La
scelta di Sakura
Capitolo
2
_Casa_
"Il
posto
in cui amiamo è la casa,
la
casa che i nostri piedi possono lasciare,
ma
non i nostri cuori."
Oliver Holmes.
C |
on
passi leggeri e silenziosi, iniziò ad allontanarsi.
Potevo
davvero lasciato andare via così?
No.
Velocemente
mi mossi per raggiungerlo. Ma era come quando ti
trovi nei sogni. Vuoi correre ma non riesci a muoverti. Feci leva sulle
gambe
per arrivare da lui e incredibilmente ci riuscii. Mi avvicinai quel
tanto che
bastava e lo abbracciai da dietro.
-Mi
dispiace- singhiozzai tra le lacrime. Mi era sempre
risultato difficile chiedere scusa. Preferivo far finta di niente
sperando che
le cose un giorno sarebbero tornate a posto, ma quella volta mi
risultò
semplice e immediato scusarmi. Non sentivo quella sensazione che
provavo quando
il mio orgoglio veniva ferito.
Con
un veloce movimento Naruto si girò e ricambiò il
mio
abbraccio. Sentivo freddo. Tremavo. E poi il carole mi avvolse. Naruto
mi
abbracciò. E grazie a quel semplice contatto riuscivo a
sentirmi a casa.
Proverbio
messicano: "La casa non poggia le fondamenta sul terreno, ma su una
donna."
La
sua mano destra era appoggiata alla mia schiena, in modo
da far aderire bene i nostri corpi e la mano sinistra mi accarezzava i
capelli
spingendomi verso l’incavo del suo collo.
Inutile
dire che arrossii. Strano. Molto strano. Cioè io e
Naruto non eravamo mai stati così intimi.
E stranamente non sentii l’impulso di allontanarlo. No. Al
contrario.
Desideravo.. avere di più. E questo mi spaventò.
In
quel momento pensai che chiunque fosse passato di lì
avrebbe visto una coppia di fidanzatini che si abbracciavano. Nel
cimitero. Di notte. Che teneri.
Un
momento.
Coppia
di fidanzatini?!
Coppia
di fidanzatini?!
Avrei
dovuto provare ribrezzo al solo pensiero di sembrare
la fidanzata di Naruto. Più volte in passato mi avevano
definito tale, inulte
dire che avevo picchiato chiunque avesse osato dire tanto. In quel
momento
invece.. mi sentivo completa.
Naruto
aveva saputo sanare tutte le ferita lasciate da
Sasuke. Mi aveva curato. Era diventato indispensabile, vitale. Come il
sole. Il
mio piccolo sole personale. (*)
Mi
sfogai, sfogai tutta la rabbia, le sofferenza che
provavo. Macchiai la sua maglia con le mie lacrime. Non so quanto
rimanemmo
abbracciati, ma una volta finite le lacrime, mi calmai, e lui mi
allontanò
leggermente e mi guardò in volto.
-Da
quando non dormi?- mi chiese premuroso.
Merda.
Le occhiaie. Ma si notavano così tanto?!
-Ehm..
e-ero o-occupata- balbettai. Con tutte le cose che
poteva dire proprio la mia salute doveva tirare fuori?!
-Vieni
ti accompagno alla tua tenda- disse
con un tono che non ammetteva repliche
–Rimango con te finché non ti addormenti, se
sarà necessario, rimarrò tutta la
notte-
Da
quando era diventato così autoritario? La mia tenda? E
ora che mi invento?
Mi
prese per mano, quasi per non lasciarmi scappare. Era
stato un gesto naturale ed era.. piacevole. Ok, forse
la mancanza di sonno mi aveva dato alla testa. Anzi sicuramente.
Arrivammo
al campo in un batter d’occhio e lì mi
lasciò la mano,
sussurrando uno ‘Scusa’ arrossendo imbarazzato. Avrei
voluto stare mano
nella mano con lui ancora per un po’.
-Dov’è
la tua tenda?- chiese. Aveva davvero intenzione di
accompagnami! Non sapevo cosa inventarmi, così optai per la
verità.
-Naruto..
