La donna si lasciò cadere
pesantemente sulla poltrona, sfinita per il grande dispendio di energie, lasciò
che le braccia cadessero senza vita sui fianchi e chiuse gli occhi
abbandonandosi al riposo. Improvvisamente un potente fascio di luce dorata invase
la stanza, due mani visibilmente maschili iniziarono a massaggiarle le spalle,
ella mantenendo chiusi gli occhi, proferì con solennità: “Il mio lavoro è
terminato, ora dovranno cavarsela da soli, non c’è più niente che possiamo
fare.”
L’uomo sospirò: “Lo so,
lo so, ti ringrazio per ciò che hai fatto, vuol dire molto per me.”
La donna sorrise e
d’improvviso spalancò gli occhi, un’aura rosa si avvolse intorno al suo corpo
facendolo levitare da terra, quando finalmente i suoi piedi ritoccarono il
suolo, lei era completamente cambiata: i capelli fino a un momento prima neri,
ora erano di un rosa intenso ed oscillavano elegantemente sulle sue spalle,
indossava una lunga veste bianca ricoperta da un’armatura a placche rosa e
viola, la sua mano destra teneva saldamente un ventaglio bianco con sfumature
arancione-chiaro, nonostante la rarità e l’accurata manifattura di ogni singolo
oggetto che ella indossava, nessuno di questi era riuscito però, malgrado i
vivi e vani tentativi, a raggiungere o essere solamente paragonato alla
maestosa e regale coda di pavone che si stagliava rosa e argentea dietro le sue
spalle e che, talmente estesa, le avvolgeva il corpo.
Ecco che solo ora che il
suo corpo era mutato, la donna decise di rivolgersi, faccia a faccia, con il suo interlocutore: “Sai bene che i propositi
che mi hanno spinto e che mi spingono tutt’ora ad aiutare quel giovane, non
sono a causa della tua supplica: lo faccio in memoria di Leto, molto dolore le causai,
è arrivata l’ora che anch’io espi le mie colpe.” La donna allora si avvicinò
all’uomo, gli prese le mani e sorrise: “E’ ora di andare mio sposo, sull’alto
monte che domina la regione ove la
Bellica e la Savia sono le regine, è attesa la nostra figura.”
In quell’istante le due
sagome lasciarono la casa.
“Perdonami Cassandra, quel poco che ho potuto
rivelare è tutto ciò che mi hanno concesso di dirti, se pur inesorabili le leggi di Lachesi vanno
rispettate, anche l’occhio della saggia Pizia che volge lontano il suo sguardo,
viene fermato da un alto muro invalicabile, insormontabile.
Non ho molto tempo, solo pochi minuti prima che la
Moira mi scopra, perciò porgi l’orecchio: devi assolutamente trovare Philottete
e convincerlo ad allenarti, so d’infrangere ancora un’altra regola ma urge che
tu sappia la veridicità delle parole di Ippolita, solo un’immortale può sposare
un dio, non scoraggiarti udendo queste parole perché non tutto è perduto, tu
non sei nata tra le mura di Ilios, Cassandra il tempo a mia disposizione è
giunto al termine, ti prego trova Philottete è… importante… solo tu ci puoi
salvare… solo tu!”
Sakura spalancò gli
occhi, ma i raggi solari troppo forti la costrinsero a richiuderli, allora
riparandosi il viso con una mano cercò di alzarsi, appena in piedi si voltò e
vide Li visibilmente sconvolto avvicinarsi a grandi falcate.
“Sakura non ho la più
pallida idea di dove siamo finiti, deve essere stata quella fattucchiera di mia
madre a lanciarci qualche strano incanto, questo posto non somiglia a nessuno
di quelli che conosco.”
Sakura allora si guardò
intorno: si trovavano al lato di quella che sembrava una piazza, o che almeno
ne emulava la forma rotonda, al centro vi era una fontana con la base immersa
in una piccola vasca circolare, protetta da una coperta di ninfee; tutto
intorno crescevano cespugli di rose selvatiche, alberi di mele e albicocche
dove bambini, arrampicati uno sulle spalle dell’altro, cercavano invano di
coglierne i frutti. Un colonnato dorico di marmo bianco vestito di glicini rosa
e viola, delimitava la metà della circonferenza del foro e proprio di fronte a
lei, una scala nascosta dal verde conduceva a quelle, che viste da lontano,
sembravano case e ad un tempio che spiccava per la sua imponenza.
