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Autore: violetsugarplum    23/10/2012    4 recensioni
[Future!Fic] Blaine ha sessantotto anni quando decide di non voler più essere un peso per la famiglia e vede in Villa Liberty il luogo adatto in cui trascorrere gli ultimi momenti della sua esistenza. Non sa ancora che questa sua scelta cambierà la vita di molte persone, soprattutto quella di una sua vecchia conoscenza.
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Nuovo personaggio, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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3
. Sono ancora qui che aspetto


La prima notte trascorsa a Villa Liberty fu piacevole: la cena, servita da una cameriera molto gentile, era squisita, il letto era comodo e aveva un cuscino impregnato di un profumo dolce e, infatti, Blaine si addormentò quasi subito ancora vestito com'era arrivato, mandando completamente a monte l'idea di disfare la valigia dopo il pasto.

Fu svegliato dal canto festoso degli uccellini quando il sole era appena sorto e, dopo essersi rigirato tra le lenzuola per una ventina di minuti senza riuscire a riaddormentarsi, decise di alzarsi e andare a prepararsi.

La sera precedente l'infermiera, che gli aveva portato quel sonnifero di cui Sebastian aveva parlato, gli aveva detto che l'ospite poteva richiedere aiuto per recarsi in bagno in qualsiasi momento. Ma Blaine era determinato a farcela ancora da solo, nonostante le gambe fossero malferme come se avessero corso per tutta la notte invece di aver riposato su un soffice materasso.

Aprì la cerniera della valigia per cercare indumenti puliti quando sentì bussare alla porta.

"Blaine? Sei già sveglio? Sono Rose, sto entrando con la colazione! Fatti trovare vestito, eh!" disse spalancando teatralmente la porta con un piede poiché teneva in mano un enorme vassoio con ogni genere di pietanze.

Blaine arrossì lievemente e ricambiò il sorriso. “Buongiorno, Rose.”

“Buongiorno anche a te. Tutto bene?”, chiese squadrandolo con attenzione dalla testa ai piedi e notando subito l’abbigliamento del giorno precedente, ma non lo rimproverò.

“Sì, tutto a posto.”

Rose appoggiò il vassoio sul comodino, si avvicinò a lui e gli diede un affettuoso buffetto sulla guancia.

“Ti ho fatto preparare un po’ di cose, non sapendo i tuoi gusti. Mi raccomando, mangia. Sarà una lunga giornata e hai bisogno di energie.”

“Perché? Cosa facciamo oggi?”

“Mattino sala comune e pomeriggio giardinaggio,” recitò solennemente quasi fosse una poesia imparata a memoria. “Non hai ascoltato la signora McDillon?”

“Sì che l’ho ascoltata, ma non ricordo”, rispose Blaine corrugando la fronte. Iniziava ad essere stanco di questa continua domanda e di mentire – sapendo di farlo- dando una risposta stupida.

“Non ho mai detto il contrario. Hai bisogno di aiuto per il bagno o posso andare dalle ragazze?”

Blaine scosse la testa mormorando imbarazzato che se la sarebbe cavata da solo e questo fece sorridere Rose.

“Non devi preoccuparti o sentirti a disagio. È il mio lavoro, pulcino. Dai, adesso mangia tutto e poi vai subito in salone dove c’è qualcuno che ti sta già aspettando.”

E, dopo avergli fatto un inequivocabile occhiolino, lo lasciò da solo nella camera chiudendo la porta dietro di sé.


 


Quasi inconsapevolmente, Blaine bevve in tutta fretta un bicchiere di succo d’arancia e addentò un grosso biscotto al cioccolato ignorando completamente la coppetta di frutta fresca che Rose si era premurata di fargli preparare nelle cucine.  

Si preparò velocemente e si diresse verso il salone comune. Una volta arrivato sullla porta scorse la nuca di Sebastian, seduto sul divano accanto a Annie nella stessa posizione in cui li aveva visti il giorno precedente, e si avvicinò a loro anticipato dal clunck del suo bastone.  

Sebastian si girò immediatamente verso la direzione da cui proveniva il rumore sordo. “Ah, allora ti sei ricordato del nostro appuntamento!”, disse con un gran sorriso.

Blaine gli poggiò delicatamente una mano sulla spalla in segno di saluto prima di sedersi al suo fianco.

“Ciao, Sebastian.”

“Come stai? Hai dormito bene?"

"Abbastanza. Il letto era veramente comodo, ma devo dire che non sono molto entusiasta del buongiorno che mi hanno dato gli uccellini."

"Sono usignoli."

