Buonaseeeeeeeeera!
So che
stavate aspettando tutte questo particolare capitolo, quindi non vi faccio
aspettare ancora tanto prima di lasciarvi alla lettura :)
Voglio
prima scusarmi per il ritardo che ho avuto nello scrivere la storia (l’ennesimo),
ho avuto per un bel po’ di tempo la testa da tutt’altra parte e la voglia di
mettermi davanti a Word era poca… ma adesso le cose sembrano andare meglio,
quindi eccomi qui XD
Uhm…
credo che sia tutto, non ho altro da aggiungere per stasera. Beh, allora vi
lascio leggere in santa pace e… come sempre, fatemi sapere cosa ne pensate
della storia (anche soltanto per mandarmi a quel paese e per insultarmi XD)
Un
bacio, a presto *w*
Capitolo dieci – Primo appuntamento… wow!
28/07/2010,
ore 21:07
«E
quindi stasera uscite? È il vostro primo appuntamento? Aw che carini!» mi dice
Angela entusiasta, spaparanzata tranquillamente sul suo letto mentre mi guarda
con gli occhi a cuoricino.
«Già,
proprio carini!» mugugno, con lo sguardo fisso sulla finestra del bungalow.
Sembra quasi
che è Angela quella che deve andare ad un appuntamento, eccitata com’è, e non la
sottoscritta. Non fraintendetemi, non vedo l’ora che arrivino le 21:30 per
poter uscire con Edward, però… il fatto è che ho un po’ di fifa.
E per
di più, non so ancora cosa diavolo indossare per la serata.
Nei
borsoni che mi sono portata dietro ho infilato per di più roba comoda e
sportiva, vestiti che insomma mi sarebbero tornati utili viste le tante
attività ed escursioni che si svolgono normalmente in campeggio… non ho mica
pensato di mettere anche qualcosa che avrei potuto sfoggiare ad un
appuntamento! Neanche un paio di bei tacchi a spillo – non che io sia una
grande amante dei tacchi, sia chiaro! Li odio con tutta me stessa…
«A che
ora ti ha detto che passa a prenderti?» chiede la mia amica, mentre fa dondolare
le gambe per aria.
«Alle
21:30…» rispondo, prima di essere interrotta dalle sue urla.
«Cosa?!
E tu sei ancora in questo stato? Riprenditi, ragazza!» mi sgrida, indicando con
la mano quello che ho addosso… cioè un asciugamano bianco avvolto intorno al
corpo.
Ho
fatto la doccia e indossato l’intimo, ma la mia preparazione è finita qui. Mi è
quasi preso il panico ripensando a quello che potevo indossare o cosa invece
non potevo, e così non ho fatto altro che sedermi sul letto a piangermi quasi
addosso.
«Angela,
ma che faccio? Non ho nulla da mettere!» piagnucolo, guardandola dritta negli
occhi.
Se ci
fosse stata Alice insieme a noi in questo preciso momento, sarebbe stata più
che felice di mettersi a frugare nel mio guardaroba e di trovare in men che non
si dica l’abbinamento di abiti perfetto! Ma Alice purtroppo non è qui… è la
prima volta che rimpiango l’assenza di mia cognata.
Quando
serve, quella nanerottola non c’è mai! Che sfiga!
«Pff,
non ci credo! Fammi dare un occhiata…» Angela si alza dal letto in maniera
rapida e agile e, saltellando, raggiunge quella sottospecie di armadio dove
teniamo i nostri vestiti e le valige.
Comincia
a sbirciare e a spulciare la mia parte di armadio e ogni tanto borbotta un
commento. «Cavolo Bella, avevi ragione!» mi dice ad un tratto.
«Non ho
niente che vada bene, vero?» domando, avvilita; sospiro. «Lo sapevo, tanto vale
che rimetta gli stessi abiti che avevo oggi…»
«No, ma
che sei pazza? Hai sudato come una maiala oggi, quelli vanno dritti in
lavanderia.» mi ammonisce lei, fulminandomi con lo sguardo. «No, non è
possibile che sia tutto qui il tuo arsenale da ‘femme fatale’! Li hai svuotati
tutti i borsoni?»
Annuisco,
poi ricordo che lei è voltata di spalle e non può vedermi. «Sì, credo di sì…»
mi alzo e mi avvicino a lei, osservando il contenuto del mio armadio.
«Ecco,
è quel ‘credo’ che non mi convince… prendili e aprili, forza!» detto questo,
allunga le braccia e prende i miei borsoni formato gigante senza aspettare una
mia mossa.
«Perché
mi chiedi di prenderli se poi te ne freghi e fai tutto da sola?» mi lamento con
lei, guardandola storto.
«Giuro
che non l’ho fatto apposta!» si scusa subito, aprendo uno dei due borsoni. «E
visto che ho fatto bene a non fidarmi di te? Qui dentro c’è ancora qualcosa che
può tornarci utile.»
