CAPITOLO
VENTUNESIMO
Anche Mattew era benestante come i
Crossworth, ma a
differenza di Janet lo ostentava in abiti, gesti ed arredi. La villa
era
immensa ed internamente tappezzata di quadri di valore, specchi con
cornici in
oro, moquette...Li accolse una domestica di colore e dopo, dal salotto,
giunse
la moglie dello psichiatra, una donna sui trentacinque o quarant'anni,
di
piccola statura ma graziosa.
- Ciao Mattew, vedo che sei in compagnia. - lo salutò
guardando Harry.
- E' un ragazzo che forse toglierà un po' di polvere
dal caso Crossworth, lo ricordi? - disse il marito.
- Crossworth, Crossworth...no, non mi dice nulla. -
rispose con aria indifferente la donna - Come ti chiami? -
continuò rivolgendosi
ad Harry.
- Harrison Clever o, semplicemente, Harry, piacere.
- Bene, io sono Sonia. Non so di cosa vogliate
parlare, ma vi lascio soli: stavo per uscire con delle amiche. A
più tardi
Mattew.
Dopo di che la donna prese una borsa, la pelliccia e
se ne andò. Lo psichiatra ed Harry restarono nel salotto
dopo aver bevuto un tè
caldo al limone.
- Quindi, Harry, hai incontrato Janet? - iniziò Mattew.
- Si, ma...
- E quindi non è morta, come molti credevano...Beh,
d'altronde la morte è l'ipotesi più plausibile
dopo anni di scomparsa...Ma
dimmi, dove l'hai incontrata?- continuò incuriosito
incrociando le gambe.
- Questo non importa! Non è semplice come sembra. E'
vero, l'ho incontrata, ma nessuno, a parte me, riesce a vederla!
Dopo quelle parole Mattew pensò subito di essere di
fronte un caso clinico alquanto grave ma comune. Così decise
di esporre ad
Harry il suo parere, come faceva con ogni paziente.
- Harry, il tuo non è un problema inedito. Vedi, molte
persone, ovviamente anche molto fantasiose e sole, come te, creano
nella loro
mente un' immagine ben precisa di qualcosa o qualcuno che vorrebbero.
Certo,
solitamente accade in età infantile di immaginare un amico o
un compagno di
giochi, magari dopo aver perso una persona importante, ma si verifica
pure in
età adulta talvolta. Hai subito un trauma? - chiese dopo
l'esauriente e fredda
spiegazione.
- Sapevo di non poterne parlare con nessuno, tanto
meno con uno strizzacervelli! - si offese Harry - Non sono un pazzo
visionario,
Janet c'era davvero, lo so!
- Non devi impaurirti della tua natura. Hai questo
problema? Tranquillo, basta che fissiamo degli appuntamenti. -
continuò Mattew
con tono professionale.
- Non ho bisogno di te. Io so la verità. - rispose
Harry rimettendosi il cappotto - Io l'ho ritratta, lei esiste!
- Allora come ti spieghi il fatto che nessuno possa
vederla?
- Questo non lo so. Anche io prima pensavo di averla
solo immaginata, ma ora ...non so più cosa credere. - disse
Harry rassegnato.
- Davvero? Allora come mai sino a un attimo fa eri
convinto nel dire che Janet esiste? - insistette Mattew.
Harry
non seppe come rispondere e fu assalito da una grande confusione
mentale: tutto
quel continuare a pensare, cercare una risposta logica e razionale a
quel
mistero gli fece girare la testa a tal punto da cadere a terra. Mattew
fu
subito pronto a sorreggerlo e lo chiamò più volte
sentendo la pressione
sanguigna del polso: era quasi nulla.