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Autore: nothing_but_the_truth    23/10/2012    2 recensioni
Lo vedo salire le scale, avvicinarsi, e il suo sguardo basso e la maschera di terrore sul suo volto mi dicono che non potrò ucciderlo. Lui ha, in un certo senso, ridato la vita a me, mia madre e Prim: non potrei mai togliergliela. Sono troppo in debito con lui.
L'odiosa voce di Effie sta squittendo di nuovo, e, nel momento in cui sta per procamare me e Peeta ufficialmente i Tributi del Distretto 12 dei 74° Hunger Games, una voce si alza, tra tutte le altre.
Una voce che conosco, e non mi faccio neanche pena di ascoltare, perchè so già cosa dirà, lo so, lo so, lo conosco troppo bene.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gale Hawthorne
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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... Ma sale.

Con una lentezza disarmante, mi raggiunge sul palco. Il suo bel viso è contratto dalla tensione. E' quasi irriconoscibile.

Inizia tutto a girare, quando Gale prende il posto di Peeta, che lanciandoci un'occhiata stupita e spaventata, se ne torna tra gli altri abitanti del Distretto. Effie blatera qualcosa sull'unicità di avere due volontari dal Distretto 12. Vogliamo la gloria tutta per noi, dice ridacchiando.

Oh, la gloria.

Sono sicura che penserà a questo Gale, mentre sgozzerà qualcuno. Mentre qualcuno lo sgozzerà... No, non lo permetterò.

Troppo concentrata a non cadere per ascoltare veramente, mi limito a stringere la mano di Gale, gesto simbolico che si ripete ogni anno.

E' la prima volta che stringo in questo modo la sua mano. In tanti anni, non avevamo mai avuto un contatto del genere. Per quanto la forma delle sue dita, la grandezza del palmo e il colore delle sue unghie mi siano familiari, è comunque strano. Nuovo.

Inaspettatamente, quando riabbassiamo le braccia, non mollo la presa. Neanche lui lo fa, e sono sicura che non sarò io la prima a lasciare, nonostante sia ancora furiosa con lui per il suo gesto.

Effie e il suo accento ridicolo incitano ad applaudirci, ma, incredibilmente, nessuno lo fa.

Prima uno, poi l'altro, quasi tutti portano le tre dita centrali della mano alla bocca, per poi alzarle al cielo,verso di noi. E' un antico gesto, che significa rispetto, significa addio.

Significa che qualuno a noi ci tiene. Magari non direttamente a me, ma chiunque conosca Prim non può non adorarla. Chiunque abbia conosciuto mio padre, comprato i suoi e i miei fagiani, non può non provare pietà per la donna che, dopo il marito, seppellirà la figlia. Chiunque conosca qualuno dei fratelli o la sorellina di Gale, tutti bellissimi, gentilissimi e simpaticissimi, non può non aver già capito che faranno la fame senza lui.

E così, loro restano in silenzio, con il braccio alzato.

Ora sì che potrei scoppiare a piangere. Gale mi stringe la mano fortissimo, e sento tutta la tensione dei suoi muscoli, tutta la sua forza, tutto il suo coraggio. Stringo anche lui, perchè sappia che so. Che posso sorreggerlo anch'io.

Per un secondo, mi guarda. Io punto gli occhi nei suoi.

Poi qualcuno ci spinge via, perchè Haymitch, quell'alcolizzato che deve farci da mentore, non si è presentato e sarebbe imbarazzante aspettarlo oltre il suo imporbabile e alcolico arrivo.

Dei Pacificatori ci scortano fino a un treno. Entriamo, ed è lussuosissimo. Allento la presa alla mano di Gale, per guardarmi intorno, ma lui serra le sue dita, costringendomi, con questo gesto, a guardarlo. Mi basta un attimo e so cosa vuole dirmi. Non farlo. Crollo se mi lasci.

E non lo lascio.

Magari non c'è mai stato nulla di romantico tra noi, ma mi sento bene, in un modo perverso, ad essere assieme a lui e non Peeta, il ragazzo del pane.

Ci viene spiegato che abbiamo mezz'ora per parlare, privatamente,con i nostri cari.

