Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: Sara Scrive    23/10/2012    13 recensioni
I One Direction si trovano in america per promuovere il loro album "Up All Night" .
Ma dall'alto c'è chi li osserva ed ha in mente molti progetti per loro.
La loro guardia del corpo, Paul, è esausto e così decidono di dargli un periodo di vacanza ed assumono un'altra persona.
- Sorry But Niall ate this -
Un angelo, un angelo quarantenne si ritrova a fare da babysitter a 5 pesti ;)
"Nella vita a tutti capita di assistere a dei miracoli ... devi solo riconoscerli"
STORIA IN REVISIONE DA AllieinWonderful
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 


Mi fermai ad osservare il paesaggio dalla finestra della mia stanza.
Tutti stavano dormendo, tranne me.
Non potevo credere che era passata una settimana , che domattina saremmo partiti per Sunrise , per il nostro ultimo concerto.
Non potevo credere di aver buttato un mese , e non sapevo quasi niente di lei.
Lei mi conosceva come le sue tasche, riusciva persino a capire a cosa pensavo… ed io. Io non sapevo nulla.
Rividi le immagini di alcuni momenti significativi da quando lei era entrata nella mia vita.
I ricordi più belli , erano di quando era in forma normale oppure di quando mi aveva fatto vedere le sue ali.
Era davvero speciale. Ogni volta che la toccavo , mi sembrava di prendere una scossa, una scossa piacevole.
Guardavo la città di Orlando illuminata nella notte. Ogni luce accesa , mi ricordava i suoi occhi.
Quegli occhi verdi come smeraldi , che potevano appartenere solo ad un angelo.
In quest’ultima settimana, ho capito davvero tante cose.
Non volevo perderla e assolutamente avrei fatto qualsiasi cosa per tenerla con me.
Ma volevo conoscerla meglio, ad ogni costo.
Volevo far parte anche io della sua vita, come lei apparteneva alla mia.
Quando stavo morendo, per colpa di un’intossicazione alimentare, era grazie a lei se ero sopravvissuto.
Mi ha salvato la vita a due volte. Anche quando quella macchina stava per  investirmi.
Sorrisi , pensando a tutti quei trucchetti che mi aveva mostrato.
Sembrava cosi felice di rendermi partecipe alla sua realtà da angelo.
Ma continuavo a domandarmi sulla sua vita da umana.
<  Non riesci a dormire ?  > chiese una voce alle mie spalle.
<  No  > risposi continuando a guardare fuori dalla finestra.
Mi mise una mano sulla spalla <  Zayn, c’è qualcosa che non va ?  > disse.
Mi voltai per guardarla e notai che era tornata con l’aspetto di una ragazza.
Indossava una camicia da notte bianca , che la faceva sembrare di più un angelo.
<  No , non è niente.  > risposi guardando le lunghe gambe affusolate.
Ad un tratto fece una cosa inaspettata: si sedette sul cornicione della finestra. Sembrava volesse buttarsi di sotto cosi di scatto mossi il braccio e le afferrai la mano.
<  Che cercavi di fare? ! Sei pazza ! ?  >
<  Ehi, mica mi volevo buttare di sotto… volevo solo fare questo !  >
Lasciò la mia mano e si slanciò fuori dalla finestra.
Provai ad afferrarla, ma era troppo tardi.
Sentii una stretta al cuore e mi affacciai per vedere dov’era finita.
<  Sara ?  >  la chiamai
Improvvisamente spuntò dal basso verso di me.
<  Si?  >
Stava a mezz’aria fra me e la finestra.
Da dietro riuscivo a vedere le sue ali bianche che risplendevano alla luce della luna.
<  Entra dentro, o ti vedranno  > esclamai allarmato.
Fece un sorriso beffardo <  Non c’è problema sono invisibile  > battè le mani  <  e adesso anche tu lo sei !  >
“Ma che vuole fare ?! ” pensai confuso.
Sara tese la mano verso di me.
<  Ti fidi di me ?  > chiese invitando ad afferrarla.
Allungai la mia mano verso la sua e la strinsi.
Lei mi trascinò verso di se.
Ormai ero in piedi sul cornicione della finestra.
<  Ora … ti mostrerò… cosa significa… Volare!  >
Fece una giravolta e il vento che le sue ali generarono mi colpì.
Stavo per cadere ma lei prontamente mi afferrò. <  Non ti lascerò mai cadere !  > mormorò al mio orecchio.