Io non ho più una tenda- prima che mi chiedesse
spiegazioni continuai –L’ho lasciata a una donna
incinta che aveva perso il
marito nell’attacco. Non aveva un posto dove andare..-
-Ok!-
disse tranquillo, con il suo solito sorriso. –Ho io la
soluzione!- senza neanche il tempo di chiedere spiegazioni, lui
già mi
trascinava verso la zona nella quale le case erano state risparmiate
dalla
furia di Pain.
Pochi
minuti dopo ero davanti all’ingresso di casa sua.
Naruto aprì la porta e andò ad inciampare nel minuscolo gradino dall’ingresso
finendo per sbattere il volto a
terra.-.- … è
sempre il solito.. un
sorriso mi spuntò sul volto.
Si
rialzò e mi guardò imbarazzato, rosso in faccia
per il
colpo, fu allora che scoppiai a ridere. Non mi sembrava vero, solo 5
minuti
prima, piangevo disperata e ora ridevo a crepapelle.
-Ah-ah.
divertente -.-
- disse sarcastico –Comunque volevo annunciarti che
d’ora in poi starai qui
a casa mia!- annunciò con un sorriso.
Granai
gli occhi. Io e lui. A vivere nella stessa
casa. Avrei dovuto essere
spaventata, inorridita. Invece mi si scaldò il cuore. Tra
tutti quelli che
avevano perso la casa, proprio a me aveva offerto ospitalità.
-Naruto,
io..- non sapevo che dire. Ero sorpresa,
imbarazzata all’idea di vivere sotto lo stesso tetto. Lui mi
sorrise e basta. A
quel punto mi sentii a casa. Nessuno aveva mai fatto tanto per me.
Albert
Paine
ha detto:
"Quello
che facciamo per noi stessi muore con noi,
quello che facciamo per gli altri e
per il mondo rimane ed è immortale."
-Fai
come se fossi a casa tua!- disse mostrandomi la casa,
anche se la conoscevo benissimo –Se vuoi farti una doccia il
bagno è da quella
parte, intanto io cucino qualcosa- Avevo
davvero bisogno di una doccia! Non ricordavo l’ultima volta
che mi era lavata
con l’acqua calda e per una freddolosa (**) come me era un
supplizio. Però
c’era un problemino.
-Ehm..
Naruto- richiamai la sua attenzione –Io non.. non ho
nulla da mettermi- Lui arrossì di botto.
Che
tenero.
Si
mosse svelto verso l’armadio della sua camera e
tirò
fuori alcuni suoi indumenti e me li porse. Fu svelto ma non abbastanza
da
impedirmi di notare - con orrore- che dentro l’armadio aveva ancora la tutina imbarazzante che gli
aveva regalato il maestro Gai. Ma non l’aveva ancora buttata
via?! Quel.. coso era un insulto
alla pubblica
decenza! Presi i panni e mi diressi in bagno, facendo finta di niente.
Ma poi
mi sorse un dubbio.
-Naruto
dov’è finito il tuo divano?- chiesi, notandone
l’assenza.
-Ehm..
l’ho dato al campo, accettano qualunque cosa
assomiglia a un letto- disse.
-Ah
ok, allora se mi presti una coperta e un cuscino, mi
arrangerò a dormire per terra- disse sperando di sembrare il
più disinvolta
possibile. Non volevo farlo sentire in obbligo.
-Non
se ne parla proprio! Sei mia ospite, dormirò io per
terra- Ecco. Proprio quello che volevo evitare. Mi ospitava in casa sua
e
dovevo puro farlo dormire per terra. Non glielo avrei permesso.
Bisticciammo
per un po’ per via dell’unico letto della casa.
E alla fine ci guardammo negli occhi, nessuno dei due voleva cedere, ma
sapevamo che la soluzione era una sola.
Dormire
insieme.
Se
devo
essere sincera questo capitolo non mi piace per niente. Per questo non
vi
chiederò di essere clementi, ma di dire quello che non vi
piace, senza paura di
offendermi, accetto volentieri le critiche costruttive. Spero che
continuiate a
seguirmi e a lasciarmi comunque un commento =)È molto
importante per me sapere
la vostra opinione.
(*)La
metafora del ‘piccolo sole personale’
l’ho presa della saga di Twilight.
(**)
Questo l’ho inventato io, sarà importante per il
prossimo capitolo!
Alla
prossima, Topazio ^-^