Gale è costretto a lasciarmi la mano.

Entro un una cabina, a tre porte di distanza da quella in cui è entrato Gale, e noto la ricchezza che emanano gli oggetti. Sicuramente il prezzo del divano di tessuto ruvido costa più di tutte le case del Giacimento insieme.

Una frazione di secondo, e mia sorella, seguita da nostra madre, appare. Per fortuna, non sono ancora scoppiata a piangere. Forse non lo farò proprio. Sicuramente non di fronte a loro.

Istruisco Prim accuratamente, le dico di vendere il formaggio della capra, Lady, di fare attenzione e non comprare nulla, ma poco altro. Più che altro la rassicuro, perchè non ho il coraggio di domandarle di andare nel bosco o al Forno. Proprio non ce l'ho.

Prim piange. Adorabile Prim. Stretta a me, mi supplica di vincere. Perchè io so cacciare, Gale sa cacciare, sappiamo tenerci in vita a vicenda e fare squadra insieme.

So benissimo di non aver possibilità. Che vince solo uno agli Hunger Games. Che non ucciderò Gale. Neanche lui ucciderà me, e questo sarà un problema, nel caso io sopravvivessi alla prima notte. Lui è forte, bello, determinato. Lo vorranno tutti.

Ma non posso chiedere loro di lottare, se io stessa aprto con l'idea di morire. Devo essere combattiva, e per fortuna, per indole lo sono.

A mia madre, parlare è più difficile. Ancora ce l'ho con lei per quando è scappata dal mondo, rifugiandosi nel suo letto, dimenticandosi le proprie figlie. Però le dico lo stesso di vendere le medicine, tutte quelle che può. Di darsi da dare al massimo. Lei ha le lacrime agli occhi, e la ammonisco: non può crollare davanti a Prim, non può crollare proprio. Non stavolta, non senza me a salvare Prim. Lei annuisce e alla fine la abbraccio. Prim si unisce, e , tra i loro lamenti, riesco a far sfogare uno strilleto isterico nella gola, che si sente appena. Credo che non lo notino.

Poi un Pacificatore bussa, ed entra senza aspettare di aver sentito risposta. Le costringe ad uscire, e, a sorpresa, entra Peeta, assieme al padre, il fornaio. Quella vipera della moglie non c'e, meglio.

Ma è strano che siano quì. In fondo, è Gale ad averlo salvato, non io.

Peeta ha gli occhi umidi, e credo che sia la prima volta che ci guardiamo in faccia, da quel giorno...

<< Mi dispiace tanto. >> dice improvisamente Peeta, alzando lo sguardo per un attimo.

<< Anche a me >> ,è tutto quello che riesco a dire.

Il fornaio tira fuori da una tasca un sacchettino. Biscotti. Mai mangiati, un lusso decisamente troppo costoso per me.

<< Tieni. Per il viaggio. >> Si limita a dirmi.

Ringrazio, imbarazzata e confusa.

Silenzio. Minuti di silenzio.

Il Pacificatore bussa ed entra di nuovo, e, appena prima di uscire, il fornaio mi dice: << La terremo d'occhio. Ci assicureremo che mangi. >>

Poi escono.

Non ho ancora compreso bene queste parole, che entra Madge. Che strano. La figlia del sindaco, una delle poche persone che mi parlano a scuola.

Sembra di fretta. Mi abbraccia, appena mi vede, ed io, seppur non abituata a questi contatti fisici, la stringo. Abbiamo passato parechcio tempo insieme a scuola, seppur in silenzio.

Quando scioglie la stretta, ha lo sguardo deciso. Mi ricorda Peeta, non so perchè.

<< Prendila, ok? E' un simbolo del Distretto; ne è concesso uno a ogni Tributo >> mi dice, e mi sistema una cosa color oro vicino al cuore. Solo osservando con attenzione capisco che è quella che aveva quella stessa mattina addosso. Una ghiandaia imitatrice. E' un uccello buffo, un simbolo buffo.

<< Grazie. >> Le dico,sottovoce: sento che potrei scoppiare a piangere.

