In un
periodo un po’ strano, in cui non mi riesce proprio di pensare a qualcosa di
allegro e spensierato come il mio solito… è arrivata questa shottina senza
pretese, di getto, frutto di un sabato pomeriggio piovoso passato in casa, e
devo dire che mi soddisfa.
Perciò
intendo dedicarla a me stessa.
Alla
mia metà Drunk – Sidekick, quella metà che non appena ha letto di Ron e Hermione
non ha potuto fare a meno di sorridere, e continua a farlo, davanti a due
personaggi così irrimediabilmente fatti l’uno per l’altra; la metà che detiene
il merito di avermi fatto scoprire questo meraviglioso mondo delle fan fiction,
dove la fantasia non teme di spiccare il volo attraverso le parole di storie
che, sono certa, difficilmente potrò fare a meno di
scrivere.
Dove
tutti hanno ancora la libertà di sognare e staccare i piedi dal suolo, di tanto
in tanto. Per fortuna.
SHE WOULD HAVE
WAITED
(segreti inconfessabili e lettori mp3)
PARTE PRIMA: HERMIONE
Caldo. Afa.
Sdraiata supina con i capelli sparpagliati
sul cuscino, il più possibile lontani dalla pelle onde non si tramutassero in
una specie di coperta termica, Hermione cercava di concentrarsi sulla lettura di
quel volume che teneva poggiato sotto il seno, anche se le risultava stranamente
difficile. Lo adagiò sulla pancia a rovescio, aperto per non perdere il segno, e
si passò una mano sulla fronte; chiuse gli occhi e provò a pensare intensamente
a cascate, fontane, lattine ghiacciate, oceani, freezer, pupazzi di neve… tutto
inutile. Risollevò le palpebre, chiuse il grosso tomo con stizza scaraventandolo
ai piedi del letto e si mise a sedere guardandosi attorno, esasperata: una calda
brezza estiva faceva oscillare leggermente la tenda della stanza che condivideva
con Ginny e
Si raccolse pigramente i capelli in un
fermaglio, anche se qualche boccolo troppo ribelle scivolò dalla presa, quindi
posò lo sguardo sulla scrivania dove giaceva l’ultimo regalo dei suoi genitori:
genitori babbani, regali altrettanto babbani, come un comunissimo lettore mp3.
‘Al giorno d’oggi tutti i ragazzi ne
possiedono uno!’, era stata la parola di un commesso del quale i signori
Granger avevano deciso di fidarsi; perché non era per nulla semplice comprare un
regalo alla propria figlia, specialmente se suddetta ragazza era anche una
brillante strega.
Hermione si trascinò giù dal materasso,
afferrò con una certa sufficienza l’apparecchio, come se si trattasse di
qualcosa un po’ degradante, e si infilò gli auricolari nelle orecchie.
"Dopotutto mica posso vivere di sola
lettura" si disse, premendo il pasto Play.
…After all you put me
through,
You think I despise you,
But in the end, I wanna
thank you,
Because you made me that
much stronger…
Inarcò un sopracciglio con aria scettica,
ma continuò ad ascoltare il pezzo lasciandosi cadere sul materasso a peso morto,
sdraiata al contrario con i piedi rivolti verso il cuscino e la testa in fondo
al letto. Improvvisamente cominciò a dimenticare il suo solito contegno, sola
nella stanza chiuse gli occhi e prese ad agitare leggermente le gambe sul
materasso, muovendo il capo a tempo con la canzone che, dopotutto, non aveva un
ritmo malvagio.
…After all of the
stealing and cheating
You probably think that I
hold resentment for you,
But, uh uh, oh no, you're
wrong…
"Oh no, you’re wrong…"
Improvvisamente, balzò a sedere e si mise
il lettore nella tasca dei pantaloncini.
