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Autore: Its Ellie    22/10/2012    2 recensioni
Una raccolta sulle fobie delle nazioni.
Perchè anche loro provano paura...
-Feliciano (Odinofobia - Paura del dolore)
-Polonia (Dentofobia - Paura del dentista)
-Prussia (Monofobia - Paura della solitudine)
-Germania (Mnemofobia - Paura dei ricordi)
-Sacro Romano Impero (Athazagorafobia - Paura di essere dimenticati e di dimenticare)
-Francia (Pirofobia - Paura del fuoco)
[Ho messo generale perchè ci sarà un po' di tutto]
[In seguito verranno aggiunte fobie che non elencherò nell'introduzione]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Prussia - Monofobia (Paura della solitudine)

Prussia era sempre stato egocentrico e vanitoso, soprattutto Magnifico.
Ma in realtà nessuno si era mai chiesto il perchè del suo comportamento, specie Ungheria.
Era stata capace di dargli una padellata dietro l'altra, ma non di domandarsi perchè Gilbert facesse così.
Il perchè lui lo sapeva benissimo: aveva paura di rimanere solo.
La solitudine lo terrorizzava, la sognava di notte. Vedeva tutti i suoi amici girargli le spalle ed andarsene. Lui correva, urlava, cercava di toccarli, ma loro scappavano via e gli sussurravano di stare da solo. E questo ogni notte.
Si svegliava di soprassalto nel letto, ansimando, e per qualche secondo rimaneva a fissare il soffitto spaventato, finchè non capiva che era solo un incubo. Il suo peggior incubo.
Prussia non voleva rimanere senza amici e così aveva cominciato a comportarsi come se fosse Dio sceso in terra. Così tutti l'avrebbero apprezzato e lui sarebbe sempre stato in compagnia.
Suo fratello lo faceva rabbrividire. Ludwig diceva sempre che da solo lui stava benissimo, che non aveva bisogno di tanti amici, che la solitudine non era poi così male.
Il prussiano lo guardava come se fosse pazzo, come se stesse dicendo cose completamente assurde e senza senso, perchè alla sua mente suonavano così.
Per combattere la sua fobia Gilbert si era autonominato un leader, uno che sapeva il fatto suo e che agli occhi degli altri appariva sicuro di sè e disinvolto. Ma lui non era così.
A casa, quando era da solo, si guardava intorno spaesato, quasi come se non fosse la sua dimora, ma solo un brutto posto dal quale doveva uscire al più presto.
E così andava a bere birra con gli amici, e si sentiva di nuovo bene e protetto.
Dentro di lui, però, era perfettamente conscio del fatto che la paura di essere abbandonato giacesse ancora lì, pronta a saltare fuori in qualsiasi momento.
Tutto questo attraversava la mente del prussiano lentamente, mentre sentiva le forze venirgli meno.
Si accasciò a terra e tossì, sputando un po' di sangue. Si sdraiò a terrà e osservò il cielo grigio e pieno di nuvole. Che tristezza, pensò.
Alla fine, nonostante avesse faticato tanto, si era ritrovato lo stesso da solo, e in questo non c'era proprio niente di Magnifico.
Le labbra si curvarono in una smorfia e una lacrima gli rigò il volto.
Sarebbe morto in solitudine, la cosa che più lo terrorizzava.
Rimase lì, immobile, per qualche minuto, piangendo liberamente.
Poi ritornò ad osservare il cielo. Un ricordò gli attraversò la mente.
 
Prussia girava a passi lenti intorno a Ungheria, sghignazzando.
-Kesesese, sei così rude! Davvero poco femminile- commentò divertito.
-Taci!- urlò in tutta risposta Elizabeta, dandogli una padellata in piena faccia.
-Che cavolo! Te e la tua padella! Come osi rovinare la mia Magnifica faccia?!- esclamò l'albino.
-Così impari a tenere chiusa quella tua boccaccia!- replicò quella.
-A volte vorrei rinchiuderti in una stanza tutto solo...- aggiunse tra sè e sè, ma il prussiano la sentì.
Ad un tratto la sua espressione si fece seria, per niente scherzosa.
-Beh, che hai? Ti sei stufato di prendere in giro le persone più Magnifiche di te?- gli chiese l'ungherese sarcastica, ma l'altro continuava a rimanere impassibile.
-Devo andare- biascicò, per poi allontanarsi velocemente.
Anche se sapeva che Ungheria non lo aveva detto per ferirlo, faceva male comunque.
 
In quel momento Gilbert non aveva paura, in quel momento non sentiva niente. Solo un terribile vuoto che ormai non sapeva più come colmare. 
Sentì il petto farsi più pesante e il respiro si fece sempre più flebile.
Una goccia d'acqua gli cadde sulla guancia. Stava piovendo.
Il cielo piangeva con lui, piangeva il suo fallimento e tutto ciò che non aveva mai potuto fare.
Non aveva più speranze su cui fare affidamento, o forse non ne aveva mai avute e basta. Chi lo sapeva, tanto in quel momento non aveva più importanza. Niente aveva più importanza.
Era sempre scappato via dalla sua fobia, ma lei l'aveva sempre e comunque raggiunto, in un modo o nell'altro. Fose c'era sempre stata, forse no. Fose era solo qualcosa di immaginario, forse era invece così vero da sembrare finto.
Tutta la sua vita era stata una finzione, se ne rese conto solo allora.
Aveva finto di essere vanitoso, ma non lo era.
Aveva finto di stare benissimo, ma non lo era.
Aveva finto che la sua vita fosse Magnifica, ma anche quella era una bugia.
Bugia. Bugia. Bugia. La parola si ripeteva continuamente nella sua testa.  Tutto era una bugia.
Il dolore allo stomaco si fece ancora più forte e lo costrinse a serrare la mascella e i pugni.
Tossì di nuovo. Ancora e ancora. Se ne stava andando in solitudine, senza nessuno accanto a lui.
Anche se alla fine qualcuno vicino ce l'aveva sempre avuto: la sua fobia.
Lei sì che non lo aveva mai abbandonato, lei c'era sempre stata.
Solo o non solo? Vero o falso? Fantasia o realtà? Chiuse gli occhi e tutto svanì in un attimo.
Trovare un amico era così complicato, invece rimanere soli era facilissimo...
Davvero Magnifico.



L'angolo bar dell'autrice
Bene bene.
Non potevo non associare al Magnifico Gilbert la paura della solitudine, ci stava troppo bene.
Lo so che sono andata un po' OOC, ma era necessario :O
Come al solito i consigli sono bene accetti e se avete dei suggerimenti dite pure!
Alla prossima!

 
   
 
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