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Autore: Anna96    18/10/2012    4 recensioni
Stavo correndo più veloce delle luce fino a quando non sbattei contro qualcosa, o meglio qualcuno: un ragazzo riccio dagli occhi verdi, labbra rosse perfette, un po' più alto di me, mi aveva bloccato la strada. Questo ragazzo ha un nome. Si, quel nome. Lo conoscevo abbastanza bene da capire quanto lo odiassi profondamente per il suo comportamento arrogante e strafottente che rivolgeva soprattutto alle ragazze e, insieme al suo amichetto Zayn Malik si divertivano a prenderle in giro. Quel nome è Haary Styles.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SENSI DI COLPA.

 
 
 
Mi stava fissando negli occhi.
Quei meravigliosi occhi verdi mi fissavano da secondi, minuti, ore aspettando soltanto una mia risposta.
La sua domanda era abbastanza chiara, ma ero letteralmente andata in panico.
Sapevo a memoria le parole da pronunciare, ma in quel momento si erano bloccate in gola, non riuscivano più ad uscire.
Mi guardava, ancora. Aspettava solamente  quelle due letterine che mancavano per essere finalmente felice con la persona che ama o rassegnarsi per sempre e girare al largo, guardare altrove. Ma lui non lo avrebbe mai fatto, avrebbe lottato con tutte le sue forze per raggiungere i suoi obiettivi, lo conoscevo troppo bene.
« Harry, io non so c.. » parlottai, ma qualcosa mi distrasse. Il cellulare. Ma perché non lo spegnevo quando avevo di meglio da fare? No, il lupo perde il pelo, ma non il vizio dice il proverbio.
Nuotando frettolosamente uscì dal laghetto per rispondere al rompicoglioni che mi disturbava nella decisione più importante della mia vita!
Era un numero privato, un motivo in più per incazzarmi! « Pronto?? » risposi seccata aspettando che dall’altra parte del telefono qualcuno si degnasse di parlarmi. Intanto Harry era lì impalato a fissarmi e a capire con chi stessi parlando.
« Stiamo parlando con la signorina Smith? » disse una voce sconosciuta.
« Si, sono io. Ma chi parla? » risposi ansiosa perdendo sempre di più il respiro.
Avevo un presentimento, e non era dei migliori. Sentivo un vuoto dentro mai provato prima, come se un pezzo di me si fosse staccato e si fosse perduto senza che me ne accorgessi.
« Siamo gli infermieri dell’ Saint Patrick Hospital e volevamo avvertirla, a malincuore, che Hannah Miller e Ben Smith hanno avuto un grave incidente automobilistico, lei è la figlia, giusto? »
Il mio cuore si ruppe all’udire quelle parole, ne ero certa. Lo avevo sentito.
Non poteva essere.
I miei genitori. Incidente. Ospedale. Se era un incubo dovevo assolutamente svegliarmi.
I miei occhi si dilatarono così tanto che mancava poco che uscissero fuori e cominciarono ad uscire una lacrima, due, poi tre fino a formare un fiume interminabile.
Quelle fottute lacrime che non uscivano da settimane ormai.
Non avevo più forze dentro di me. Il mio cervello, il mio cuore erano come frantumati e poi gettati in un posto sperduto. Lontano dal mondo. Lontano da me.
Risposi con un sì che neanche io sentì e attaccai, ricominciando a far scorrere il fiume sul mio viso.
« Cosa è successo? » mi chiese il riccio preoccupato vedendomi disperata e pronta per scappare, forse in un altro mondo.
Non volevo rispondere, ma avevo bisogno che qualcuno mi stesse vicino e che mi aiutasse. Non ce l’avrei fatta da sola. Non in quella situazione.
« I miei genitori hanno… » mi bloccai ancora una volta, non riuscendo a tirar fuori le parole giuste. Mi incoraggiò ad andare avanti abbracciandomi forte a se, trasmettendomi tutto il calore che aveva in corpo.
« Hanno fatto… un… incid..incidente »singhiozzai rumorosamente ancora abbracciata ad Harry che rimase sconvolto dalla mia rivelazione.
« Cosa? » disse strabuzzando gli occhi « andiamo immediatamente in ospedale. » disse sciogliendo l’abbraccio, recuperando le nostre cose e correndo verso l’auto.
 
