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Autore: DreamsofMartina    30/04/2007    3 recensioni
Sono passati tre anni dalla partenza di Li, ma Sakura lo ama ancora: "Un fiore cadde da un albero, il petalo rosa si poggiò sulla mano della ragazza che rivide il suo amore, una lacrima le rigò il volto e il vento che spirava in quel momento la portò via con sè, era l'ultima che avrebbe versato per lui" ripreso dal primo capitolo. Una soffitta, dove la polvere regna sovrana, è la custode di un libro dimenticato, di un libro maledetto, la prigione di colei che scioglie gli eseciti. Se vi ho incuriosito un pochiiino, vi prego leggete questa mia primissima fanfiction. Consigliata a coloro che amano la coppia Sakura-Li. GENERE: Avventura, Romantico, Triste e Fantasy.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un pò tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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RIDDLES LONG THE WAY

 

 

 

 

La donna si lasciò cadere pesantemente sulla poltrona, sfinita per il grande dispendio di energie, lasciò che le braccia cadessero senza vita sui fianchi e chiuse gli occhi abbandonandosi al riposo. Improvvisamente un potente fascio di luce dorata invase la stanza, due mani visibilmente maschili iniziarono a massaggiarle le spalle, ella mantenendo chiusi gli occhi, proferì con solennità: “Il mio lavoro è terminato, ora dovranno cavarsela da soli, non c’è più niente che possiamo fare.”

L’uomo sospirò: “Lo so, lo so, ti ringrazio per ciò che hai fatto, vuol dire molto per me.”

La donna sorrise e d’improvviso spalancò gli occhi, un’aura rosa si avvolse intorno al suo corpo facendolo levitare da terra, quando finalmente i suoi piedi ritoccarono il suolo, lei era completamente cambiata: i capelli fino a un momento prima neri, ora erano di un rosa intenso ed oscillavano elegantemente sulle sue spalle, indossava una lunga veste bianca ricoperta da un’armatura a placche rosa e viola, la sua mano destra teneva saldamente un ventaglio bianco con sfumature arancione-chiaro, nonostante la rarità e l’accurata manifattura di ogni singolo oggetto che ella indossava, nessuno di questi era riuscito però, malgrado i vivi e vani tentativi, a raggiungere o essere solamente paragonato alla maestosa e regale coda di pavone che si stagliava rosa e argentea dietro le sue spalle e che, talmente estesa, le avvolgeva il corpo.

Ecco che solo ora che il suo corpo era mutato, la donna decise di rivolgersi, faccia a faccia, con il  suo interlocutore: “Sai bene che i propositi che mi hanno spinto e che mi spingono tutt’ora ad aiutare quel giovane, non sono a causa della tua supplica: lo faccio in memoria di Leto, molto dolore le causai, è arrivata l’ora che anch’io espi le mie colpe.” La donna allora si avvicinò all’uomo, gli prese le mani e sorrise: “E’ ora di andare mio sposo, sull’alto monte che domina  la regione ove la Bellica e la Savia sono le regine, è attesa la nostra figura.”

In quell’istante le due sagome lasciarono la casa.

 

“Perdonami Cassandra, quel poco che ho potuto rivelare è tutto ciò che mi hanno concesso di dirti,  se pur inesorabili le leggi di Lachesi vanno rispettate, anche l’occhio della saggia Pizia che volge lontano il suo sguardo, viene fermato da un alto muro invalicabile, insormontabile.

Non ho molto tempo, solo pochi minuti prima che la Moira mi scopra, perciò porgi l’orecchio: devi assolutamente trovare Philottete e convincerlo ad allenarti, so d’infrangere ancora un’altra regola ma urge che tu sappia la veridicità delle parole di Ippolita, solo un’immortale può sposare un dio, non scoraggiarti udendo queste parole perché non tutto è perduto, tu non sei nata tra le mura di Ilios, Cassandra il tempo a mia disposizione è giunto al termine, ti prego trova Philottete è… importante… solo tu ci puoi salvare… solo tu!”

 

Sakura spalancò gli occhi, ma i raggi solari troppo forti la costrinsero a richiuderli, allora riparandosi il viso con una mano cercò di alzarsi, appena in piedi si voltò e vide Li visibilmente sconvolto avvicinarsi a grandi falcate.