Ma quello che saltava
all’occhio, quello che mozzava il fiato, erano le figure raccolte intorno alla
piazza, donne e uomini che chiacchieravano, scambiandosi opinioni,
animatamente: le prime indossavano tuniche di lino dai colori leggeri, lilla e
turchese, i capelli visibilmente lunghi erano intrecciati e arrotolati sulla
nuca; bracciali,
cavigliere, collane di zaffiri e orecchini non facevano che esaltare
maggiormente le figure femminili. Gli uomini vestivano tuniche dalle tinte
accese, rosso e blu erano i più presenti, i capelli erano tagliati corti e
abbelliti da fasce dorate legate dietro la nuca, le loro conversazioni dovevano
essere di genere politico o militare perché alcuni di essi emulavano duelli con
le spade o si davano un contegno regale, il tutto bevendo coppe di vino che un
ragazzo, forse uno schiavo, si sbrigava a riempire non appena vuote.
Sakura alzò
lo sguardo e vide che dall’alto di una collina, un magnifico palazzo dominava
la vallata sottostante, a lei sembrava aver già visto altrove quella
costruzione con i suoi grandi balconi dai quali si poteva scorgere tutta la città…
scosse lievemente la testa, come scacciare quei pensieri poco razionali e si
voltò altrove, di fronte a lei si stagliarono delle alte mura di pietra che adempivano
al compito di difendere e custodire la polis, in quel momento tutto le fu
chiaro; sorrise a Li e con le lacrime che promettevano di bagnarle le guance molto
presto disse: “Li, conosco questa città, siamo a Ilios… a casa mia!”
Il ragazzo
l’abbracciò e lei poggiò la testa sulla sua spalla, rimasero in quella
posizione per alcuni minuti, poi improvvisamente la ragazza si sciolse
dall’abbraccio e, ripreso il controllo di sé, si accorse delle trasformazioni
che i loro corpi avevano subito durante quel salto temporale: i suoi capelli si
erano allungati ancora arrivando fino al bacino ed erano tenuti composti da due
trecce fermate con una spilla dietro al capo, anche il suo abbigliamento era
cambiato ora indossava un chitone di lino bianco che le arrivava alle caviglie
ed un lungo himàtion1 rosso con disegni in filigrana dorata, il
braccio destro era impreziosito da un bracciale blu posizionato sotto la spalla
e ai piedi indossava sandali di cuoio. Anche Li si accorse dei cambiamenti
subiti, indossava un chitone eteromàschalos2 rosso legato alla
spalla da un spilla d’oro e i suoi capelli, fino a pochi secondi prima corti,
ora erano lunghi fino alle spalle ed il colore scurito magicamente; i piedi
erano fasciati da sandali di cuoio scuro.
Sakura si
coprì il volto con il mantello e, presa la mano del ragazzo, iniziò a camminare
verso il centro della città.
Camminavano
solo da pochi minuti, ma la ragazza non aveva smesso di guardarsi intorno,
voltava il viso a destra e a manca e, non appena scorgeva un passante si
affrettava a coprirsi con il cappuccio dell’himàtion: era palese che stesse cercando
qualcosa, il ragazzo se n’era accorto immediatamente ed era del tutto
intenzionato a scoprire chi o cosa fosse; l’occasione si presentò non appena
furono in vista di quella che, a detta di Sakura, doveva essere la piazza
principale della città, una folla si stava riversando nella via che i due
giovani stavano percorrendo, la ragazza si sentì perduta e bloccatasi in mezzo
alla strada non aveva la più pallida idea sul da farsi, Li fu più rapido e con
una mossa fulminea prese la ragazza per la vita e la trascinò in uno dei vicoli
laterali appoggiando le mani al muro così da coprirla con il suo corpo.
Sakura teneva
gli occhi ostinatamente chiusi e sentiva il suo cuore battere così forte che
sarebbe potuto uscirle dal corpo in un secondo, quando il rumore si fu acquietato
li riaprì e arrossì vistosamente comprendendo la situazione imbarazzante che si
era creata; sorrise al ragazzo ma non appena aprì la bocca per ringraziarlo la
richiuse immediatamente, capì troppo tardi in che guaio si era cacciata: ormai
era in trappola!