«Davvero?»
Mi
fiondo sul suo letto, dove ha appoggiato i miei bagagli semivuoti; pensavo che
dentro ai borsoni avevo lasciato soltanto i libri e il pc che mi ero portata
dietro – e che non ho usato quasi per niente. Mi rendo conto solo adesso che ho
trascurato completamente i miei propositi di lavorare a distanza durante le
vacanze…
Sono
pentita? Assolutamente no! Tanto Jacob sta facendo un ottimo lavoro e non ha
bisogno di me… e ogni volta che mi chiama, lo fa solo per sapere se io e Edward
abbiamo ‘inciuciato’.
Pettegolo
di merda.
«C’è
qualcosa però che… che non capisco che cos’è. Perché hai in valigia una rete da
pesca?» domanda ad un tratto la mia amica, sollevando quello che all’inizio
delle vacanze era il mio peggiore incubo… ma forse adesso posso rivalutarlo con
calma.
Forse a
Edward piacerà vedermi con addosso la ‘stella marina’.
«Ehm… è
una lunga storia.» cerco di allontanare subito il discorso da quell’obbrobrio
sexy e lo tolgo dalle mani di Angela; torno a guardare l’interno del borsone.
«C’è qualcos’altro? Aspetta…» mi blocco, quando noto quello che forse
rappresenta la mia unica salvezza.
Prendo
tra le mani la stoffa verde e leggera e la tiro su, facendola fuoriuscire dalla
valigia. Come ho fatto a dimenticarmi di quel vestito? È quello che Alice mi
aveva regalato durante l’ultima sessione di shopping, e che aveva insistito
tanto affinché lo mettessi in valigia.
Aveva
forse il sospetto che mi sarebbe tornato utile? Beh, per una volta ci aveva
visto giusto, e dovevo anche rimangiarmi tutte le cattiverie che avevo detto e
pensato quando stavamo preparando i bagagli!
Forse è
un po’ troppo corto per un semplice primo appuntamento, ma è l’unica cosa
adatta che posso indossare… e poi, secondo me a Edward piacerà un sacco! Con
quel coso ho le gambe quasi del tutto scoperte, quindi apprezzerà senz’altro.
«Che
carino! Ma perché lo tenevi nascosto?» mi rimprovera Angela, mentre con uno
strattone mi toglie il vestito dalle mani. «È sexy!»
«Pensavo
che non mi sarebbe servito…»
«AH!
Hai visto che sbagliavi?» mi prende in giro lei, ridendo e facendo dondolare il
vestito tra le braccia. «Su, dai, spogliati e indossalo! Sento che è quello
giusto per la serata!»
«Per
forza è quello giusto, è l’unico che ho!» ribatto mentre scuoto la testa, e
comincio a togliermi l’asciugamano.
Non c’è
bisogno che vada in bagno per cambiarmi, siamo tra ragazze e poi ho già
l’intimo indosso… e poi Angela non è una di quelle che fa battutine e allusioni
sul tuo aspetto fisico, anche se visto il suo lavoro dovrebbe essere abituata a
farlo.
Prendo
il mini abito che mi sta passando e lo infilo dalla testa, lasciando che la
stoffa leggera e fresca mi accarezzi la pelle; distendo meglio la stoffa della
gonna per evitare eventuali grinze e poi alzo il viso guardando Angela, che ha
un sorriso soddisfatto stampato sulle labbra.
«Allora?
Che ne pensi?» chiedo, cercando il suo parere.
«Cosa
ne penso? Quel ragazzo stasera schiatta!» ride, e comincia a girarmi intorno
sempre osservandomi; sembra una iena che ha appena puntato la sua cena. «Però,
Bella, questo vestito ti fa un culetto…»
«Dici
che gli piacerò?»
Ecco
che ritorna la fifa blu; non mi sei mancata per niente, brutta stronza!
«Ti ho
appena detto che schiatterà, è ovvio che gli piacerai!» Angela sbuffa, alzando
gli occhi al cielo prima di riportarli su di me. «Cristo, Bella, sei più
paranoica di quanto pensassi!»
«Non
posso farci niente, uffa!» esclamo, allontanandomi per andare a recuperare
dall’armadio i miei sandaletti bassi: almeno quelli mi sono ricordata di
portarli. «Non è colpa mia se ho paura di non sembrare troppo carina ai suoi
occhi, o di sembrare una cretina dentro a uno straccetto verde!»
«Se
pensi questo, allora vuol dire che ancora non hai capito che per Edward tu saresti
perfetta anche con un sacco dell’immondizia addosso.»
Lascio
perdere quello che sto facendo, ossia indossare i sandali, e alzo di scatto il
viso verso Angela; davvero Edward pensa questo?
«Te lo
ha detto lui?»
Lei
scrolla le spalle, sorridendo sotto i baffi. «No, non me lo ha detto, però è
molto facile da capire. Basta notare il modo in cui ti guarda… gli manca la
bava alla bocca ed è perfetto!»