 
 
Arrivammo in ospedale dopo solamente dieci minuti. I più lunghi della mia vita.
Chiedemmo informazioni su dei nuovi pazienti arrivati quella sera e ci mandarono nella sala operatoria.
Ultimo piano.
Stanza 158.
Il mio cuore rallentava a ogni passo.
Riuscimmo a fermare un medico che usciva proprio da quella camera.
« Mi scusi, come stanno i miei genitori? » chiesi con voce strozzata tenendo sempre salda la stretta di Harry. In quel momento era la mia forza interiore.
« Non sappiamo ancora dirle niente, proprio in questo momento sono entrati in sala operatoria d’urgenza. Appena avremo finito l’intervento sarà la prima persona a saperlo l’esito. E per favore ora si… »
« Non mi dica che mi devo calmare, perché è l’unica cosa che non riesco proprio a fare, quindi ora vada a fare il suo lavoro e cerchi di salvarli. Mi sono spiegata? » La rabbia ormai aveva preso il sopravvento su di me. Dominava.
« Faremo il massino, signorina » disse l’uomo un po’ spaventato per la mia razione di qualche secondo fa.
Il dottore sparì dietro l’angolo e con tutta la tristezza, la rabbia, l’odio, il dolore che avevo in corpo scoppiai in un pianto disperato che nessuno avrebbe potuto fermare.
Mi sedetti su delle poltroncine scomode di fronte alla stanza dei miei.
Harry mi seguì a ruota, sedendosi e accarezzando la mia gamba con la mano destra.
« Senti Camilla, ora l’unica cosa da fare è aspettare e pregare con tutte le forze che ci restano. E soprattutto resta calma. » disse cercando di rassicurarmi.
Sforzo inutile.
« Mi dici come faccio a rimanere calma? » dissi guardandolo dritto negli occhi « i miei genitori potrebbero.. potrebbero.. non voglio neanche pensarlo.. » continuai poi coprendomi gli occhi con una mano.
<« Appunto, non devi pensare alle cose negative. I tuoi genitori staranno bene. Se tu gli starai accanto loro sentiranno il tuo enorme affetto e guariranno.»
Disse quelle parole con tutta la calma del mondo, come se non fosse successo nulla. Come se le stesse dicendo tanto per dire, perché non ha altro di cui parlare. Ma quelle sue parole mi avevano toccato il cuore, l’anima. Mi ero commossa. Tanto le lacrime continuavano ininterrottamente ad uscire senza cenno di calmarsi.
« Harry, io non ce la faccio. In questo momento non sento altro che dolore, rabbia, odio e sensi di colpa. Si, perché e tutta colpa mia. Nell’ultimo periodo ho fatto di tutto per ignorarli. Non avevamo più un rapporto genitori-figlia. Non riuscivo più a viverci in quella casa.. ma ora sento che ho bisogno di loro più che mai e… »
Lacrime
Soltanto fottute lacrime.
Harry mi abbracciò. Un abbraccio che mi fece tranquillizzare, almeno fece cessare le lacrime.
 
 
Un ora.
Mente vuota.
Il mio cuore? Scomparso.
Due ore.
Lacrime che ancora mi facevano visita.
Fissavo il vuoto davanti a me senza emettere alcun tipo di rumore.
Ero immobile.
Il mio cuore? L’ho perso per sempre.
 
Tre ore.
Harry non smise di starmi accanto. Disse qualcosa che però io non capì, o che non volevo capire.
La mia mente? Era tornata nel passato.

 
Flashback
 
 
4 anni…
 
 
« Mamma, mamma! Guardami! So andare sulla bicicletta da sola! Senza le rotelle! » dissi guardandola parlare con le sue amiche per poi girarsi e regalarmi uno dei suoi migliori sorrisi.
« Si, amore. Però sta attenta a non cadere! Mi raccomando! » disse preoccupandosi per la mia salute.
« D’accordo, mamma. Starò attenta! » le andai incontro ancora in sella alla bici, e neanche a farlo apposta caddi sull’asfalto stradale, sbucciandomi un ginocchio.
Mia madre mi corse incontro preoccupata e si accasciò per soccorrermi.
« Camilla! Ti avevo detto che dovevi stare attenta! » mi disse la donna preoccupata.
«Tranquilla mamma non mi sono fatta niente! Menomale che ci sei tu che mi hai aiutato altrimenti sarei morta qui! » dissi scoppiando poi a ridere.
« Hahah! Che spiritosa! Ma avresti potuto farti male sul serio, quindi la prossima volta promettimi che non ti distrarrai più, va bene tesoro? » disse premurosa aiutandomi ad alzarmi in piedi.
La strinsi in un forte abbraccio, uno di quelli affettuosi che solo una madre può regalarti.

