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Autore: Edgar    19/10/2012    0 recensioni
Due gemelle, Arcadia e Leila, entrambe dodicenni, si trasferiscono a Defrès, piccolo paesino della Francia settentrionale, e si ritrovano di colpo a dover fare i conti con un'incredibile verità: sono le prescelte per salvare una comunità di stregoni e streghe, il Kanivas Album, da un'imminente minaccia. Arcadia e Leila, così, si ritrovano improvvisamente catapultate in un surreale mondo di incantesimi e vengono accolte da una famiglia molto disponibile. Qui frequentano il Kanivas Album, un istituto di magia sia per i ragazzi che per gli adulti, e vengono preparate al momento finale: fronteggiare e sconfiggere il male.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si sentivano trascinate dal nulla in una strana e misteriosa dimensione sconosciuta. Arcadia e Leila si stringevano per mano mentre venivano sballottate a destra e a sinistra da correnti di aria calda e fredda. Erano al centro di un vortice rosso come il sangue, mentre una forza paranormale le portava sempre più in basso. Le due gemelle urlavano a squarcia gola e i loro capelli erano tutti scompigliati. Si udiva anche un fastidioso e assordante sibilo acuto che penetrava come una lama affilata nelle orecchie, la temperatura variava ogni cinque secondi e qualche volta delle scariche elettriche attraversavano il vortice. Le ragazzine avevano paura e il loro cuore batteva a mille come se fosse impazzito.
Ma ad un certo punto il sibilo assordante s’interruppe lasciando spazio alle urla delle gemelle, le quali si erano rese conto che stava per accadere qualcosa; le loro percezioni non avevano sbagliato: dal fondo del turbine due lunghe braccia scheletriche nere come le piume di un corvo sbucarono e con le loro mani sottili afferrarono le gemelle, che sentirono un freddo non normale penetrare loro nelle ossa. Aprirono di scatto gli occhi e con tutto il fiato che avevano in gola gridarono ripetutamente per ricevere un aiuto, ma senza alcuna risposta. La mano le trascinò velocissime giù, dopodiché il buio invase i loro occhi: erano svenute.
Le ragazze erano stese mano nella mano in un cerchio largo cinque metri con la superficie liscissima e rossa. Il sole batteva sulle loro fronti e il cielo azzurro le rassicurava. Attorno alle gemelle si trovava un cancello dorato e dopo di questo un prato verdissimo, circondato da quattro mura di edificio massicce, grigie e con grandi vetrate. Quello spazio era quadrato ed assomigliava ad un quadriportico.
All’interno del cancello dorato e splendente, attorno al cerchio rosso, erano disposti in ordine tre uomini e due donne, che indossavano abiti strani e eleganti.
<< Réveillez-vous, svegliatevi ragazze prescelte >> disse una voce imponente e francese, che apparteneva ad un anziano alto due metri e magrissimo. Aveva capelli bianchissimi, lisci e lunghi fino al bacino. Gli occhi verdi erano spalancati, mentre la sua tunica era dorata come il cancello ed era ricamata ai lati con sottili linee bluastre. Impugnava gelosamente uno scettro argenteo, decorato da gemme preziose.
<< Horace, sono spaventate e hanno perso conoscenza. Devi chiamare i Pescuri o le risveglio io? >> chiese una donna rivolgendosi all’uomo anziano. Era greca, molto alta e snella. Aveva la carnagione chiara, gli occhi piccoli, aguzzi e verdi. I suoi capelli biondi erano legati con una coda. Vestiva un abito da sera nero con un cappellino a punta, come se fosse una strega.
<< Lasciamo sguazzare i Pescuri in mare, risvegliale tu Theodosia >> rispose Horace, l’uomo anziano, congiungendo le mani.
<< Va bene >> concluse Thedosia.
 La donna greca entrò nel cerchio rosso e si avvicinò alle due gemelle, facendo muovere il suo elegante abito nero.
Da una tasca prese una piccola ampolla contenente un liquido violaceo e con un contagocce lasciò scivolare due gocce sui visi di Arcadia e Leila. Subito dopo sussurrò una serie di parole e frasi in modo rapido a tal punto che non si capì nulla. 
Un bagliore bianco avvolse le gemelle, che aprirono gli occhi e gridarono.
