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Autore: Teikci Ni Kare Suh    23/10/2012    2 recensioni
Qui ho raccolto i punti di vista di alcuni tributi che hanno partecipato agli Hunger Games.
Come sono stati estratti, la loro permanenza a capitol city, i loro addestramenti e...l'arena.
Chi sarà il vincitore? Nemmeno io lo so.
Nota: I personaggi sono inventati dalla sottoscritta e da altri utenti, perchè in principio era una storia fai da te.
Ora è solo una semplice storia.
Spero vi piaccia.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caesar Flickerman, Effie Trinket, Presidente Snow
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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James
 
Qualcosa mi muova.
Che sia un terremoto?
Lo escludo, perciò mi infilo ancora di più sotto le coperte per non essere disturbato.
Sento delle urla, ma non mi alzo.
Poi dolore.
Sento qualcosa di caldo sulla faccia e scatto a sedermi.
“Era ora!”
Mio padre è chino su di me, una mano che tiene stretta la mia maglia e l’altra chiusa a formare un pugno.
“Mi hai rotto il naso! Porco…”
So che un altro pugno sta per partire, ma sta volta sono pronto a pararlo.
“James, che succede!”
Tutti e due ci voltiamo.
Mia madre sulla soglia della mia camera ci guarda stupita.
Senza aspettare risposta mi prende per il braccio e mi trascina in bagno.
Mi raccoglie i lunghi capelli in uno chignon e poi mi medica.
Mi pulisce dolcemente dal sangue.
Non parliamo.
Tra noi è sempre stato così, grandi silenzi e profondi sguardi.
Esco dal bagno e mi dirigo in camera.
Con gesti bruschi tiro via le coperte sporche e tiro fuori dall’armadio gli abiti per la mietitura.
Una camicia nera e un paio di pantaloni elasticizzati.
Sento delle urla provenire dal salotto.
Staranno ancora litigando.
Apro la finestra e mi appoggio alla grondaia per scendere.
La finestra è aperta ma le tende sono tirate, così non si possono accorgere che sono uscito.
Corro, e mi dirigo verso il centro d’addestramento.
E’ imponente e le pareti di vetro riflettono la luce del sole.
Riesco a scorgere i ragazzi che si addestrano prima della mietitura, sudati ma appasionati e pieni di grinta.
Ma oggi sono qui per dire addio a questo posto che è quasi una casa per me.
Già, perché oggi è il mio grande giorno.
Oggi entrerò nella storia.
Quando arrivo in piazza, questa è praticamente piena.
Faccio il prelievo e mi dirigo verso la parte dei diciasettenni.
“Sei sicuro?”
Mi volto, e vedo Charles vicino a me che sghignazza.
“Certo, quest’anno li stenderò tutti”
Non fa in tempo ad aggiungere nient’altro che la capitolina sale sul palco e, dopo i soliti saluti, estrae il nome della ragazza.
Una dolce donnina si avvicina, ma non fa neanche in tempo a uscire dalla sua area che una fiamma le s’impone davanti
“Mi offro volontaria”
Dev’essere una quindicenne, gli occhi azzurri e i capelli rossi sciolti sulle spalle.
E’ incantevole, come il sole al tramonto.
 
Jaqueline
 
La brezza che tira sul palco mi scompiglia i capelli rossi, splendenti sotto i raggi del sole.
Mi sento eccitata, ma mantengo un po’ di contegno.

I miei genitori mi guardano fieri dal perimetro dell’area riservata ai ragazzi, e sorridono a tutti vantandosi di me.

Ho il braccio indolenzito: l’ho tenuto alzato troppo a lungo e con troppa foga, ma ne è valsa la pena.
Aspetto con ansia il mio compagno e alleato, un affascinante colosso pronto alla battaglia.
Mio fratello mi guarda dall’area dei dodicenni, con gli occhi bagnati.
Povero sciocco.
Non riesce a capire quanto questo sia importante per me, e quanto posso valere.
Che posso vincere.
La capitolina mi si avvicina e mi chiede il nome
“Clarty Rolers” dico fiera, sogghignando.
La capitolina volteggia su sé stessa e sgambetta verso la boccia maschile.
Estrae il biglietto e con fare misterioso lo apre.
“William McEney”
Un sedicenne avanza, il viso pallido dalla paura, ma che nasconde speranza, la quale, viene presto soddisfatta.
Sei mani si alzano e si muovono frenetiche nell’aria, mentre urla profonde, ma forti, iniziano.
Infine, vedo dirigersi verso il palco un bel ragazzo, i lineamenti affascinanti, gli occhi brillanti e, impossibili da non notare, i lunghi capelli ossigenati raccolti in una coda.
Ci sono delle macchie di sangue secco sul suo viso, probabilmente ha fatto a botte non  molto tempo fa.
Questo piacerà a Capitol City, un ragazzo bello forte e bellicoso.
Una bella prospettiva di divertimento.
La capitolina gli domanda il suo nome, ma non riesco a comprenderlo.
Mi volto a stringergli la mano.
La sua stretta è delicata e sembra felice di conoscermi.
Le sue labbra improvvisamente si muovono, ma appena, e senza emettere alcun suono.
Solo io sembro aver notato quel movimento, ma non sono sicura di averlo capito.
Alleati?
Annuisco, e mentre salutiamo il pubblico sorride
Bene, ho qualcuno su cui contare.
Per ora.
 
James
 
Mi rifaccio la coda ai capelli mentre la porta si spalanca.
Mio padre entra raggiante e mi abbracci.
“Bravo figliolo, sono fiero di te”
“Ritornerò vincitore. Ti devo qualche pugno” dissi, cercando di sembrare allegro.
Ero orgoglioso di me stesso, ma voler bene a mio padre, non era mai stato semplice.
Improvvisamente la sua espressione muta.
“Cosa succede?”
“Spero che a Capitol City ti taglino quegli stupidi capelli”
Lo spingo via sbuffando, quando mi accorgo che c’è anche lei.
Gli occhi verdi mi guardano, colmi di una tristezza infinita, e le mani le tremano.
Vado verso di lei e la stringo forte a me.
“Perché lo hai fatto?”
Improvvisamente mi sento spaesato.
Per la gloria, l’onore, risponderei.
Ma so che queste non sono ragioni abbastanza per lei.
 
Jaqueline
 
“Jaqueline, Jaqueline!”
Non faccio neanche in tempo a rendermene conto, che mio fratello mi piomba addosso piagniucolante.
“Ti prego,Ja…”
“Ma la vuoi smettere? Sei ridicolo.”
Lui alza il bel faccino e mi guarda sconcertato.
A quel punto la porta viene varcata dai miei genitori.
“Non possiamo esprimere a parole ciò che proviamo. Vinci e rendici fieri di te, figlia mia”
Mia madre si avvicina e mi bacia.
Poi escono salutandomi.
L’ultima cosa che vedo sono gli occhi di mio fratello.
Hanno una sola cosa negli occhi.
Morte

  
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