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Autore: Lily BlackRose    18/10/2012    2 recensioni
Su Fake vi è bisogno di un nuovo gruppo di eroi per salvare il mondo dal destino orribile che lo attende... La Dea troverà i suoi eroi? Oppure tutto il mondo cadrà nell'oblio e nella perdita?
Genere: Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Jun Misugi/Julian Ross, Nuovo personaggio, Sorpresa, Taro Misaki/Tom, Tsubasa Ozora/Holly
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Cadono le foglie, inizia l'avventura!

Il sole iniziava appena a fare capolino dietro al monte, tingendo d’oro le punte degli alberi che attorniavano il villaggio. La nebbia si stava pian piano diradando, lasciando il posto a quella che sarebbe stata una bella e fresca giornata di metà autunno. Gli alberi attorno al paese stavano già perdendo quasi tutte le loro foglie, ma quelle che ancora resistevano attaccate ai rami erano dei più sgargianti toni del rosso e del giallo e la luce che il sole proiettava su di loro le metteva ancora più in risalto. Infagottato nel suo mantello e con lo zaino in spalla Jun uscì dalla sua bella casa. Si volse indietro per qualche secondo a guardarla, forse per molti mesi o anni non vi avrebbe fatto ritorno e così voleva portarne con se il ricordo più vivido che poteva. Guardò il tetto di legno rosso che spioveva su tutta la struttura, casa sua era a pianta quadrata ed un poco rialzata da terra e tutto attorno vi correva uno splendido giardino ben curato. Da li non lo poteva vederla, ma nel retro vi era una piccola veranda e poco più in là, verso il laghetto in cui la Dea gli era apparsa, un pergolato su cui si arrampicavano piante di uva fragola. Più volte si era maledetto per non aver offerto nemmeno un chicco di quella dolcissima uva alla sua Dea, e avrebbe dovuto farsi perdonare per quello. Un muro di mattoni circondava la casa e dinnanzi ad essa vi era un cancello di ferro battuto fra le cui ante stava in piedi suo padre a guardarlo. L’uomo gli sorrise posandogli le mani sulle spalle.
“E’ meglio che tu vada o farai tardi… sta attento figlio mio e facci avere tue notizie…” disse l’uomo stringendo il giovane in forte abbraccio che prontamente veniva ricambiato.
“Non ti preoccupare papà andrà tutto bene! A presto!” con un ultimo sorriso e cenno della mano verso la madre alla finestra il mago si avviò lungo la strada principale. Avrebbe dovuto attraversare tutto il villaggio, siccome la casa dove risiedeva era quasi alle pendici del monte. L’aria frizzante del mattino gli solleticava il viso, mentre procedeva a passo svelto. Il paese stava iniziando pian piano a svegliarsi, in qualche casa le finestre erano già aperte e si potevano intravedere le donne che preparavano la colazione per i loro figli e mariti. Qualche contadino passava accanto Jun diretto ad i campi dove ancora vi era qualche patata da dissotterrare per l’inverno imminente. Insomma la vita riprendeva lentamente per tutti dopo il lungo torpore della notte. Vite sempre uguali e monotone, vite che non aveva nulla di eccitante, sempre le stesse da anni ed anni, ma quella mattina per almeno due di loro le cose sarebbero stare diverse. Un tenue sorriso colorò le labbra del giovane mago che, giunto alla piazza si fermò qualche attimo ad ammirare la statua della divinità della luce, Hikari, da cui il villaggio prendeva il nome. Era davvero una splendida statua che raffigurava il Dio in una delle sue più classiche pose da battaglia, ovvero la destra alzata con la spada bastarda in segno che stava di certo per caricare e vincere il nemico che gli sbarrava la strada. Scuotendo la testa il giovane riprese a camminare salutando sporadicamente persone che conosceva da quando era nato. Hikari gli sarebbe mancato terribilmente, ma doveva farlo, doveva farlo per la sua Dea. Alzando gl’occhi color nocciola verso l’orizzonte scorse la figura di Tsubasa che lo stava già aspettando. Indossava una tunica bianca ricamata sui bordi con i simboli della famiglia Ozora sotto ad un'armatura di piastre che aveva evidentemente visto tempi migliori, mentre robusti gambali di cuoio andavano a proteggergli le gambe, Jun pensò che certo il suo aspetto rappresentava pienamente lo stato attuale della sua casata, troppo legata ad una gloria passata, ormai offuscata da macchie indelebili, ma capace di restare in piedi grazie al profondo orgoglio, come quello emanato dal ragazzo che stava al centro della strada con la mano sull'elsa della spada lunga che portava al fianco.
