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Autore: AutumnLeaves98    22/10/2012    1 recensioni
È una fanfiction principalmente incentrata su quattro ragazzi, Rose Weasley, Albus Potter, Scorpius Malfoy e Katherine Page, e il loro sesto anno ad Hogwarts.
Rose è sicura di se e conserva da parte dei geni Granger solo l'intelligenza e la lieve isteria cronica. Odia Scorpius Malfoy, ma poi si ritroverà ad essere sua amica senza neanche accorgersene. Sta con Stuart ma qualcosa con lui è destinata a rompersi.
Albus è leggermente melodrammatico ed è capace di incantare e manipolare con i suoi modi di fare e i suoi occhi verdi. Non ha mai notato Kate prima ma quando finalmente lo fa ne rimane colpito.
Scorpius è un Serpeverde, orgoglioso e con una capacità di sputare veleno che ha dell'incredibile.
Kate è una Tassorosso permalosa, che ha una propensione naturale a usare il sarcasmo, è cotta del secondogenito dei Potter, e con la sua perenne indecisione fa guai di ogni sorta senza neanche rendersene conto.
All'inizio dell'anno vengono a sapere che Hogwarts participerà al Grande Torneo di Quidditch, disputato tra otto scuole. Dovranno trasferirsi in una scuola nuova, conosceranno persone nuove, ma di mezzo c'è qualcosa di molto più grosso: un complotto.
E allora? Allora si vola in Egitto, a Saharmisr!
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Altro personaggio, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius, Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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CAP 3 'TGT'
Ed oggi, 22 ottobre 2012,
non potevo non dedicare questo capitolo
(il mio preferito, poi ;-D)
a te, cuginetto,
che compi gli anni!
Bacioni, Francesco.



Capitolo III - Piani di distruzione e poesie d'amore (come far impazzire due Tassorosso in una sola giornata)



18 settembre 2022, 7:07

Hogwarts, Sala Comune Tassorosso

«Pitman!».
Un ragazzo alto, capelli castani, occhi grandi e anch'essi castani ma di una sfumatura più scura, sbottò quel nome come un insulto e il ragazzo che gli stava accanto, biondo con occhi azzurri, gli posò una mano sul braccio per calmarlo.
 «Gliela faremo pagare, Martin. Però a tempo debito» gli promise il biondo e subito l'altro si rilassò. Nella Sala Comune dei Tassorosso c'era un gran tumulto, i ragazzi correvano qua e là cercando di fare ordine e alcuni scendevano dalle scale fissando l'orrendo scempio. La sala rotonda era stata messa a soqquadro e su tutte le pareti c'era scritto "Tassorosso Merda" con pittura verde. A terra c'erano migliaia di carta da gioco raffiguranti un cobra che se venivano toccate facevano comparire dei veri cobra in carne e ossa, perciò tutti facevano attenzione a non sfiorarle con il piede. I Prefetti le facevano sparire poco a poco con qualche sventolio della bacchetta, frustrati, e tutti gli altri cercavano di cancellare le scritte dai muri.
 «Sì, Ernie, gliela facciamo vedere noi a quei cretini! Chiederò aiuto a James Potter e i suoi amici...» e qui Martin Marshall ghignò «Faremo a quelle Serpi un bel regalino di inizio anno, con tanto di fiocco!». Poi si chinò a raccogliere uno dei cactus ballerini della stanza e lo posò sul tavolino color miele guardandolo con dispiacere. La bella stanza era diventata un porcile, dove il caos regnava sovrano e Martin e Ernest avrebbero vendicato quell'atto infame. Mai far arrabbiare un Tassorosso...
 Il dipinto di Tosca Tassorosso sospirò affranta dalla mensola del camino e ammonì il ragazzo, che non si era curato di tener bassa la voce: «Ah, Martin! La vendetta non serve a nulla, e tu non devi cacciarti nei guai. Lo dico per te, mio caro». Anche se era solo un quadro, era piuttosto materna con i ragazzi e cercava di essere per tutti una buona amica. Tosca dispensava buoni consigli a tutti e stava a loro seguirli o no. Martin ed Ernest si guardarono un po' a disagio e poi il secondo le disse: «Signora Tosca, se non reagiamo ci tratteranno sempre così. Per avere un po' di rispetto dobbiamo ripagarli con la stessa moneta».
 «Ma...» tentò ancora il quadro.
 «Niente ma, signora Tosca! Dobbiamo far vedere a quei 'Cobra Mezzosangue' di che pasta siamo fatti!» la interruppe Martin piuttosto bruscamente. La fondatrice di Tassorosso sospirò e scosse la testa rassegnata, vinta dalla testa dura di quei due. Cobra Mezzosangue era il nome della banda di Pitman, che era stata così stupido da dargliene uno. Ma insomma, chi da' nomi, addirittura idioti, alla propria banda di bulli? Pitman, a quanto pareva!
 Marshall masticò un: «Ho già in mente un bel piano di distruzione...» e Tosca scosse la testa mentre a Ernie brillarono gli occhi.
 Intanto, dalla porta circolare che conduceva al dormitorio femminile usciva Kate con in mano una lettera e sembrava preoccupata. Ma in fondo chi, in quella stanza, non lo era? Fissò con disgusto il caos nella sala e si diresse cauta verso Donald, toccando con i piedi solo i pezzi di pavimento scoperto. Prese la bacchetta dalla tasca e fece Evanescere una decina di carte in un colpo solo. Ripeté l'incantesimo un paio di volte e poi si distrasse da quel compito per ascoltare Donald che le parlava concitatamente dell'affronto subito, del caos e della stronzaggine dei Serpeverde. La ragazza tornò ad ignorarlo e a far sparire le carte da gioco dei Cobra Mezzosangue.