…So I wanna say thank
you, cause it
Makes me that much
stronger,
Makes me work a little
bit harder,
It makes me that much
wiser,
So thanks for making me a
fighter
"So thanks for making me a fighter!"
ribadì la ragazza, saltando
sull’attenti e puntando un indice minaccioso verso un angolo della parete. E
così via, la diciottenne che si annidava in Hermione Granger e che di solito era
costretta a rimanere sopita, stava cominciando a venire allo scoperto. Afferrò
il suo peluche di Winny the Pooh e cominciò a trattarlo molto male, lanciandolo
in giro per la stanza; una cosa per cui poi gli avrebbe chiesto
scusa.
*
Ron Weasley si stava annoiando a morte.
Eppure era un tipo paziente, lui.
A nessuno andava di giocare a Quidditch,
per evidenti motivi legati a una temperatura un po’ proibitiva, ma non se ne
lamentava di certo. E non si dannava l’anima se faceva persino troppo caldo per
concentrarsi su una partita di scacchi magici.
Ma starsene così, a sonnecchiare sul
divano alla veneranda età di diciotto anni mentre il suo migliore amico aveva
preferito uscire con Ginny, gli dava sui nervi. D’accordo che lei era la sua
ragazza e magari avevano il diritto di starsene un po’ per i fatti loro, ma in
fin dei conti lui era praticamente un fratello putativo! Gli era stato vicino
sin dal primo giorno di scuola, da quando il carissimo Harry-sopravvissuto non
sapeva neanche chi fosse, Ginevra Weasley.
Stizzito per il suo improvviso attacco di
gelosia, si alzò dal divano avviandosi verso le scale in cerca dell’altra sua
amica, quella che non aveva un ragazzo con cui uscire (e meno male).
Giunto davanti alla porta della stanza,
sentì come dei tonfi provenirne dal suo interno, aggrottò la fronte e
bussò.
"Hermione?! Ci sei?"
Niente. Un altro tonfo e urla
sguaiate.
"Tutto bene?"
Tonfo. Incuriosito, socchiuse la porta
cercando di capire che stesse succedendo.
"Hermione, ma che
fa…"
Hermione Jane Granger, il prefetto
perfetto, la caposcuola più secchiona di tutti i tempi, era in piedi in mezzo
alla stanza, di spalle, che ballava e cantava come… come una comunissima ragazza
con addosso la voglia di scatenarsi.
"…I am a fighter and I, I
ain't gonna stop, there is no turning back, I've had
enoughhhhhh!"
No, quella ragazza che saltava come una
pazza con in mano un peluche, urlando a squarciagola una canzone a occhio e
croce babbana, non era Hermione.
Hermione era controllata. Composta. Amava
leggere, non ballare. Non aveva quel cul… cavolo! Ma da quando Hermione aveva
quel sedere? Così… magnetico! Magari era tutta colpa di quei pantaloncini
maledettamente corti, splendidamente aderenti… e le gambe! Così dritte. Magre al
punto giusto. La schiena longilinea, avvolta in quella sottile canottiera blu
acceso…
Ronald stava cominciando a dubitare
seriamente del proprio autocontrollo, vittima di pensieri un po’ peccaminosi
troppo spesso repressi. Ma vederla così… spensierata e scatenata. Spettinata. E
sudata, Merlino! Aveva la pelle dorata, lucida… così… così…
Era terribilmente sexy, porco
Salazaar!
"…Made me learn a little
bit faster, made my skin a little bit thicker, makes me that much smarter, so
thanks for making me a… fighter!"
Concluse il pezzo scaraventando via
l’orsetto dalla maglietta rossa e tirando un gran calcio ad un cuscino che si
era ritrovata a portata di piede; poi si voltò di scatto e si lasciò cadere col
fiatone sul letto. Quindi lo vide.
Alto.
Immobile sulla porta.
Con le orecchie rosse quasi quanto i suoi
capelli e un leggero ghigno stampigliato in faccia.