“Allora andiamo? O hai cambiato idea?” gli chiese il paladino dopo diversi minuti che i due si stavano fissando senza dire nemmeno una parola.
“Andiamo!” Jun non disse altro prendendo ad incamminarsi lungo la strada maestra che attraversava il bosco mentre un sorriso faceva capolino sul viso di Tsubasa che, tintinnando per via dell’armatura, prese a seguire l’amico all’interno del rosso e dell’oro di quella stagione. La nebbia bassa del mattino iniziava a diradarsi lentamente rendendo così la visuale migliore.
“Tua madre come l’ha presa?” chiese dopo un poco il mago volgendo appena il viso a guardare a guardarlo.
“Beh… all’inizio era molto preoccupata… Nives è davvero molto lontana, ma poi mi ha lasciato andare… ha detto che era il mio destino… poi è corsa a rispolverare una delle vecchie armature di mio padre ed eccomi qui…” sul viso di Tsubasa si leggeva chiaramente che non era troppo contento di portare un’armatura vecchia, ma se la fortuna li assisteva di certo avrebbero guadagnato abbastanza da potersi comprare cose nuove “Tua madre invece?”
Jun sospirò pesantemente, mentre ripensava a quello che la donna gli aveva fatto passare in quei tre giorni, era stato davvero un inferno e, per quanto le volesse bene, il ragazzo si era ritrovato a pensare che forse affrontare Lucifero, il diavolo più potente degli Inferi, sarebbe stato più facile “Se non ci fosse stato mio padre sarei impazzito… Tutto il giorno a guardarmi con i suoi occhi rossi del pianto… a ripetermi che sono malato di cuore… che non ce la potevo fare… un incubo!” borbottò ancora stizzito per il fatto che la donna non credesse affatto in lui.
“No cara,  vedi ci sono alcuni momenti nella vita in cui un vero uomo deve andare diritto per la sua strada, anche quando si tratta di una strada pericolosa” la voce di Tsubasa che imitava quella di suo padre lo face sobbalzare, non si aspettava di certo che conoscesse quella fra che ormai veniva ripetuta di continuo in casa sua come se fosse il ritornello di una canzone.
“E tu come lo sai!?” gli chiese, fermando il passo mentre l’altro scoppiava a ridere.
“Ho sentito tuo padre mentre la diceva al mercato, credo che lo abbia detto a tua madre almeno una decina di volte!”
“Dannazione!” sbottò il ragazzo rendendosi conto che ora tutto il villaggio doveva sapere della sua impresa o peggio, che sua madre lo credeva una persona fragile incapace di badare a se stesso.
“Dai non ci pensare! Adesso hai una missione importante da portare a termine e concentrati solo su quella! Non vorrai mica deludere la tua Dea no!?” il braccio di Tsubasa era andato a stringere Jun attorno alle spalle e delicatamente lo aveva sospinto a riprendere il cammino.
“Tuo padre invece?” osò chiedere dopo qualche tempo che camminavano in silenzio.
“Uhm… credo sia ancora nella capitale con il nuovo imperatore… mia madre gli ha scritto una lettera per informarlo… chissà magari torna a casa un po’ con lei…” la voce del giovane era piuttosto incerta, siccome da quando sua madre aveva tradito la famiglia, mandandola in rovina, il rapporto fra i suoi genitori non era più stato quello di prima, ma sperava ardentemente che la cosa si potesse risolvere presto, che suo padre riuscisse a perdonarla del tutto e che sarebbero tornati la bella famiglia affiatata che erano un tempo, anche se suo padre era sempre stato via per lunghi mesi impegnato in battaglia per aiutare l'imperatore nel consolidamento del suo regno.
“Vedrai che tutto andrà a posto… “ lo rassicurò con voce ferma e tranquilla, mentre il cammino li stava lentamente facendo uscire dal bosco in una campagna ora ben pettinata. I campi erano arati e seminati, e la frutta quasi del tutto raccolta. Solo qualche sporadico contadino si vedeva sullo sfondo intendo a raccogliere le ultime patate o a portare al sicuro il fieno per gli animali, mentre la maggior parte della gente ora era intenta a far provviste di legna per l’inverno che stava per arrivare. I due ragazzi erano stati fuori dal loro villaggio pochissime volte. Uscire dal nido che li aveva protetti sino ad i loro diciotto anni rappresentava un grande passo avanti. Erano emozionati di scoprire tutte le cose belle e brutte che il mondo aveva loro da offrire e così, dopo un’ultima occhiata in dietro al bosco iniziarono a camminare più svelti verso il loro destino.

