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Autore: __lesbianquinn    23/10/2012    2 recensioni
La storia inizia con la partenza di Quinn, con una Kitty molto dispiaciuta per questo e con l'introduzione di un bel rapporto di amicizia tra la più piccola e Noah.
Kitty è diversa dal telefilm, ho deciso di farla più grande e di farla, infatti, del terzo anno. Ah, sarà la sorellina di Quinn.
Un'altra cosa che ho cambiato è Harmony Pearce. Lei è una grande amica di Kitty e si è trasferita con lei al McKinley.
A parte questo farò di tutto pur di non modificare molto i caratteri dei personaggi.
Se siete fan sfegatati della Quick e desiderate un finale tutto loro ... non so se vi conviene sperarci con questa storia, ma potete sempre provare a leggere.
Dal quarto capitolo: Kitty accenna un piccolo sorriso e i due capiscono che, finalmente, sta reagendo. [...] «Un appuntamento?» -- «Ti faccio sapere, Jake, ma fossi in te non ci spererei troppo» [...] Una festa, specifichiamo, alla quale non erano stati invitati e dove, secondo la mente ovviamente vuota del Puckerman, dovevano imbucarsi. [...] Deve proprio tenerci a mia sorella, questo è il pensiero della Fabray, un pensiero che decide di tenere per se a parole, ma di donarlo con un semplice sorriso.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Kitty Wilde, Noah Puckerman/Puck, Quinn Fabray, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Operazione 'Fabray/Puckerman' ... si, ma quali?
 
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«Un appuntamento?» E' la domanda di una ragazza alta nella media, magra e con addosso la divisa delle cheerleader; la sua mano destra è sul suo fianco, mentre il sopracciglio sinistro è più in alto del normale; i suoi occhi sono puntati in quelli più scuri del ragazzo che ha di fronte, il quale annuisce semplicemente, accennando un sorriso divertito. «Perché dovrei accettare di uscire con te?» Un'altra domanda fatta dalla bionda, la quale non riesce a trattenere la forte ironia che sottolinea le sue parole. Un passo è quello che fa il ragazzo verso di lei, per poi piegarsi di poco.
 
1
Tutto è iniziato una settimana e mezza prima, più o meno, alla stazione di Lima, in Ohio. Una ragazza dai lisci capelli biondi, lunghi fino alle spalle, abbraccia uno ad uno tutti i membri della sua famiglia, stringendoli forte, emozionata per la sua partenza, ma dispiaciuta per il fatto di doversi separare da loro. I suoi occhi verdi si fermano in quelli un po' più scuri della sorellina, una bella ragazza di qualche anno più piccola. Le si avvicina lentamente, poi l'abbraccia. «Mi mancherai, Kitty», la sua voce è un semplice sussurro, ma per la ragazza va bene così. Si staccano dopo poco, poi la più grande sale sul treno diretto a Los Angeles, mentre la più giovane si aggiusta i capelli con un gesto secco della mano e sorride alla madre, fingendo una tranquillità che non le appartiene. «Non so se è stata una buona idea quella di lasciarla andare da sola. Insomma, se poi si fa male? Se non si trova bene? E se si mette nei guai?». Kitty può giurare di non aver mai sentito sua madre tanto preoccupata - o isterica - in tutta la sua vita. La biondina sorride ancora e le si avvicina, per poi baciarle velocemente la guancia. «Quinn se la caverà», dice semplicemente, per poi scrollare le spalle e allontanarsi dalla famiglia, decidendo di fare due passi lì vicino, per dare il tempo alla madre di riprendersi e, soprattutto, per avere il tempo necessario di resistere alla tentazione di piangere come una bambina. Si siede ad una panchina e sospira, portando le mani tra i capelli, mordendosi con forza il labbro inferiore. «Piccola, sei venuta per salutarmi?», una voce maschile la distrae dai suoi pensieri. Kitty alza velocemente la testa, puntando il suo sguardo sulla figura che le sta di fronte. Sorride appena nel riconoscere il ragazzo, poi accavalla le gambe e respira profondamente, per evitare di scoppiare a piangere proprio di fronte a lui. «Per quanto io ti possa volere bene ... non ero qui per te, ma per Quinn», risponde e si sorprende nel notare che la sua voce è ferma, sicura e che nulla fa trasparire il suo dispiacere per la partenza della sorella. Il ragazzo sospira e le si siede vicino, portando un braccio attorno le sue spalle e avvicinandola a lui, per poi baciarle dolcemente la testa. La piccola Fabray sente le sue guance più calde del solito e spera vivamente di non essere arrossita. Passa un minuto, o forse due, ma nessuno ha detto una parola, semplicemente si godono il momento, rimanendo lì, in quella specie di abbraccio. Poi lui sorride e la guarda negli occhi. «Vi vedrete presto», la assicura con voce bassa e profonda, quella voce che ha sempre avuto il potere di calmare Kitty, di tranquillizzarla. Infatti la ragazza gli sorride dolcemente e annuisce. La bionda non è la tipica ragazza dolce, gentile e pronta ad aiutare il prossimo; al contrario, si diverte a deridere la gente e si sente sempre superiore a tutti, o meglio ... questo è quello che è fuori dalla sua casa. In famiglia è una ragazzina brillante, dolce e spiritosa - anche se il suo caratteraccio non lo perde neanche in quei momenti - e per lei, anche se non è fidanzato con la sorella, anche lui fa parte della sua famiglia. «E con te, Noah? Quando ci vedremo io e te?», chiede parlando piano, accennando un piccolo sorriso e guardandolo come se lo volesse sfidare. Il ragazzo alza il sopracciglio, sogghignando, poi si alza. «Prima di quanto immagini», risponde con naturalezza.
 