 
 
Un anno fa…
 

 
« Tesoro, perché stai piangendo? » disse mio padre guardandomi piangere disperatamente.
« Papà, ho… ho litigato con… con Peter.. » dissi singhiozzando.
Mi venne incontro e mi strinse con le sue possenti braccia calorose che mi proteggevano ogni volta che stavo male.
« Figlia mia, non sai quante volte ho litigato con la mamma e, alla fine, abbiamo sempre risolto. Vedrai che con Peter si chiarirà tutto. » disse sciogliendo l’abbraccio.
« Non so se è come dici tu, papà… » dissi rivolgendo gli occhi al pavimento lucidissimo.
« Ti fidi di me? » chiese mio padre alzandomi con un dito il mento e obbligandomi a guardare i suoi occhi azzurrissimi.
« Certo che mi fido, ma… » non mi fece terminare la frase che subito ribattè.
« Niente ma.. dai ascolto a chi ha più esperienza di te in questo campo. » disse abbracciandomi una seconda volta, ma con più affetto.
« Grazie papà… ti voglio bene. » e gli donai uno dei miei sorrisi più belli.
« Anche io te ne voglio, e tanto. »

 
 
Harry


La vedevo lì, a guardare il vuoto, senza dire una parola.
Piangeva. L’unica cosa che era riuscita a fare era piangere.
Io la consolavo si, ma non poteva servire a far ritornare i suoi genitori.
Non aveva accennato neanche a parlare.
Zero parole.
Zero respiri.
Nessun battito.
Le sussurrai all’orecchio che sarei andato a chiamare i ragazzi e le amiche, ma fece solo un piccolo cenno con la testa. Ero sicuro che non avesse capito un acca.
« Louis, sono Harry… » dissi con una voce così bassa che pareva star per scomparire.
« Ehi Harold! Ma dove sei finito? Oggi non sei venuto a scuola e nemmeno Camilla..» poi sospirò. Segno che si era accesa una scintilla. « Siete fuggiti insieme? » chiese facendo una risatina.
« No Louis. La questione è delicata. » dissi serio e subito anche lui si preoccupò.
« Cosa è successo? »
« Preferirei parlare di persona. Venite al Saint Patrick Hospital. E avverti le ragazze.»
« Ok, tra qualche minuto saremo lì e ci spiegherai tutto. »  

 
 
 
Louis


 
Era davvero strano sentire il mio amico così giù. Era la prima volta che mi parlava e non diceva una cazzata delle sue.
Strano.
Erano le 10 di sera ed io ero a casa di Zayn, insieme a Liam e Niall a giocare alla play o guardare le repliche delle partite di basket che ci appassionavano tanto.
All’appello mancava Harry che mi aveva accennato di dover passare l’intera giornata con Camilla, ma non credevo che non sarebbe venuto a scuola! Volevo essere il primo, insieme agli altri a sapere la sorpresa. Ma non è stato così.
Lasciai la cucina e raggiunsi gli altri in salotto. « Ragazzi, dobbiamo raggiungere Harry in ospedale. » dissi calmo aspettando una reazione da parte dei ragazzi che non tardò ad arrivare.
« Che cosa? Cosa gli è successo? » mi chiese il moro spalancando gli occhi, seguito da tutti gli altri.
« Non lo so, se andiamo in ospedale magari ce lo dirà! » dissi ironico provocando una piccola risatina ai tre che presero le loro giacche e camminarono a passo svelto verso l’auto.
Fui l’ultimo ad uscire perché mi intrattenni a chiamare Jennifer e Alyssia.
Primo squillo.
Secondo squillo.
Terzo squillo. Finalmente « Ehi Jenn, sono Louis. Come va?» dissi sorridente.
Ogni volta che parlavo con lei sorridevo. Mi faceva stare bene anche solo guardando i suoi occhi, blu come l’oceano.
« Ciao Lou!» mi rispose lei altrettanto sorridente.
« Senti, tu e Alys siete occupate in questo momento? »
« No, in questo momento ci stavamo spaparanzando sul divano a guardare un film. Perché?» chiese curiosa.
« Cambio di programma. Harry convoca una riunione… in ospedale» dissi sottovoce.
« Coosa? Che ospedale è? » mi chiese senza nemmeno chiedermi il motivo. Che, d’altro canto non sapevo neanche io.
« Il Saint Patrick Hospital, ci vediam….» all’improvviso partono dei bip, segno che aveva attaccato. Feci spallucce e raggiunsi gli altri
.
 
 
 
 
 
In ospedale…
 
 
« Finalmente ragazzi, quanto ci avete messo! Le ragazze? » era da solo. Dov’era Camilla?
« Scusaci, ma abbiamo trovato parecchio traffico e..» delle voci femminili ci vennero in contro e ci affiancarono.
« Cosa è successo? » dissero all’unisono Jenn e Alyssia.
Harry iniziò il suo discorso che non prometteva niente di buono.
 