 

I giorni che seguirono furono quasi tutti identici. La notte dormivano dove potevano, se erano fortunati trovavano un tempio che li ospitava oppure erano costretti a dormire all’agghiaccio lungo la strada, in luoghi appena riparati, siccome i soldi erano pochi e loro dovevano di certo risparmiare. Durante il dì percorrevano parecchia strada mangiando in modo frugale. Ogni tanto trovavano qualche frutto o qualche radice commestibile, altrimenti mangiavano le razioni che si erano portati da casa. Sapevano che il viaggio sarebbe stato lungo e difficile e quindi il loro animo era duro da scalfire. Il quindicesimo giorni di ottobre, dopo quasi una settimana da quando erano partiti, si trovarono ad un bivio. Se avessero preso il sentiero a destra avrebbero fatto un giro di qualche giorno più lungo, mentre se avessero preso quello a sinistra avrebbero tagliato molta della strada, arrivando alla loro meta marittima in mene di due giorni. L’unico problema nel prendere questa  via era il fatto di dover attraversare il bosco di Aokigahara che si diceva che fosse infestato da non morti e quindi quasi tutta la gente del luogo preferiva fare il doppio del cammino piuttosto che passarvi attraverso.
“Allora Jun cosa vogliamo fare?” chiese Tsubasa fermo dinnanzi ad i cartelli che indicavano la via.
Il viso del mago era pensieroso, certo risparmiare tre giorni di viaggio non era male, ma le loro capacità erano abbastanza per affrontare qualunque cosa gli sarebbe andata contro? Certo se avessero avuto un chierico assieme a loro non avrebbe di certo avuto quei timori. Immerso in quei pensieri si rivide il viso di sua madre e risentì tutte le parole che gli erano state dette e il moto di rabbia lo colse facendolo decidere.
“Io sono per l’attraversare il bosco…” disse in tono deciso afferrando lo zaino e rimettendoselo in spalla.
“Per me va bene… ma controlliamo prima di avere qualche pozione di cura ferite… non possiamo andare allo sbaraglio in questo modo, rischiamo solo di farci ammazzare per niente.”
Piccato un poco dalla risposta che l’amico gli aveva dato, Jun posò di nuovo la borsa a terra e si mise a frugarvi dentro. A malincuore però dovette ammettere che aveva ragione e che la rabbia era davvero una pessima compagna in un viaggio del genere.
“Io ne ho sei… mio padre praticamente mi ha rifornito di tutte le pozioni che poteva trovare…” sorrise ora più calmo.
“Anche io ho diverse pozioni, ma solo quelle poche che mia madre è riuscita a preparare…” aggiunse Tsubasa dirigendosi ora verso l’entrata del bosco.
“Tua madre sa fare pozioni!?” la voce di Jun era evidentemente sorpresa, non si aspettava di certo una rivelazione del genere, siccome in tutti gl’anni che aveva frequentato casa Ozora non si era mai accorto di nulla. Il paladino ridacchiò alla sua faccia sconvolta.
“Si mia madre è una chierica… vedi i miei si sono conosciuti durante una battaglia… lui combatteva e lei lo curava… hanno fatto molte spedizioni assieme… e si sono innamorati…” spiegò semplicemente lasciando che ancora la meraviglia prendesse il possesso del viso del mago.
Fatti i primi passi all’interno della vegetazione fu come se il sole fosse stato inghiottito lasciandoli in una semi oscurità che sembrava quasi irreale. La fitta vegetazione era così intricata che il cielo a malapena si vedeva. Gli alberi erano prevalentemente dei sempre verdi, anche se qua e la si vedeva ancora qualche sprazzo di foglie marroni. Una nebbiolina surreale restava sospesa a poco centimetri dal terreno. Un lungo brivido corse lungo la schiena dei due ragazzi, mentre con passo deciso prendevano a camminare verso il fitto. Non parlarono molto durante