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Autore: neichan    06/05/2007    3 recensioni
Ci sono licantropi fuori nel mondo dei maghi.Un attacco su Harry gli dà una vita nuova.E,a causa dei cambi,una marea di guai...liberamente ispirato dalla serie dedicata ad Anita Blake, scritta da Laurell Hammilton
Genere: Romantico, Commedia, Drammatico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: Harry Potter, Lucius Malfoy
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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FURRY MAGIC

FURRY MAGIC

 

Di ne’ichan

 

Tradotto da bran

 

Cap.32

 

Uno dei benefici laterali di esser maneggiato dagli altri licantropi adulti che Harry non si era aspettato, era che ogni volta che lui ritornava da Lucius che odorava di un altro essere-leopardo, Lucius si sentiva obbligato per coprire quell’odore col proprio profumo.

 

Harry, era entrato nelle stanze private di Lucius, ed essendo completamente stanco per la fatica, posò sulla pelliccia nel letto. Harry avvertì la stanchezza colpirlo, come si addormentò, caldo e contenuto. Gli piaceva essere qui, lo doveva ammettere, nel letto di Lucius. odorava del suo re. Era un piacere colpevole per lui, tutte le volte, sapendo che gli era permesso esserci, anche se era un vero scandalo. Infatti, il fatto che fosse uno scandalo, lo faceva tutto molto più divertente.

Harry si addormentò con un sorriso.

Harry si svegliò quando avvertì la leccatura cominciare. Il suo intero corpo si scosse in spavento, con un respiro spaventato, che Harry contenne, poi il giovane accettò il sentimento. Lui era nudo, ed essendo assaggiato, Harry tese felice, rilassandosi, languidamente. Questo era il paradiso, fu la sua decisione. Posando qui, appena vigile con Lucius, godendo le sensazioni.

La calda, lingua bagnata, viaggiò sui suoi piedi e caviglie. Così sensibili. Harry tremò in delizia. I colpi ripetuti della lingua che spedivano brividi, quasi impercettibili, lungo il corpo. Harry si lamentò, sentendosi particolarmente vulnerabile al tocco del suo innamorato oggi, come le leccate progredivano lentamente oltre i polpacci, le ginocchia fino alle sue cosce, e poi alle anche.

Harry era seduto in modo scomposto, come Lucius lo bagnò con la sua lingua, la sua saliva, il suo profumo. Oh questo era così buono. Così buono. Le sue gambe furono spinte leggermente a parte, precipitando aperte, larghe, una fu alzata, e Lucius si fece più vicino. Premendo nelle pieghe del corpo di Harry. Applicando attenzione dove, Harry, lo volle di più, succhiando il suo membro nella calda, liscia bocca. Il giovane si lamentò, questo era inaspettato, il suo innamorato che succhiava il suo membro. Harry era duro, teso, inarcandosi nel calore come Lucius lo mordicchio, e succhiò. Harry si contorse, anelando, mentre l’essere-re lo tenne come voleva, scherzosamente sparso, così che lui potesse banchettare.

Harry sospirò in sorpresa, mentre si chiese se si doveva sentire scioccato o dovrebbe essere imbarazzato come Lucius lo leccò molto intimamente. Ma esser imbarazzati richiedeva molta energia, inoltre, si sentiva incredibile aver laggiù quella bocca ingegnosa. Assaggiandolo come deliziose caramelle mentre lo trafigge con la sua lingua.

Dolci brividi corsero attraverso lui, come Lucius bagnò la parte bassa del suo bacino con fame, la lingua che scivolava sempre più in dietro, finché scivolò nell’apertura al corpo di Harry. Il giovane rabbrividì, rilasciando un piccolo uggiolare, sentendo il proprio corpo che sembra diventare liquido, come Lucius lo manipolò. La punta della sua lingua lo digitò, e Harry rilasciò un suono scioccato, un gemito d’intensa brama.