“Cosa stai
cercando, Sakura?” le chiese Li calcando quell’ultima parola.
La ragazza
tentò in vano di divincolarsi, le braccia del ragazzo erano troppo forti per
poter fuggire, si arrese e sospirando disse: “Sto cercando un segno.”
Il ragazzo la
guardò incredulo: “Un segno?”
“Sì un segno
– disse la ragazza guardandolo – scusami Li ma io non ti ho detto tutta la
verità, quando ero svenuta tua madre mi è apparsa in sogno e mi ha parlato: è
come se il puzzle della mia vita si stesse ricomponendo, pezzo dopo pezzo, ed
ho la sensazione che qualcuno serbi in sé un segreto che io devo assolutamente
conoscere, dove…”
Non riuscì a
terminare la frase, Li aveva appena dato un pugno al muro ed ora dalla sua mano
sgorgavano stille rosse, ma lui sembrava non prestarci attenzione: “Basta! Non
ne posso più di queste fandonie! Prima mia madre mi dice che sono una specie di
dio venuto da non so dove e come se non bastasse mi spedisce anche in questo «non so dove», ed ora tu che mi dici di credere
alle sue parole e devi assolutamente trovare questo Philottete! Basta non
voglio sentire un’altra parola e sai che ti dico, me ne vado!”
Il ragazzo si
voltò e nella foga non si accorse di aver urtato qualcosa che si ruppe,
permettendo al suo contenuto di riversarsi per terra. Sakura si volse e vide
un’anziana mendicante con il capo coperto da un velo nero, intenta a
raccogliere le monete che erano cadute dalla ciotola d’argilla ormai rotta; si
inginocchiò ed iniziò anch’essa a raccogliere i coni: “Deve scusare il mio compagno
signora, lui non lo ha fatto apposta non si era accorto di avere qualcuno
dietro, sono mortificata, la prego di dirmi in che modo posso scusarmi.”
“ Non ce n’è
bisogno prigkepas3 – la
ragazza si sentì inerme, era stata scoperta – non preoccuparti, nessuno saprà chi
sei, come sei cresciuta dall’ultima volta che ti ho visto!”
Sakura era sorpresa: “Lei
mi conosce?”
La donna sorrise: “ Ma
certo, devi sapere che io lavoravo al palazzo come dama di compagnia, ma non è
per questo che sono qui: per giungere nel luogo che cerchi devi trovare la
dimora dell’uomo che ami, entraci ed esci dalla porta che solo tu conosci, lì
troverai le lacrime del cielo che tanto ami, bagna i tuoi piedi e la via ti
sarà mostrata.”
Sakura baciò
le mani della donna: “Grazie, grazie di cuore!” poi si volse verso Li che
l’aiutò ad alzarsi, lei gli sorrise raggiante: “Li ora so, so dove dobbiamo
andare, me lo ha detto quella donna.” disse indicando il luogo dove, fino a due
secondi prima, si trovava la mendicante
intenta a raccogliere le monete, Li si voltò: “Sakura, ne sei sicura? Qui non
c’è nessuno!”
La ragazza
constatò amaramente che l’angolo, occupato solo pochi momenti prima dalla
donna, era vuoto: “ Eppure era lì, te lo giuro l’ho anche aiutata a raccogliere
le monete!”
Il ragazzo le
prese la mano e sorrise: “Scusa per prima, non so che mi è preso, se tu credi
alle parole di mia madre e sai dove trovare questo Philottete, beh non posso
che seguirti!”
Così i due
giovani iniziarono a correre verso il futuro, dietro un angolo l’anziana
signora sorrise: “Sei cresciuta piccola Cassandra, ma sono ancora tanti gli
ostacoli da superare…” si levò il mantello, scoprendo la figura di una giovane
donna dai lunghissimi capelli color del grano, guardò un’ultima volta la
ragazza scomparendo in una nuvola argentata.