<  Se ne avessi la possibilità, neanche io ti lascerei cadere  >
Lei fece una smorfia <  Sono un angelo, so badare a me stessa  >
Scossi la testa sorridendo <  Allora quando si parte ?  > chiesi
Sara mi cingeva la vita e mi teneva stretto a lei per non lasciarmi cadere.
Sentivo da dietro le sue ali che si muovevano e spostavano grandi quantità d’aria.
<  Adesso !  > esclamò.
Chiusi gli occhi.
Il vento  mi veniva addosso e mi scompigliava i capelli.
Si sentiva il rumore delle sue ali e del suo respiro.
Io ero troppo impegnato a trattenere il fiato.
Ad un tratto sentii la sua risata.
<  Hai intenzione di tenere gli occhi chiusi per sempre ?   >
<  N-no  > balbettai aprendoli
Rimasi senza parole, il paesaggio sotto di me era mozzafiato.
<  E’… e’…  >
<  Meraviglioso  > disse lei finendo la frase al posto mio.
Mi sentivo leggero, cosi leggero che stavo bene, ogni cellula del mio corpo era felice.
Non avevo mai provato una sensazione del genere.
<  Non mi lasciare eh ?  > le ricordai
<  E chi ti lascia?  >
Non so dove andammo, mi fece fare un giro attorno la città.
Ogni tanto facevamo qualche battuta o chiacchieravamo.
<  Sei stanca?  > chiesi dopo un po’
<  Un po’ ma non è un problema  >
<  Se vuoi ci possiamo fermare … Ecco lì !  > dissi indicando un tetto di una casa abbastanza ampio.
Con tre colpi d’ali arrivammo in un batter d’occhio.
Sara mi aiutò a sedermi senza rischiare di cadere e poi si mise vicino a me.
Alzammo gli occhi al cielo.
<  Come sono belle le stelle vero ?  > chiese
<  Già.. davvero belle  > concordai , anche se avrei voluto aggiungere “mai quanto te”.
Restammo in silenzio per alcuni minuti.
<  Sono nata il 10 Marzo 1899 a Dover.   > iniziò a parlare guardando il cielo.
<  I miei genitori si chiamavano Isaac ed Elizabeth , avevano origini ebree e decisero di dare a me e mio fratello due nomi ebraici  >
“Da quando Sara è un nome ebraico?”  pensai
<  La moglie di Abramo si chiamava Sara, il mio nome significa principessa   > chiarì lei notando la mia espressione.
<  Mio fratello , David , era due anni più grande di me.  > proseguì il suo racconto
<  Sono nata in una famiglia normale a quell’epoca: mio padre era un insegnate e mia madre vendeva al mercato i prodotti del nostro orto e le uova del pollaio.
Nonostante tutto, io e David andavamo a scuola ed avevamo degli amici, tutto sembrava andare bene nella mia vita.  > Aggiunse la frase con tono triste.
Guardò in basso e riprese a parlare <  Poi scoppiò la grande guerra … avevo 15 anni … Mio fratello e mio padre furono chiamati alle armi e partirono con gli uomini del posto per il fronte.
Io e mia madre rimanemmo a casa, mentre ci guadagnavamo da vivere continuando a vendere qualcosa e a volte ricevevamo una parte dello stipendio da militari di David e Papà.
Ma la guerra peggiorava, c’erano più feriti fra i soldati e in una lettera scrivemmo che stavamo bene e che non serviva  che ci spedivano parte dei loro soldi, ma che li dovevano tenere per pagarsi le cure se ce ne fosse stato bisogno.
L’anno successivo smisi di andare a scuola e trovai lavoro come infermiera.
Non guadagnavo molto, prestavo aiuto ai medici , ma andava bene cosi, io e mamma ci sapevamo arrangiare.
Poco dopo tornò a casa mio padre : era rimasto ferito ad una gamba, era sopravvissuto ad una bomba  e lo definirono “invalido di guerra” e lo rimandarono da noi.
Scrivemmo un’altra lettera per David, per sapere come stava…. Ma non ricevemmo risposta.
Passavano i mesi e cominciammo a preoccuparci.
Un giorno, un uomo venne alla nostra porta per informarci che mio fratello era bloccato a Calais , in Francia perché era gravemente ferito e non potevano trasportarlo su una nave fino a noi.
Agii d’istinto  e senza pensarci due volte presi tutti i risparmi che avevo.
Lasciai mamma e papà, con la promessa che saremmo tornati sani e salvi tutti e due e mi precipitai da David. >