<< Calme >> le rassicurò un uomo cinese, di statura media e magrolino. Aveva il pizzetto e delle ciglia sottilissime. I suoi occhi erano piccoli e a mandorla, di colore blu. Aveva i capelli corti e neri, con una frangia che gli copriva la fronte. Indossava una tunica arancione sgargiante.
<< Dove siamo?! Chi siete voi?! >> domandò Arcadia alzandosi di scatto insieme a Leila, che osservava le cinque persone che la circondavano.
<< Silenzio! Io sono il Sofistes Meizon del Kanivas Album, mentre loro sono gli esperti e gli insegnanti detti Meizon, benve… >> spiegò Horace, che però fu interrotto da Leila << Cosa vogliono dire tutte queste strane parole? >>.
<< Zitta! Quando entreremo vi spiegherò tutto e vi affiderò ad una famiglia dell’isola. Come dicevo prima, benvenute nel Kanivas Album! >> la riproverò l’anziano uomo corrugando la fronte.
<< Adesso dobbiamo condurvi nell’ Auditorium del Kanivas >> parlò una donna mingherlina e cicciottella, di carnagione scura e con capelli corvini a caschetto e simpatiche guance paffute. Vestiva con un abito di seta viola.
<< Seguiteci, vi presenteremo a tutti! Vi aspettavamo da molto >> aggiunse un uomo spagnolo 
alto e robusto. Aveva i capelli biondi e ricci, gli occhi nocciola e le labbra carnose; egli invece indossava un saio bianco.
Arcadia e Leila furono intimorite da quei cinque e strani individui, nonostante ciò decisero di seguirli dentro quell’imponente edificio che le circondava: era maestoso, con grandi cupole d’oro e torri dai tetti di rame.
Horace cercò una grossa chiave nella tasca della sua tunica dorata e quando la trovò aprì il bellissimo cancello splendente che rinchiudeva il cerchio rosso.
L’aria profumava di gelsomino, mentre un corridoio quadrato circondava il quadriportico. Arcadia e Leila seguirono i cinque individui fino ad una porta massiccia decorata da strani simboli e quando Horace si fermò spiegò con molta attenzione << Qui dentro si trova l’Auditorium del Kanivas Album. Mentre questo spazio quadrato è il luogo in cui gli uomini e le donne si recano per trasferirsi in alcune città del mondo usando quel cerchio rosso chiuso dal cancello dorato. Come vedi è circondato da questo corridoio quadrato che porta a varie stanze. Adesso entriamo, preparatevi >>.
Le gemelle scrutarono tutto con molto interesse e si sbalordirono di fronte alla spiegazione dell’anziano saggio. 
Finalmente varcarono la soglia della porta e davanti a loro si presentò uno spettacolo unico: un ampio ‘’teatro’’ dal pavimento in marmo nero e dalle pareti di un materiale soffice e rosa. Un lampadario a forma di sole illuminava la grandissima stanza mentre a destra e a sinistra erano posizionate in fila delle poltrone blu. In fondo all’Auditorium si ergeva un palco in parquet mentre ai lati della stanza tantissimi quadri raffiguravano uomini potenti e seri.
Una folla di uomini e donne seduti sulle poltrone blu si voltò verso l’entrata e vedendo le due gemelle applaudì ed eseguì strane magie: delle persone sputarono vapore brillante dalla bocca, altre volarono e girarono contemporaneamente, mentre una maga disegnò con delle scie di fuoco. 
Erano tutti allegri per l’arrivo di Arcadia e Leila, ma il perché di ciò lo avrebbe spiegato Horace, il saggio che governava l’isola.
<< Diamo il benvenuto alle gemelle che il destino ci ha portato! Loro ci salveranno! >> tuonò l’uomo anziano camminando verso il palco seguito dalle ragazze e dagli altri quattro saggi.
<< Hai visto che posto? E poi guarda le magie che fanno! >> sussurrò Leila alla sorella, che studiava tutto con grande attenzione.
<< Adesso ci spiegheranno molte cose. Tieniti pronta mentalmente >> rispose Arcadia salendo i gradini del palco.
Le assi scricchiolarono dopo che arrivarono i quattro saggi e la gente smise di fare magie e si risedette sulle comode poltrone blu. 
I quattro saggi si posizionarono in un’unica fila, mentre Horace si sistemò davanti a loro, accanto alle due gemelle. 