18 settembre 2022, 19:57

Hogwarts, Biblioteca

 Albus guardò la pergamena grattandosi la nuca. Era inutile pensarci troppo, ormai lo aveva capito: era un fottuto genio. Un sorriso gli spuntò sulle labbra inconsapevolmente; si scompigliò i capelli guardando le finte venature sul tavolo della biblioteca. Mordicchiò il tappo della penna Babbana che usava da sempre e che aveva intelligentemente incantato affinché si riempisse d'inchiostro autonomamente a sua ultimazione. Lumacorno aveva ragione a dire che era un dei più bravi. Certo, non era un secchione come sua cugina Lucy, ma era intelligente. Cacchio se era intelligente! 'Sono i geni Evans, mio caro ragazzo!' diceva Luma. Probabile, davvero probabile. E il vecchio Luma non poteva non gioire alla vista della sua cravatta verde-argento! Si stropicciò gli occhi e sbadigliò.
 «È ora di chiusura, signor Potter!» trillò Madama Scroll da dietro uno scaffale. La nuova bibliotecaria, al contrario della Pince, era molto gentile e simpatica e intorno ai sessanta. Era di altezza media per una donna, bionda, con gli occhi azzurri.
 «Allora ci vediamo domani, Madama» salutò cortesemente Albus, alzandosi e uscendo dalla vasta biblioteca scolastica dopo aver riposti i libri negli scaffali. Albus non era soltanto un 'fottuto genio', era anche un 'fottuto figo'. Con i suoi folti e ribelli capelli neri, gli occhi verde smeraldo da cucciolo, il fisico asciutto e l'altezza modesta era decisamente affascinante. Almeno così la pensava la maggior parte della popolazione femminile hogwartsiana. Non che a lui piacesse particolarmente sentire le ragazze sospirare al suo passaggio (quello era James), anche se da un lato era piuttosto appagante. Però certe volte quel comportamento superficiale lo infastidiva... Scorse una chioma scura sparire dietro l'angolo e sorrise accelerando il passo.
 «Ehi! Ehi, tu, con quel libro in mano! Fermati, dai!» urlò alla ragazza che camminava e contemporaneamente leggeva a qualche metro da lui. La brunetta si girò e lo guardò palesemente irritata. «Che c'è, Albus?» chiese tenendo il segno della pagina con l'indice. Al sbuffò e disse: «Al. Non Albus. Al! Capito? O devo chiamarti Katie?». Katherine inarcò le sopracciglia e si corresse: «Ok, ok! Che c'è, Al?».
 «Mi sento solo. Fammi compagnia»
 «È un ordine?»
 «No, una proposta. Sta a te se accettarla o meno»
 «Se vengo con te... che facciamo?» sorrise Katherine mordendosi l'interno della guancia.
 «Boh. Ti va di pensarci dopo?» rispose porgendole la mano con un sorriso ampio e malizioso. Kate la prese con un cenno d'assenso.
 «Non portarmi in posti sperduti, però!»
 Albus ghignò da vero Serpeverde e iniziò a trascinarla giù dalle scale. Dopo un po' avevano entrambi il fiatone e Kate temeva di avere un principio di infarto.
 «Maledizione, Albus! Dove mi stai portando?» ansimò la ragazza.
 «Te l'ho già detto: Al, non Albus!» ridacchiò il ragazzo.
 «Voi Potter-Weasley siete sempre così, eh? Maledetto il giorno in cui ho conosciuto una ragazzina dai capelli rossi in biblioteca!» disse Kate accennando al giorno in cui aveva conosciuto Rose. Era al secondo anno e stava facendo una ricerca sui vampiri in biblioteca, quando una ragazza si era seduta al suo tavolo, quello vicino alla finestra dove si vedeva una distesa di prato verde. Erano rimaste in silenzio per un po' e poi Rose aveva rotto il ghiaccio con una delle sue battute. Il giorno dopo la rossa si era seduta al suo fianco alla lezione di Erbologia che Grifondoro e Tassorosso avevano insieme.
 Albus si fermò all'improvviso nella Sala Ingresso, lasciandosi travolgere dalla ragazza. Rise sguaiatamente mentre Kate cercava di mantenersi in equilibrio, rossa in viso. «Le scale di Hogwarts sono veramente tante» sussurrò Katherine ansimando con una mano sul costato, mentre l'altra stringeva ancora quella di Albus.
 «Vero» assentì l'altro «Andiamo, dai. Stavolta si cammina». La ragazza sbuffò guardandolo male, ma si lasciò trascinare comunque.
 «Ti ho mai detto quanto la vostra famiglia sia ingombrante, invadente, chiassosa e assolutamente magnifica?» disse la brunetta guardando Hugo Weasley e Lily Potter guardarli insistentemente; li salutò con la mano mentre Albus li ignorò indolente.
 «E io ti ho mai detto che vorrei sapere qualcosa di più su di te?» ribatté Al «Tu sai molte cose di me, io invece...»
 «Perché, Potter? Ti interesso, per caso?» chiese Kate con sguardo malizioso.
 «Vuoi la verità? Tanto. Tu mi interessi veramente tanto, Katherine Page» mormorò Al guidandola verso il prato.
 «E tu mi stai prendendo in giro, Albus Potter» borbottò Katherine «Dai, Sevvy, dimmi la verità».
 «Sevvy?». Albus si bloccò inorridito. Kate fece un sorriso innocente e disse: «È così che ti chiama James, o sbaglio?»
 «Io vorrei scordarmelo... A proposito, hai un secondo nome?» chiese riprendendo a camminare. La ragazza fece un verso affermativo e rispose: «È Josefina».
 «Allora d'ora in poi ti chiamerò Giusy».
 «Cosa?!?». Al scoppiò a ridere mentre 'Giusy' gli dava uno scappellotto.
 «Che leggevi prima?» le chiese interessato.
 «Prévert» disse Kate distrattamente.