la prima giornata, timorosi di attirare a se cose sgradite. E quando la notte scese si accamparono non troppo lontano dal sentiero, erano piuttosto timorosi di accendere un fuoco, ma al buio più completo di certo sarebbero stati prede ancora più facili. Fecero i turni di guardia anche se Jun aveva lanciato qualche incantesimo di protezione su di loro ed attorno all’area che li circondava. Con loro grande fortuna la notte passò lenta e tranquilla, solo qualche rumore venne a disturbarli e quando l’oscurità venne appena rischiarata dalla luce i due sistemarono le loro cose  e ripartirono in fretta. Aveva già percorso molta strada il giorno precedente e se non si fossero persi, sarebbero usciti dal bosco entro mezzogiorno. Il passo era svelto ed il morale decisamente migliore di quello che avevano avuto durante la notte. Procedevano spediti, stando però attenti ad evitare gli ostacoli che il sentiero metteva loro incontro. Soprattutto erano radici e rami bassi. Camminavano silenziosi ascoltando ogni singolo rumore che poteva giungere loro e dopo tutto quel silenzio furono quasi sorpresi quando alle loro orecchie giunge il suono di quella che poteva essere una battaglia non troppo lontana. Si scambiarono una breve occhiata e poi senza pensarci due volte si diressero cautamente verso il luogo da cui proveniva il frastuono. La scena che gli si presentò dinnanzi era raccapricciante; un chierico di Crio, a giudicare dalle vesti azzurre, stava cercando ci difendersi da una decina di orridi scheletri marcescenti animati da oscure magie necromantiche, proteggendosi con scarso successo con un logoro bastone nodoso. Le sue vesti erano lacerate in diversi punti e coperte del suo sangue. Si vedeva chiaramente che non avrebbe retto ancora a lungo ed infatti dopo l’ennesimo colpo andato a segno da uno degli scheletri si accasciò a terra, un’espressione di dolore chiaramente dipinta sul viso. Qualcosa scattò immediatamente nei due giovani che, incuranti uscirono dal loro nascondiglio per andare a soccorrere il ragazzo.
Jun, ricordandosi delle prime lezioni di necromazia che aveva seguito da giovane, lanciò un incantesimo contro il non morto più vicino, tentando di dissolvere la magia che teneva unite quelle ossa, mentre vedeva che l'amico gli passava rapidamente di fianco, gridando un'invocazione al dio Hikari, affinché gli desse la forza per schiacciare il male. La spada ammantata di luce di Tsubasa tranciò in due uno scheletro, mentre quello bersagliato dal mago cadeva a terra come un burattino a cui avessero tagliato i fili, i due ragazzi si fecero scappare un grido di gioia, prima di contare che ne mancavano ancora sette da sconfiggere, che accortisi della minaccia e ormai stufi del chierico a terra, si stavano lanciando su di loro.
Tsubasa vibrò la sua lama con vigore, cercando allo stesso tempo di spaccare più ossa possibile e tenere lontano gli artigli acuminati dei mostri che laceravano la pelle come rasoi, Jun invece si trovò ben presto in difficoltà, il corpo a corpo non era certo la sua specialità e, doveva continuamente indietreggiare per raccogliere la concentrazione necessaria a lanciare i suoi incantesimi. Mentre il paladino aveva a proteggerlo la sua capacità nella scherma e l'armatura del padre, il mago blu aveva solo il suo bastone da passeggio, per cui si ritrovò presto vicino a svenire per le numerose ferite da cui il sangue usciva copioso, trovandosi allora con le spalle al muro e incapace di pensare ad una tattica migliore si arrampicò allora velocemente sull'albero più vicino. Si accasciò non appena ebbe raggiunto un ramo abbastanza alto, e con la vista ormai appannata, guardò sotto di lui, dove gli scheletri, considerandolo la preda più difficile da raggiungere, si diressero in mucchio verso Tsubasa, che di certo non avrebbe saputo reggere ad un simile assalto in massa. Richiamando le sue ultime forze Jun considerò allora bene le distanze, evocando il potere del fuoco delle sue mani, e con un enorme sforzo mentale scagliò un cono di fiamme che avvolse tutti gli scheletri, polverizzandoli tutti, tranne uno che era troppo vicino a Tsubasa per essere preso di mira.