“Sakura non ho la più pallida idea di dove siamo finiti, deve essere stata quella fattucchiera di mia madre a lanciarci qualche strano incanto, questo posto non somiglia a nessuno di quelli che conosco.”

Sakura allora si guardò intorno: si trovavano al lato di quella che sembrava una piazza, o che almeno ne emulava la forma rotonda, al centro vi era una fontana con la base immersa in una piccola vasca circolare, protetta da una coperta di ninfee; tutto intorno crescevano cespugli di rose selvatiche, alberi di mele e albicocche dove bambini, arrampicati uno sulle spalle dell’altro, cercavano invano di coglierne i frutti. Un colonnato dorico di marmo bianco vestito di glicini rosa e viola, delimitava la metà della circonferenza del foro e proprio di fronte a lei, una scala nascosta dal verde conduceva a quelle, che viste da lontano, sembravano case e ad un tempio che spiccava per la sua imponenza.

Ma quello che saltava all’occhio, quello che mozzava il fiato, erano le figure raccolte intorno alla piazza, donne e uomini che chiacchieravano, scambiandosi opinioni, animatamente: le prime indossavano tuniche di lino dai colori leggeri, lilla e turchese, i capelli visibilmente lunghi erano intrecciati e arrotolati sulla nuca; bracciali, cavigliere, collane di zaffiri e orecchini non facevano che esaltare maggiormente le figure femminili. Gli uomini vestivano tuniche dalle tinte accese, rosso e blu erano i più presenti, i capelli erano tagliati corti e abbelliti da fasce dorate legate dietro la nuca, le loro conversazioni dovevano essere di genere politico o militare perché alcuni di essi emulavano duelli con le spade o si davano un contegno regale, il tutto bevendo coppe di vino che un ragazzo, forse uno schiavo, si sbrigava a riempire non appena vuote.

Sakura alzò lo sguardo e vide che dall’alto di una collina, un magnifico palazzo dominava la vallata sottostante, a lei sembrava aver già visto altrove quella costruzione con i suoi grandi balconi dai quali si poteva scorgere tutta la città… scosse lievemente la testa, come scacciare quei pensieri poco razionali e si voltò altrove, di fronte a lei si stagliarono delle alte mura di pietra che adempivano al compito di difendere e custodire la polis, in quel momento tutto le fu chiaro; sorrise a Li e con le lacrime che promettevano di bagnarle le guance molto presto disse: “Li, conosco questa città, siamo a Ilios… a casa mia!”

Il ragazzo l’abbracciò e lei poggiò la testa sulla sua spalla, rimasero in quella posizione per alcuni minuti, poi improvvisamente la ragazza si sciolse dall’abbraccio e, ripreso il controllo di sé, si accorse delle trasformazioni che i loro corpi avevano subito durante quel salto temporale: i suoi capelli si erano allungati ancora arrivando fino al bacino ed erano tenuti composti da due trecce fermate con una spilla dietro al capo, anche il suo abbigliamento era cambiato ora indossava un chitone di lino bianco che le arrivava alle caviglie ed un lungo himàtion1 rosso con disegni in filigrana dorata, il braccio destro era impreziosito da un bracciale blu posizionato sotto la spalla e ai piedi indossava sandali di cuoio. Anche Li si accorse dei cambiamenti subiti, indossava un chitone eteromàschalos2 rosso legato alla spalla da un spilla d’oro e i suoi capelli, fino a pochi secondi prima corti, ora erano lunghi fino alle spalle ed il colore scurito magicamente; i piedi erano fasciati da sandali di cuoio scuro.

Sakura si coprì il volto con il mantello e, presa la mano del ragazzo, iniziò a camminare verso il centro della città.

Camminavano solo da pochi minuti, ma la ragazza non aveva smesso di guardarsi intorno, voltava il viso a destra e a manca e, non appena scorgeva un passante si affrettava a coprirsi con il cappuccio dell’himàtion: era palese che stesse cercando qualcosa, il ragazzo se n’era accorto immediatamente ed era del tutto intenzionato a scoprire chi o cosa fosse; l’occasione si presentò non appena furono in vista di quella che, a detta di Sakura, doveva essere la piazza principale della città, una folla si stava riversando nella via che i due giovani stavano percorrendo, la ragazza si sentì perduta e bloccatasi in mezzo alla strada non aveva la più pallida idea sul da farsi, Li fu più rapido e con una mossa fulminea prese la ragazza per la vita e la trascinò in uno dei vicoli laterali appoggiando le mani al muro così da coprirla con il suo corpo.