Sakura era
pensierosa: “Mmm… quella mendicante ha detto, la dimora dell’uomo che amo,
l’uomo che amo è Li, aspetta… ora ci troviamo a Ilios perciò Li non è Li ma
Febo, quindi la dimora di Febo! Un tempio!” “Ma dove possiamo trovare il tempio
Febo?” la ragazza pronunciò, senza accorgersene, le parole ad alta voce
permettendo così a Li di sentirle: “Perché cerchiamo il tempio di Febo?”
Sakura si
girò sorpresa, poi comprendendo ciò che era avvenuto sorrise: “No niente, stavo
giusto ripensando alle parole di quella signora e sono giunta alla conclusione
che dobbiamo andare al tempio di Febo, però non ho la minima idea di dove si
trovi.”
“Peccato,
visto che prima avevi riconosciuto la città pensavo sapessi dove si trovasse,
magari c’eri andata a pregare o avevi giocato lì vicino…” non riuscì a
terminare la frase che Sakura lo prese per la collottola: “Cos’hai detto?
Ripeti per favore!”
“F…f…forse
hai giocato nelle vicinanze del tempio quando eri piccola!”
La ragazza
lasciò improvvisamente Li e spalancò gli occhi: “Ora ricordo – pensò, ed
un’immagine si affacciò alla mente – una bimba che non dimostrava più di cinque
o sei anni, giocava sulla spiaggia con una palla di cuoio, un calcio troppo
forte e la palla aveva iniziato a rotolare giù, giù… la bimba allora le corse
dietro arrivando di fronte ad un imponete edificio di pietra, un tempio forse;
la curiosità era troppo forte e la bimba entrò, si sentiva un forte odore d’incenso
e l’interno era illuminato solo dalla fioca luce delle candele, al centro della
sala si ergeva una statua d’oro, la bimba si avvicinò e lesse la piccola
iscrizione sul piedistallo:
Febo,
che tu possa sempre
proteggerci con il suono della tua lira,
e che il latte delle tue
sacre vacche possa saziare questo popolo a te fedele.”
La ragazza sorrise a quel dolce ricordo, guardò il
ragazzo rimasto in silenzio e lo prese per mano: “Andiamo, ora so dove andare.”
I due giunsero nei pressi della spiaggia, proprio di
fronte al grande tempio, la ragazza spalancò le porte e fece segno a Li di entrare:
non era cambiato nulla dalla sua ultima visita, l’incenso aleggiava nell’aria,
le candele erano sempre accese e la statua era sempre lì, alla ragazza sembrò
d’essere tornata bambina.
Li si
posizionò accanto alla statua: “Beh mi somiglia?”
Sakura sorrise:
“Smettila dai! Piuttosto, la donna parlava di una porta che conosco solo io.”
“Forse è una
porta nascosta, o laterale” propose Li.
Sakura rimase
pensierosa, poi iniziò a camminare velocemente trascinandosi dietro Li e
ripetendo: “Non è possibile, non può essere vero!”
I ragazzi
percorsero il tempio per tutta la sua lunghezza e giunsero davanti l’altare, Sakura
lo raggirò e scorse proprio sotto al muro un piccola porticina di legno: “Vieni
Li, l’ho trovata! – il ragazzo la raggiunse – sai quando mi annoiavo durante le
cerimonie, il sacerdote mi faceva un segno ed io sgattaiolavo dietro all’altare
ed uscivo da questa porta, ahahah giochi di bambina! Allora andiamo!” aprì la
porta e si mise a gattoni riuscendo così a passare, il ragazzo la imitò, ciò
che trovò dall’altra parte la lasciò a bocca aperta: il mar Egeo si estendeva
di fronte a lei, in quel momento capì, «le lacrime del cielo»,
iniziò a togliersi i sandali. Li, che aveva appena varcato la soglia, di fronte
a quella scena domandò: “Cosa stai facendo?”
Sakura
sorrise: “Aspetta e vedrai!” lasciò cadere le calzature sulla spiaggia ed entrò
in acqua, chiuse gli occhi: onde azzurre le carezzavano i piedi, i gabbiani
cantavano dolci melodie… accadde tutto in un attimo, un terremoto scosse il
mare, la ragazza aprì di scatto gli occhi. Dall’acqua era emerso un
camminamento di pietra costeggiato da colonne di marmo che proseguiva lungo il
mare, la ragazza salì e tese la mano a Li: “Vieni, non aver paura, alla fine di
questa strada si trova Philottete.”