Mentre raccontava, potevo vedere la tristezza nel suo volto. Chissà che cosa era successo  a suo fratello. Quel ragazzo, molto somigliante a lei, di cui avevo preso le sembianze una settimana fa.
<  Appena arrivata , dopo ore di ricerca riuscii a trovare l’obitorio in cui l’avevano trasferito.
Era ridotto male, aveva perso molto sangue e aveva molte ossa rotte.
Tutti credevano che per lui non c’era speranza, ma io sapevo che si poteva salvare.
Quando lo trovai era morente ma aveva ancora la forza di aprire gli occhi.
Quando mi vide mi scambiò per un angelo …  >
Mi guardò facendo un sorriso <  Il che è molto ironico …  >
<  A Calais , non tutti capivano l’inglese ma una buona stella  mi fece trovare un posto da cameriera in un’osteria. Compreso nel lavoro avevo anche una piccola stanza con un letto.
Tornai all’obitorio e con molto sforzo riuscii a portare David nel mio “alloggio”.
Lo curai come potevo, con le mie piccole conoscenze da infermiera.
Il giorno lavoravo e la notte pregavo per lui, ma sapevo che aveva bisogno di medicine e di una visita da un vero medico.
Iniziai a rubare e a volte mi prostituivo per ottenere i soldi per pagargli le visite mediche per salvare mio fratello.  >
Mi guardò negli occhi per qualche secondo <  Mi vergogno a raccontare questa parte della mia vita, ma se tornassi indietro nel tempo rifarei le stesse cose, una ad una , perché alla fine David si riprese.  >
Tirai un sospiro di sollievo, ero contento che suo fratello fosse sopravvissuto.
<  Con i soldi che riuscimmo a guadagnare tornammo a Dover. Ma ovviamente David  non sapeva niente di quello che avevo fatto.
Eravamo felici di poter tornare  a casa dai nostri genitori.
Ovviamente io e mio fratello  non avevamo la minima idea di quello che avremmo trovato al nostro ritorno.
Mamma e papà non c’erano più. La casa era vuota, sembrava fossero spariti.
Li cercammo in paese, ovunque. Ma molte persone facevano finta di non sapere.
I nostri genitori  erano morti un mese fa, a causa di un pazzo che si era messo a sparare col fucile a tutte le persone presenti al mercato. Quel giorno c’era anche mio padre, che aveva accompagnato mia madre per aiutarla nelle vendite.
Eravamo soli, orfani. L’unica cosa che ci rimaneva era la nostra casa, ma ormai  era rovinata : l’orto incolto era pieno di erbacce  e la terra era secca; le galline erano morte di fame oppure sbranate da qualche animale.
Contro ogni avversità riuscimmo a risistemarci e nonostante ci fosse la guerra  avevamo ritrovato la pace, la pace dopo tanto tempo.
Molte persone credevano che David ed io fossimo sposati, un po’ li capisco, stavano sempre insieme ed io avevo diciotto anni e lui venti. Passavamo per una giovane coppia di sposi.
Lo stato aveva concesso a mio fratello di rimanere con me e di non tornare nell’esercito perché lui era l’unica cosa che mi rimaneva.  >
Continuavo a non capire, com’era diventata un angelo?
Guardai il cielo per smettere di fissarla.
<  Iniziò tutto con uno starnuto. Quel giorno non ci feci tanto caso. La situazione andava avanti, uno , due , tre starnuti ed infine peggiorò: avevo un tale raffreddore che mi impediva di andare al mercato, non volevo allarmare David perciò feci finta di niente e gli dicevo che sarebbe passato, che non c’era da preoccuparsi.
Più il tempo passava, più mi faceva male il torace e non riuscivo a respirare bene.
Mi venne anche la febbre , era davvero alta,  a quel punto non riuscivo più ad alzarmi dal letto.
Mio fratello decise di chiamare un dottore. Venne un suo amico che faceva il medico nell’esercito.
Mi visitò per un paio di ore  e poi ci disse la dura sentenza: avevo la polmonite, per di più ad uno stadio avanzato.
Non c’erano cure, e anche se ci fossero state non potevamo permettercele.  >
Guardai Sara , e notai che aveva gli occhi lucidi .
(Link per la canzone di sottofondo : http://www.youtube.com/watch?v=nHfeDpV8KkI )