Sakura teneva gli occhi ostinatamente chiusi e sentiva il suo cuore battere così forte che sarebbe potuto uscirle dal corpo in un secondo, quando il rumore si fu acquietato li riaprì e arrossì vistosamente comprendendo la situazione imbarazzante che si era creata; sorrise al ragazzo ma non appena aprì la bocca per ringraziarlo la richiuse immediatamente, capì troppo tardi in che guaio si era cacciata: ormai era in trappola!

“Cosa stai cercando, Sakura?” le chiese Li calcando quell’ultima parola.

La ragazza tentò in vano di divincolarsi, le braccia del ragazzo erano troppo forti per poter fuggire, si arrese e sospirando disse: “Sto cercando un segno.”

Il ragazzo la guardò incredulo: “Un segno?”

“Sì un segno – disse la ragazza guardandolo – scusami Li ma io non ti ho detto tutta la verità, quando ero svenuta tua madre mi è apparsa in sogno e mi ha parlato: è come se il puzzle della mia vita si stesse ricomponendo, pezzo dopo pezzo, ed ho la sensazione che qualcuno serbi in sé un segreto che io devo assolutamente conoscere, dove…”

Non riuscì a terminare la frase, Li aveva appena dato un pugno al muro ed ora dalla sua mano sgorgavano stille rosse, ma lui sembrava non prestarci attenzione: “Basta! Non ne posso più di queste fandonie! Prima mia madre mi dice che sono una specie di dio venuto da non so dove e come se non bastasse mi spedisce anche in questo «non so dove», ed ora tu che mi dici di credere alle sue parole e devi assolutamente trovare questo Philottete! Basta non voglio sentire un’altra parola e sai che ti dico, me ne vado!”

Il ragazzo si voltò e nella foga non si accorse di aver urtato qualcosa che si ruppe, permettendo al suo contenuto di riversarsi per terra. Sakura si volse e vide un’anziana mendicante con il capo coperto da un velo nero, intenta a raccogliere le monete che erano cadute dalla ciotola d’argilla ormai rotta; si inginocchiò ed iniziò anch’essa a raccogliere i coni: “Deve scusare il mio compagno signora, lui non lo ha fatto apposta non si era accorto di avere qualcuno dietro, sono mortificata, la prego di dirmi in che modo posso scusarmi.”

“ Non ce n’è bisogno prigkepas3 – la ragazza si sentì inerme, era stata scoperta – non preoccuparti, nessuno saprà chi sei, come sei cresciuta dall’ultima volta che ti ho visto!”

Sakura era sorpresa: “Lei mi conosce?”

La donna sorrise: “ Ma certo, devi sapere che io lavoravo al palazzo come dama di compagnia, ma non è per questo che sono qui: per giungere nel luogo che cerchi devi trovare la dimora dell’uomo che ami, entraci ed esci dalla porta che solo tu conosci, lì troverai le lacrime del cielo che tanto ami, bagna i tuoi piedi e la via ti sarà mostrata.”

Sakura baciò le mani della donna: “Grazie, grazie di cuore!” poi si volse verso Li che l’aiutò ad alzarsi, lei gli sorrise raggiante: “Li ora so, so dove dobbiamo andare, me lo ha detto quella donna.” disse indicando il luogo dove, fino a due secondi prima, si trovava la mendicante intenta a raccogliere le monete, Li si voltò: “Sakura, ne sei sicura? Qui non c’è nessuno!” 

La ragazza constatò amaramente che l’angolo, occupato solo pochi momenti prima dalla donna, era vuoto: “ Eppure era lì, te lo giuro l’ho anche aiutata a raccogliere le monete!”

Il ragazzo le prese la mano e sorrise: “Scusa per prima, non so che mi è preso, se tu credi alle parole di mia madre e sai dove trovare questo Philottete, beh non posso che seguirti!”