 «Ehm... Sarebbe?»
 «Poesie d'amore babbane. Roba melensa da diabete. Di sicuro non fa per te» rise Katherine. Albus tese la mano verso il libro e chiese: «Posso vedere?». Kate era scettica, ma glielo porse. Lui lo aprì a caso e recitò:
 «Tre fiammiferi un dopo l'altro accesi nella notte
Il primo per vedere intero il volto tuo
Il secondo per vedere gli occhi tuoi
L'ultimo per vedere la tua bocca
E l'oscurità completa per ricordarmi queste immagini
Mentre ti stringo a me tra le mie braccia.
Sdolcinato fino all'inverosimile, davvero! Incredibilmente romantico, direbbe Lily»
 Le restituì il libro con una smorfia e la portò verso un'alta quercia.
 «Lo sai che quella è la mia preferita? Tra tutte quelle che ci sono, hai letto proprio quella...» lo informò la ragazza mentre si sedevano. Al fece un sorrisone e Kate quasi si sciolse. Lui aveva un sorriso meraviglioso, il più bello che avesse mai visto. Era aperto e sincero, che al primo sguardo stendeva e al secondo ti faceva venire un infarto.
 «Sai volare?» le chiese poi, indicando il lontano campo di Quidditch. Kate annuì energicamente e disse: «Al primo anno ci sono sempre le lezioni, lo sai. Però io soffro di vertigini, quindi non prendo in mano un manico di scopa da allora». La ragazza posò la testa contro l'albero e si lasciò accarezzare il viso dall'aria fresca della sera, con gli occhi chiusi. Albus continuò a farle domande e lei gli diede le risposte. Compleanno, genitori, eventuali fratelli o sorelle, eccetera eccetera. Quando le chiese della sua prima cotta lei aprì gli occhi e lo guardò. Non se n'era accorta, ma si era avvicinato parecchio. Lui si passò la lingua sulle labbra e le pose di nuovo la domanda, avvicinandosi ancora un po'.
 «La mia... prima... cotta? Sicuro di volerlo sapere?» fece Kate a disagio. Al annuì e respirò pesantemente.
 La ragazza ridacchiò un po' e disse: «È leggermente imbarazzante, parlarne con...» "te, è molto difficile parlarne con te" pensò, ma cambiò parola appena in tempo «qualcuno, ecco. Avevo tipo dieci anni e nessuno mi ascoltava seriamente. Da piccola avevo sempre cose e cose di cui parlare e non la smettevo mai un minuto. Ma non c'era mai nessuno ad ascoltare e così parlavo da sola o in alternativa con le bambole, con i gatti, anche con i libri certe volte. E la Magia Involontaria che si ha da bambini non aiutava per niente. Così presero a chiamarmi 'svitata'. Nessuno voleva mai giocare con me e io mi tenevo in disparte, sedevo sempre da sola nel banco perché la fortuna ha voluto che fossimo dispari. C'erano due bambini veramente cattivi che adoravano alla follia umiliarmi e farmi piangere. Poi, un giorno si trasferì in paese un bambino che iniziò a venire a scuola con noi. Naturalmente dovette sedersi al mio fianco. Tutti volevano conoscerlo e magari diventare suo amico e i ragazzini erano completamente estasiati dal suo ottimo senso dell'umorismo e dagli sfottò che rivolgeva ai professori. Era davvero coraggioso e carino. A me diceva solo 'ciao' e poi passava il tempo a fare disegnini stupidi sul quadernino e io stavo lì a fissarlo di nascosto. Un giorno, nel cortile della scuola, quei due bambini di cui ti ho parlato prima ripreso a insultarmi, visto che nelle settimane precedenti avevano da fare con il mio nuovo compagno di banco. E allora lui mi difese, chiese loro perché ce l'avevano con me. Credo che li picchiò un po', ma io ero già scappata a gambe levate. Il giorno dopo capii che mi piaceva tanto, ma qualche settimana dopo sua madre fu trasferita in un altro distretto di polizia e io non feci in tempo a dirgli niente».
 Il silenziò che seguì quel racconto fu leggero e anche piuttosto corto, perché Albus disse: «Adesso sei qui e se ti va' di parlare a vuoto ci sono io, sappilo». Kate sorrise e il ragazzo la abbracciò con un sospiro, lasciandola basita. Restituì l'abbraccio con gli occhi lucidi e il cuore galoppante, aggrappandosi alla camicia di Al e assaporando il suo profumo. Passarono così vari minuti e infine...
 «E la tua ultima cotta?». La frase era uscita spontaneamente, senza che Albus potesse bloccarla.
 Maledizione! Ma sono veramente scemo. Come mi è venuto in mente?pensò il ragazzo mentre scioglieva appena l'abbraccio e la guardava negli occhi, decisamente un po' troppo vicino. I loro nasi si sfioravano, le bocche erano decisamente troppo vicine e Katherine sembrava a disagio.
 Ovvio che è a disagio! Sono un terribile impiccione e sto anche invadendo il suo spazio personale. E se poi non le interesso? pensò catastrofisticamente Albus. Oh, i drammi adolescenziali! Decisamente da prendere sul serio.
 Kate si morse il labbro inferiore e meditò seriamente di mentire, ma poi qualcuno venne a salvarla dalla frase che stava per pronunciare. Bisogna dare tempo al tempo e quello non era il momento giusto per le dichiarazioni.
 «Kate!» esclamò stupito Sebastian Baston da non più di tre metri da dov'era lei. La ragazza saltò su e guardò l'amico mentre si staccava definitivamente dal ragazzo imbarazzata.
 Oh, si prospetta una settimana di bronci irritanti! pensò la Tassorosso, rossa in viso.