«Ma
smettila, scema!» le urlo contro, facendola ridere. Scuoto la testa, divertita,
e torno a sistemarmi le scarpe; quando ho finito, mi rialzo in piedi e rilascio
un piccolo sospiro, guardandomi intorno.
«Allora,
ho lavato i denti prima, non ho niente da portare dietro se non… il cellulare,»
borbotto tra me, mentre afferro il mio telefono, «e… non devo prendere le
chiavi della stanza perché tanto qui ci sei tu. Giusto?» guardo la mia amica,
che annuisce soddisfatta.
«Giusto,
hai detto tutto bene! Ti apro io, tranquilla.» mi sorride, alzando anche i
pollici in alto.
«Okay…
ci vediamo più tardi.» sono già accanto alla porta del bungalow quando Angela
mi ferma.
«Ma
come, non lo aspetti qui?» mi chiede, confusa.
«Voglio
uscire fuori, forse l’aria fresca mi tranquillizza un po’.» eh, magari ci
riuscisse!
«Ah, va
bene. Allora ci vediamo più tardi.» mi lascia una pacca sulla spalla e mi
sorride ancora una volta, poi mi lascia libera di uscire fuori.
Una
volta che mi trovo sul piccolo portico, mi chiudo la porta alle spalle e mi
volto… e, come era successo la settimana prima, mi ritrovo Edward seduto sulle
scale, in attesa di me, e che si volta non appena sente la porta chiudersi.
È
pazzo, è pazzo! Chissà da quanto tempo si trova qui ad aspettarmi uscire!
«Aspetti
da molto?» gli chiedo, con un piccolo sorriso.
Edward
ricambia subito, alzandosi in piedi e avvicinandosi a me. «Una decina di
minuti, non tanto. Non vedevo l’ora di venire da te.» dice, sincero.
Okay… io questo ragazzo me lo sposo! È
ufficiale!
Le sue
parole mi fanno arrossire involontariamente, e abbasso per qualche secondo lo
sguardo per non farglielo notare… anche se mi ha visto già parecchie volte
arrossire come una cretina durante queste settimane.
«Sei
bellissima stasera…» il suo sussurro mi sembra maledettamente vicino, e quando
rialzo lo sguardo vedo che anche lui è più vicino di prima; ha il viso a pochi
centimetri di distanza dal mio, e mi sorride calorosamente scoprendo anche quei
denti bianchi e perfetti che si ritrova.
Sorrido
anche io, e intreccio la mano libera alla sua mentre porto quell’altra a
cingergli il collo. «Grazie.» è l’unica cosa che riesco a dire prima di
incollare le labbra alle sue. Sono persino costretta ad alzarmi sulle punte dei
piedi per raggiungere meglio il suo viso… è altissimo, accidenti!
Il
bacio, dapprima tranquillo e dolce, diventa mano a mano sempre più passionale e
vivace; in breve tempo siamo di nuovo avvinghiati come sanguisughe, come
succede sempre d’altronde. Ma non posso farci niente, mi piace troppo baciarlo!
L’ho
ripetuto talmente tante volte che ormai non vuole più saperlo nessuno, ma io lo
dirò all’infinito: amo baciare questo ragazzo!
Quando,
purtroppo, smettiamo di baciarci,
Edward ridacchia tra sé e mi lascia un bacio sul naso mentre rafforza
l’abbraccio, tanto che mi ritrovo spiaccicata al suo corpo. Che bello, mi piace
sentirlo così vicino.
«Angela
ci sta facendo segno di andare via…» dice tra le risate, allontanandosi da me.
Confusa,
e ancora con il fiato corto, mi volto verso il bungalow e la vedo affacciata
dalla finestra, mentre ci sorride divertita e ci fa il classico e
inequivocabile segno di smammare. Ricambio facendole la linguaccia.
«Monella,
andiamo via?» mi chiede Edward, che dopo aver sciolto l’abbraccio mi ha presa
per mano ed ha intrecciato le nostre dita.
Annuisco,
con un sorriso… però, prima di cominciare a scendere le scale, mi rimetto di
nuovo sulle punte e gli lascio un sonoro e bel bacio a stampo.
E che
cosa posso farci? Ve l’ho detto, mi piace baciarlo!
-
Edward
ha deciso, come programma della serata, di portarmi ad un pub di Newport, il ‘The Dwarfes’; ho sentito parlare
parecchio di questo locale durante le ultime settimane, visto che parecchie
persone del campeggio lo hanno frequentato spesso e volentieri… sto parlando
degli accompagnatori e degli istruttori, naturalmente, non dei ragazzini! Per
loro è assolutamente vietato andare al pub ad ubriacarsi.
Comunque,
è la prima volta che vado a Newport per una gita di piacere (la visita
all’ospedale di un paio di settimane prima non conta affatto), ed è la prima
volta che vado al ‘The Dwarves’.