2
«In fondo questa scuola non è tanto male», la voce di Kitty esce chiara e sicura dalle labbra leggermente carnose, mentre la ragazza, nel silenzio della sua camera, cerca di spogliarsi senza dover per forza allontanare il cellulare dall'orecchio. Sono passati quattro giorni dalla partenza di Quinn e già tante cose stanno cambiando. «Devo ammettere che non è stata una brutta idea quella di abbandonare la mia vecchia scuola per trasferirmi al McKinley*», continua a parlare la più piccola, perdendo la pazienza e decidendo di mettere in vivavoce l'altra Fabray, appoggiando così l'apparecchio sulla scrivania e liberandosi con facilità della divisa delle cheerleader. «No, ma davvero?», la voce ironica di Quinn le fa storcere le labbra, per poi aprirsi in un piccolo sorriso divertito. «Tu, invece? Com'è Los Angeles?», chiede, decidendo di cambiare argomento e iniziando così una lunga chiacchierata tra sorelle riguardante Yale e i bei ragazzi. «Non vorrai mica farmi credere che con Noah davvero non c'è più nulla», afferma Kitty, sedendosi sul letto, accavallando le gambe e recuperando il cellulare, togliendo il vivavoce. «Per l'ennesima volta, Kitty, Noah è solo un amico», risponde Quinn, sospirando pesantemente, facendo capire che non è la prima volta che affrontano quel discorso. La più piccola delle due sbuffa e si lascia andare all'indietro, sdraiandosi sul letto. «Peccato. Lo sai che ci tenevo ad averlo in famiglia», borbotta quasi come una bambina, facendo così ridacchiare la sorella dall'altra parte del telefono. «Se proprio lo vuoi in famiglia perché non lo fai mettere con la mamma? Lo sai che impazzisce per le donne più mature», dice la più grande, con un tono scherzoso; la diverte molto parlare con sua sorella, ma non la sopporta quando insiste sul fattore Puckerman, per lei è sempre stato solo un amico, non le interessava minimamente e non ha intenzione di illuderlo ancora. Kitty alza un sopracciglio, come se la ragazza con la quale sta parlando la potesse vedere. «No, la mamma no. Se la mettiamo così ... se proprio non lo vuoi ... a questo punto me lo prendo io», dice quella frase come una provocazione, ma non si aspetta minimamente la risposta allegra e angelica della sorella: «A quando le nozze?»
 