 
 
Harry


 
Finalmente arrivarono.
Mi ero allontanato da Camilla circa 15 minuti fa, ma sicuramente non ci fece caso.
« Finalmente ragazzi, quanto ci avete messo! Le ragazze? » chiesi ansioso di aspettare ancora.
Volevo raccontargli tutto. Almeno saremmo stati uniti.
« Scusaci, ma abbiamo trovato parecchio traffico e..» rispose Liam ma subito dopo delle figure in lontananza si affiancarono a noi.
« Cosa è successo? » dissero all’unisono Jenn e Alyssia.
« E’ successa una cosa… molto grave.. » gli occhi di tutti cominciarono a lacrimarsi e piano piano rigavano i loro volti facendo appannare la vista.
 
Raccontai loro tutta la storia.
Cominciarono a piangere.
Raggiungemmo Camilla. Era rimasta perfettamente immobile a come l’avevo lasciata pressappoco mezz’ora fa.
Era distrutta. Forse rivedere qualche viso familiare le avrebbe fatto bene.

 
 
Camilla


 
Si avvicinarono a me delle facce familiari.
Ah si, i miei amici. Per un attimo mi sembrava di aver dimenticata tutto.
Piangevano. Come me d’altronde.
« Amica mia… » dissero due facce angeliche che mi parvero davanti.
Mi abbracciarono. Ricambiai e affondai il mio viso tra i loro capelli e ricominciai a piangere.
« Ti prego non piangere, vedrai che andrà tutto bene.. ».
“ Vedrai che andrà tutto bene ”. Quante volte l’ho sentita questa frase e non è mai andato come pensavano.
Si staccarono, sedendosi accanto a me. Mi vennero in contro i ragazzi.
Mi abbracciarono anche loro.
Dolci.
Nessuno era mai stato così affettuoso con me.
Nemmeno Peter. Lui andava molto d’accordo con i miei, ma quando ha fatto quello che ha fatto, ha chiuso totalmente i rapporti con me e con loro.
Harry ritornò nella sediolina affianco.
« Ehi » mi sussurrò leggermente per non farsi sentire dagli altri.
Lo guardai negli occhi. Non avevo la forza di dire una parola.
« Ti amo. Probabilmente non sarà il momento giusto per dirtelo, ma dovevo farlo. Perdonami. »
Come facevo a non volergli bene?
Bene è una cosa. Amare è un'altra. Ma io cosa provavo per lui?
Lo baciai.
L’unica cosa che mi venne in mente fu quella. Baciarlo.
Un’ tratto il sangue mi inizia a circolare, il cuore a battere normalmente e l’anima riprende possesso del mio corpo facendomi leggermente sorridere.
Sorrisi. Ricambiò
« Harry, quello che ti devo dire è difficile da spiegare, ma devo farlo altrimenti non riesco a vivere..» feci una pausa riprendendo fiato e ricominciai « io… ».
All’improvviso la porta della stanza 158 si aprì di colpo facendoci saltare tutti in piedi. Da lì uscì il medico che all’inizio avevo quasi aggredito. Mi fiondai su di lui cercando di estorcergli informazioni sui miei genitori.
« Allora come stanno? » chiesi ansiosa, preoccupata, triste.
Il medico si avvicinò facendo due passi verso il mio corpo e disse « Venga nel mio ufficio. Devo parlarle. ».

A quelle parole il mio cuore che, pochi secondi fa era riemerso baciando Harry, ora era sprofondato negli abissi più profondi e non sarei stata più capace di ritrovarlo per parecchio tempo.















Any's Corner:

Ciaooooooo! Sono tornata con un nuovo capitolo davvero triste!
Lo so che fa schifo, infatti sono d'accordo con voi se me lo dite..
Non avevo davvero idee e le uniche che mi sono venute in mente fanno pena *nesonoconsapevole*
Allora, parlando di questo schifoso, penoso e tutti gli aggettivi che possono descriverlo capitolo:
Poveriiiiiii i genitori di Camilla, ma soprattutto poveraaaaa Camilla! Si ritrova ad affrontare fa sola questa situazione,
ma per fortuna ci pensa SUPEEEERMAAAAAN HARRY che la sostiene e le sta accanto come gli altri amici.

ANTICIPI DELLA PROSSIMA PUNTATA! Hahah! :D
Secondo voi, cosa le dirà il medico? Si sono salvati oppure no?
E che cosa farà Camilla dopo aver baciato Harry? Gli darà un opportunità o no?
Vi svelo un piccolo particolare che sbucherà fuori nel nuovo capitolo!
Ci sarà un nuovo personaggio!!! YEEEEHH! Non vi dico più nulla, ho svelato troppo!

RINGRAZIAMENTI:
Graziee a tutte quelle che recensiscono, preferiscono, ricordano e che seguono
la mia storia! ne sono davvero super super super super super felicissimissimissimissimaaaaa! *nonsinotaproprio*

KissKiss
Any xxx





















 
  
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