I nani…
è un nome insolito per un pub, ma capisco per quale motivo è stato chiamato
così quando io e Edward entriamo all’interno del locale.
È
arredato tutto in stile medievale, quasi gotico, ed ecco così spiegato il nome.
Io mi ero sempre immaginata che i pub fossero tutti in stile irlandese – o
almeno, tutti quelli in cui ero stata erano in stile irlandese! -, però a
quanto pare ce ne sono di diversi.
Io sono
sempre l’ultima a scoprirlo, naturalmente.
Mi sto
distraendo molto questa sera, infatti mi accorgo solo dopo un po’ che Edward ed
io abbiamo raggiunto uno dei tanti tavolini e ci stiamo per sedere. Mi sono
incantata sui miei pensieri che non ci azzeccano proprio niente con quello che
stiamo facendo, che tonta.
«Ti
piace qui? È il primo posto che mi è venuto in mente.» mi dice Edward non
appena mi sono seduta al tavolo, di fronte a lui.
Annuisco
subito, sorridendo. «Oh sì, mi piace! Non ci ero ancora stata… tu sì?» chiedo,
incuriosita.
Annuisce
anche lui. «Sì, ci sono stato una delle prime sere. Mi ci ha trascinato mia
cugina.» spiega, scuotendo la testa prima di tornare a guardarmi. «Ricordami di
non uscire più con lei, per favore! Non ha fatto altro che criticare gli altri
e dire che le mancava Andrea… una pizza assurda!»
Ridacchio,
e poggio i gomiti sul tavolino mentre poso la testa tra le mani. Tanya non mi è
mai sembrata come l’ha appena descritta, cioè una che si diverte a criticare le
altre persone, ma Edward la conosce meglio di me, quindi non ribatto. «Va bene,
prendo appunti mentali.»
Lui mi
osserva con un sopracciglio inarcato e con l’aria allarmata, storce anche le
labbra. È per quello che ho detto? «A volte sei strana, Bella. Te lo hanno mai
fatto notare?»
Sì, è
per quello che ho detto. Sospiro, mantenendo l’aria rilassata. Mica mi ha detto
scorfana! «Sempre.»
Ride.
«Mi piaci quando sei strana. A dire la verità, mi piaci sempre.» mi prende le
mani tra le sue, e dopo averle strette per un po’ le porta alle labbra,
baciandole. Sgrano gli occhi: nessuno dei miei vecchi spasimanti ha mai fatto
questo alla sottoscritta… è un gesto così all’antica, ma anche così romantico
che non può non piacermi.
Per un
po’ resto ad osservare il modo in cui si preme le mie mani sulle labbra, poi
lui le scosta e mi sorride divertito. «Vado a prendere da bere… cos’è che posso
prenderti?»
«Siamo
in un pub, direi che una birra è più che perfetta.»
«Va
bene allora. Torno subito, aspettami qui.» Edward si alza in piedi e prima di
sparire, diretto al bancone del locale, si abbassa su di me e mi lascia un
veloce bacio sulla fronte.
Mi
piacciono tanto le sue dimostrazioni di affetto, davvero tanto. Non so cos’è
che ho fatto di buono per meritarmi un ragazzo speciale come lui… oddio, sto
pensando come una povera depressa alcolizzata! Va bene che produco vino, ma non
sono ancora a quel livello di alcolismo… ad essere sincera, non sono una grande
amante del vino. Lo bevo ogni tanto, mi concedo più o meno un bicchiere o due
durante i pasti, e non sempre. Per di più, l’alcol non lo reggo, quindi mi
ubriaco all’istante.
Mentre
aspetto il ritorno di Edward con le nostre bibite, resto appoggiata al tavolino
e lascio vagare lo sguardo lungo il locale, pieno di gente. Ci sono una
comitiva di ragazzi che sembrano star festeggiando il compleanno di uno di
loro… non è difficile da capire, due o tre di loro hanno in testa uno di quei
buffi cappellini di carta con su scritto ‘Happy
birthday!’. Sembrano già abbastanza ubriachi, e sono appena le dieci di
sera.
A
mezzanotte saranno già distrutti e vomitanti, ne sono sicura.
«Eccomi!»
riporto gli occhi su di Edward, che è appena tornato al tavolo. Mi sorride
calorosamente, e tiene tra le mani due enormi boccali pieni di birra
schiumante. «Una per te, e una per me.»
«Vuoi
farmi ubriacare? Sei pazzo!» mi lamento, mentre prendo il boccale che mi sta
passando. Scuoto la testa, e cerco di nascondere un sorriso.
«Non è
mia intenzione… o forse sì.» fa schioccare la lingua, e comincia a bere la sua
birra.
«Non
sono un gran spettacolo quando mi ubriaco, ti avverto.» prendo anche io un
sorso di birra. È fresca, quasi gelata, ed è buonissima! Chissà che marca è…
voglio fare la scorta.