Il ragazzo
salì a sua volta: “Spero tanto che tu abbia ragione.” disse prima di seguire la
ragazza.
Camminavano
ormai da più di un’ora quando, dal nulla, apparve un foresta, i rami degli
alberi si intrecciavano nel cielo formando un tunnel, seduta sul bordo della selva
con i piedi nell’acqua, una ragazza dai capelli blu rideva spensierata, vedendo
arrivare i ragazzi impaurita si alzò pronta per scappare, ma una voce la fermò:
“Ti prego non fuggire, non vogliamo farti del male, sai dove abita Philottete?”
La ragazza si
voltò: “Cerchi Philottete l’allenatore di eroi?”
“Penso di sì,
conosco solo il suo nome non la fama che lo accompagna.”
“Bene allora
sei sulla buona strada, supera il bosco e ti troverai di fronte un’isola e lì
che abita Philottete, ma non dirgli che te l’ho detto io altrimenti non avrò
pace per giorni! Ciao!” Sakura non fece in tempo a ringraziarla, che la ragazza
era già sparita nel folto della boscaglia.
I due
proseguirono ancora per un decina di metri, mentre camminavano il bosco
iniziava a diradasi, quando finalmente anche l’ultima pianta sparì, di fronte a
loro apparve un piccola isola circondata da bianchi cirri. Messo piede sulla
spiaggia, il viale di pietra sprofondò nelle acque da cui proveniva; i ragazzi
si addentrarono nella foresta, camminavano da un bel po’ quando sentirono delle
grida femminili, accelerarono il passo e giunsero nei pressi di una radura dove
una scena alquanto bizzarra si stava consumando: una specie di uomo-capra
inseguiva tre giovani fanciulle che, non appena l’uomo si avvicinò, si
trasformarono in salice, in alloro e in cespuglio. Sakura basita, azzardò:
“Scusi, tutto bene?”
L’uomo
sorrise: “Ninfe, non sanno resistermi!” appena terminò la frase fu colpito in
faccia da un ramo e dall’albero in questione si sentì provenire un “M!!!”,
l’uomo massaggiandosi la guancia rossa chiese: “Mi sembrate un po’ spaesati,
cosa state cercando?”
“Stiamo
cercando Philottete, sai dove possiamo trovarlo?”
L’uomo balzò
in piedi: “Proprio di fronte a voi!” disse con orgoglio.
Sakura lo
squadrò: “Scusa ma tu cosa saresti?”
L’uomo sembrò
offeso: “Mai visto un satiro prima d’ora?”
La ragazza
arrossì: “Emh… veramente no! Però ora che mi ci fai pensare ho letto di satiri,
sono metà uomo e metà capra con due corna sopra la testa.”
“Esatto, ora
vorrei porvi io una domanda: cosa volete da me?”
Sakura si
avvicinò e gli porse la mano: “Piacere, sono la tua nuova allieva!”
Philottete
mise la mani davanti: “No, no! E’ impossibile io sono in pensione! Mi dispiace
tanto ma dovrai trovarti un altro insegnante, grazie della visita e
arrivederci!” si voltò ed iniziò a camminare nella direzione opposta ai due
ragazzi, Sakura gli si parò davanti: “Non puoi andartene, io ho bisogno del tuo
aiuto altrimenti non potrò sconfiggere colei che trama contro me e il mio compagno!
E poi non sono venuta di mia spontanea volontà, mi hanno mandato da te,
possibile che tu non sia a conoscenza di niente? Non è possibile, io da sola
non so fare niente, ma proprio ora che ne ho bisogno dovevano sparire? Io
quelli nuovi non li so controllare, odio questo coso!” disse guardando il
tatuaggio sulla mano, appena Philottete lo vide cambiò espressione, la sua
faccia divenne seria: “Qual è il tuo nome ragazza?”
“Sakura”
rispose di getto lei.
“No, sto
parlando del tuo vero nome.”
“Mi chiamano
Cassandra.”
