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Autore: GibsonGirl51    22/10/2012    1 recensioni
Agosto duemila. Una donna piuttosto anziana è in una stanza d’ospedale, dormiente. Accanto a lei una bambina che le accarezza la mano, io. Questa è la storia più difficile da scrivere, perché vissuta sulla pelle. Come ho visto il cancro in questi sedici anni, come ci ho convissuto indirettamente. Questo è per te Umi, mi manchi.
Genere: Fluff, Generale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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(9) Agosto, amore mio non ti conosco.
 
Era il nove agosto, come dimenticarselo. Ogni giorno era la stessa solfa. La mattina radio, il pomeriggio Umi. Poi la sera, una volta a casa si scriveva alle amiche.
Quel giorno procedette con lo stesso ritmo di altri, al solito mi chiedevano come stava la nonna e io rispondevo ‘’Sta benissimo.’’ Senza pensare ad altro ogni giorno, mi svegliavo consapevole che mia madre mi nascondesse qualcosa.
Quel martedì tutti mi fecero sentire leggermente esclusa. Sembrava che tutti mi nascondessero qualcosa.
A mezzogiorno lasciai la radio, come sempre, per andare all’ospedale, poco lontano se non altro, si e no due minuti a piedi.
Salii le scale, non mi andava di prendere l’ascensore, e andai al terzo piano, stanza 309.
Mia nonna era in ospedale ormai da più di una settimana e mezza. Sascha, mio fratello, e mia madre arrivarono poco dopo, e ricominciarono a parlare in tedesco fra di loro, e io stavo in silenzio, cercando di capire che stessero dicendo. Ogni tanto capitava che si fermassero per parlarmi in italiano, e quando era così si dicevano tante, ma tante scemate.
Poi  venne il momento di andare via.
Baciai mia nonna e la abbracciai, come facevo sempre. Poi scendemmo e ci avviammo alla macchina, ma svoltato l’angolo mio fratello si tastò le tasche, per poi dire un ‘’Ma ce l’avevo!’’. L’oggetto in questione era una statuetta di Buddha, che mio fratello continuava a scordarsi quando andavamo da nonna.
‘’Corri subito su a dargliela!’’ Disse mia madre con un sorriso, e mio fratelli eseguì subito. Appena lui svoltò l’angolo della costruzione mia mamma, più bassa di me di qualche centimetro, mi scoppiò a piangere sulla spalla, sussurrandomi queste parole; ‘’Ha la pancia piena di cancro’’.
Non mi ricordo molto di quello che successe dopo. Mi ricordo soltanto che quella sera, una volta arrivata a casa mi buttai a letto e ci rimasi fino a quando mia madre non mi chiamò di sotto per la cena. Chiaramente sia io che lei non mangiammo e dicemmo a mio fratello che non stavamo bene. Poco dopo uscii per la mia passeggiata serale con Zeus, il mio cane, mentre cercavo di contattare quella che un tempo era la mia migliore amica. A causa di un litigio per gelosia da parte di entrambe l’avevo persa, e credevo per sempre.
Fumai all’incirca un pacchetto di sigarette quella sera.
‘’Gemma, ho bisogno di te.’’ Le scrissi. Lei mi rispose così. ‘’Non voglio sapere nulla.’’ E io ribattei incazzata come una iena ‘’Sei molto gentile, soprattutto adesso che ho bisogno di te, una persona che amo rischia di non arrivare a Natale e ho bisogno di conforto. Ti prego.’’
‘’Cavoli tuoi’’ Cancellai tutti i messaggi. Mi vergognavo di quello che avevo appena fatto. Buttai il telefono su una panchina e scoppiai in lacrime. Non c’era più nessuno per me. Ma qualcuno in quel momento mi fece cambiare idea. Quel vitellino sottopeso del mio cane poggiò il muso sulle mie gambe, come per confortarmi, e per l’ennesima volta in dieci anni di vita suoi piansi sul suo pelo bianco così morbido, stringendo il mio unico amico. Continuai così per una quantità incalcolabile di tempo, fino a quando non sentii il telefono squillare. Risposi, era mio padre. ‘’Torna a casa.’’ ‘’Mezz’ora e arrivo.’’ Chiusi la chiamata e cercai di non piangere più, rinfrescandomi nella fontana lì vicino. Una volta arrivata a casa diedi da mangiare a Zeus e poi tornai sul mio letto, stringendo il mio orsetto. Che cosa pietosa, alla mia età avere ancora l’orsetto che praticamente ha la tua stessa età. Ma non mi importava nulla, volevo solo addormentarmi e non svegliarmi più.Però il mio telefono squillò. Guardai il numero, era Anna da Cagliari. Risposi. Lei non mi chiamava mai. Solo in quel momento mi ricordai che quel giorno era al concerto dei Modà.
‘’Non chiamo mai.. ti cerco solo quando poi ho voglia di assaggiarti e di confonderti..’’
Mi lasciai avvolgere dalla voce di Kekko. Mi faceva sentire come se non stesse succedendo niente. Quando finì la chiamata mi addormentai di colpo.


Ciao belli! Non mi sono dimenticata di voi, ho solo avuto tanti bordelli con il lavoro e la scuola, adesso con le vacanze imminenti cercherò di aggiornare più spesso. ^^
Grazie a tutti quelli che leggono, mi togliete un peso solo aprendo il capitolo. Quando so che ci sono state delle visite mi sento leggera. Non sono l'unica che vive l'inferno di tutto questo, siamo in tanti. Mi piace che voi veniate coinvolti. Grazie ancora.


-Martih.

   
 
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