<< Prego. Noi... Noi cercheremo di aiutarvi. Anche alla sua famiglia >> con una mano indica verso la cabina di Gale.

<< Io... >> non so che dire.

<< Lo so. >> risponde rapida.

Mi sfugge un tristisismo sorriso, e stavolta sono io a tuffarmi nelle sue braccia.

<< Grazie, Madge >> ,dico,sui suoi capelli chiari e lucenti. Lei si scosta lentamente, poi con un cenno della mano, esce.

Mi lascio cadere sul divano, diverso da quello di casa. Forse.. Madge e io siamo veramente state amiche, a modo nostro.

La porta si chiude, e stavolta c'è Hazelle, la madre di Gale. Ha gli occhi gonfi e i bambini non sono con lei. Ci conosciamo da così tanto,che non esito ad abbracciare anche lei.

<< Ce la faremo. Ci proveremo. Combatterò perchè sopravviva. >> Le dico a bassa voce.

Sento le sue lacrime bagnare in vestito azzurrino di mia madre, e quando si stacca da me, parla con tono deciso. << Noi ce la faremo. Gale ha insegnato qualche trucco ai suoi fratelli, e... >>

<< Il sindaco ha detto che vi aiuterà. Il fornaio aiuterà Prim. Dividetemi le cose. Ce la farete. >> la interrompo, con tono fermo. Lei annuisce, e io pure, per rendermi più credibile: vorrei solo disperarmi in pace, perchè anche la famiglia di Gale ora è alle strette, non solo la mia.

Ho combinato un casino.

Soffrirà della gente per colpa mia.

Anzi, no. Per colpa di Capitol City. Vorrei bombardarla, in questo momento, e spedire loro dentro l'Arena, al posto notro. Oddio, sto parlando come Gale. Ora sì che lo capisco pienamente. Capisco il fuoco che gli brucia dentro, e lo sento avvampare anche in me.

Un altro abbraccio con la madre di Gale, molto più forte della mia, e anche lei se ne va, chiamata da un Pacificatore. Non so chi altro vuole vedermi, o darmi un regalo, dato che non ho mai stretto grandi rapporti con nessuno, al Distretto.

Infatti, nessun altro viene a farmi visita.

I Pacificatori mi accompagnano verso un salotto, e Gale mi raggiunge subito. Sembra stare male quanto me.

Ci sediamo su un divano, ed Effie ci raggiunge. Sento il disprezzo di Gale montare a ogni sua parola, quindi afferro la sua mano e la stringo.

I suoi occhi,brucianti, incontrano i miei.

Scuoto leggermente la testa. "No", gli mimo. Rughe rabbiose si formano sulla sua fronte,e, proprio mentre temo il peggio, il mio amico e compagno di caccia/odio verso Capitol City/Hunger Games sospira, rilassando i muscoli di braccia e mascella.

Sta bene... Quasi. Beh, Effie sicuramente.

Blatera per quella che mi sembra un'eternità, mentre io mi concentro sui dettagli del treno, sul paesaggio sfuggente fuori, sulle terre che non rivedrò mai più.

Infine, decide di andare a cercare il famoso e problematico Haymitch, perchè secondo una sua precisissima tabella di marcia, lui è in ritardo. E il ritardo è inaccettabile.

Non la sopporto.

Appena cambia stanza, sento Gale borbottare qualcosa tra sè e sè, e sorridendogli -perchè sto sorridendo? È sbagliato- lo guardo.

<< Ho delle domande per te. >> dico.

<< Ne ero certo. Ne hai sempre. >>

Ora nervosa dal silenzio attorno a noi, soli in questa stanza bellissima, in un treno velocissimo, destinati al macello, alzo le nostre mani, ancora intrecciate, perchè le guardi bene. << Perchè non mi lasci? >> domando, nonostante una parte di me tema la risposta.

Gale sospira di nuovo, e il fuoco dei suoi occhi sembra affievolirsi appena. Posa lo sguardo su qualcosa alla sua sinistra mentre parla. << Perchè mi spezzo se non mi tieni intatto tu. >>

 


 

  
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