<< Abbiamo sospeso le nostre ricerche e i nostri studi per dare il benvenuto a queste due ragazze. Hanno poteri molto elevati, che aspettano di essere usati al meglio. Adesso io spiegherò loro tutto quel che riguarda quest’isola >> iniziò l’anziano saggio fissando la platea: uomini e donne di ogni età.
<< Correva l’anno 1456 quando una donna fondò su quest’isola segreta un istituto magico detto ‘’ Kanivas Album’’. Lei voleva affinare le tecniche della mente e studiarne di nuove insieme ad altre persone che possedevano doti mentali. Gli abitanti magici provenienti da tutto il mondo giunsero qui e costruirono le loro dimore e fondarono le loro famiglie. Pian piano si creò un paese e la gente ogni giorno frequentò questo istituto, creando animali magici e pozioni potenti. Ma un ombra minacciò la nostra vita quotidiana: era il Male in persona. Possiamo paragonarlo al diavolo! Voleva distruggerci tutti e impossessarsi dei nostri segreti mentali, ma noi non abbiamo ceduto: i nostri antenati hanno cercato per tanto tempo le persone giuste che potevano fermare quell’entità potentissima >> spiegò Horace osservano i visi delle gemelle, che erano spaesate.
<< Siamo state scelte per distruggere il Male che da tempo vi minaccia e che vuole impadronirsi dei vostri segreti? >> domandò Arcadia, sperando di non avere interrotto l’uomo anziano.
<< Esatto >> rispose Horace annuendo.
<< Un momento, ma chi è quest’entità malvagia? >> chiese dubbiosa Leila.
<< Era uno dei più potenti maghi dell’isola. Soltanto che la pazzia invase la sua mente, cancellando la ragione. E così quell’uomo, o quella donna, creò una pozione che lo rese immortale. Adesso può prendere la forma di ciò che vuole e bruciare le idee di chi gli si avvicina! >> parlò Horace.
<< Nemmeno la nostra esperta di pozioni è riuscita a ricreare quell’intruglio che dava l’immortalità>> aggiunse l’uomo cinese riferendosi a Theodosia, la quale annuì.
<< Adesso continuo a spiegare. Io sono il più saggio del Kanivas Album, detto ‘’Sofistes Meizon’’, mentre questi quattro saggi sono chiamati ‘’Meizon’’ e, oltre che continuare i loro studi, sono gli esperti di ogni materia. Loro insegnano ai ragazzi dell’isola i poteri della mente fino a  quindici anni >> disse l’uomo tossendo, e aggiunse di nuovo<< Adesso ve li presento >>.
Horace fece muovere i suoi liscissimi capelli bianchi e si avvicinò alla prima saggia << Lei è Theodosia Tivisios. Vi ha fatto riprendere conoscenza. E’ una donna greca che insegna le seguenti materie: Teletrasporto, Pozioni, Alchimia e Mentepas >>.
Aveva la carnagione chiara, gli occhi piccoli, aguzzi e verdi. I suoi capelli biondi erano legati con una coda. Vestiva un abito da sera nero con un cappellino a punta.
Arcadia e Leila si avvicinarono e le strinsero la mano << Piacere Theodosia >>, la donna sorrise e rispose << Piacere mio. Spero che le mie materie vi piacciano e che diventiate brave. Lo sapete, avete solo quattro giorni per imparare ad utilizzare benissimo le vostre potenzialità >>. 
<< Bene, lei invece è Farah Rohassina. Proviene dalla Libia ed insegna ai ragazzi le seguenti materie: Menzagnofia, Suonofia, Morphia e Coloria. >> continuò Horace riferendosi ad una donna mingherlina e cicciottella, di carnagione scura e con capelli corvini a caschetto e simpatiche guance paffute. Ella vestiva con un elegante abito di seta viola.
Le ragazze si presentarono e Farah rispose << Piacere mio. Amo socializzare e sono pure golosa! >>.
<< Anche io! >> esclamò Leila, che era proprio felice di conoscere quella donna cicciottella.
<< Bene, questo invece è Yumi Jiko. E’ cinese e vi insegnerà Invibia, Magia Nera, Creature Magiche e Trasfemago. >> presentò di nuovo il saggio anziano, guardando un uomo di statura media e magrolino, con il pizzetto e delle ciglia sottilissime. I suoi occhi erano piccoli, aguzzi e a mandorla di colore blu. Aveva i capelli corti e neri, con una frangia che gli copriva la fronte.