"C'era da aspettarselo", commentò Blaine con un sorriso. "Li ho trovati vagamente fuori tono e leggermente striduli. Con più impegno, sento che potrebbero migliorare."

"Io penso che siano stati perfetti, un'esibizione veramente di gran classe... vero, Ralph? Togliti da lì!". Sebastian alzò la voce volgendo la testa verso il pianoforte e Blaine vide Ralph che, nel frattempo era riuscito a sedersi sulla panchetta del pianoforte, allontanarsi a testa bassa dallo strumento.

"Come sapevi che era lì?"

"Oh, abitudine. Ogni giorno è la stessa storia. Si siede lì, convinto di riuscire a fare una serenata per la sua bella come un novello Schubert, ma non gli do mai il tempo di farlo."

"Perché? Magari sa suonare davvero."

"Tanto non lo considera", disse indicando Annie, tranquillamente immersa nella lettura con i lunghi capelli castani che le nascondevano il giovane volto. "Lei ha i suoi libri e non le importa di nient'altro."

"Cosa legge?"

"'Harry Potter'”, sussurrò per non farsi sentire. “E, per favore, non osare mai intavolare una discussione con lei. Legge solo quei libri in maniera ossessiva. Dal primo all'ultimo e, quando li ha terminati, riparte dall'inizio. E la cosa sarebbe anche accettabile, forse al limite del fanatismo, se solo non credesse di essere una strega."

"Oh."

"Già. A settembre ci ha fatto davvero divertire un sacco quando è quasi riuscita a scappare da qui e ha cercato di raggiungere la stazione per prendere un treno che, secondo lei, l'avrebbe portata alla scuola di magia. Per fortuna sono riusciti a fermarla prima che raggiungesse la strada mentre provava a trascinare la valigia lungo il viale."

Blaine osservò Annie che sfogliava incantata le pagine del libro e provò un enorme moto di tenerezza nei suoi confronti.

"E Frank e Lucille? Sono marito e moglie, vero?"

Sebastian annuì. "Entrambi sono sordomuti. Ogni domenica viene il figlio a trovarli, anche lui sordomuto. Stanno sempre insieme a giocare a carte. Per ovvi motivi non abbiamo mai comunicato, ma almeno so che non sono fastidiosi come Ralph", concluse ridendo.

Blaine si morse il labbro, come se volesse controbattere, ma decise di lasciar perdere. Per qualche minuto fissò in silenzio la mano che Sebastian teneva appoggiata casualmente sul bracciolo del divano.

“Da quanto tempo sei qui, Sebastian?”

"Quattro anni."

La risposta arrivò subito, cogliendo Blaine di sorpresa. Dal giorno prima la domanda continuava a tormentarlo, perché aveva notato il passo mai incerto che aveva quando camminava nei corridoi, una sicurezza che poteva essere stata acquisita solo grazie al tempo. Ma Blaine non aveva il coraggio di porgli la questione per paura di ferirlo, magari fargli ritornare alla mente ricordi spiacevoli o, peggio, ricevere una risposta sgradevole come solo Sebastian –adolescente e, a quanto pareva, anche anziano- era in grado di dare.

"Sono tanti."

Sebastian scrollò le spalle. "Già. Però, se ci pensi bene, alla nostra età sembrano perfino pochi. In questi quattro anni ho visto più cose qui che in tutta la mia vita, contando perfino i viaggi che ho fatto quando ero ragazzo.”

Blaine osservò i suoi compagni di avventura, come aveva deciso di soprannominarli, e sentì già di voler loro bene. Ognuno di loro aveva una propria particolarità, erano così diversi con le loro difficoltà, ma con un qualcosa di fondo che li accomunava. Blaine sapeva bene che erano lì per lo stesso motivo: nessuno di loro ce l'avrebbe fatta nel mondo là fuori. Ma perché Sebastian era lì?

“Ma...”, Blaine fece fatica a trovare le parole giuste e arrossì lievemente. “Cos’è successo ai tuoi occhi?”

“Oh, questa è una storia davvero affascinante, Blaine. Non possiamo bruciarcela subito, merita il suo giusto spazio.”

Con grande sollievo da parte di Blaine, Sebastian non sembrò innervosito per la domanda, ma decise comunque di cambiare argomento.

“Quindi... il giardinaggio è un’attività obbligatoria? Perché non credo di sapere come coltivare una pianta, rischierei di far appassire anche quelle finte.”