«Allora
vorrà dire che correrò il rischio.» ridacchia, e si becca un’occhiataccia da
parte mia. «Credevo che, visto che produci il vino, reggessi bene l’alcol.»
«E invece
no, sono una frana. Mi ubriaco quasi subito… devi vedermi a Capodanno, sono
davvero l’anima della festa.»
Cerco
di non pensare all’ultima festa di Capodanno che aveva organizzato Alice. Io
non ricordo quasi niente, però lei e Jasper mi hanno raccontato che ho fatto
una specie di lap dance davanti a tutti e che ho poi vomitato sulle scarpe di
Jessica Stanley.
Forse è
per quel motivo che mi odia così tanto… le ho rovinato le Louboutin, poverina!
«Ok,
quest’anno vengo a Napa a passare il Capodanno. Voglio proprio vederti
all’opera.»
Il
sorriso enorme che ho sulle labbra di affievolisce quasi subito, a causa delle
sue parole. Mi ha fatto inconsapevolmente ricordare che noi non abitiamo nella
stessa città, che viviamo a migliaia di kilometri di distanza e che, una volta
terminate le vacanze estive, per noi sarà difficile incontrarci. Internet è
davvero un buon aiuto per le relazioni a distanza, basta vedere i social
network che sono stati creati ultimamente e anche le videochiamate aiutano
tantissimo… ma non sarà la stessa cosa.
Non
sarà come averlo veramente accanto.
«Ehi…
che succede?» Edward deve aver notato il mio repentino cambio di umore. Mi
prende una mano e la stringe, e questo mi porta ad alzare lo sguardo per poter
vedere il suo. «Qualcosa non va, tesoro?»
Vorrei
dirgli che non c’è niente che non va, e che va tutto bene, però adesso sento
che è meglio essere sinceri. Non posso dire che va tutto bene, quando invece
dentro di me già mi sento triste all’idea di doverlo lasciare e di non poterlo
rivedere per chissà quanto tempo.
«Mi hai
fatto ricordare che… che noi tra non molto dobbiamo tornare a casa. Lontani.»
non riesco ad aggiungere altro, le parole mi si fermano in gola e sento che
potrei avere una crisi di pianto tra breve… ma non voglio piangere, non adesso.
«Lo so,
Bella. Lo so, sarà difficile però… però piccola, vedrai che troveremo un modo
per vederci spesso, per stare vicini. Adesso che ti ho conosciuta, che ti ho
incontrata… non voglio lasciarti andare via.» Edward stringe ancora più forte
la mia mano, e si sporge verso di me, avvicinando il viso al mio. «Non ti
lascio andare via, va bene?»
Annuisco,
e avvicino ancora di qualche centimetro la testa alla sua; le nostre fronti si
scontrano, e resto così per qualche secondo, giusto il tempo che mi occorre per
assorbire al meglio le sue parole. Non vuole lasciarmi andare via, ci crede
davvero… e devo crederci anche io.
Neanche
io voglio lasciarlo andare via.
«Grazie.»
mormoro, e gli lascio un bacio sulle labbra.
«Non
ringraziarmi, non serve…» mi da un altro bacio, e lo sento sorridere sulle mie
labbra. «Sbaglio, o devo venire a vederti ubriaca marcia?»
«Allora
è solo per questo che vuoi stare con me?!» so che sta scherzando, ma voglio
giocare un po’. Infatti, mentre gli dico questo ho un sorriso che va da un
orecchio all’altro… sembro il Joker di Batman. «Che stronzo che sei!»
«Esatto,
vengo per quello… e perché devo tenere a bada tutti i maschietti che ti
verranno dietro. Devo marcare il mio territorio, cara la mia Bella.» allontana
un po’ il viso e mi osserva dolcemente, i suoi occhi sono ancora più belli del
solito.
«Devo
farlo anche io, allora. A Napa ci sono un sacco di arrapate che ti salterebbero
subito addosso non appena ti vedrebbero! Devo proteggerti.» ridacchio. Anche
se, adesso, la più arrapata sono io, quindi lui è più in pericolo qui che da
qualsiasi altra parte. Evito di dirglielo, però.
Non
voglio farlo scappare via a causa della mia grande e alquanto imbarazzante
voglia di violentarlo!
«Ci
proteggeremo a vicenda, allora…» Edward avvicina di nuovo il viso al mio, e
stavolta mi bacia sul serio, niente baci a stampo.
Continuiamo
a baciarci in quel modo, un po’ troppo spinto forse visto il luogo in cui ci
troviamo, per un paio di minuti o poco più, ma veniamo interrotti da un
cellulare che comincia a suonare. Non è il mio, quindi deve essere per forza
quello di Edward.
«Uffa!»
mi lamento. È tutto il giorno che qualcosa, o qualcuno, ci interrompe mentre
siamo così concentrati l’uno verso l’altra. È snervante, sul serio!