3
«Ti rendi conto? A quando le nozze? Non ho proprio speranze di averti in famiglia». Kitty si spazzola energicamente i capelli, mentre guarda dispiaciuta lo schermo del computer, dal quale si può vedere, in una finestrella, il volto del ragazzo con il quale sta parlando. Noah alza un sopracciglio, sorridendo divertito. «Ti va bene maggio?», chiede all'improvviso, spezzando il silenzio che si stava creando. Tocca alla ragazza, adesso, alzare il sopracciglio, guardandolo confusa. «Per le nostre nozze, intendo», le spiega con naturalezza, alzando le spalle. La ragazza lo guarda in silenzio, poi sospira, scuote la testa e torna a pettinarsi. «E' da mesi che ci provi, Kitty. Lascia perdere». Il ragazzo torna a parlare, sorridendole tranquillo. La Fabray non riesce a capirlo: come può essere tanto sereno? Lui è fatto per stare con Quinn, lei lo sa, lo sente. «Io non mollo mai, Puckerman, dovresti saperlo», gli risponde leggermente seccata, guardandolo male, poi si alza e da le spalle al computer, dirigendosi verso l'armadio, facendo notare al ragazzo che indossa solo una camicia da notte. «Come mai non sei vestita?», chiede infatti, senza però riuscire ad evitare di far cadere lo sguardo sul sedere della bionda. «Perché volevo conquistarti», risponde sarcastica, aprendo poi l'armadio e cercando degli abiti decenti per la sua uscita di quella sera. «Pensavo che ti piacesse di più se i vestiti te li togliessi io», la voce intrisa di malizia raggiunge la ragazza, la quale però non si allarma; si volta verso il computer, tenendo in mano dei pantaloni neri e un top dello stesso colore, poi si avvicina; si piega di poco sul pc e accenna un sorriso tranquillo. «Ciao, Noah», saluta, poi, senza neanche chiudere la chiamata di Skype, spegne il computer, per poi andare a vestirsi. Nel frattempo il Puckerman, in una piccola stanza di Los Angeles, guarda lo schermo del pc, dove vede solo la home di Skype, poi ride divertito; non è un grande affronto al suo ego smisurato, lui sa che se davvero vuole Kitty potrebbe riuscire a prendersela, ma per Noah la piccola Fabray è come una sorellina.
 
4
Essere una delle preferite della coach Sue Sylvester non è facile, ma Kitty ce la sta mettendo tutta. Ogni giorno si sottopone ad un duro allenamento, passa più tempo a scuola ad allenarsi che non a casa, ormai. Fortunatamente con lei c'è Harmony, una ragazza alta più o meno quanto lei, dai capelli mori e gli occhi talmente chiari da sembrare due pezzi di ghiaccio; le due si conoscono da molto visto che andavano alla stessa scuola insieme. Il caso - o il destino - ha voluto che si trovassero di nuovo insieme al McKinley, entrambe nelle Cheerios. I loro caratteri sono simili, si trovano quasi su tutto; hanno gli stessi interessi e ad entrambe piace umiliare le persone, soprattutto i poveri sfigati della scuola. Le due si stanno riscaldando, facendo dei semplici esercizi prima di provare la coreografia. «Hai davvero intenzione di iscriverti al Glee Club?», domanda Kitty, guardando l'amica, poi si abbassa, porta le mani sulle ginocchia, rimanendo con la schiena dritta e spingendo il sedere all'indietro. «Perché no», risponde semplicemente l'altra, alzando le spalle e portando il piede sulla ringhiera, stendendo la gamba e spostando il corpo verso di essa, toccandosi la punta del piede con la mano. «Perché è un gruppo di sfigati», dice prontamente la bionda, accennando un sorriso ironico. La mora la guarda e si fa sfuggire una piccola risatina. «Sfigati che hanno vinto le nazionali, Kitty», corregge la ragazza dagli occhi di ghiaccio, facendo scrollare le spalle all'amica, in un gesto che significava "dettagli". Dopo un paio di minuti di riscaldamento le due iniziano a provare, dapprima solo per ricordarsi i passi, poi fanno partire la musica. Kitty ha un obiettivo e lo vuole raggiungere: essere una cheerleader migliore della sorella. Certo, loro due hanno un bel rapporto, si vogliono bene e si confidano, ma Kitty odia essere considerata semplicemente la sorellina di Quinn, per questo vuole dimostrare - prima di tutto a se stessa - che lei è migliore della Fabray venuta prima. «Ancora», la voce forte e sicura della bionda fa annuire energicamente la mora, poi, senza altre parole, fanno ancora la coreografia. Una, due, tre volte. «Deve essere perfetta. Ancora una volta», dice ancora Kitty, la quale sembra fresca e piena di forze, quasi come se non avesse ripetuto almeno una decina di volte le stesse stancanti mosse.
 
 
 
 
Spiegazioni:
 
* Come detto nell'introduzione ho cambiato un po' Kitty. Lei è del terzo anno e si è trasferita dalla sua vecchia scuola al McKinley, idem per Harmony.

Salve a tutti. Questa è una storia - così come per tutte le mie storie - un po' particolare. Parla di una Kitty che tiene alla sua famiglia e che dentro all'ambiente familiare si comporta in un modo dolce - così come per Noah, visto che lo considera un fratello -. La piccola biondina farà di tutto per far mettere insieme Quinn e Noah, ma non ci riuscirà ... e finirà solo per combinare guai più grandi di lei.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, se non capite qualcosa basta dirlo.

 
Distinti saluti.
LesbianQuinn.
   
 
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