< La guerra stava finendo , avevo appena diciannove anni  e non mi rimaneva molto.
David smise di andare a lavorare per stare con me.
Passava le sue giornate su una sedia affianco al mio letto mentre mi leggeva un libro.
Un giorno un prete della nostra chiesa si presentò a casa nostra.
Si avvicinò a me e cominciò a parlarmi.
Mi fece l’unzione degli infermi e mi fece confessare.
Non so perché ma gli dissi tutto, gli raccontai persino della mia disavventura in Francia.
Mio fratello era in un’altra stanza ma probabilmente sentì tutto , perché quando entrò nella mia camera aveva il volto cupo.
Ricordo che quella sera avevo cosi tanta febbre da non riuscire ad aprire gli occhi.
David mi teneva le mani, ma sentivo che stava piangendo perché le sue lacrime mi bagnavano le guance.
Con molto sforzo aprii le palpebre.
<  Non piangere  > gli dissi <  Ricordati che sarò sempre con te. Ti voglio bene David …  > Finii la frase sorridendo. Volevo che il suo ultimo ricordo su di me fosse il mio sorriso.
Chiusi gli occhi e un’ondata di calore mi fece perdere i sensi.  >
La sua storia era davvero triste: sentii che stavo per piangere, ma qui l’unica da consolare era lei e non io.
Mi avvicinai a lei e l’abbracciai.
Respirai il profumo dei suoi capelli: lavanda e fresie.
<  Potevo avere una famiglia, potevo rimanere con mio fratello, sposarmi .. diventare nonna…  >
Iniziò a piangere.
Il suo pianto metteva tristezza , un angelo che piange…
<  Se David non avesse chiamato quel prete a quest’ora non sarei qui. Se non mi avesse confessato non sarei arrivata pura.  >
<  Quindi una persona deve morire per diventare angelo ?  > chiesi
<  No, non necessariamente . Ci sono angeli che ci sono stati sin dal principio.  >
<  E i tuoi genitori ? Sono angeli ?  >
<  No. Loro sono in “purgatorio”  se lo vuoi chiamare cosi.  >
<  E David ?  >
<  Non sono diventata subito un angelo custode. Gli angeli “novellini” devono aspettare. Perciò nell’attesa mi misi a vegliare su mio fratello. Diventò un insegnate di religione. Era diventato un uomo di chiesa. Nessuno conosceva la sua storia, ma ogni tanto apriva il portafogli e guardava l’unica foto che aveva di me. Quella che mi scattarono a scuola quando avevo 14 anni.
 Si sposò, con una virtuosissima donna. Ebbe una bella famiglia: due figlie.
Sono ancora vive ed hanno dei figli. Fra poco una di loro sarà anche nonna.
Mio fratello è morto nel 1995: aveva 98 anni.
Avrei tanto voluto rivederlo. Ora è diventato anche lui un angelo.  >
<  E perché non hai più potuto vederlo ? Che è successo ?  >
<  Zayn, fai i conti. Sei nato nel ’93. Mio fratello è morto nel ’95. Sono diventata un angelo custode prima che lui “salisse in cielo”.  >
Mi sentivo in colpa. Se lei non poteva vedere suo fratello era perché doveva stare con me , a “custodirmi”.
<  E’ tutta colpa mia.. solo mia  > mormorai.
<  No, Zayn. Non prendertela con te stesso. Non è colpa tua . Io sono felice.  >
Mi prese il volto fra le mani <  Vedi, se io finisco questa “missione” posso rincontrare David. Lo potrò rivedere. Ma io sono felice. Felice di averti conosciuto. Felice che tu sai chi sono e che sei qui con me. Sei una delle persone a cui tengo di più a questo mondo.  >
Mi abbracciò di nuovo. Mi sentii meglio. <  Ora non ci saranno più segreti fra noi. Meriti di sapere  mi dispiace se all’inizio non ti ho parlato della mia vita…  >
<  Avevi i tuoi buoni motivi per farlo …  > replicai
<  Shhhh  > mi zittì lei. <  E’ una storia vecchia. È il passato. Finito. Ora torniamo a casa  >

 

 


#Spazio dell'autrice  

Non vorrei sembrare strana, ma scrivendo mi sono commossa. Non so se per voi è stata la stessa cosa. Sara ha una storia davvero triste.
Be' ora che sapete tutto di lei cosa ne pensate? 
Fatevi sentire . Continuo a 5 recensioni 
 
 
   
 
Leggi le 13 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Sara Scrive