Sebastian rise. “Ogni attività, come ben sai, è obbligatoria. Non puoi sottrarti a niente, Blaine. È come essere in crociera o in un villaggio vacanze con gli animatori che ti inseguono ovunque costringendoti a spassartela per forza. Pensala in questo modo. Però, dai, il giardinaggio è bello. Io mi diverto sempre tantissimo. ”

Blaine lo guardò poco convinto. Trovava piuttosto inverosimile l’idea che Sebastian si divertisse piantando e annaffiando fiori, ma non osò contraddirlo. Rimasero in silenzio per qualche minuto fino a quando Sebastian riprese a parlare.

“Sai, Blaine, stavo pensando a una cosa che non ti ho ancora chiesto.”

“Dimmi.”

“Hai continuato con la boxe?”

Blaine si ritrovò a strabuzzare gli occhi. Come poteva ricordarsi quella cosa quasi insignificante dopo tutto quel tempo, dopo tutti quegli anni?

“Te lo ricordi ancora?”

“Certo, me ne parlavi sempre! Ti avevo anche chiesto se potevo assistere ad un tuo allenamento.”

“E io cosa ti ho risposto?”

Sono ancora qui che aspetto”, concluse ridacchiando.

Blaine sorrise scuotendo la testa. Non era vero che gliene parlava sempre perché aveva accennato la cosa soltanto una volta e Sebastian si era subito prodigato nel fargli sapere quanto avrebbe voluto vederlo ‘tutto sudato coi muscoli tesi per lo sforzo’e, per Blaine, era stato sufficiente da non ritornare più sull’argomento.

“Ho smesso quando ho iniziato l’università. Il poco tempo libero che avevo a disposizione lo passavo a cantare con un gruppo di amici nei locali. Volevo riprendere dopo la laurea, ma poi non l’ho più fatto perché è arrivato il lavoro... E poi la famiglia.”

“Cosa facevi?”

“Insegnavo in un liceo privato di Columbus.”

Sebastian annuì e lasciò cadere il discorso. Blaine aveva l’impressione che le loro conversazioni sarebbero state tutte così: Sebastian gli poneva una domanda a cui lui rispondeva prontamente e poi più nulla, l’uomo si chiudeva in un silenzio forzato che lo faceva rimanere interdetto.

Rose, che nel frattempo era entrata nel salone fischiettando un motivetto allegro, accese la televisione sul solito canale di sport.

“Tutto bene?”, chiese fissando attentamente Sebastian che, però, non rispose. “Pulcino, vieni un secondo al tavolo con me? Mi è venuta un’idea che potrebbe aiutarti a ricordare le attività. Che ne diresti se facessimo un bello schema di tutte le giornate e poi lo appiccicassimo al tuo armadio? Così al mattino potresti buttarci un’occhiata e sapresti cosa fare. Ti va?”

Blaine, entusiasta, rispose subito di sì facendo sorridere Rose. Mentre la donna lo aiutava ad alzarsi, chiese a Sebastian e a Annie se volessero aiutarli; al tavolo c’erano Lucille, Frank e Ralph già pronti con matite e cartoncini colorati.

Annie saltò prontamente giù dal divano trotterellando verso gli altri, mentre Sebastian incrociò le braccia al petto, come un bambino a cui era appena stato tolto il suo giocattolo preferito.

“No,” fu la sua replica secca. “Sto già guardando la tv.”

Rose alzò gli occhi al cielo e, sospirando, affiancò Blaine ed entrambi si diressero verso il tavolo.




Finirono la tabella pochi minuti prima di pranzo. Era venuta proprio bene, pensò soddisfatto Blaine. Avevano assegnato ad ogni giornata un colore diverso e in quel modo aveva sette cartoncini colorati in cui erano state disegnate le varie attività suddivise in mattina e pomeriggio. Poteva sembrare una cosa infantile, ma a Blaine piaceva moltissimo.

Si era trovato bene a lavorare con gli altri e aveva avuto l’occasione di conoscere meglio Annie e imparare alcune parole nel linguaggio dei segni grazie a Rose. Era stato un momento tranquillo e rilassato, ma Blaine non potè far a meno di lanciare ogni tanto uno sguardo in direzione del divano su cui era ancora seduto Sebastian, apparentemente interessato alla replica di una partita di pallacanestro.

“Bene, è arrivata l’ora di mangiare e quindi adesso tutti in camera. Sebastian, ti andrebbe di accompagnare Blaine e aiutarlo un minuto ad appendere i suoi cartoncini?”

Sebastian grugnì qualcosa a bassa voce, ma si alzò e aspettò che Blaine gli dicesse di andare.

“Senti, se non hai voglia di darmi una mano, puoi anche andare subito in camera. Per me fa lo stesso.”, gli disse lungo il corridoio, spezzando il silenzio intervallato dal rumore dei loro bastoni.