Così i due giovani iniziarono a correre verso il futuro, dietro un angolo l’anziana signora sorrise: “Sei cresciuta piccola Cassandra, ma sono ancora tanti gli ostacoli da superare…” si levò il mantello, scoprendo la figura di una giovane donna dai lunghissimi capelli color del grano, guardò un’ultima volta la ragazza scomparendo in una nuvola argentata.

Sakura era pensierosa: “Mmm… quella mendicante ha detto, la dimora dell’uomo che amo, l’uomo che amo è Li, aspetta… ora ci troviamo a Ilios perciò Li non è Li ma Febo, quindi la dimora di Febo! Un tempio!” “Ma dove possiamo trovare il tempio Febo?” la ragazza pronunciò, senza accorgersene, le parole ad alta voce permettendo così a Li di sentirle: “Perché cerchiamo il tempio di Febo?”

Sakura si girò sorpresa, poi comprendendo ciò che era avvenuto sorrise: “No niente, stavo giusto ripensando alle parole di quella signora e sono giunta alla conclusione che dobbiamo andare al tempio di Febo, però non ho la minima idea di dove si trovi.”

“Peccato, visto che prima avevi riconosciuto la città pensavo sapessi dove si trovasse, magari c’eri andata a pregare o avevi giocato lì vicino…” non riuscì a terminare la frase che Sakura lo prese per la collottola: “Cos’hai detto? Ripeti per favore!”

“F…f…forse hai giocato nelle vicinanze del tempio quando eri piccola!”

La ragazza lasciò improvvisamente Li e spalancò gli occhi: “Ora ricordo – pensò, ed un’immagine si affacciò alla mente – una bimba che non dimostrava più di cinque o sei anni, giocava sulla spiaggia con una palla di cuoio, un calcio troppo forte e la palla aveva iniziato a rotolare giù, giù… la bimba allora le corse dietro arrivando di fronte ad un imponete edificio di pietra, un tempio forse; la curiosità era troppo forte e la bimba entrò, si sentiva un forte odore d’incenso e l’interno era illuminato solo dalla fioca luce delle candele, al centro della sala si ergeva una statua d’oro, la bimba si avvicinò e lesse la piccola iscrizione sul piedistallo:

Febo,

che tu possa sempre proteggerci con il suono della tua lira,

e che il latte delle tue sacre vacche possa saziare questo popolo a te fedele.” 

 

La ragazza sorrise a quel dolce ricordo, guardò il ragazzo rimasto in silenzio e lo prese per mano: “Andiamo, ora so dove andare.”

I due giunsero nei pressi della spiaggia, proprio di fronte al grande tempio, la ragazza spalancò le porte e fece segno a Li di entrare: non era cambiato nulla dalla sua ultima visita, l’incenso aleggiava nell’aria, le candele erano sempre accese e la statua era sempre lì, alla ragazza sembrò d’essere tornata bambina.

Li si posizionò accanto alla statua: “Beh mi somiglia?”

Sakura sorrise: “Smettila dai! Piuttosto, la donna parlava di una porta che conosco solo io.”

“Forse è una porta nascosta, o laterale” propose Li.

Sakura rimase pensierosa, poi iniziò a camminare velocemente trascinandosi dietro Li e ripetendo: “Non è possibile, non può essere vero!”

I ragazzi percorsero il tempio per tutta la sua lunghezza e giunsero davanti l’altare, Sakura lo raggirò e scorse proprio sotto al muro un piccola porticina di legno: “Vieni Li, l’ho trovata! – il ragazzo la raggiunse – sai quando mi annoiavo durante le cerimonie, il sacerdote mi faceva un segno ed io sgattaiolavo dietro all’altare ed uscivo da questa porta, ahahah giochi di bambina! Allora andiamo!” aprì la porta e si mise a gattoni riuscendo così a passare, il ragazzo la imitò, ciò che trovò dall’altra parte la lasciò a bocca aperta: il mar Egeo si estendeva di fronte a lei, in quel momento capì, «le lacrime del cielo», iniziò a togliersi i sandali. Li, che aveva appena varcato la soglia, di fronte a quella scena domandò: “Cosa stai facendo?”