"Ron!" urlò stridula come poche altre
volte, strappandosi dalle orecchie le cuffie, che le ricaddero ai lati del
collo, e balzando in piedi. "Non si bussa?!"
"Ehm… io… tu… non
aprivi."
La ragazza lo guardò
inorridita.
"Da quanto sei lì?"
"Un po’."
Dopo un imbarazzante silenzio, le labbra
del ragazzo cominciarono a inarcarsi e a emettere un suono vagamente
divertito.
"Che fai, ridi?"
"N… no!"
"Tu stai ridendo!"
Il ragazzo non provava neanche più a
nasconderli, gli sghignazzi.
"Hermione, non ti facevo
così…"
"Non ti azzardare a dirlo ad anima viva,
sai?"
Ma lui continuava a ridere; almeno i
pensieri poco casti stavano lentamente sfumando, davanti all’espressione
indignata dell’amica.
"Ronald! Mi ascolti? Ron… oh, al diavolo.
LEVICORPUS!"
Senza preavviso, l’alta figura si mise a
fluttuare sottosopra a mezz’aria, i capelli che cadevano verso il basso e le
guance che acquistavano sempre più colore.
"Mettimi giù, ma sei matta?!"
sbraitò.
"NO! Così impari a prendermi in
giro!"
"Hermione, mi sto sentendo
male!"
"Giura di non dirlo a
nessuno."
"Mi va il sangue alla
testa!"
"GIURA!"
"Va bene! Giuro! Ma ora mettimi
gi…"
STUMP.
Con un tonfo, Ron ricadde sul pavimento.
Massaggiandosi la schiena per la caduta brusca, cercò di rimettersi a
sedere.
"Tu sei tutta scema!"
sbraitò.
"Volevi mettermi in imbarazzo con tutti!
Solo perché per un attimo ho…"
"Hai agito come una comunissima ragazza?"
terminò scocciato la frase l’altro. "Guarda che non c’è niente di male a
lasciarsi andare un po’, ogni tanto. Sei troppo rigida."
Hermione strinse gli
occhi.
"Io non sono affatto
rigida."
"Ma se sei tutta un nervo! Sempre così
bacchettona…"
"No di certo!"
"Sì."
"No."
"SI’!"
"NO!"
"Scommettiamo che appena ti tocco salti
come un grillo?!"
"Tutto quello che
vuoi!"
In un impeto di coraggio il ragazzo si
alzò in piedi di prepotenza e, altrettanto prepotentemente, le si avvicinò con
uno sguardo minaccioso. Sempre più vicino, costringendola ad arretrare in
direzione dell’armadio con una titubanza che poche altre volte in vita sua
Hermione aveva manifestato. In breve tempo la ragazza si ritrovò appoggiata a
un’anta del mobile e intrappolata tra le braccia di lui che la guardava serio, a
pochi centimetri di distanza.
Avvertì come un ulteriore aumento di
temperatura, in quella stanza. Un po’ per l’afa, un po’ per il battibecco, un
po’ per la sola presenza ravvicinata di Ron, cominciò ad avvampare e ad
aumentare il ritmo del respiro, irrigidendosi inconsapevolmente. Detestava
ammetterlo, ma si sentiva a disagio. Non in senso negativo, però: si trattava di
un disagio figlio di quello stesso istinto che le stava urlando nelle orecchie
di lasciarsi andare, saltargli addosso e strappargli tutti i vestiti con fare
animalesco.
"Lo vedi? Neanche ti ho toccato e sei
congelata."
"Beh, sai com’è… c’è chi considererebbe
questo tuo comportamento una specie di aggressione" replicò secca, nonostante le
ginocchia avessero assunto a occhio e croce la consistenza della
gelatina.
"Esagerata."
"Quantomeno sei
equivocabile."