“È uguale.”

“No, non è uguale. Se vuoi, bene. Se non vuoi, non me la prendo. Non mi hai nemmeno aiutato a fare i cartoncini, quindi non m’importa.”

Bene.”

Fu l’ultima cosa che Blaine sentì uscire dalla sua bocca in quella mattina perché Sebastian camminò dritto fino alla fine del corridoio per poi chiudersi nella propria stanza.

Il pomeriggio arrivò prima che Blaine riuscisse a trovare una risposta allo strano comportamento di Sebastian. Gli aveva detto qualcosa di sbagliato? Forse aveva esagerato con le domande troppo personali? Blaine continuava a non capire.

Stava quasi per addormentarsi immerso nei suoi pensieri quando arrivò Rose a scrollarlo per un braccio.

“Sveglia, pigrone. Stiamo aspettando solo te, sono già tutti davanti alla porta.”, lo informò dandogli il braccio per aiutarlo a mettersi in piedi.

“Anche Sebastian?”

Stranamente sì. Non ti ha aiutato con i cartoncini, vero?”, gli chiese notandoli sparpagliati, abbandonati sulla scrivania.

“No. Ma perché-”

“Sebastian sta solo facendo Sebastian, non ti devi preoccupare.”

Blaine annuì, ma non era sicuro di aver compreso il significato di quella frase. Raggiunsero la metà del corridoio quando Rose gridò agli altri che la stavano ancora aspettando di cominciare ad andare.

“Io e te adesso cerchiamo un grembiule così, anche nella peggiore delle ipotesi, non ti sporcherai di terra. Devi vedere come si concia Ralph ogni benedetta volta.” disse prima di prenderlo sottobraccio e condurlo verso un armadietto vicino.

“Io... Io non è che me ne intendo molto di giardinaggio, Rose...” balbettò Blaine seguendola.

“Non c’è problema. Neanche gli altri, tranne Lucille, sono esperti. Basta solo mettere un po’ in ordine alcuni vasi e il gioco è fatto. Puoi sempre chiedere a lei se hai bisogno. È proprio portata, credo che abbia il cosiddetto pollice verde.” disse lanciandogli tra le mani un grembiule nuovo di zecca.

Una volta usciti all’esterno, Blaine ebbe l’opportunità di ammirare il giardino in tutto il suo splendore.

Il prato all’inglese contava alcuni ettari di terreno ed era costellato da diverse aiuole in cui crescevano rigogliosi cespugli di lavanda e ibisco. Davanti agli alberi alti dalla corteccia scura e spessa che profumavano di resina c’era un gazebo in legno con due panchine circondato da piante di rose e altri fiori dai colori sgargianti che Blaine non aveva mai visto prima. Il sentiero in terra battuta terminava con una voliera in metallo che molto probabilmente era rimasta inutilizzata da anni.

Blaine osservò Annie aiutare Ralph a spostare alcuni vasi di gerani mentre Frank e Lucille portavano una carriola contente gli attrezzi da giardinaggio. Ma dov’era Sebastian? Si guardò intorno prima di scorgerlo seduto su una delle due panchine sotto il gazebo.

“Ehi,” disse prendendo tutto il coraggio possibile e si avvicinò a lui. “Tu non ci aiuti?”

Notò subito che Sebastian si irrigidì al suono della sua voce.

“No, io non faccio niente. Me ne sto qui buono buono a farmi i fatti miei. Perché? Volevi per caso vedermi con un paio di cesoie in mano? Effettivamente sarebbe divertente, chissà come andrebbero le cose con Ralph che continuerebbe a girarmi intorno.”

“Ma... Ma prima mi hai detto che ti diverti sempre a fare giardinaggio.”

“Mi riferivo al divertimento che mi dà il pensiero degli altri con la schiena piegata sotto il sole cocente, Blaine.”

Blaine aggrottò la fronte, leggermente infastidito dal suo tono e comportamento tedioso. “Ho capito. Comunque, se vuoi, posso rimanere con te a farti compagnia.”

Sebastian rimase zitto per qualche secondo e strinse le labbra in una smorfia, come se stesse lottando contro un pensiero più grande e più forte di lui, ma poi gli sorrise sornione.

“Oh, Blaine, questa è solamente una scusa per non sporcarti le mani. Ora vai!”

Blaine ridacchiò prima di alzarsi e dirigersi più sereno verso Rose, che stava già spiegando l’attività agli altri.

“...poi li mettiamo tutti qui dentro. È così triste vederla vuota e avrebbe anche bisogno di essere ridipinta.”