Sakura sorrise: “Aspetta e vedrai!” lasciò cadere le calzature sulla spiaggia ed entrò in acqua, chiuse gli occhi: onde azzurre le carezzavano i piedi, i gabbiani cantavano dolci melodie… accadde tutto in un attimo, un terremoto scosse il mare, la ragazza aprì di scatto gli occhi. Dall’acqua era emerso un camminamento di pietra costeggiato da colonne di marmo che proseguiva lungo il mare, la ragazza salì e tese la mano a Li: “Vieni, non aver paura, alla fine di questa strada si trova Philottete.”

Il ragazzo salì a sua volta: “Spero tanto che tu abbia ragione.” disse prima di seguire la ragazza.

Camminavano ormai da più di un’ora quando, dal nulla, apparve un foresta, i rami degli alberi si intrecciavano nel cielo formando un tunnel, seduta sul bordo della selva con i piedi nell’acqua, una ragazza dai capelli blu rideva spensierata, vedendo arrivare i ragazzi impaurita si alzò pronta per scappare, ma una voce la fermò: “Ti prego non fuggire, non vogliamo farti del male, sai dove abita Philottete?”

La ragazza si voltò: “Cerchi Philottete l’allenatore di eroi?”

“Penso di sì, conosco solo il suo nome non la fama che lo accompagna.”

“Bene allora sei sulla buona strada, supera il bosco e ti troverai di fronte un’isola e lì che abita Philottete, ma non dirgli che te l’ho detto io altrimenti non avrò pace per giorni! Ciao!” Sakura non fece in tempo a ringraziarla, che la ragazza era già sparita nel folto della boscaglia.

I due proseguirono ancora per un decina di metri, mentre camminavano il bosco iniziava a diradasi, quando finalmente anche l’ultima pianta sparì, di fronte a loro apparve un piccola isola circondata da bianchi cirri. Messo piede sulla spiaggia, il viale di pietra sprofondò nelle acque da cui proveniva; i ragazzi si addentrarono nella foresta, camminavano da un bel po’ quando sentirono delle grida femminili, accelerarono il passo e giunsero nei pressi di una radura dove una scena alquanto bizzarra si stava consumando: una specie di uomo-capra inseguiva tre giovani fanciulle che, non appena l’uomo si avvicinò, si trasformarono in salice, in alloro e in cespuglio. Sakura basita, azzardò: “Scusi, tutto bene?”

L’uomo sorrise: “Ninfe, non sanno resistermi!” appena terminò la frase fu colpito in faccia da un ramo e dall’albero in questione si sentì provenire un “M!!!”, l’uomo massaggiandosi la guancia rossa chiese: “Mi sembrate un po’ spaesati, cosa state cercando?”

“Stiamo cercando Philottete, sai dove possiamo trovarlo?”

L’uomo balzò in piedi: “Proprio di fronte a voi!” disse con orgoglio.

Sakura lo squadrò: “Scusa ma tu cosa saresti?”

L’uomo sembrò offeso: “Mai visto un satiro prima d’ora?”

La ragazza arrossì: “Emh… veramente no! Però ora che mi ci fai pensare ho letto di satiri, sono metà uomo e metà capra con due corna sopra la testa.”

“Esatto, ora vorrei porvi io una domanda: cosa volete da me?”

Sakura si avvicinò e gli porse la mano: “Piacere, sono la tua nuova allieva!”

Philottete mise la mani davanti: “No, no! E’ impossibile io sono in pensione! Mi dispiace tanto ma dovrai trovarti un altro insegnante, grazie della visita e arrivederci!” si voltò ed iniziò a camminare nella direzione opposta ai due ragazzi, Sakura gli si parò davanti: “Non puoi andartene, io ho bisogno del tuo aiuto altrimenti non potrò sconfiggere colei che trama contro me e il mio compagno! E poi non sono venuta di mia spontanea volontà, mi hanno mandato da te, possibile che tu non sia a conoscenza di niente? Non è possibile, io da sola non so fare niente, ma proprio ora che ne ho bisogno dovevano sparire? Io quelli nuovi non li so controllare, odio questo coso!” disse guardando il tatuaggio sulla mano, appena Philottete lo vide cambiò espressione, la sua faccia divenne seria: “Qual è il tuo nome ragazza?”

“Sakura” rispose di getto lei.

“No, sto parlando del tuo vero nome.”