«Vedo
chi è e poi lo spengo, promesso.» mi sorride e prende il telefono in mano.
Mentre
lui controlla chi è a chiamare, io comincio a bere la birra, che ho solamente
assaggiato. Ne bevo un bel po’ a lunghi sorsi, e so che questo non mi aiuterà
affatto con la sbronza, anzi, la peggiorerà. Quasi mi strozzo quando sento
Edward rispondere alla chiamata con un “Ciao, mamma.”
È sua
madre al telefono. Sua. Madre. Oh merda!
Comincio
a tossire e mi maledico per essermi agitata quando ho capito con chi sta parlando
Edward. Quando torno più o meno normale, anche se con le lacrime agli occhi,
torno a guardarlo e vedo che sta cercando di non ridere, mentre ascolta sua
madre che gli sta senza dubbio dicendo qualcosa.
«Certo,
mamma, certo.» sì, deve essere senza dubbio qualcosa di interessante.
«Sono…
uscito con una persona.» aggiunge dopo un po’. Inarco le sopracciglia, e
comincio ad allarmarmi. Spero che non le dica che è uscito con me, non sono
ancora pronta a parlare con sua madre, non lo sono per niente! Non la conosco
neanche, e poi lei non conosce me.
Siamo
praticamente due estranee, non posso…
«Sì, è
Bella.» oddio, come non detto!
Edward
mi guarda mentre mi indica con le mani il cellulare e mima con le labbra “Vuole
parlarti”. Io gli faccio cenno di no, sia con le mani che con la testa, e gli
mimo un “Te lo puoi scordare!” che se lo dicessi ad alta voce farei girare
tutte le persone presenti nel pub verso di noi.
Edward
ignora i miei segni, e dice a sua madre: «Anche lei ti vuole parlare!»
Che
stronzo! Che bastardo! Che traditore! Che bradipo ritardato! Posso continuare
ad insultarlo mentalmente all’infinito, basta che non mi passa sua madre! Le
mie speranze muoiono subito quando il bradipo mi porge il cellulare, con un
sorriso colpevole sulle labbra. La sua espressione sembra dirmi ‘fallo per me’.
Ed io, anche se riluttante, prendo il telefonino dalla sua mano.
Possibile
che mi faccia corrompere già così tanto da lui? Va a finire che mi rammollisco
prima del previsto.
Mi
porto il cellulare alle labbra e cerco di parlare tranquillamente, anche se
sono un po’ agitata. Chi non sarebbe agitata al mio posto, se stai per parlare
con la madre del ragazzo con sui stai uscendo?
«Pronto?»
dico, e la madre di Edward mi risponde subito, come se non stesse aspettando
altro che questo momento.
«Bella, sei tu? Oh, non vedevo l’ora di
parlarti!» esclama vivacemente; ha una voce dolcissima, e non ci metto
molto a collegarla al suo aspetto, grazie alla sua foto che Edward mi ha
mostrato qualche giorno fa. «E’ un
piacere conoscerti… parlarti.»
«E’ un
piacere anche per me, Esme.» mentre parlo, sorrido ad Edward, che mi sta
guardando divertito mentre beve la sua birra. Se non la finisce in fretta gli
ci faccio la doccia con la birra, oh sì!
«Senti, cara, lo chiedo a te perché quel
ragazzaccio non mi dice mai nulla…» preoccupata, aspetto con ansia che
prosegua la frase. Cosa vorrà chiedermi? «Si
sta comportando bene con te, oppure sta facendo di testa sua?»
Non
riesco a trattenermi dal ridere, e lo faccio, facendo ridere anche Esme. «Sì
sì, è bravo. Sta facendo il bravo ragazzo.» rispondo alla sua domanda non
appena riesco a calmare la mia risata. Edward, adesso, mi guarda in maniera
sospettosa.
«Oh, bene! Mi avrebbe sentito altrimenti! Se
fa il maleducato ti do il permesso di picchiarlo e di sgridarlo, Bella.» mi
informa allegramente.
Sorrido.
«Va bene, Esme. Devo farglielo sapere oppure…»
«Certo che deve saperlo! Digli che te lo ha
raccomandato la sua mamma!»
Oddio,
è così simpatica! Già mi piace da morire la mamma di Edward! E adesso sento di
non vedere l’ora di conoscerla di persona… beh, so di dover aspettare un bel
po’ prima di quel momento, però sento che mi piacerebbe tanto incontrarla.
Perché avevo così tanta paura di lei? Non me lo ricordo più…
«Glielo
dirò, allora…» le prometto subito.
«Brava ragazza! Puoi ripassarmi mio figlio
adesso? Vorrei salutarlo…»
«Oh, ma
certo! Buona serata, Esme…» ripasso il telefono a Edward dopo aver ricevuto i
saluti di sua madre, e aspetto che lui finisca di parlare con lei. Nel
frattempo, torno a bere la birra.