Lucius lo spinse leggermente sopra il suo fianco, e Harry fu leccato ulteriormente, sul piccolo della sua schiena, alle sue spalle, alla sua nuca dove l’uomo permise ai suoi denti acuti di graffiare la pelle.

Poi Harry sentì il suo pene digitarlo. Harry aspettò, desiderando, rilasciando piccoli lamenti con ogni alito. Suoni di bramare, ed implorando, mentre Lucius spinse in lui, un centimetro, un altro, blandendo il portale stretto per rilassare, arrendersi, accettare l’invasione, chiedendo di continuare. Lucius arrivò in giù, toccandolo dove era entrato, umidità circa l’anello stretto. La testa di Harry precipitò di nuovo, contro il collo di Lucius, i loro capelli mescolati, scuro e pallido. Lucius baciò le perline di sudore attorno alla bocca,mormorando dell’incoraggiamento, parlando a bassa voce delle riassicurazioni.

Ahhh.” Harry rabbrividì, angolando le anche per prendere la penetrazione, lo faccia più profondo, potente; quasi troppo da sopportare, il suo respiro rantolò, mentre le mani di Lucius afferrarono le sue anche snelle. Le sue dita afferrarono le pellicce, stringendosi in pugni. Harry gemette. Era così grande, così duro, troppo, ma ne aveva bisogno. Harry ebbe bisogno d’ogni piccola parte di lui, tutto del suo innamorato in lui. Questa durezza lunga, questo momento era tutto suo. L’alito ansimante lungo il suo collo, accarezzandogli la faccia, nell’orecchio, tutto il suo.

La grande mano di Lucius prese gli spessi, segosi capelli corvini, tirando di nuovo, mettendo in mostra la gola magra, le belle caratteristiche come lui costrinse la sua erezione nel corpo flessibile, ascoltando gli uggiolare dell’estasi e resa. Lucius assaggiò la gola salata, pungendola, accurato di non rompere la pelle.

“Tu sei il mio gattino.” Sibilò Lucius, un soffio d’aria, come dita che scivolano sulla guancia di Harry. Ringhiato attraverso denti stretti. Il corpo intero del gattino pienamente vigile all’attenzione, teso, tremante, aperto, prendendo tutta la forza che il più grande e vecchio essere-leopardo potesse dargli, squagliando con ogni fiotto nel suo corpo, arrendendosi, esigendo di più.

“Prendimi, riempimi, lacerami, io sono il tuo…” Pensò Harry, non comprendendo di averlo mormorato. Harry scosse come una foglia nella presa dell’uomo.

Era a quel momento che la porta si aprì, come Bill Weasley avanzò nella stanza, sventolando emozionatamene il suo diagramma delle custodie. La sua bocca stava per esprimere il suo trionfo quando lui si rese conto di quello che stava vedendo, e le parole asciugarono nella sua gola.

Harry che si contorce in estasi o in dolore squisito. Inarcandosi nella presa del re, pelle arrossata, un capezzolo stretto visibile, un gioiello, come Lucius lo tenne, continuando a prenderlo. Bill si gelò sul luogo, colpito dalla bellezza assoluta comandata dal giovane e l’uomo.

“Mio.” Ringhiò Lucius, le zanne che crescono, gli occhi che diventavano ferini, un grigio bruciante come si posarono sull’intruso, non il suo secondo e non il suo terzo.

“Il suo, mio re.” Harry e Bill risposero insieme, intendendo cose diverse, ma ancora la stessa cosa, Harry impaurito gridarlo, anche se ogni fibra del suo essere volle gridarlo rumorosamente. Bill impaurito quasi di respirare.

Harry era l’Eletto. Il cuore di Bill corse, mentre lui affondò al pavimento, incapace gi distogliere lo sguardo da quello che vedeva. Harry era l’innamorato del re, era la carne del re che lo forò, la carne che stava prendendo. Quale lo fece gridare il suo piacere ed il suo bisogno. La carne che lui ha servito, era carne reale, spesso nel suo fodero, riempiendolo così meravigliosamente, totalmente pieno.