“Mi chiamano Cassandra.”

L’uomo annuì: “Bene prigkepas Iliou4 vieni con me, mentre tu Febo, e non domandarmi come faccio a conoscerti non riceveresti risposta, attendi qui il tuo cocchio arriverà a breve pronto a condurti da Chirone, il tuo maestro.” In quell’istante infatti, fedele alle parole del satiro, un cocchio d’oro trainato da cavalli di fuoco atterrò davanti a ragazzo, questi come posseduto si avvicinò agli stalloni e li accarezzò senza bruciarsi, si voltò e sorrise: “Ora ricordo, grazie Philottete, prigkepas verrò a prenderti presto.” la baciò con trasporto, salì sul cocchio e sparì sopra le nuvole.

Il fauno iniziò a camminare seguito dalla ragazza, giunsero su un’altura dalla quale si poteva mirare il mare, Sakura si sedette su un masso e rimase a contemplare il sole che tramontava all’orizzonte:“Ti piace il mare?” le domandò d’un tratto il satiro.

“Sì moltissimo, non potrei vivere senza, è parte di me.”

“Sei pronta.”

La ragazza si voltò: “Pronta per cosa?”

“Per il tuo allenamento - rispose pacato l’uomo - sai sapevo che saresti venuta, mi dispiace per non averti riconosciuta ma ti ricordavo leggermente diversa, non fa niente avremo tempo anche per questo, cominceremo il tuo addestramento domani vieni sarai affamata.” Si diresse verso quella che doveva essere la testa di un’enorme statua, alla base del collo spuntava una porticina, vi entrò e fece segno alla ragazza di fare altrettanto, all’interno vi era un’unica grande stanza piena zeppa di statue dei più famosi eroi del mondo antico, vasi dove erano rappresentate scene di guerra o valorosi che combattevano contro creature mostruose, arazzi e ceramiche; in fondo alla sala vicino all’unica finestra, si trovava un tavolo di legno illuminato da una candela e due letti di paglia coperti da pelli di animali; il satiro prese due scodelle, del vino e dei bicchieri, li posò sul tavolo e si sedette.

“Vieni prima che la cena si raffreddi.”

La ragazza si accomodò sullo sgabello di legno, guardò il contenuto della scodella e chiese: “Non vorrei sembrarti scortese Philottete, ma che cos’è?”

“Prima cosa, chiamami Phil, secondo questa è frittata di gabbiano, come tu stessa hai detto sono per metà capra quindi non mangio carne né vado a caccia, dovrai imparare a nutrirti d’erba, funghi, tuberi, il massimo consentito sono le uova, e ora mangia.”  

“D’accordo, vorrà dire che mi abituerò; comunque grazie per la tua ospitalità.”

Consumarono la cena in silenzio, Sakura si offrì di lavare i piatti alla fonte vicino alla dimora, rientrò poco dopo e vide Philottete seduto vicino alla finestra con la pipa in bocca, il fauno fece segno alla ragazza di sedersi accanto a lui, lei eseguì il comando.

Aspirò e vomitò una nube di fumo: “Se desideri seguire le mie lezioni sappi che ci sono delle regole da rispettare: primo la sveglia è all’alba e non tollero ritardi, la lezione comincia con una corsa per tutta l’sola, gli esercizi successivi saranno stabiliti giorno per giorno, a pranzo ci nutriremo con quello che troveremo nelle vicinanze, dopo questa pausa ricominceremo gli allenamenti, la cena verrà servita prima del tramonto, dopo faremo esercizi di scrittura e lettura, immagino che tu non sappia né scrivere né parlare in greco, ah un’ultima cosa domani troverai sul tuo letto un cambio d’abito, tutto chiaro?”

“Chiarissimo, non mi arrenderò! Vorrei però porti un’ultima domanda, sai qualcosa su di me che può essermi d’aiuto per ricordare il mio passato, ti prego è molto importante.”

“Non ti mentirò, è vero so molte cose su di te, ma te le rivelerò passo a passo, non preoccuparti ricorderai tutto e ora va sarai stanca, domani abbiamo molto da fare e devi essere al massimo delle tue forze Cassandra, d’ora in poi nessuno ti chiamerà più con il nome di Sakura, tu sei la principessa Cassandra, ricordalo, buona notte.”

