Nello specchio non c'era più la bambina con i luminosi occhi color nocciola in cui si potevano ben notare due girasoli nell’iride che cingevano le pupille, quella bambina con le labbra carnose e il naso all’insù che portava sempre i capelli biondi raccolti in una lunga treccia.
Ora vedeva davanti a se una parte di lei che non aveva mai scorto, un misero essere poco più alto di un metro e mezzo, con un viso molto pallido, gli occhi vitrei e le labbra aride. Le guance incavate dominavano il riflesso e le esili braccia le incorniciavano il corpo gracile e asciutto. Si teneva a stento in bilico sulle gambe atrofiche, sottili come stecchi. Vedendosi divorata dalla malattia e sconfitta dalla stanchezza, non riuscì a trattenere le lacrime e così, inerme, si gettò nella sua pozza di lacrime.