Tornerò
al campeggio completamente ciucca e senza pensieri, ne sono sicura.
Edward
sospira, e dopo aver chiuso la chiamata rimette il cellulare in tasca. Mi
guarda sospettoso per tutto il tempo, mentre lo fa. «Cos’è che vi siete dette
di bello? Mia madre non ha voluto dirmi niente…» dice, imbronciandosi.
«Cose
da donne.» mento, divertendomi a prenderlo un po’ in giro. Percorro con le dita
il bordo umido del boccale, e poi aggiungo: «Ho il permesso di tua madre di
picchiarti se fai il cattivo.»
Edward
sbuffa. «Lo dice a tutti, si è raccomandata di farlo anche con Tanya quando
siamo partiti!» dice, imbronciandosi ancora di più.
Ridacchio.
«Ti ha già picchiato?»
Scuote
la testa, e torna a guardarmi, una briciola di panico sul viso. «Tu lo farai?»
Fingo
di pensarci su prima di rispondergli. «Può darsi… non lo so ancora.»
Non
aggiungo altro perché voglio lasciarlo in dubbio. So già che lo picchierò prima
o poi… solo, che il mio modo di picchiare sarà un pochino diverso dal solito.
Prima di tutto saremmo nudi, e secondo…
Arrossisco.
No, non penso che lo vogliate sapere.
-
«Lo
sapevo che volevi farmi ubriacare…» borbotto, grattandomi la testa.
Edward
ride, mentre mi tiene per la vita con un braccio. «Giuro che non era mia
intenzione, piccola. Non è colpa mia se non reggi per niente l’alcol.»
Mi
volto verso di lui e cerco di guardarlo nel modo più terrificante e pauroso che
conosco, però non ci riesco e comincio a ridere come una iena. Questo, ragazzi,
è l’effetto che mi fa l’alcol. Però non è che sono così tanto ubriaca… solo un
po’ più brilla del normale. Edward si sta divertendo un mondo.
«Avevi
ragione, sei adorabile da ubriaca!» dice, stringendomi di più a sé.
«Ehiiiiiii!»
mi lamento ad alta voce, e cerco di scostarlo un po’. «Se ci riprovi non
rispondo più di me…»
Dico
davvero! Se mi stringe ancora contro il suo corpo, io lascio perdere tutto e lo
violento seduta stante. Non mi interessa se poi qualcuno ci becca e ci scatta
le fotografie e ci fa un video e lo carica su Youporn… io lo violento, punto e
basta!
Non me
ne frega un cazzo.
«Non me
ne frega un cazzooooooooo!» urlo.
Edward
mi tappa subito la bocca con una mano, e continua a ridere. «Sssst! Non urlare,
svegli tutti così.»
Ah già,
ha ragione. Siamo tornati al campo, è tardi e noi siamo gli unici scemi che
vanno in giro ad urlare come ubriachi. No, mi sto sbagliando. Edward si sta
comportando bene, sono io quella ubriaca che urla.
«Scusami…»
sussurro quando toglie la mano, e lo abbraccio. «Scusami scusami scusami!»
«Va
bene piccola, va bene…» ricambia dolcemente l’abbraccio e mi bacia la testa… e
continua a ridere.
Ma non
la smette più? Gli si è incantato il disco? Conosco un bel modo per
sbloccarglielo… volete saperlo?
No, non
volete saperlo.
«Ehi, bello,
andiamo a farci il bagno nel lago?» esclamo, colpita dal lampo di genio che mi
è appena venuto in mente. Non ho mai fatto il bagno di mezzanotte quest’anno,
devo assolutamente recuperare. «Dai, andiamo!» Lo tiro per le braccia e cerco
di farmi seguire, ma Edward non si muove. Continua a guardarmi divertito e a
sorridere, ma non fa nient’altro.
«Vuoi
fare il bagno a quest’ora? Non penso che sia una buona idea, Bella.» dice,
finalmente, ma non è quello che mi aspettavo di sentire io.
«Perché?
Io voglio fare il bagno!» mi lamento, facendo il broncio.
«Perché
sei un po’ ubriaca, e ho paura che mi affoghi… lo facciamo un'altra volta, va
bene?» mi tira per le braccia ed io, grazie anche allo scarso equilibrio che mi
ritrovo al momento, crollo tra le sue braccia, stretta al suo petto.
Mh, mi
piace la cosa.
«Va
bene…» mugugno, insoddisfatta. «Che facciamo, allora?»
«Una
passeggiata, così magari ti passa un po’ la sbronza… e poi dritti a nanna.» no,
la nanna no. Mica sono una bambina!
«Okay.»
e che cazzo! Dovevo lamentarmi, mica dirgli di sì. Perché ho bevuto tutta
quella birra, perché?