La situazione stava decisamente
degenerando, e lei non poteva sapere che anche per Ron, nonostante cercasse di
restare a sua volta impassibile, era all’incirca lo stesso. Avercela a pochi
centimetri di distanza, così dannatamente sexy come non l’aveva mai vista prima
di quel pomeriggio, mentre abbassava e alzava il petto al ritmo del respiro, era
un vera e propria tortura alla quale non sapeva per quanto ancora avrebbe potuto
resistere.
Non replicò più, non ne aveva voglia.
Quelle labbra rosse e quello sguardo tagliente erano troppo vicini. Troppo.
Lentamente, una mano scivolò verso di lei, fino ad addentrarsi tra i suoi
capelli castani.
"Cosa… cosa vuoi fare?" bisbigliò
lei.
Il ragazzo deglutì. Non lo sapeva di
preciso neanche lui, che cosa volesse fare; forse era per via della situazione
nel suo complesso, forse era quella maledetta afa che aveva degli strani effetti
sui loro ormoni, forse era lui che non ne poteva più di rimandare, sinceramente
non gli importava; sapeva solo che doveva agire o sarebbe impazzito. Si portò
sempre più vicino, poteva praticamente specchiarsi nelle pupille della ragazza e
sfiorarle il naso con il suo. Sentiva sulla pelle le vibrazioni che
emanava.
"Hermione…"
La porta si spalancò all’improvviso,
interrompendo i due ragazzi e facendo balzare all’indietro Ron il più in
fretta possibile.
"Herm, hai visto Ro…"
Harry, alla vista di quella scena, si
bloccò portandosi le mani agli occhi. "OH CACCHIO! SCUSATE RAGAZZI… IO… VI
LASCIO IN PACE!"
"Harry! Aspetta noi
non…"
"Davvero, hai frainteso perché…"
Ma il moro indietreggiò rapidamente verso
la porta, richiudendosela dietro e lasciando gli altri due a fissarla
sconcertati, prima di tornare a guardarsi da un capo all’altro della
stanza.
"Ehm… credo che abbia
frainteso."
"Già, forse dovremmo spiegargli
che…"
"…Che si trattava solo di una
stupida…"
"…Stupida sfida, nata da un battibecco
idiota."
"Già."
"Bene."
Ron si passò una mano dietro al
collo.
"Che caldo, eh?!"
"Terribile."
"Dunque io vado a chiarire con
lui."
"Dovresti. Serve
aiuto?"
"No, grazie."
"A… a dopo?"
"Ok, Ronald."
"Ottimo."
Dopo qualche momento di imbarazzo Ron uscì
dalla stanza di Hermione, alla quale non restò altro da fare se non stramazzare
sul letto con le mani sulla faccia e meditare su quello che era appena
non successo; con la consapevolezza che, se non fosse entrato
Harry, sul quel letto ci sarebbe sì ricaduta, ma solo per rotolarvi sopra
assieme a un’altra persona, alla quale non riusciva a non pensare.
E certi pensieri mettevano in imbarazzo
persino lei stessa, Merlino!
Fu dopo un lasso di tempo imprecisato che
decise di prendere di petto la situazione, avviandosi a passo spedito verso la
stanza dei due amici. Non si fidava a lasciare la gestione di quella situazione
imbarazzante nelle mani di Ron, sarebbe stato molto più saggio supervisionare il
tutto di persona. Spalancò la porta della loro camera, ma ve lo trovò
solo.
"Ragazzi, questa cosa riguarda entrambi e…
ehi, ma non sei con Harry?"
Vide il ragazzo avvampare, saltare in
piedi e nascondere qualcosa dietro la schiena.
"Non si trova…"
Hermione inarcò un
sopracciglio.
"Ah… e che hai lì
dietro?"
"Niente.”
…Continua…
La canzone in questa
prima metà di storia è Fighter di Christina Aguilera. Non so se è
congruente con i tempi, forse Hermione non avrebbe potuto ascoltarla a 18
anni perchè è uscita dopo... pazienza, l’ho scelta perché ha su di me
all’incirca lo stesso effetto che ha sulla nostra strega preferita!
^^
A
presto!