Il suono, il profumo, spediva concupiscenza scandalosamente forte che si agitava attraverso il corpo di Bill. E con essa la paura, intensa, che tutto includeva, come lui sapeva che era probabile che il suo re l’attacchi per essa. Per osare esser eccitato, non invitato.

Lucius si guidò nella strettezza, il fodero che si contrae attorno alla sua carne, facendolo lamentarsi come il corpo adorato torse e si scosse sotto di lui. Il profumo della stimolazione che si alzava, il gemito come lui si guidò ulteriormente dentro, colpendo la protuberanza dentro del giovane che spasimare il corpo del gattino, il luogo che provocò il gattino gridare, che gli fece afferrare il corpo del giovane ancora più duramente.

Bill indietreggiò dalla stanza sulle mani e ginocchia, testa bassa, occhi agganciati sui globi brucianti del suo re. Così preso nel suo enigma che non aveva pensato prima di entrare nella stanza, ignorando i profumi che permeavano l’aria. Bill arrivò alla sala esterna prima di crollare a terra, arricciandosi, ginocchia piegate al petto e la pergamena schiacciata nel suo pugno.

L’altro uomo fu andato, la minaccia al suo gattino, non immediata. Non c’era ora nulla nella mente del re, nulla ma prendere il suo gattino, il suo Eletto, guidare entrambi all’orgasmo, riempire il corpo di Harry con il suo seme. Con gentile, ma irresistibile forza, il re trascinò di nuovo la testa di Harry, girandolo così che le loro facce vennero più vicino, così che potesse leccare la faccia, le guance, le sue labbra molli, sentendo gli uggiolare, continui e tremuli provenire da entrambe le loro bocche. Le due lingue irretirono, giocarono, accoppiarono, come i loro corpi si agitarono. Corde calde, bianche, spesse che sprizzano, su e su, come Harry rabbrividì e frignò.

Baci molli. Lunghi, bagnati e pieni. Succhiando, aggrovigliando lingue. Mani, calmandolo, amandolo, cullandolo, mentre Harry cercava aria. La brama di Lucius, ancora duro, spesso, dentro di lui, ancora pulsando, deducendo piccoli aneliti dalla gioventù esausta.

Fuori della stanza, Bill posava sul pavimento di pietra. Scuotendo. Amrys e Severus Snape girarono l’angolo della sala, lo videro, ed entrambi gli uomini giunsero rapidamente al suo lato, inginocchiandosi.

E’ danneggiato? Rimanga giù.” Chiese Snape, facendo scorrere le sue mani competenti e sguardo sulla figura tremante. L’uomo liberò la pergamena spiegazzata dal pugno di Bill, accantonandolo. Bill lo guardò con gli occhi spalancati, poi rilassò vedendo chi era…e chi non era.

Amrys posò una mano gentile sul suo amico, Bill scosse più fortemente. Profumo di stimolazione da Bill, profumo di sesso dalle stanze di Lucius. Nessun odorato di sangue. Gli odori dissero ad Amrys la storia, lui non ebbe bisogno di chiedere un chiarimento. Amrys si stabilì dietro all’uomo dai capelli rossi, tenendolo, confortandolo. Riassicurandolo.

Bill si lamentò. Snape posò una mano che consolida sulla sua spalla.

“Prenda un respiro. Lentamente. Lo tenga. Lo rilasci. Di nuovo.” La voce di velluto di Snape offrì una diversione, Bill l’afferrò con ambo le mani. Il giovane prese un altro alito, lo tenne, gli permise di andare. E ripeté la sequenza. Quasi divenne rilassato, pressoché calmo, quasi pronto per rimettersi in piedi, quando il re uscì dalle sue stanze e nella sala.

Lucius venne a fermarsi davanti ai tre uomini.