Il lavoro consisteva nel travasare i gerani in vasi nuovi e poi disporli in una composizione all’interno della voliera. Sembrava semplice, ma si rivelò più arduo del previsto. Dopo nemmeno cinque minuti Frank fece scivolare a terra un vaso di coccio che si ruppe in mille pezzi e Annie si bagnò le scarpe fino ai calzini rovesciandosi addosso l’annaffiatoio, ma fu proprio Ralph, come predetto da Rose, a fare una caduta spettacolare su un cespuglio dopo essere inciampato su un sacco pieno di terriccio.
“Ero distratto, scusatemi!” mugolò prima di rialzarsi in piedi aiutato da Blaine.

“Basta che tu non ti sia fatto male. Peccato per questi fiorì, però”, disse raccogliendone uno fucsia molto acceso che era caduto dal cespuglio. Lo annusò: era profumatissimo.

Sentendone ancora il profumo, guardò Sebastian e lasciò che le sue gambe lo trascinassero verso il gazebo.

“Ralph è scivolato su un cespuglio pieno di fiori e ne ha fatti cadere un bel po’,” lo informò avvicinandosi piano piano. Sebastian girò la testa nella sua direzione, sul volto un’espressione indecifrabile.

“Senti che buon profumo. Non ho mai sentito un odore così dolce, sembra sappia di rosa però non credo lo sia.”
“Non voglio. E se poi fossi allergico? Non mi va di starnutire o ricoprirmi di bolle e-”

Blaine roteò gli occhi e non lo lasciò finire. “Annusa!”, gli ordinò mettendogli il fiore vicino al volto.

Sebastian sbuffò e inspirò arricciando adorabilmente il naso.

“Sa di fiore.”

“È ovvio, è un fiore! Ha un odore particolare e buonissimo, vero?”

“Sì”, ammise Sebastian in un sussurro, sfiorando la mano di Blaine ancora sotto il suo naso.

Blaine allentò la presa lasciandogli il fiore tra le dita. “Torno là a invasare le piantine. Siamo ancora in alto mare.”, sospirò. Sebastian non rispose e Blaine si incamminò verso gli altri ma, a metà sentiero, si girò di nuovo verso di lui e lo vide annusare il fiore ancora una volta. Le labbra di Blaine si curvarono all’istante in un gran sorriso che non lo abbandonò fino alla voliera.

Dopo un’altra ora il lavoro fu terminato. Blaine constatò che in quel modo il giardino era ancora più bello e i gerani aggiungevano un tocco di colore in più. Rose si complimentò con tutti e fece loro capire in maniera nemmeno troppo subdola che la volta successiva avrebbero pitturato la voliera, suscitando lo scontento di Annie che avrebbe voluto ancora annaffiare i fiori.  

“Oh, è quasi ora di cena! Potete tornare dentro e ricordatevi di lasciare fuori i grembiuli perché sono pieni di terra. Lavatevi con cura le mani –a te, Ralph, la doccia non te la toglie nessuno- mentre io vado a recuperare quel brontolone di Sebby.”

Blaine rise divertito pensando all’espressione che poteva fare Sebastian se avesse udito il soprannome e tornò dentro con gli altri, premurandosi prima di togliere il grembiule sporco.

Dopo essersi lavato le mani, decise che era arrivato il momento di appendere i cartoncini delle attività all’armadio e, mentre era nel salone comune a cercare un rotolo di scotch, udì Sebastian parlare con Rose mentre camminavano lungo il corridoio e giurò di averlo sentito chiedere all’infermiera di aiutarlo a riempire un vaso con dell’acqua.






Bonjour! 

Terzo capitolo un po' più lungo e decisamente meno angst del precedente. A Villa Liberty le cose iniziano ad andare bene con Blaine che riesce ad ambientarsi e Sebby che si scioglie con un fiore che sa di fiore. Aww, Sebby!

La storia sta lentamente prendendo il via, ma credo che le mie intenzioni si facciano più chiare già dal prossimo capitolo (che arriverà sempre di lunedì, nonostante io stia già fremendo per postarlo! Ma finalmente vi meritate un po' di tregua, ho riempito EFP negli ultimi giorni LOL) ma, soprattutto, dal quinto.

Io vi ringrazio per ogni lettura, ogni parola che state spendendo per me e tutti quei preferiti e seguiti! Non ci posso ancora credere perché non siamo nemmeno arrivati nel vivo della storia -e c'è ancora una confusione pazzesca ma, no problem, la prima ad essere confusa sono proprio io- e già vi siete affezionati.

Siete la puccyness, ecco. ♥

-violetsugarplum


  
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