 Lo sfortunato Serpeverde si lasciò sprofondare nel divano della Sala Comune con uno sbuffo, incurante di tutto.
 Tutto ciò che lo circondava, ma proprio tutto tutto, al momento per lui non aveva importanza. Ciò che voleva era una cosa che, da forte pacifista quale si professava, non aveva mai voluto: picchiare selvaggiamente una persona. E quella persona, che da quel momento in poi era davvero in pericolo, era ovviamente Sebastian Baston. Il Grifondoro aveva interrotto un momento importante, quello in cui avrebbe capito le intenzioni di Kate e...
 Dannazione, eravamo così vicini. Avrei potuto baciarla in qualsiasi momento. Forse avrei dovuto farlo. si disperò inutilmente.
 Ad un tratto si sentì osservato e si guardò intorno, prima di notare una zazzera arancione all'altro estremo del divano. Alzò un sopracciglio e Dominic lo fissò negli occhi, cercando di dissimulare la curiosità. Poi il ragazzino si avvicinò lentamente sempre guardandolo, l'indice della mano destra occupato in un libro a tenere il segno. Continuarono a squadrarsi l'un l'altro per qualche minuto prima che Dominic parlasse.
 «Potresti aiutarmi un attimo?» chiese con la fronte aggrottata agitando il libro a mo' di spiegazione. Albus, convinto che l'altro avesse capito e volesse dirgli cose filosofiche ed estremamente sagge sulla vita per consolarlo, restò un attimo impietrito.
 «A dir la verità, non è il momento» borbottò scocciato.
 Son depresso, io. Non posso sprecare il tempo ad aiutare un moccioso invece di impiegarlo a struggermi e a disperarmi come ogni adolescente degno di questo nome fa.
 «Appunto» controbatté l'undicenne cercando di trasmettergli un messaggio implicito che però l'altro, preso da pensieri struggenti, non capiva. Allora Albus, vinto e distrutto, gli mise una mano sul braccio mentre sporgeva l'altra per prendere il libro.
 «Cos'è che non hai capito, mocciosetto?»