I suoi occhi erano ancora argento, ancora bruciando, ma le sue zanne non erano scoperte, né esposte in minaccia. L’uomo rimase in piedi, guardando in giù a loro, faccia illeggibile. I suoi occhi cercarono una faccia, l’abbronzato, calmo viso del suo secondo, ad un altro pallido e disapprovando viso del professore di Hogwarts, che si alzò sotto lo scrutinio, che spostò lo sguardo sull’innaturalmente pallido, lentigginoso, rigido volto del suo brillante, ossessivo e facilmente confuso spezzaincantesimi, rosso.

Bill!” La chiamata acuta, terribile, che proveniva dall’uomo dalle spalle larghe che aveva appena girato l’angolo, ed ora stava correndo con una lunga falcata verso di loro, attenzione pienamente sul fratello. Graeme, aggrottando le sopracciglia, non era molto dietro a lui. Charles si chinò sulle ginocchia, prossimo al suo più vecchio fratello.

Cosa accadde?” Chiese lui, le mani che errano sull’altro uomo, cercando freneticamente alcun possibile danno, cardando i capelli color carota per eventuali bozzi e contusioni. Non era così non comune per lui o altro Dragon Master esser fatto male. Ma non poteva trovare danno. “Dove fa male? Senti dolore?”

Nnnnoo.” Riuscì a dire Bill. Charles guardò ad Amrys che ancora stava tenendo Bill, poi ad Snape.

Che cosa è accaduto? Non sta agendo come se stesse bene.” Insisté Charlie come Graeme scivolò vicino al gruppo. Lui, diversamente da Charlie guardò al re del clan. Poi si mosse più vicino, curvò la testa, offrendo la sua guancia ed il lato della sua gola.

“Mio re.” Mormorò l’uomo dagli occhi scuri. Lucius strofinò la faccia lungo la guancia del suo terzo. Graeme inalò, odorando sesso, i suoi occhi luccicarono. Il ragazzo Potter. Lui l’odorò sul suo re. E lui odorò il calore di Bill. Graeme sorrise, facendo balenare il bianco perlaceo di denti molto acuti. Poteva indovinare quello che era accaduto. Bill non stava prestando attenzione.

“Lasciateci.” Il re disse al suo secondo, terzo, Charlie ed a Snape. Quest’ultimo lo guardò criticamente, elevando un solo sopracciglio, non dicendo niente, riprendendo un solo passo, e non muovendosi ulteriormente.

Charlie si agitò ai suoi piedi, apparendo prottettivo. “No! Ditemi quello che è sbagliato. Bill sta male…”

Lucius piegò le braccia al petto. “Charlie…” Cominciò lui, dolcemente, ma fermamente. Non si è fatto male. Non ancora.” Corresse Graeme. Charlie si voltò contro lui, sfolgorando.

“Rispetta il tuo re.” Ordinò duramente Graeme.

E che ne sai tu?” Addentò Charlie. “Lui è mio fratello. Io mi prenderò cura di lui. Vieni Bill…”

“Ho fiducia che non farai qualsiasi cosa deplorevole.” Disse acerbamente Snape all’alto e biondo re, lo sguardo fisso che si muove da Lucius ai due fratelli. “I Weasley sono tutti notevolmente fedeli, sebbene forse, impulsivi. Hanno la tendenza a non pensare prima.”

“Sono nel mio pieno controllo. E sono consapevole delle forze e delle debolezze di tutti i miei leopardi. Rispose il re. “Non ti concerne, Severus. Tu non sei del mio clan. Amrys, Graeme.” Lucius fece il gesto di andare. “Lasciatemi col mio leopardo. Andate.”

“Amrys prese da un braccio l’uomo vestito di scuro e lo guidò in giù la sala. Snape andò, dopo aver detto quello che voleva dire. Graeme prese presa del braccio di Charlie. Charlie non andò volentieri, lui lottò.

“No!” Gridò. “Permettetemi di restare!”