<< Esigo molto da voi, ricordatevelo >> disse Yumi Jiko.
<< E come ultimo saggio c’è Orazio Hemeres. E’ spagnolo e vi insegnerà la storia del Kanivas Album, Pensemente, Telecinesi, Naturgia e Volaria. >> concluse Horace arrivando all’ultimo uomo, che aveva i capelli biondi e ricci, gli occhi nocciola e le labbra carnose. 
<< Piacere. Amo molto scherzare, ma esigo che impariate bene tutte le materie >> parlò Orazio.
Le ragazzine avevano conosciuto tutti i loro insegnanti, e le erano parsi tutti molto simpatici ed esigenti. Leila aveva già socializzato con Farah e Arcadia sperava in un’ amicizia con Theodosia.
<< Adesso che conoscete gli esperti e sapete che cos’è il Kanivas Album, io vi spiego come dovete distruggere il Male. Dopo aver affrontato tutte le lezioni, che saranno più impegnative del solito, dovrete recarvi nel luogo dove risiede quest’entità oscura. Noi non sappiamo dov’è, ma concentreremo le nostre forze per trasferirvi in quel mondo oscuro. Avete il compito di scoprire il suo punto debole e riferircelo. Noi ci fidiamo di voi >> disse Horace agitando il suo scettro d’argento.
<< Sarà un impresa difficile. Ma ce la faremo >> affermò Arcadia, camuffando la sua paura.
<< Da domani partono le lezioni. Voi risiederete qui quattro giorni. Adesso vi affido ad una famiglia che vi possa accudire. >> continuò l’anziano saggio scrutando la platea.
<< E cosa faremo da questa famiglia? >> chiese Leila.
<< Oh, potete fare conoscenza. Dovete soltanto vivere da loro. Le vostre giornate le passerete al Kanivas Album, ma la sera e la notte voi sarete nella dimora di quelle persone >>.
<< Da che famiglia andremo? >> chiese dubbiosa Arcadia.
<< Questo lo deciderà il mio scettro ‘’ Anteactus Futurus ‘’. E’ così che si chiama. Lui fa le scelte più giuste! >> esclamò Horace mostrando il suo magico ‘’bastone’’.
Ad un certo punto gli occhi di molti uomini dell’Auditorium brillarono di una luce azzurrina: stavano comunicando con la mente, esprimendo opinioni sul mistero che avvolge quello scettro, perché nessuno sapeva che origini aveva. Le gemelle continuavano a buttare un occhio sulle strane magie del pubblico, stupendosi sempre più di ciò che avrebbero appreso molto presto.
Il saggio, dopo qualche secondo di silenzio, pronunciò la stessa frase che aveva pronunciato Arcadia per aprire la stanza esagonale << Cum Imperio Sum >>. L’Anteactus Futurus resto sospeso in aria e una voce rimbombò nell’Auditorium << IO SCELGO CIO’ CHE E’ GIUSTO >>.
Ondeggiando lo scettro magico e misterioso si diresse verso una famiglia in prima fila: i Valobra. Erano italiani e vivevano davanti alla piazza del paese. 
I presenti avevano assistito ad una potente magia e le due ragazze rimasero incuriosite ma anche impaurite da quel misterioso scettro, perché ignota era la storia che lo legava.
L’Anteactus Futurus ritornò nelle mani di Horace, che affermò contento << Bene! I Valobra! Una famiglia molto simpatica e di nazionalità italiana >>.
<< Siamo onorati di accudire Arcadia e Leila >> affermò il capo-famiglia.
<< Bene. Sono ormai le 19.00. Direi che possiamo andare nelle nostre dimore. Riprendiamo domani. Bonne soir! >> salutò Horace congedando la platea, che si alzava e usciva dal grande portone per attraversare il quadriportico ed arrivare a casa. In piedi rimasero soltanto i Valobra e i saggi.
<< Arcadia e Leila, voi potete andare a riposarvi e a fare conoscenza con questa famiglia. Ci vediamo domani. Ah, quasi dimenticavo. Questo è il foglio che vi spiega gli orari, le pause, i piani e le aule del Kanivas Album >> disse Horace, prendendo dalla tasca della sua tunica dorata una pergamena. 
<< Grazie, Sofistes. Arrivederci >>.
Le ragazzine lo salutarono e insieme alla famiglia Valobra uscirono dal grande Auditorium.
  
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