Jun lasciò così Tsubasa ad occuparsi dell’ultimo scheletro, mentre beveva una pozione curativa, e poi, scendendo agilmente dall'albero corse verso il chierico che era riverso a terra, seguito pochissimi istanti dopo dall’amico.
“Hai fatto in fretta!” gli sorrise il mago mentre s’inginocchiava accanto al corpo.
“Tu lo avevi già praticamente finito con un incantesimo prima…” rispose scuotendo la testa ed accucciandosi a sua volta “Come sta?” chiese successivamente mentre guardava Jun che gli sentiva il polso e si sincerava che non vi fossero ferite mortali.
“E’ messo piuttosto male… gli darò una delle nostre pozioni” dette quelle parole frugò nella borsa e stappatane una gliela fece bere con gentilezza. Molte delle ferite che il chierico aveva iniziarono a rimarginarsi, ma lui era ancora primo di sensi “Dobbiamo andare via di qui potrebbero arrivarne altri… riesci a caricartelo sulle spalle?”
Tsubasa annuì e con l’aiuto del mago prese il chierico in braccio. Si affrettarono quindi a lasciare quel luogo maledetto, ma erano piuttosto rallentati e quando finalmente il sole tornò a carezzare i loro volti mezzodì era passato da un pezzo. L’oppressione che aveva avvolto i loro animi in quei giorno si sciolse, ma prima di fermarsi vollero mettere ancora un poco di distanza dal bosco di Aokigahara. Fu solo verso il tramonto che il giovane chierico si decise a riaprire gli occhi, alzandosi di scatto e facendo sobbalzare i due ragazzi che seduti fuori dalla tenda stavano preparando la cena.
“Come stai?” gli chiese subito Tsubasa porgendogli un piatto di minestra calda.
“Abbastanza bene… ma è come se una mandria di Incubi mi avesse calpestato…” ammise con voce dolce il ragazzo, sedendosi accanto a loro e prendendo il piatto fra le mani “Siete stati voi a salvarmi vero? Vi ringrazio davvero moltissimo!”
“Figurati! Non avremmo mai potuto lasciare qualcuno in difficoltà.” Sorride Jun portandosi il cucchiaio alle labbra e gustando la pietanza calda, mentre osservava ancora il ragazzo. Doveva avere su per giù la loro età con un fisico sottile ma atletico. Gli occhi castani erano vivaci, anche se una luce di smarrimento andava a colorarli in diversi attimi. I capelli castani erano corti ed un poco spettinati.
“Piuttosto io sono Tsubasa Ozora e lui è Jun Misugi…” presentò il paladino con un sorriso “Tu come ti chiami?”
A quella domanda il viso del chierico si rabbuiò di colpo.
“Io non so come mi chiamo… veramente non so nulla del mio passato… so solo che due giorni fa mi sono risvegliato nei pressi di quel bosco…” la voce era incrinata da un’infinita tristezza, che prepotente varcò gli animi dei due ragazzi che lo stavano ascoltando. Tsubasa senza riflettere gli pose un braccio attorno alle spalle con fare rassicurante.
“Vedrai che presto riacquisterai sia la memoria!” gli disse convinto delle sue parole “Intanto puoi stare con noi finché non arriviamo a Kai, vero Jun?” chiese poi rivolto al mago, che annuì con decisone, avere un chierico nel gruppo non era affatto male, e poi quel ragazzo gli era simpatico e voleva aiutarlo.
“Sicuri che non sia troppo disturbo per voi?” la voce del giovane era ora più rilassata.