L’uomo annuì:
“Bene prigkepas Iliou4
vieni con me, mentre tu Febo, e non domandarmi come faccio a conoscerti non
riceveresti risposta, attendi qui il tuo cocchio arriverà a breve pronto a
condurti da Chirone, il tuo maestro.” In quell’istante infatti, fedele alle
parole del satiro, un cocchio d’oro trainato da cavalli di fuoco atterrò
davanti a ragazzo, questi come posseduto si avvicinò agli stalloni e li
accarezzò senza bruciarsi, si voltò e sorrise: “Ora ricordo, grazie Philottete,
prigkepas verrò a prenderti presto.” la baciò con trasporto, salì sul cocchio e
sparì sopra le nuvole.
Il fauno
iniziò a camminare seguito dalla ragazza, giunsero su un’altura dalla quale si
poteva mirare il mare, Sakura si sedette su un masso e rimase a contemplare il
sole che tramontava all’orizzonte:“Ti piace il mare?” le domandò d’un tratto il
satiro.
“Sì
moltissimo, non potrei vivere senza, è parte di me.”
“Sei pronta.”
La ragazza si
voltò: “Pronta per cosa?”
“Per il tuo
allenamento - rispose pacato l’uomo - sai sapevo che saresti venuta, mi
dispiace per non averti riconosciuta ma ti ricordavo leggermente diversa, non
fa niente avremo tempo anche per questo, cominceremo il tuo addestramento
domani vieni sarai affamata.” Si diresse verso quella che doveva essere la
testa di un’enorme statua, alla base del collo spuntava una porticina, vi entrò
e fece segno alla ragazza di fare altrettanto, all’interno vi era un’unica
grande stanza piena zeppa di statue dei più famosi eroi del mondo antico, vasi
dove erano rappresentate scene di guerra o valorosi che combattevano contro
creature mostruose, arazzi e ceramiche; in fondo alla sala vicino all’unica
finestra, si trovava un tavolo di legno illuminato da una candela e due letti
di paglia coperti da pelli di animali; il satiro prese due scodelle, del vino e
dei bicchieri, li posò sul tavolo e si sedette.
“Vieni prima
che la cena si raffreddi.”
La ragazza si
accomodò sullo sgabello di legno, guardò il contenuto della scodella e chiese:
“Non vorrei sembrarti scortese Philottete, ma che cos’è?”
“Prima cosa,
chiamami Phil, secondo questa è frittata di gabbiano, come tu stessa hai detto
sono per metà capra quindi non mangio carne né vado a caccia, dovrai imparare a
nutrirti d’erba, funghi, tuberi, il massimo consentito sono le uova, e ora
mangia.”
“D’accordo,
vorrà dire che mi abituerò; comunque grazie per la tua ospitalità.”
Consumarono
la cena in silenzio, Sakura si offrì di lavare i piatti alla fonte vicino alla
dimora, rientrò poco dopo e vide Philottete seduto vicino alla finestra con la
pipa in bocca, il fauno fece segno alla ragazza di sedersi accanto a lui, lei
eseguì il comando.
Aspirò e
vomitò una nube di fumo: “Se desideri seguire le mie lezioni sappi che ci sono
delle regole da rispettare: primo la sveglia è all’alba e non tollero ritardi,
la lezione comincia con una corsa per tutta l’sola, gli esercizi successivi
saranno stabiliti giorno per giorno, a pranzo ci nutriremo con quello che troveremo
nelle vicinanze, dopo questa pausa ricominceremo gli allenamenti, la cena verrà
servita prima del tramonto, dopo faremo esercizi di scrittura e lettura,
immagino che tu non sappia né scrivere né parlare in greco, ah un’ultima cosa
domani troverai sul tuo letto un cambio d’abito, tutto chiaro?”
“Chiarissimo,
non mi arrenderò! Vorrei però porti un’ultima domanda, sai qualcosa su di me
che può essermi d’aiuto per ricordare il mio passato, ti prego è molto
importante.”
“Non ti
mentirò, è vero so molte cose su di te, ma te le rivelerò passo a passo, non
preoccuparti ricorderai tutto e ora va sarai stanca, domani abbiamo molto da
fare e devi essere al massimo delle tue forze Cassandra, d’ora in poi nessuno
ti chiamerà più con il nome di Sakura, tu sei la principessa Cassandra,
ricordalo, buona notte.”