“Buona notte Phil, sai è strano per anni pensi che quello con cui ti chiamano è il tuo nome, che il mondo in cui vivi è casa tua e, in un attimo cambia tutto: non sai più chi sei, da dove provieni, se esiste un posto che puoi chiamare casa, certo che è strano il destino èh!”

Il fauno le poggiò una mano sulla spalla: “Non preoccuparti andrà tutto bene.”

La ragazza sorrise: “Lo spero tanto.”

Si sedette su letto e tirò la tenda rossa che girava tutta in torno al baldacchino, si spogliò e notò che sulla pelle che fungeva da coperta era adagiata una veste di lino bianco, rise a fior di labbra: “Anche se non lo vuole dare a vedere Phil ha un cuore d’oro”, la indossò e si sdraiò sul letto coprendosi con la pelle, non vedeva l’ora che il sole sorgesse, quello sarebbe stato l’inizio di una nuova avventura; chiuse gli occhi e lasciò che Morfeo la cullasse tra le sue braccia.

Philottete scostò la tenda e sorrise vedendo la ragazza dormire beatamente, uscì dalla piccola casa e guardò le stelle: “E’ arrivata finalmente, stai tranquilla è in ottima salute, manterrò la promessa e la temprerò nella mente e nello spirito, il tempo non è molto ma penso di farcela, è burrascosa e impaziente proprio come suo padre, a volte mi sembra di vedere lui alla sua età, non preoccuparti avrò cura di lei.”

Il cielo quella sera era ricoperto di stelle ed una mezza luna faceva capolino tra le nuvole, tutto sembrava immobile eppure una piccola stella brillò più delle altre, come se avesse ricevuto il messaggio, e chissà forse è proprio così.

 

 

 

Nota1: himàtion, mantello che s’accompagna al chitone con la funzione di proteggere le spalle e il dorso o avvolgere la testa.

nota2: eteromàschalos, chitone corto (sopra il ginocchio) maschile allacciato su di una spalla sola;

nota3: prigkepas è la pronuncia, spero corretta, della parola greca “Πρίγκηπας”, principessa;

nota4: prigkepas Iliou, non so se in sequenza esatta, significa principessa di Ilios; mi sembrava doveroso, anche per rendere più credibile le due scene, inserire delle parole greche spero di aver fatto la scelta giusta, fatemi sapere ^^!!                                     

 

 

Finito il capitolo!!!! Mi dispiace moltissimo per il mio increscioso ritardo, ma sono stata affetta dal blocco dello scrittore, passavo ore davanti il pc senza riuscire a scrivere una parola, poi sono partita con la classe per Barcellona e... alla fine ho aggiornato!!! Mi dispiace davvero molto, non volevo farvi attendere così tanto. Spero che mi perdonerete ^o^                                                                                

Ora, senza indugiare oltre passerei ai ringraziamenti:                                                                                    

non so come chiamarmi: mi scuso per il ritardo e spero che anche questo capitolo ti piaccia. SMAK    

miky: sono contenta che ti sia piaciuto questo minestrone con gli dei, sai io amo la mitologia e dovevo per forza inserirla nella storia!!!! Un bacione                                                                             

MORFEa: grazie dei complimenti mi dispiace e mi scuso ancora per questo ritardoooone, spero che leggerai questo capitolo ^°^!!                                                                                                             

LizDreamer: grazie mille, spero che anche questo capitolo ti soddisfi!!!!                                                    

Anto Chan: un bacione enorme anche a te, fammi sapere se questo capitolo è all’altezza o bassezza degli altri!!!                                                                                                                                                  

francy91: così mi fai arrossire ^///^!!! Sono felice che ti sia piaciuta, spero di sortire lo stesso effetto anche con questo chappy!!!

Ora,prima di salutarci vorrei indire il concorso INDOVINA CHI?                                                        

 Indovina chi… è la donna dai capelli biondi, è la stessa a cui si rivolge Phil??? Chi risponde esattamente avrà come premio un’anticipazione sulla storia che riceverà tramite mail!!!!                              

Ah se volete chiacchierare un po’ scrivetemi a martina989@virgilio.it

Un BACIONE Aya

 

                                                          

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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