Graeme l’afferrò, lanciandolo sulla sua spalla. Charlie lottò, riuscendo a contorcersi via. Graeme lo prese, roteandolo, Charlie che frusta fuori, sbarcando un colpo. Graeme rilasciò gli artigli, alzò le mani. Amrys abbandonò Snape che, saggiamente, rimase fermo osservando, e si diresse verso i due esseri-leopardi in lotta.

“Fermi.” La voce di Lucius disse, comandando, autoritaria. I due esseri leopardo gelarono, istantaneamente. Lui estese il braccio. “Bill Weasley, vieni a me.”

Bill rispettò, sorgendo, testa inarcata, ed andò dal suo re. “Io non sono adirato.” Disse Lucius come prese tra le sue braccia l’uomo. Bill si abbassò in sollievo. Poi Lucius estese di nuovo il braccio, continuando a tenere Bill con l’altro. Era un comando senza voce questa volta. Amrys, Graeme e Charlie si mossero verso di lui. Il re scivolò il braccio circa Charlie che stava scuotendo per l’adrenalina della sua lotta e consumò con paura per suo fratello.

Lucius soddisfece gli sguardi fissi del suo secondo e terzo. I due si mossero, circondando i due fratelli con le loro braccia e corpi. Tutti e cinque stettero in piedi in un nodo, come Severus Snape guardò a loro stupito. Questi reagì leggermente, elevando le sue sopracciglia, quando il re del clan premette e leccò le facce lentigginose di Charlie e Bill. Quello non era parte del saluto normale al quale Snape ha testimoniato. L’uomo osservò del movimento dalle stanze private del re. I suoi occhi scuri presero vista del disordinato, e svestito, ragazzo. Non una cattiva occhiata per Potter, decise lui beffardo. Recuperando piuttosto.

“Ehi. Cosa sta succedendo?” Una voce sonnolenta, confusa, intervenne. Harry stava in piedi nella via d’accesso, strofinandosi gli occhi, e sembrando più allarmato dal secondo. Immediatamente Lucius tenne fuori lka mano. Harry si fece avanti, prendendola senza esitazione. Il ragazzo venne tirato nell’abbraccio di clan.

Bill si lamentò come Lucius strofinò di nuovo la sua guancia, curvò in giù, lo toccò vicino al suo orecchio. Spinse la faccia di Bill col suo mento, finché i loro sguardi s’incontrarono.

“Non sono adirato.” Ripeté Lucius. “Ma, sarebbe meglio, se tu aspettassi il permesso, prima d’entrare nelle mie stanze private. Disse mitemente Lucius. “Ci sono tre persone che possono entrare senza il mio permesso. Il mio secondo, il mio terzo. Ed il mio Eletto.”

Bill accennò col capo, i brillanti occhi fissi in quelli del suo re.

Cosa eri venuto a dirmi?” Chiese Lucius.

L’espressione di Bill trasformò da un istante all’altro, andando da trepidazione ad eccitamento in un secondo. “Oh! Ho trovato la soluzione!” Annunciò lui.

Prima che Lucius potesse rispondere, ci fu uno schiocco, ed un puzzo fetido riempì l’aria. Gli uomini si girarono tutti come uno, sapendo quello che troverebbero. Le alte figure deformi dei mostruosi licantropi magicamente pervertiti erano nell’atrio, uno su entrambi lati di Severus Snape.

E via ad un lato da loro, virtualmente inosservato, a causa della distrazione dei mostri, era la figura di un cane dalla pelliccia nera. Questi si mosse direttamente verso Harry quando il gruppo di esseri-leopardo saltò separatamente per affrontare gli intrusi. Harry gridò, come venne afferrato, tenuto, e l’atrio dissolse circa lui. Harry sentì debolmente il ruggito dell’ira come lui era forzatamente trasportato fuori della protezione del Feudo.

Solamente uno degli esseri-leopardo era abbastanza vicino per rispondere al grido di Harry. Graeme si lanciò all’essere canino che aveva afferrato Harry, chiudendo le sue forti braccia circa i due, e fu tirato nell’incantesimo di apparizione. I tre caddero nello spazio.

              

  
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