 Rose era stesa sul proprio letto e guardava il baldacchino con aria assente, pensando a quello che le aveva detto James sul Gran Torneo. Prima delle selezioni vere e proprie i capitani delle squadre di Quidditch delle Case avrebbero scelto dei campioni, al massimo quattro, e poi, insieme a loro, avrebbero partecipato alle selezioni finali, dove si doveva scegliere chi sarebbe entrato in squadra e chi nelle riserve. Doveva assolutamente dare il meglio, migliorare la mira e la forza delle braccia. Era una Battitrice degna di suo zio George ma doveva comunque essere la più brava. Aveva saputo anche che alcuni coach delle migliori squadre del mondo in cerca di nuovi talenti avrebbero assistito alle partite a Saharmisr. Certo, fare la giocatrice di Quidditch professionista non era la massima aspirazione della sua vita, ma era brava e tanto bastava.
 Devo trovarmi un modo per campare, no? E allora, che sia giocatrice di Quidditch o Ministro della Magia, che cambia?
 Sbuffò e si tirò a sedere, pensando di come parlare a Baston e se fosse meglio corromperlo o no. Nel mentre, Alice
Paciock entrò nella stanza di fretta e le lanciò addosso un pacchetto morbido.
 «Sebastian Baston ti manda questo, Rosie. E faresti meglio ad andare a consolare Stuart. Sai, è depresso perché crede di non riuscire ad entrare in sq-» iniziò la ragazza.
 «Sì sì, lo so. Sono la sua ragazza ricordi?» disse Rose sorridendo e guardando il pacchetto e tastandolo. Sapeva perfettamente cos'era e questo la rendeva orgogliosa. Proprio a lei, dannazione! Come non esserne entusiasmata?
Intanto Alice continuava a blaterare cose insensate come suo solito e lei non le mostrava la minima attenzione. Alice, capelli castani e fantastici occhi blu incastonati in un visino lentigginoso, era una ragazza bassina piena di vita, per niente capace di restare in silenzio per più di un minuto e, anche se al primo acchito poteva sembrare stupida e superficiale, se la conoscevi era la simpatia fatta persona.
 Rose la cacciò malamente, ma Alice ci era abituata e quindi non fece una piega. Scartò il pacchetto morbido e restò estasiata davanti al portafortuna della squadra di Grifondoro: la maglia della prima divisa di Roderick Plumpton, trovata non so dove anni prima da suo cugino Fred. Ogni anno uno della squadra aveva l'onore di custodirla e se qualcuno la perdeva era morto. Per questo, la ripose con straordinaria cura nel suo baule e restò a fissarla come un'idiota per minuti e minuti. Era questo il costo di essere una fan del Quidditch, dopotutto!