“Sicuro nessun disturbo!” replicò Jun sorridendo e facendogli un segno positivo.
“Ma dovremmo trovarti un nome… non possiamo chiamarti il chierico… è piuttosto brutto!” il viso di Tsubasa si fece pensieroso, guardò prima le vesti di Jun e poi quelle del giovane e seguendo tutto un filo logico suo basato sulle divinità decise di proporre un nome “Che ne dici di Taro?”
“Taro…” mormorò quel nome diverse volte fra sé e sé, sapeva di dolce e amaro, ma gli piaceva e quindi sorrise annuendo.
“E Taro sia allora!” sorrise Jun pensando a cosa quel nome implicasse e sperando che alla sua Dea la cosa non desse fastidio.

*^*^*

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che abbia mescolato un poco le carte in tavola che avevo iniziato a disporre... ^_^
Siccome credo di non aver altro da dire se non un sincerissimo grazie a tutti quelli che stanno leggendo la fan e che la seguono!
Adesso vi lascio nelle mani del mio adorato Elloin... siccome il mondo è suo ci tiene ad aggiungere qualche nota  in fondo al capitolo :P
Vi lascio in oltre una foto di nebbia ed autunno che mi è piaciuta moltissimo... 
Chiedo anche scusa per l'impaginazione, ma con NVU non mi trovo molto ç_ç

Alla prossima!
Lily

Note by Elloin 

1. Le vesti dei maghi:  Su Fake i maghi si distinguono tra di loro in base alle vesti che indossano:
I maghi 'universalisti' cioè che studiano tutte le branche della magia senza particolare propensione verso una in particolare, indossano vesti blu, per cui sono detti maghi Blu, e sono famosi per girare spesso il mondo in cerca di nuove e strabilianti magie, cercando di non porre mai limite alla loro conoscenza, il colore delle vesti fu scelto dal leggendario mago blu Tesla che spiegò la sua scelta con queste parole 'Perché mi piace il Blu', quando al ritorno degli dei, la dea Crio, che era sempre stata considerata la patrona delle arti magiche, scoprì che ora i maghi portavano vesti blu, anche lei ne fu felice poiché anche a lei piaceva quel colore.
I maghi che si specializzano in una determinata branca della magia, ricercando il potere più che la conoscenza, indossano vesti nere, a scegliere il colore delle vesti fu la malvagia strega Mathoya, famosa per aver addestrato in passato i più potenti maghi specializzati nella necromanzia e nell'invocazione degli elementi, quando alcune categorie di maghi specialisti, come gli abiuratori, specializzati nelle magie di protezione, provarono a protestare poiché non apprezzavano un colore considerato dai più negativo, furono messi a tacere dal sommo mago Tesla, che apprezzava evidentemente anche il colore nero.
Ormai scomparsi, i Maghi bianchi, erano coloro che erano capaci di attingere alla magia divina nel periodo in cui scomparvero gli dei, attingendo, senza saperlo, ai poteri dei cristalli divini, oggi che gli dei si sono ripresi i loro poteri i maghi bianchi, per mantenere i loro poteri, si sono dovuti convertire e diventare chierici, oppure di sono orientati verso altri tipi di magia.
Ultimi ma non meno importanti sono i maghi rossi, considerati dei Nerd tra gli stessi maghi, capaci di controllare sia la magia divina sia quella arcana, spesso devono studiare tutta la vita per riuscire ad abbracciare ogni sfacettatura della magia, ma alla fine sembra non vi sia quasi nulla che non siano capaci di fare.

2. L'imperatore di Rais, Takeda, è da poco salito al potere, sembra che fino a pochi anni fa fosse solo un vassallo al servizio di un shogun minore, poi, dopo essere partito per un viaggio è ritornato dotato di una terribile armatura con le fattezze di un demone ed enormi poteri, dopo aver eliminato il suo corrotto signore si è messo all'opera per unire le terre di Reis, devastate da continui conflitti, raccogliendo numerosi consensi tra la popolazione e tra molti nobili. Ora che si è autoproclamato imperatore, governa saggiamente ma schiacciando con durezza ogni tentativo di ribellione, che continuano a susseguirsi a causa di alcuni Shogun che ancora non hanno accettato il suo regno. Si vocifera che sia immortale.

3. Gli Aspetti delle divinità: Sin dalla creazione del mondo gli dei di Fake hanno avuto problemi a tenere tutto sotto controllo, iniziarono così a creare degli 'aspetti', semidivinità nate dall'essenza di una divinità maggiore. Questi aspetti, seppure non potessano concedere magie divine ai chierici fedeli, fungono da agenti per gli dei che li hanno creati e sono adorati dai mortali come manifestazioni di un'area di interesse della divinità maggiore. Due esempi sono Lily, che rappresenta il dominio della magia della dea Crio e Gardenia Aspetto della musica della dea Verità

   
 
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