita. Tanti auguri per il moccioso.- e si riprese il
bomber nero - Immagino abbiate finito.-
- Aspetta, ti prego!- Lady Ethel lo
guardò supplichevole - Non puoi restare? Damon...tesoro...ti prego...torna a
casa!-
La scrutò, piegando la bocca.
Stava scherzando, vero?
- I vostri
amici si sono messi a sparlare?- ironizzò, senza impedirsi di essere acido e
cattivo.
- Piantala con questo tono, ne ho abbastanza!- lo ammonì lord
Michael - Tua madre ti rivuole a casa, io ti rivoglio a casa! Non permetterò che
tu viva alle spalle di Draco ancora per molto! Ti avverto Damon, non
costringermi a tagliarti i fondi! O peggio a tagliarti fuori dall'eredità! Per
averti a casa questo ed altro.-
- Come se avessi bisogno dei tuoi
soldi.-
La risposta gelida e indifferente lasciò entrambi desolati.
-
Toglimi la rendita.- lo sfidò il Legimors - Fallo, avanti. A differenza tua però
ho qualcuno che mi darà una mano ugualmente. Ed è inutile che tenti di
convincere anche Cloe. I King e Draco ormai sono fuori da questa storia. Cosa
vuoi che ti dica? Che sono felice per voi? Perfetto. Congratulazioni per il
marmocchio. Sarete dei genitori perfetti. In fondo chi commette gli stessi
sbagli due volte?-
A quella stilettata, sua madre si portò una mano alla
bocca.
- Lo so.- gli disse in un fiato - Lo so, davvero.-
- Cosa sai?- le
disse Damon, perdendo quella calma che l'aveva sempre contraddistinto - Tu non
sai niente! Dove diavolo sei stata in questi anni eh? Dove diavolo eri quando a
nove anni le prime notti quelle visioni mi facevano nascondere sotto il letto e
strillare per la paura? Sai dov'eri? Eh? Eri alle feste, o in giro coi vostri
amici o magari a dormire come un'ipocrita nella tua bella stanza insonorizzata
mentre io morivo di paura vedendo cadaveri ogni volta che chiudevo gli occhi!
Ecco la verità! Tu non c'eri! Non ci siete mai stati per me! E se aveste un
minimo di coscienza ci avreste pensato due volte prima di mettere al mondo un
altro figlio!-
Finita la frase suo padre si avvicinò veloce.
Damon non si
mosse, neanche quando sollevò la mano.
Non lo schiaffeggiò ma mancò
poco.
Lord Michael fissò il figlio negli occhi azzurri.
Stessi e lucidi.
Come i suoi.
- Tua madre non è nelle condizioni adatte per farsi strapazzare
la coscienza.- gli disse, a bassa voce - Sappiamo che abbiamo sbagliato. So che
a te non importa più, ma se potessi tornerei indietro e cambierei ogni singolo
istante. Se potessi e se me lo permettessi ti cullerei la notte...- Damon serrò
le mascelle, guardando altrove - Ma tu non lo accetterai più, vero?-
Suo
padre sorrise, sconsolato.
- Si, è così. Mi dispiace, Damon. Siamo stati un
fallimento con te. Su tutti i fronti. Eppure...è successo. Io e tua madre non
volevamo un altro figlio. L'ultima cosa che volevamo era stillare in te il
dubbio che avessimo cercato un altro erede. Tu sei e resterai sempre il futuro
lord delle mie terre, della nostra famiglia. Ti chiedo solo di accettare questo
bambino inaspettato, come abbiamo fatto noi.-
- Puoi farlo?- mormorò anche
Lady Ethel, sgomenta.
- Sarete voi a crescerlo. Voi a viverci insieme.-
rispose, alzando le spalle.
- Quindi...non tornerai a casa, vero?- sua madre
abbassò il capo - Ci ho sperato, lo ammetto.-
- Tanto non cambierebbe nulla,
mamma.-
- Si invece.-
- No. Io non mi sottoporrò alla Soppressione del
dono.- disse, lapidario - Per quanto lo detesti, mi serve.-
- Non
immischiarti in questa guerra.- lo pregò sua madre, prendendogli le mani - Ti
prego tesoro! Pensaci! So quanto tieni ai tuoi amici ma...-
- Amici?- Damon
scosse la testa, liberandosi con insolita delicatezza - Mamma. Ancora non hai
capito? La famiglia che tu mi hai tolto, l'ho ritrovata a Hogwarts. E questo
fratello che tu vuoi darmi...io ce l'ho già.-
Tom deglutì, osservando le
spalle del suo migliore amico.
Col pensiero, era accanto a lui più che
mai.
Semper fidelis.
Più tardi, sulla porta del maniero, i
ragazzi se ne stavano andando.
Damon era rimasto sulla soglia, fermato per un
braccio con gentilezza da suo padre.
- Non vuoi nemmeno più provare a mettere
a posto le cose?- gli chiese Lord Michael.
- Non è questo il momento.- il
Serpeverde inspirò, poggiandosi allo stipite finemente intagliato - Ora devo
aiutare Draco, Harry e Tom. Questo dono almeno serve ad evitarci sorprese.-
-
Verrai per la nascita di tuo fratello, a luglio?-
- Non lo so.-
Damon gli
dette le spalle, ficcandosi le mani in tasca - Non lo so.-
- Ti
aspettiamo.-
- Non farlo.-
- Non posso non farlo.- gli disse suo padre,
scrutandolo con un'espressione che da tempo non gli usava.
Che
strano.
Tutto d'improvviso era tornato indietro. Ai suoi nove anni.
Quella
giornata a cavallo. La spensieratezza. La notte, il rovescio della
medaglia.
L'incapacità di accettare un dono tanto grande, per un bambino così
piccolo.
- Non cambiate la serratura.- borbottò, incamminandosi per
raggiungere i suoi amici, che lo aspettavano al cancello agitando la mano.
-
Tranquillo.- Lord Michael sorrise, vedendolo sparire nell'ombra del piccolo
vialetto.
Come in un sogno. Un buio sogno, dove suo figlio era l'unico ad
avere una piccola luce.
- Se sarò costretto, butterò giù la porta per
te.-
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