Evvaii!!! Ce l'ho fatta! *balla la conga*
Ringrazio il mio fratellone per il suo essere un beta meraviglioso e ringrazio Angelight (ma quanto ti posso adorare per averla messa nelle seguite, pucci-puccioso!), BiBi96, Cerenyse, LalieDalton, lally88, Rose98, Sandyblack 94, Tonks 95, viperas e nimbus97 per aver messo la storia nelle seguite. Ringrazio doppiamente missmalfoy 97 per aver anche recensito. :-*
E adesso passiamo al capitolo. Non ho niente da dire sulla prima parte, ma sulla seconda qualcosina sì: era ovvio che quei due non si sarebbero baciati, è solo il terzo capitolo! Credo, però, di dovervi spiegare un paio di cose. Qui, il nostro Scorpietto non viene neanche nominato, ma quando me ne sono accorta per me inserirlo era una sorta di aggiunta superflua ad un capitolo già di per sé stupendo (che modestia, eh?), ma nel prossimo avrà parecchio spazio. Promesso (lo so perché tanto l'ho già scritto, eh eh)!  Riguardo Roderick Plumpton ecco la pagina sulla HP Wikia inglese, era un giocatore dei Tornados che nel 1921 fece il record inglese della cattura del Boccino.
Vi saluto. :-* 
  
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