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Autore: Lilith of The Thirsty    19/10/2012    0 recensioni
Qualcuno mi sollevò da terra con innaturale delicatezza e calmò i presenti con poche parole mentre mi trasportava lontano da tutto quel rumore, le mie iridi incontrarono quelle del mio salvatore e in un attimo il mondo mi crollò addosso.
Occhi cremisi come il sangue mi fissavano crudelmente, i capelli neri lunghi incorniciavano un volto scarno e pallido che ghignava crudelmente; invocai mentalmente l’aiuto di Edward ma il dottore rise sfacciatamente.
“E’ inutile principessa, ormai nessuno farà più niente per aiutarvi! L’impero cadrà così come cadrete tutti quanti voi!” esclamò infervorato mentre i miei occhi si chiudevano e rimanevano prigionieri in una fitta oscurità.
Come aveva predetto Edward la scintilla dell’insoddisfazione si trasformò nell’ondata rivoluzionaria che avrebbe distrutto per sempre la nostra vita e l’impero di Russia.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Capitolo 2
La morte

 
Sconvolta uscii di corsa dalla mia camera percorrendo i ben noti corridoi fino ad arrivare all’enorme sala da ballo dove si stava tenendo la festa dei miei genitori.
Tre grandi lampadari a candele, sospesi ad altezze diverse, assicuravano luce diffusa per tutto l’ambiente del palazzo.
Lungo le balconate, erano disposti mobili pregiati e soffici tappeti ricoprivano il marmo del pavimento, qua e là piccole alcove delimitate da tende, ospitavano piccoli divani e sedie scolpite.
Chiacchere e rumori di stoviglia si mescolavano insieme a tintinnii di calici pieni di vino o acqua e alle risate allegre degli ospiti, tovaglie magnifiche scivolavano come acqua ai bordi di lunghissime tavolate imbandite a festa.
Il centro del salone era vuoto e consentiva agli ospiti di danzare al piacevole suono dell’orchestra che festeggiava il trecentesimo anniversario dell’ascesa al trono della dinastia dei Romanov, vidi le mie sorelle danzare con dei giovani uomini in divisa mentre mio padre mi chiamava tra la confusione che facevano gli invitati.
“Anastasia, vieni a danzare con noi!” esclamò mio padre prendendomi per mano e facendomi volteggiare.
Tutta quella felicità e quelle luci maestose mi ferivano l’animo mentre le parole di Edward mi rimbombavano minacciose nella mente. Mio padre mi fece ruotare e il mio vestito blu e d’oro brillò mentre accompagnava le mie movenze nella danza frenetica appena cominciata.
Più volte incrociai lo sguardo di Edward che suonava il pianoforte in maniera divina accompagnando ogni mio movimento e ogni volta correvo ad osservare Rasputin che, al fianco di mia madre, sorrideva bonariamente.
La testa martellava in maniera incessante mentre mi accasciavo al suolo tra le esclamazioni stupite di mio padre e dei presenti.
Qualcuno mi sollevò da terra con innaturale delicatezza e calmò i presenti con poche parole mentre mi trasportava lontano da tutto quel rumore, le mie iridi incontrarono quelle del mio salvatore e in un attimo il mondo mi crollò addosso.
Occhi cremisi come il sangue mi fissavano crudelmente, i capelli neri lunghi incorniciavano un volto scarno e pallido che ghignava crudelmente; invocai mentalmente l’aiuto di Edward ma il dottore rise sfacciatamente.
“E’ inutile principessa, ormai nessuno farà più niente per aiutarvi! L’impero cadrà così come cadrete tutti quanti voi!” esclamò infervorato mentre i miei occhi si chiudevano e rimanevano prigionieri in una fitta oscurità.
Come aveva predetto Edward la scintilla dell’insoddisfazione si trasformò nell’ondata rivoluzionaria che avrebbe distrutto per sempre la nostra vita e l’impero di Russia.
 
****
 
 
Stavo perdendo troppo sangue e fuori era freddo, troppo freddo per poterlo sopportare adesso che stavo morendo.
Il palazzo era sotto attacco ma io ero riuscita a scappare nonostante avessi tentato in tutti i modi di salvare la mia famiglia non ci ero riuscita e li avevo visti morire uno ad uno sotto i miei occhi.
Non pensavo che Rasputin ci avesse tradito in quel modo barbaro e crudele, avrei dovuto ascoltare Edward invece di piagnucolare scuse a caso. Da quel giorno non l’avevo più rivisto nonostante sapessi che era ancora a palazzo non osavo più avvicinarmi. Chi avrebbe mai creduto alle mie parole tra le mura di quella reggia? Mio padre avrebbe risposto che erano solo fantasie di una ragazzina mentre mia madre non avrebbe neanche voluto sentirmi tanto era soggiogata da quell’uomo crudele.
Dei passi leggeri scricchiolarono sulla neve mentre i miei occhi si annebbiavano a poco a poco.
“Ciao Anastasia come stai?” chiese la sua voce ironica e tagliente nelle mie orecchie.
“Rasputin!” sibilai sputando sangue sulla neve bianca macchiandola di rosso.
“Non ci siamo Ania, stai morendo lo sai?”
“Vai all’inferno!”
“No, ci andrai tu!Io ti condanno all'eterna fame di vitale sangue e alla vivente morte!” disse ridendo prima di mordermi sul collo. Un bruciore si sparse lungo tutto il mio fisico provato e ogni muscolo gridava per la sofferenza e l’agonia.
“C-cosa mia hai fatto?” urlai in preda a lancinanti fitte di dolore.
“Non ti è chiaro? Diventerai come me!”
“Io non sarò mai come te mostro! Mi vendicherò!” gridai piangendo e contorcendomi nella neve.
“Se vuoi uccidermi mi devi odiare! Devi sopravvivere come una miserabile, continuare a scappare e quando avrai i miei stessi occhi vieni da me!” bisbigliò alle mie orecchie per poi andarsene senza rimpianti.
Ora capivo cosa aveva provato Edward, ora sapevo cosa sarei diventata e non volevo assolutamente essere un mostro come lui.
Davanti ai miei occhi piccoli e candidi fiocchi di neve scendevano per posarsi sul mio corpo che bruciava e li scioglieva in pochi istanti, quella sarebbe stata la mia fine.
 “Ania!” sentii qualcuno che mi chiamava da distante con voce preoccupata e sofferente. Doveva essere Edward perché appena fui sollevata da terra sentii il profumo delle rose secche che caratterizzavano i suoi abiti. Chiusi gli occhi e mi lascia andare al dolore.
   
 
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