Edward
circonda di nuovo la mia vita con un braccio e poi comincia a camminare,
portandomi chissà dove. Dovrei saperlo in realtà, sono settimane che siamo qui
e ho imparato a conoscere il posto… però al momento non mi interessa sapere
dove mi sta portando. Qualunque posto va bene per me… e poi comincio ad avere
sonno, e questo non aiuta. Inevitabilmente, mi scappa uno sbadiglio, che non
sfugge a Edward.
«Sei
stanca? Se vuoi andare a dormire ti accompagno ai dormitori.» mi dice,
fermandosi di botto.
Scuoto
la testa. «No, voglio stare ancora un po’ con te…» dico a bassa voce,
abbarbicandomi a lui. Gli circondo il collo con le braccia e senza pensarci due
volte gli bacio la mascella, mi piace tanto baciare quella parte del suo viso.
Da lì,
passo a baciarlo sulle labbra. Edward ricambia subito, stringendomi ancora di
più a sé mentre comincia ad accarezzarmi la schiena. In poco tempo, tanto che
quasi non me ne accorgo, ci ritroviamo sdraiati sul terreno e impegnati a
baciarci, io sopra di lui.
Credo
che la nostra passeggiata sia appena andata a farsi fottere.
Le mie
mani vagano sul suo petto, coperto soltanto dalla t-shirt, mentre le sue fanno
su e giù sulle mie gambe scoperte e le fanno ricoprire di brividi. Quando vanno
a posarsi sul mio sedere, superato l’ostacolo del vestito, comincio a tremare
per l’eccitazione.
Da
quanto tempo immaginavo questo momento? Da quanto? Da poco, in effetti,
dopotutto sono poche settimane che ci frequentiamo… ma ci ho comunque pensato,
e anche tanto. Non riesco a credere che sto per fare sesso con Edward, in mezzo
alla polvere, all’erba e a chissà quale altra sporcizia.
Oh, e
chi se ne frega!
Mi
ritrovo a muovermi sopra di lui, mugolando per la piacevole sensazione che
comincio a sentire, e sento che anche a Edward piace quello che sto facendo… lo
strano bozzo che sento sotto di me, esattamente tra le sue gambe, me ne da la
conferma. Sto per approfondire il contatto tra di noi e cerco disperatamente e
senza successo di sfilarmi il vestito quando Edward mi ferma, bloccandomi le
braccia.
Confusa,
e frustrata per l’insoddisfazione, apro gli occhi e mi ritrovo a guardare il
suo viso, accaldato quanto il mio. I suoi occhi sono lucidi e scuri,
sicuramente simili ai miei. Dio, è bellissimo… e da stupro. Perché mi ha
fermata?
«Che…?»
faccio per chiedere, respirando velocemente, ma lui mi ferma prima che possa
continuare.
«Non
adesso Bella, non deve succedere adesso…» sussurra, stringendomi le mani. «Lo
voglio quanto lo vuoi te, credimi, ma… ma non voglio che sia qui, e che sia una
cosa rapida.»
«Ma a
me non importa!» esclamo, ancora più confusa di prima. Se vuole fare sesso con
me, perché non vuole farlo adesso? È assurdo!
Io voglio fare le cosacce zozze
adesso!
«A me
sì, però!» si mette seduto, e mi prende il viso tra le mani, carezzandomi le
guance con i pollici. «Bella, non voglio che la nostra prima volta sia una
sveltina. Sei… troppo importante per essere solo questo. Voglio qualcosa di
più, per te. Per noi.»
Adesso,
in questo preciso istante, vorrei sapere veramente cos’è che ho fatto per
meritare un ragazzo così meraviglioso. Non sono tanti al giorno d’oggi quelli
che metterebbero la loro ragazza al primo posto, e che preferiscono farle
trascorrere una serata piacevole piuttosto che una di solo sesso, e forse anche
sesso pessimo. Edward fa parte di questa piccola cerchia, e ne sono contenta.
Anche
se avrei preferito tantissimo anche la parte del sesso sfrenato, lo ammetto.
Lo
guardo fisso negli occhi, colpita da lui, dalle sue parole e dai suoi modi di
fare così stupendi. Ho la mente confusa per via dell’alcol e del sonno, che è
tornato tutto d’un tratto, però ho ancora un briciolo di lucidità per
abbracciarlo e per lasciargli un piccolo bacio sul collo.
«Davvero
vuoi qualcosa di più?» chiedo, non riuscendo proprio a frenare la mia
linguaccia.
Lo
sento annuire e sfregare la punta del naso sulla mia guancia. «Sì… e poi sei
ubriaca, non mi sarei mai approfittato di te.»
Sorrido.
È un amore, ed è tutto mio. Mi sento tanto fortunata, adesso. «Grazie.»
bisbiglio.
«Dovere,
amore.»
Non ho
la forza necessaria né il cervello connesso alla perfezione per indagare bene
su quello che ha appena detto, però… mi sbaglio, o mi ha davvero chiamata
‘amore’?
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