“Buona notte
Phil, sai è strano per anni pensi che quello con cui ti chiamano è il tuo nome,
che il mondo in cui vivi è casa tua e, in un attimo cambia tutto: non sai più
chi sei, da dove provieni, se esiste un posto che puoi chiamare casa, certo che
è strano il destino èh!”
Il fauno le poggiò
una mano sulla spalla: “Non preoccuparti andrà tutto bene.”
La ragazza
sorrise: “Lo spero tanto.”
Si sedette su
letto e tirò la tenda rossa che girava tutta in torno al baldacchino, si
spogliò e notò che sulla pelle che fungeva da coperta era adagiata una veste di
lino bianco, rise a fior di labbra: “Anche se non lo vuole dare a vedere Phil
ha un cuore d’oro”, la indossò e si sdraiò sul letto coprendosi con la pelle,
non vedeva l’ora che il sole sorgesse, quello sarebbe stato l’inizio di una
nuova avventura; chiuse gli occhi e lasciò che Morfeo la cullasse tra le sue
braccia.
Philottete
scostò la tenda e sorrise vedendo la ragazza dormire beatamente, uscì dalla
piccola casa e guardò le stelle: “E’ arrivata finalmente, stai tranquilla è in
ottima salute, manterrò la promessa e la temprerò nella mente e nello spirito,
il tempo non è molto ma penso di farcela, è burrascosa e impaziente proprio
come suo padre, a volte mi sembra di vedere lui alla sua età, non preoccuparti
avrò cura di lei.”
Il cielo
quella sera era ricoperto di stelle ed una mezza luna faceva capolino tra le
nuvole, tutto sembrava immobile eppure una piccola stella brillò più delle
altre, come se avesse ricevuto il messaggio, e chissà forse è proprio così.
Nota1: himàtion, mantello che s’accompagna al chitone con la
funzione di proteggere le spalle e il dorso o avvolgere la testa.
nota2:
eteromàschalos, chitone corto
(sopra il ginocchio) maschile allacciato su di una spalla sola;
nota3: prigkepas è la pronuncia, spero corretta, della
parola greca “Πρίγκηπας”, principessa;
nota4:
prigkepas Iliou, non so se in sequenza esatta, significa principessa di Ilios;
mi sembrava doveroso, anche per rendere più credibile le due scene, inserire
delle parole greche spero di aver fatto la scelta giusta, fatemi sapere ^^!!
Finito il
capitolo!!!! Mi dispiace moltissimo per il mio increscioso ritardo, ma sono
stata affetta dal blocco dello scrittore, passavo ore davanti il pc senza
riuscire a scrivere una parola, poi sono partita con la classe per Barcellona
e... alla fine ho aggiornato!!! Mi dispiace davvero molto, non volevo farvi
attendere così tanto. Spero che mi perdonerete ^o^
Ora, senza
indugiare oltre passerei ai ringraziamenti:
non so come
chiamarmi: mi scuso per il ritardo e spero che anche questo capitolo ti
piaccia. SMAK
miky: sono
contenta che ti sia piaciuto questo minestrone con gli dei, sai io amo la
mitologia e dovevo per forza inserirla nella storia!!!! Un bacione
MORFEa:
grazie dei complimenti mi dispiace e mi scuso ancora per questo ritardoooone,
spero che leggerai questo capitolo ^°^!!
LizDreamer:
grazie mille, spero che anche questo capitolo ti soddisfi!!!!
Anto Chan: un
bacione enorme anche a te, fammi sapere se questo capitolo è all’altezza o
bassezza degli altri!!!
francy91:
così mi fai arrossire ^///^!!! Sono felice che ti sia piaciuta, spero di
sortire lo stesso effetto anche con questo chappy!!!
Ora,prima di
salutarci vorrei indire il concorso INDOVINA CHI?
Indovina chi… è la donna dai capelli biondi, è
la stessa a cui si rivolge Phil??? Chi risponde esattamente avrà come premio
un’anticipazione sulla storia che riceverà tramite mail!!!!
Ah se volete
chiacchierare un po’ scrivetemi a martina989@virgilio.it
Un BACIONE Aya